Rosh chodesh

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Alen.chorbah
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Rosh chodesh

Messaggio da Alen.chorbah »

Stavo studiando il calendario ebraico e gli inizi dei nuovi mesi. Wikipedia dice: Rosh Chodesh o Rosh ḥodesh (in ebraico ראש חודש, "Inizio del mese", letteralmente: testa di mese) è la locuzione che designa il primo giorno del mese lunare, secondo il calendario ebraico, segnato dall'apparizione della luna nuova. In contrasto con la definizione astronomica di novilunio - che non è visibile ad occhio nudo - la luna nuova nel calendario ebraico è definita dal giorno e ora in cui la nuova mezzaluna viene vista(che da quanto ho capito c'è una differenza piu o meno di 20 ore). Nel sito di biblistica ho visto che c'è la lista dei noviluni fino al 2030. Quelli elencati sono però i noviluni astronomici o quelli visibili? Tra le due comunque bisogna tenere sempre conto di quelli visibili o astronomiche per calcolare l inizio dei mesi nel calendario biblico?
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Gianni
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Re: Rosh chodesh

Messaggio da Gianni »

Molti calcolano l’inizio del mese biblico a luna leggermente crescente ovvero quando è visibile il primo spicchio di luna. Il fatto che nell’antica Israele il novilunio fosse calcolato a vista non esclude la precisione. Infatti, il novilunio è un evento astronomicamente prevedibile. Pur senza i mezzi di oggi, era facilmente prevedibile anche nell’antichità.

C’è una prova scritturale che il novilunio era inteso con la luna coperta e non alla primissima falce. Si tratta di Sl 81:3, in genere malamente così tradotto: “Suonate la tromba alla nuova luna, alla luna piena, al giorno della nostra festa” (Nuova Riveduta); così anche TNM e Nuova Diodati. La CEI, che pone il passo in 80:4, traduce addirittura: “Suonate la tromba nel plenilunio, nostro giorno di festa”, facendo perdere del tutto il parallelismo.
Ora, che le traduzioni riportate sopra abbiano qualcosa che non va lo si deduce già a prima vista da due fattori:
A. Il passo presenterebbe un parallelismo stranissimo tra luna nuova e luna piena. La Bibbia usa tre tipi di parallelismo:
1) Sinonimo, in cui il secondo parallelo ripete il primo con altre parole, ad esempio in Sl 81:1: “Cantate con gioia a Dio, nostra forza; mandate grida di esultanza al Dio di Giacobbe”;
2) Antitetico, in cui il secondo parallelo contrasta con il primo, come ad esempio in Sl 1:6: “Il Signore conosce la via dei giusti, ma la via degli empi conduce alla rovina”;
3) Progressivo. È il meno visibile, poiché il secondo emistico anziché ripetere il concetto precedente o metterlo in enfasi con un contrasto, ne sviluppa maggiormente l’idea. Se ne hanno esempi in Sl 2:6 e in Pr 4:23.
Che parallelismo abbiamo in Sl 81:3? La specificazione “giorno della nostra festa”, al singolare, ci suggerisce il parallelismo sinonimo: si tratta di uno stesso giorno (di festa) chiamato in due modi diversi. In più, in tutti i versetti del Sl 81 in cui è presente il parallelismo, si tratta di parallelismo sinonimo, e sarebbe strano che il v. 3 facesse eccezione, tra l’altro presentando un parallelismo incongruente. Il problema è che “nuova luna” e “luna piena” non sono affatto sinonimi.
B. Da nessuna parte la Bibbia parla del plenilunio come giorno festivo, per cui questa traduzione è certamente errata.

