Abram e Abraham

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Daminagor
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Abram e Abraham

Messaggio da Daminagor »

Cosa significano Abraham אברהם e Abram אברם?
Sebbene fonti come il BDB definiscano Abram come "padre eccellente" e Abraham come "padre/capo di una moltitudine" ho appreso che altre fonti a livello accademico come ad esempio "Introduzione alle lingue semitiche" di Garbini o la Grammar of Biblical Hebrew di Paul Joüon sembrano contraddire questa traduzione di Abraham, indicando che il nome significa "padre di misericordia" indicando la parola come composta da Ab (padre) e raham (compassione/misericordia).
Chi sbaglia, gli studiosi che ho citato o il Brown-Driver-Briggs?
Quali sono i veri significati delle due "versioni" del nome di Abramo?
noiman
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Re: Abram e Abraham

Messaggio da noiman »

Scrive Daminagor
“Cosa significano Abraham אברהם e Abram אברם?
Sebbene fonti come il BDB definiscano Abram come "padre eccellente" e Abraham come "padre/capo di una moltitudine" ho appreso che altre fonti a livello accademico come ad esempio "Introduzione alle lingue semitiche" di Garbini o la Grammar of Biblical Hebrew di Paul Joüon sembrano contraddire questa traduzione di Abraham, indicando che il nome significa "padre di misericordia" indicando la parola come composta da Ab (padre) e raham (compassione/misericordia).
Chi sbaglia, gli studiosi che ho citato o il Brown-Driver-Briggs?
Quali sono i veri significati delle due "versioni" del nome di Abramo?”

Francamente sono sorpreso come Daminagor, in genere preciso e documentato possa non aver approfondito questo argomento riguardo al padre di Israel e degli ebrei di allora e di oggi.
Per chiarire la misericordia è in ebraico רחמים “Rachamim” non c’e la ה “he” ma la
lettera ח “khet” di valore 8 che non ha lo stesso suono , questo significa che la seconda parte del nome di Avrahàm non è collegabile con la parola misericordia nel senso di appartenenza semantica, ma lo può essere solo nei derivati legati alla vita del
padre della nazione degli “ivrit”, altro termine interessante.
Se sbaglio ditelo voi.

Ora passo a spiegarvi in chiave ebraica perché il nome di Avram diventa Avrahàm.
Per fare questo occorre una lettura supplementare di chi era questo personaggio.

Bisogna considerare che Avrahàm in quel tempo era un uomo considerato ricco, sappiamo che egli possedeva le ricchezze che in quel tempo facevano la differenza tra gli uomini nomadi pastori ,alcuni ricchi con molti armenti e un gran numero di servi a disposizione, (operai come definiremo oggi) , questa era la vera ricchezza di coloro che non possedevano la terra, perché possedere la terra significa coltivarla ed essere stanziali.
Allora la terra era difficile da coltivare ed era frustrante attendere un raccolto che non si sapeva mai se dava i suoi frutti. I pastori invece godevano della possibilità di accedere attraverso la loro mobilità a pascoli adatti a mantenere i loro armenti in un mondo dove l’acqua era una ricchezza da dividere con chi coltivava la terra.
Questo è base del confronto tra Hevel e Chàin che rappresentavano i due modi di condividere la terra…..(l’industria è nata qualche millennio dopo) .
Ma è di Avrahàm che dobbiamo parlare e iniziamo dal libro di Bereshit dove è scritto:

ויצא אתו החוצה ויאמר הבט נא השמימה וספר הכוכבים אם תוכל לספר אתם ויאמר לו כה יהיה זרעך: והאמן ביהוה ויחשבה לו צדקה
E lo fece uscire fuori e gli disse”Osserva per favore il cielo e conta le stelle, se puoi contarle. “ E gli disse ”così sarà la tua discendenza. Egli ebbe fiducia nel Signore che gliela ascrisse come giustizia.” ( Bereshit- Lech- Lechà 15/5) ( Genesi)

Il testo ci induce a fare alcune osservazioni, innanzitutto questa promessa è già stata fatta da D-o quando gli disse: “Farò la tua discendenza come la polvere della terra; se alcuno potrà contare la polvere della terra, anche la tua discendenza si conterà”.

