Il sacrificio di Isacco e la fede
Inviato: sabato 24 settembre 2016, 17:49
Vorrei condividere con voi alcune considerazioni che ho fatto leggendo Genesi 22.
In Gn 22:1,2 leggiamo:
“Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò»”.
Mi sono chiesto: come poteva Abraamo, dopo essersi scandalizzato con Dio perché voleva distruggere Sodoma e Gomorra con tutti i suoi abitanti, accettare di sacrificare suo figlio dopo aver ricevuto da Lui una promessa? Dio è fedele (Dt 32:4) e non rinnega le promesse:
“Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente. Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre. E renderò la tua discendenza come la polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.” - Gn 13:14-17
“«Colui che nascerà da te sarà tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che gli contò questo come giustizia.” - Gn 15:4-6
“Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli metterai il nome di Isacco. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la sua discendenza dopo di lui.” - Gn 17:19
Isacco sarà colui con cui Dio stabilirà il suo patto, e alla cui discendenza darà in eredità la terra. Come potrebbe Dio mantenere la Sua promessa, se davvero volesse il sacrificio di Isacco? Come potrebbe mai esserci una discendenza, se Isacco viene ucciso? E che senso avrebbe avere fede in un Dio che non mantiene le Sue promesse? Poi, leggendo, ho compreso che in realtà Abraamo forse non ha mai creduto che Dio volesse quel sacrificio, e che Dio non ha comandato un omicidio, ma semplicemente ha richiesto un atto di obbedienza, che Abraamo porta a termine. Infatti, mentre Abraamo ed Isacco salgono verso il luogo dove doveva essere espletato il sacrificio, Isacco si domanda dove sia l'agnello per l'olocausto, e Abraamo gli risponde: “Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto” (Gn 22:8). Non dice che la vittima sarà Isacco, ma che Dio ne provvederà una. E, allo stesso tempo, non esita a deporre Isacco sull'altare e a prepararsi a sacrificarlo: “Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio” (Gn 22:10).
Sembra quasi che Abraamo aspetti l'intervento di Dio per fermarlo, ma allo stesso tempo è pronto ad obbedire. E sembra che Dio attenda quello stendersi della mano verso il coltello per intervenire. Pur già conoscendo la disposizione del cuore di Abraamo, perché lo ha scelto, Dio lascia che Abraamo faccia la sua scelta tra bene e male, tra obbedienza e disobbedienza; e Abraamo conferma dunque che la sua fede è salda, totale: “Egli credette al Signore, che gli contò questo come giustizia.” (Gn 15:6). Prima che Abraamo scanni il figlio, Dio lo ferma: E Rashi commenta: “Da adesso in poi ho una risposta per satana e per i popoli che si chiedono cosa sia il Mio amore nei tuoi confronti. Adesso ho una ragione (lett. un'apertura di bocca), poiché essi vedono "che hai timore di Dio"“.
In quell'atto di stendere la mano sembra fondarsi tutta la promessa, il patto di Dio con Israele; come i rami dell'albero, per essere forti, devono essere sostenuti da un tronco forte e saldo, così il popolo di Israele deve essere fondato sulla roccia, che è la fede di Abraamo. Come il primo patto fu fondato sulla fede di un uomo disposto a sacrificare suo figlio pur di non disobbedire a Dio, così il nuovo patto si fonda sulla fede e sull'amore di un uomo, Yeshùa, che ha rinunciato a se stesso per i propri fratelli, offrendosi spontaneamente come sacrificio espiatorio.
La fede, dunque (che implica l'obbedienza), è il principio fondante del rapporto tra Dio e gli uomini; e come per la mancanza di fede l'uomo è precipitato nell'abisso, così per fede l'uomo può salire al cielo.
Paolo scrive:
“Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede. Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione. Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo. Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che non sono.” (Rm 4:13-17)
Abraamo è un uomo pio, timorato di Dio (Gn 22:12), e obbedisce senza esitare, fiducioso nel Signore. “Per fede Abraamo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito. Eppure Dio gli aveva detto: «È in Isacco che ti sarà data una discendenza». Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.” (Eb 11:17-19). Egli forse non comprende ancora per quale motivo Dio gli chieda di sacrificare suo figlio, ma sa con certezza che Dio è fedele e si rimette totalmente alla Sua volontà. Infatti, alla chiamata di Dio, egli risponde: “Eccomi” (Gn 22:1); Rashi commenta: “Questa è la risposta del pio. È un'espressione di umiltà e di prontezza”. Allo stesso modo, Yeshùa si offre a Dio confidando in Lui totalmente: “"Ecco, vengo" (nel rotolo del libro è scritto di me) "per fare, o Dio, la tua volontà". Dopo aver detto: "Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici, né offerte, né olocausti, né sacrifici per il peccato" (che sono offerti secondo la legge), aggiunge poi: "Ecco, vengo per fare la tua volontà".” (Eb 10:7-9; cfr. Sl 40:6-8).
O Signore, tu esaudisci il desiderio degli umili; tu fortifichi il cuor loro” - Sl 10:17; “Guiderà gli umili nella giustizia, insegnerà agli umili la sua via” - Sl 25:9; “Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito” - Sl 34:18.
Cosa è l'umiltà? Chi sono gli umili? Il termine "umile", in ebraico עָנָו (anav) e in greco ταπεινός (tapeinòs), si riferisce a colui che confida in Dio piuttosto che in se stesso. L'umile si arrende a Dio, conscio della propria impotenza, come hanno fatto Abraamo e Yeshùa.
In Gn 22:1,2 leggiamo:
“Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi». E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò»”.