Le due illogicità evidenziate sopra ci obbligano a verificare il passo nel testo originale ebraico. Si scopre allora che ciò che è tradotto “luna piena” è nel testo biblico בַּכֵּסֶה (bakèseh). – Nel Testo Masoretico si trova al v. 4.
Di questa parola - כֵּסֶה (kèseh) - il New Brown-Driver-Briggs-Gesenius Hebrew Lexicon dice che la sua origine è dubbia. La parola compare in tutta la Bibbia solo qui, anche se c’è una parola che le assomiglia in Pr 7:20: “Verrà a casa sua il giorno della luna piena [כֵּסֶא (kèse)]” (TNM). Tradurre in quest’ultimo passo “il giorno della luna piena” è un assurdo, perché qui si parla del marito di una donna infedele – la quale attira in casa il suo amante mentre lui è assente per un viaggio - e lei dice all’amante di non preoccuparsi, perché tanto il marito tornerà כֵּסֶא (kèse) ovvero al tempo che aveva detto. “La maggior parte dei commentatori rende 'al tempo nominato' (cf. Prov. vii)” (Soncino). Dire che il marito sarebbe tornato alla luna piena non ha alcun senso. Tuttavia si noti che sebbene la pronuncia sia uguale, le due parole sono diverse: כֵּסֶה (kèseh), כֵּסֶא (kèse).
Questa idea del plenilunio nacque da un tentativo rabbinico di sviare l’attenzione dal novilunio, e in particolare dal novilunio del 1° di nissàn, che segna l’inizio dell’anno come stabilito da Dio, mentre i rabbini lo spostarono a tishrì. Perfino la punteggiatura nelle traduzioni è messa in modo da indicare il supposto plenilunio quale giorno della festa.
La parola כֵּסֶה (kèseh) è invece legata alla radice ebraica k-s-h (כסה) che indica il coprire o nascondere, come in Pr 12:23: “L'uomo accorto nasconde [כֹּסֶה (kòseh), “nascondente”] quello che sa”.
In Sl 81:3 è quindi indicata letteralmente la copertura della luna, che certo non può indicare la luna piena. Ripristinata la giusta traduzione, appare il parallelismo sinonimo:

תִּקְעוּ בַחֹדֶשׁ שֹׁופָר בַּכֵּסֶה לְיֹום חַגֵּנוּ
tiqù bakhòdesh shofàr bakèseh leyòm khaghènu
soffiate nel novilunio [il] corno, alla copertura, per [il] giorno [della] festa di noi
Sl 81:4, Testo Masoretico

Si noti anche che qui in Sl 81:3 siamo di fronte ad un testo in poesia, in cui si usa spesso la figura del parallelismo tanto amato dagli ebrei. Nel parallelismo lo stesso termine è ripetuto una seconda volta con altre parole. Ecco quindi il parallelismo sinonimo: “novilunio” e “copertura [della luna]”.
Infine, c’è la testimonianza della traduzione greca della LXX, che ha:
σαλπίσατε ἐν νεομηνίᾳ σάλπιγγι, ἐν εὐσήμῳ ἡμέρᾳ ἑορτῆς ἡμῶν
salpìsate en neomenìa sàlpinghi, en eusèmo emèra eortès emòn
suonate in novità con una tromba, in riconoscibile giorno di festa di noi
Sl 80:4, LXX

Il passo della LXX può essere tradotto anche così: “Suonate la tromba nel novilunio, il giorno glorioso della vostra festa”. Quando i traduttori ebrei della LXX tradussero così il passo, non esistevano ancora le manipolazioni rabbiniche che in seguito ne avrebbero alterato il significato. A quel tempo gli ebrei intendevano כֵּסֶה (kèseh) come novilunio e solo come novilunio.
Sl 81:3 è una prova scritturale che gli ebrei calcolavano il novilunio nel modo corretto, e non alla prima falce visibile.
Riguardo a 1Sam 20:27, la traduzione di NR - “L'indomani, il secondo giorno della luna nuova” - non è corretta. Il testo ebraico dice, letteralmente: “E fu indomani di la luna nuova il secondo [giorno] e mancò luogo di Davide”. Ben traduce qui TNM: “E avvenne il giorno dopo la luna nuova, il secondo giorno, che il posto di Davide restò vuoto”. Ai precedenti vv. 24 e 25 è detto che “quando venne il novilunio, il re si mise a tavola per mangiare ... ma il posto di Davide rimase vuoto”. Poi, al v. 26: “Tuttavia Saul non disse nulla quel giorno”. Quindi, il secondo giorno l’assenza di Davide viene ancora notata. Quel secondo giorno era “indomani di la luna nuova” (testo ebraico) e non il “il secondo giorno della luna nuova”, come erroneamente tradotto da NR.

Conformemente ai dati biblici, il sito Biblistica calcola il novilunio secondo la luna nuova (e non al primo spicchio visibile) così come appare nel cielo sopra Gerusalemme.
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Alen.chorbah
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Re: Rosh chodesh

Messaggio da Alen.chorbah »

Esaustivo come al solito Gianni. Ora pero ho una domanda. Nel caso come indicato in elenco il novilunio cadeva durante le ore di giorno durante la luce solare come si faceva? In tal caso bisognava aspettare lo stesso la sera, però a quel punto faceva gia parte del giorno dopo....
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Gianni
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Re: Rosh chodesh

Messaggio da Gianni »

L'evento era del tutto prevedibile nell'antichità. La tavolette cuineiformi babilonesi contenevano previsioni accuratissime dei movimenti astrali, ad esempio.
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