La polvere della terra e le stelle del cielo sono i due antipodi, “afar” (ebraico) è sulla terra, è con la polvere della terra che D-o plasmò il primo uomo, le stelle sono nel cielo e è il punto di arrivo nella salita cosmica delle anime, queste due affermazioni sono complementari , una doppia garanzia che include in un progetto mondi superiori e inferiori, per quanto sia grande la distanza e diverso l’aspetto ogni cosa è misurabile secondo il detto: “ Ad ogni numero pur grande che sia, si può aggiungere sempre 1, e tutti i numeri hanno il loro nome”
Come? ….. Ogni numero è identificativo del suo “nome”, nessun numero è uguale a un altro, come gli uomini su questo pianeta sono diversi

E’ anche curioso che il paragone con le stelle del cielo sia apparentemente smentito dalla storia del popolo ebraico che non fu mai numeroso sulla terra.

Rashi offre una interessante spiegazione:
" L’ abbondanza numerica è secondaria rispetto alla abbondanza temporale, noi vediamo le stelle solo nelle notte limpide e non rischiarate dalla luna,in questa rara occasione ne scorgiamo con lo sguardo tantissime , esse rappresentano un numero del tutto trascurabile su quante siano realmente presenti nell’universo, ma in ogni notte che possiamo scorgerle sono là piantate nel cielo e sono per noi una certezza.

Questo è paragonabile a Israel che anche nei tempi più bui e ostili non ha mai smesso di essere; altri popoli videro le stesse stelle ma erano senza una promessa e di loro si è perso il ricordo. L’osservazione che il Santo pone a Avrahàm non è solo una profezia ma anche un augurio che questo numero di stelle nel cielo anche se variabile possa crescere.
I cabalisti e uno in particolare Aronne Berekyah Modena fornisce una interpretazione interessante. Questo lo riporto dal testo di Giulio Busi –I simboli del pensiero ebraico:

“Secondo Modena, la terra con cui si ricopre il defunto assolve a una profonda funzione mistica, mediante il corpo viene reintegrato nel mondo sefirotico: “E per questo si da sepoltura al morto, poiché la polvere inferiore è l’ultima ה, mentre quella superiore corrisponde alla ה superna, e l’uomo rappresentato dalla ו mediana, racchiusa tra le altre due lettere …. Questa è l’unificazione superna” Le lettere evocate dal cabalista sono a un tempo le tre ultime consonanti del nome sacro e tre sephirot , rispettivamente “binah” (intelligenza), tif’eret (bellezza) e malkut (regno), la cui ricongiunzione permette all’uomo di guadagnare la vita eterna.
Il gesto con cui si accomuna la polvere durante la sepoltura non è dunque solo un atto di pietà religiosa ma anche un’azione di portata cosmica, che fornisce un significato al lungo errare dell’uomo e rappacifica le energie sefirotiche che l’esistenza terrena aveva disperso”.
Il passo di Bereshit si conclude con le parole: והאמן ביהוה ויחשבה לו צדקה “ Ebbe fiducia nel Signore e gliela considerò come giustizia”, questa frase può essere interpretata con due possibilità di attribuzione del soggetto.

Nel primo caso chi considera come giustizia è il Signore , ma le stesse parole possono anche essere interpretate che Avrahàm come soggetto attribuiva al Signore l’opera di giustizia.
Il significato cambia molto, nel primo caso ad Avrahàm viene riconosciuto un valore: la giustizia ; nel secondo caso Avrahàm riconosce a D-o la giustizia.