Mi sono chiesto: come poteva Abraamo, dopo essersi scandalizzato con Dio perché voleva distruggere Sodoma e Gomorra con tutti i suoi abitanti, accettare di sacrificare suo figlio dopo aver ricevuto da Lui una promessa? Dio è fedele (Dt 32:4) e non rinnega le promesse:
“Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente. Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre. E renderò la tua discendenza come la polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.” - Gn 13:14-17
“«Colui che nascerà da te sarà tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che gli contò questo come giustizia.” - Gn 15:4-6
“Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e tu gli metterai il nome di Isacco. Io stabilirò il mio patto con lui, un patto eterno per la sua discendenza dopo di lui.” - Gn 17:19
Isacco sarà colui con cui Dio stabilirà il suo patto, e alla cui discendenza darà in eredità la terra. Come potrebbe Dio mantenere la Sua promessa, se davvero volesse il sacrificio di Isacco? Come potrebbe mai esserci una discendenza, se Isacco viene ucciso? E che senso avrebbe avere fede in un Dio che non mantiene le Sue promesse? Poi, leggendo, ho compreso che in realtà Abraamo forse non ha mai creduto che Dio volesse quel sacrificio, e che Dio non ha comandato un omicidio, ma semplicemente ha richiesto un atto di obbedienza, che Abraamo porta a termine. Infatti, mentre Abraamo ed Isacco salgono verso il luogo dove doveva essere espletato il sacrificio, Isacco si domanda dove sia l'agnello per l'olocausto, e Abraamo gli risponde: “Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto” (Gn 22:8). Non dice che la vittima sarà Isacco, ma che Dio ne provvederà una. E, allo stesso tempo, non esita a deporre Isacco sull'altare e a prepararsi a sacrificarlo: “Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio” (Gn 22:10).
Sembra quasi che Abraamo aspetti l'intervento di Dio per fermarlo, ma allo stesso tempo è pronto ad obbedire. E sembra che Dio attenda quello stendersi della mano verso il coltello per intervenire. Pur già conoscendo la disposizione del cuore di Abraamo, perché lo ha scelto, Dio lascia che Abraamo faccia la sua scelta tra bene e male, tra obbedienza e disobbedienza; e Abraamo conferma dunque che la sua fede è salda, totale: “Egli credette al Signore, che gli contò questo come giustizia.” (Gn 15:6). Prima che Abraamo scanni il figlio, Dio lo ferma: E Rashi commenta: “Da adesso in poi ho una risposta per satana e per i popoli che si chiedono cosa sia il Mio amore nei tuoi confronti. Adesso ho una ragione (lett. un'apertura di bocca), poiché essi vedono "che hai timore di Dio"“.
In quell'atto di stendere la mano sembra fondarsi tutta la promessa, il patto di Dio con Israele; come i rami dell'albero, per essere forti, devono essere sostenuti da un tronco forte e saldo, così il popolo di Israele deve essere fondato sulla roccia, che è la fede di Abraamo. Come il primo patto fu fondato sulla fede di un uomo disposto a sacrificare suo figlio pur di non disobbedire a Dio, così il nuovo patto si fonda sulla fede e sull'amore di un uomo, Yeshùa, che ha rinunciato a se stesso per i propri fratelli, offrendosi spontaneamente come sacrificio espiatorio.
La fede, dunque (che implica l'obbedienza), è il principio fondante del rapporto tra Dio e gli uomini; e come per la mancanza di fede l'uomo è precipitato nell'abisso, così per fede l'uomo può salire al cielo.
Paolo scrive:
“Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in base alla giustizia che viene dalla fede. Perché, se diventano eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede è resa vana e la promessa è annullata; poiché la legge produce ira; ma dove non c'è legge, non c'è neppure trasgressione. Perciò l'eredità è per fede, affinché sia per grazia; in modo che la promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che discende dalla fede d'Abraamo. Egli è padre di noi tutti (com'è scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all'esistenza le cose che non sono.” (Rm 4:13-17)
Abraamo è un uomo pio, timorato di Dio (Gn 22:12), e obbedisce senza esitare, fiducioso nel Signore. “Per fede Abraamo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito. Eppure Dio gli aveva detto: «È in Isacco che ti sarà data una discendenza». Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.” (Eb 11:17-19). Egli forse non comprende ancora per quale motivo Dio gli chieda di sacrificare suo figlio, ma sa con certezza che Dio è fedele e si rimette totalmente alla Sua volontà. Infatti, alla chiamata di Dio, egli risponde: “Eccomi” (Gn 22:1); Rashi commenta: “Questa è la risposta del pio. È un'espressione di umiltà e di prontezza”. Allo stesso modo, Yeshùa si offre a Dio confidando in Lui totalmente: “"Ecco, vengo" (nel rotolo del libro è scritto di me) "per fare, o Dio, la tua volontà". Dopo aver detto: "Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici, né offerte, né olocausti, né sacrifici per il peccato" (che sono offerti secondo la legge), aggiunge poi: "Ecco, vengo per fare la tua volontà".” (Eb 10:7-9; cfr. Sl 40:6-8).
O Signore, tu esaudisci il desiderio degli umili; tu fortifichi il cuor loro” - Sl 10:17; “Guiderà gli umili nella giustizia, insegnerà agli umili la sua via” - Sl 25:9; “Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito” - Sl 34:18.
Cosa è l'umiltà? Chi sono gli umili? Il termine "umile", in ebraico עָנָו (anav) e in greco ταπεινός (tapeinòs), si riferisce a colui che confida in Dio piuttosto che in se stesso. L'umile si arrende a Dio, conscio della propria impotenza, come hanno fatto Abraamo e Yeshùa.