Il testo ebraico lascia aperte queste due possibilità e ci suggerisce di indagare.
Nel primo caso l’affermazione rimane un merito , nel secondo caso queste parole diventano una promessa che ha un effetto sul futuro, anticipazione di quello che verrà dopo. Nel primo caso il valore rimane una certezza per Avrahàm, nel secondo caso essendo una promessa occorre aggiungere un valore supplementare : la fede che impegna il futuro, attraverso la propria discendenza, oltre la sua vita fisica, oltre l’epoca di Moshè , fino alla fine dei tempi.
La fede è per Israel.

Avrahàm è il padre di Israele ma anche il “padre della fede” l’inizio di un modello che da individuale diventerà attraverso il tempo collettivo , nonostante che nella storia della sua discendenza ci siano molti momenti oscuri e tutto sembri che si perda, il modello della nuova etica non verrà mai meno.
In questa dimensione la fede diventa una condizione reciproca che impegna anche il Santo nell’avere fiducia in un mondo dove esiste il libero arbitrio:
Dal testo ebraico possiamo cogliere altri significati:

ויוצא אתו החוצה ויאמר הבט נא השמימה וספר הכוכבים “Lo fece uscire all’aperto e gli disse:Osserva il cielo e conta le stelle” (Lech- Lechà 15/5)(Genesi), la parola השמימה, “ ha- shamàim”, tradotta comunemente come “il cielo”, è duale, anche se singolare, la traduzione esatta dovrebbe essere i “cieli”, ma in questo caso la parola aggiunge una ה finale che va anche a modificare l’aspetto della mem finale da ם lettera chiusa diventa מ lettera aperta.
Le due anomalie vanno interpretate come una possibilità dinamica del divenire, una specie di moto a luogo che apre il testo a nuovi significati.
Con la ה ”he” è stato creato il mondo e la ה sarà la lettera che verrà in seguito aggiunta al nome di Avrahàm, un altro incastro che completa la creazione dell’uomo.

Avrahàm conosceva gli astri e le loro profezie, nato in Caldea dove indovini e maghi interpretavano le stelle, D-o lo conduce fuori dalla tenda e lo invita a vedere le stelle con occhi nuovi senza le credenze astrologiche del tempo, ricercando significati nuovi .
D-o può tutto , anche riprogrammare gli astri, ma è solo l’uomo che tramite la fede può subire il cambiamento , perché Sarai possa generare un figlio occorre disporre di una nuova identità, le lettere ebraiche si rimisero in movimento e dovettero riscrivere la storia, per Avrahàm e Sarai fu necessario cambiare i loro nomi.

ולא יקרא עוד את שמך אברם והיה שמך אברהם כי אב המון גוים נתתיך “Non ti chiamerai più Avràm, il tuo nome sarà Avrahàm perché ti faccio padre di numerose genti” Bereshit 17/5(Genesi ).
Anche il nome di Sarài fu cambiato, ed è scritto:
ויאמר אלהים אל אברהם שרי אשתך לא תקרא את שמה שרי כי שרה שמה “Poi Dio disse a Avrahàm” Sarài, tua moglie . Non chiamarla più Sarài , il suo nome sia Sàrah” (Bereshit )(genesi 17/15).
Al nome di Avràm fu aggiunta una ה “Hèi”che ha valore 5, e a Sarài fu tolta una י “Jod”, che ha valore 10, e al suo nome fu aggiunta la ה “ Hèi”.
Fu tolto 10 e fu dato 10.
Questa è la dimensione della sacralità della “parola” ogni cosa esiste dal momento in cui essa riceve il suo nome.
Un’altra chiave di lettura: il nome Avram voleva significare “padre di Aram”, luogo di origine di Avram, un luogo circoscritto, il significato è complesso, il nome di Avrahàm significa padre dei popoli, una moltitudine di uomini e dunque di nazioni.
Shalom
נוימן
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Daminagor
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Re: Abram e Abraham

Messaggio da Daminagor »

Grazie, Noiman. Purtroppo riguardo questo argomento non sono stato in grado di approfondire come faccio usualmente. Inoltre sono stato "sviato" da alcuni testi che evidentemente raccontano parecchie inesattezze....purtroppo il mio studio dell'ebraico da autodidatta procede a rilento e non sono ancora abbastanza agile nel muovermi tra radici e significati di molte parole.
Ne approfitto per farti una domanda con un breve ot, visto che hai citato la Kabbalah: premettendo la mia ignoranza in materia, mi chiedevo se la Kabbalah trovi le sue radici solamente in epoca medioevale oppure se è possibile che i suoi insegnamenti esistessero già in precedenza nella tradizione orale, risalendo magari fino alle origini del popolo ebraico?
noiman
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Re: Abram e Abraham

Messaggio da noiman »

Caro Daminagor
Mi rallegro per i tuoi studi di ebraico biblico, la strada è molto lunga e ti faccio i miei auguri a riguardo.
Riguardo la cabalà è un discorso complesso, Gershom Sholem che ebbi anche l’occasione di conoscere molti anni fa affermava che il pensiero cabalistico è il crogiuolo dove la mistica ebraica si fonde con la teosofia e l’esoterismo.
L’espressione massima di questo pensiero è sicuramente nel medioevo dove vengono formate le opere più importanti. Tuttavia anche in tempi molto antecedenti questa speculazione era già presente prima della distruzione del II Tempio.

Da sempre l’uomo ha cercato di indagare sulla vita trascendentale di D-o e della sua immanenza. Per il giudaismo la base di questo pensiero è la Torah stessa che la tradizione vuole che essa sia stata donata all’uomo all’inizio dei tempi, la prima volta come rivelazione personale per pochi eletti, Avrahàm e altri, poi in modo collettivo al popolo ebraico con Moshè.
Pochi sanno che la Torah terrestre è copia materiale di una Torah celeste, diceva mio nonno che ci vuole il vino per fare il kiddush e la farina per fare la mazzà, ecco come i precetti vengono pensati nei cieli e resi adempiuti attraverso la materia.

Riguardo alla presenza della Torah terrestre sempre secondo la mistica ebraica è il rimedio pensato da D-o per riparare quello che i cristiani chiamano il peccato originale, cioè la decisione di della prima coppia di scegliere l’albero della conoscenza del bene e del male isolando l’albero della vita da quello della conoscenza verso cui diresse il desiderio.
La scelta cosmica della prima coppia è simboleggiata nel racconto di Bereshit dalla necessità della prima coppia umana di anteporre i sentimenti dualistici al concetto dell’unità che è rappresentato dall’albero della vita. La scelta di scegliere l’albero della dualità è isolando l’unità è il primo errore che avrà conseguenze per tutta l’umanità.
Secondo la mistica ebraica questo errore sarà rimediato attraverso la consegna della Torah all’uomo come frutto dell’albero della vita che fu omesso dalla prima copia umana.
La Torah è dunque la definizione perfetta della rivelazione divina in cui è contenuto tutto, è scritto che la Torah è l’albero della vita a cui ci si deve attaccare per vivere (proverbi 3/18).
Attraverso l’indagine del testo chi dispone delle giuste chiavi può apprendere i segreti dell’universo esattamente come lo studio del DNA può rivelare la natura della creature a cui apparteneva, i cabalisti di ieri e di oggi sono legati da un filo invisibile che conduce alla conoscenza della merkavà del Santo.
Shalom
Noiman
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Daminagor
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Re: Abram e Abraham

Messaggio da Daminagor »

Noiman, grazie del tuo augurio per il mio studio dell'ebraico.

Sono consapevole che la Kabbalah è ad un livello di complessità che non posso raggiungere, ma sono comunque molto curioso a riguardo, soprattutto sulle implicazioni che la Kabbalah può avere nella visione e nella pratica della vita di tutti i giorni.
In ogni caso, ti ringrazio della tua spiegazione, chiara e profonda.
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