Re: Una chiarimento sulla pasqua
Inviato: martedì 23 giugno 2020, 5:44
Grazie!
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Anche qui sembra che ci siano delle falle e correggetemi se ho sbagliato calcolo.Il Vangelo di Giovanni non dà indicazioni sulla data del battesimo, quindi il problema non si pone, e neppure in Mr e Mt. Ci dice però che Gesù morì o un venerdì 13 di Nissan, o un venerdì 14 di Nissan, a seconda di come si interpreta megàle hemèra. Da qui si può risalire all'anno di morte controllando i calendari lunari. E, andando a ritroso con le pasque, all'anno del battesimo.
Anche se non fosse stato un fatto reale ciò che conta il numero di 3 giorni e 3 notti di cui parla il libro. Poi che sia reale o meno il fatto di Giona non cambia niente.Se facciamo un'indagine storica, il segno di Giona non ha valore, perché è qualcosa che lui disse ma non è detto che sia accaduto,
Ma infatti non ho mai detto che Gesù morì venerdi 13. Proprio sulla base del ragionamento che fai, che è anche il mio, ritengo che Gesù sia morto il 14. E sulla base del fatto che era la preparazione e un prosàbbaton, quel giorno non poteva che essere venerdì. Ho specificato nel mio commento precedente che Marco non può collocare la morte di Gesù al 15, perché in 14:2 afferma che i sacerdoti non volevano che morisse durante la festa per evitare tumulti, ma se poi lo fa morire il 15 allora poteva anche evitare di scriverla questa cosa! E poi ti immagini i sacerdoti e il Sinedrio che in giorno di santa convocazione si riuniscono, e vanno da Pilato per far morire Gesù? Non è credibile. Per cui la soluzione sta nel v. 14:12, in cui ritengo parli del 13 e non del 14.Secondo me la prova inconfutabile che Gesu non poteva morire di Venerdi 13 Nisan sta in Marco 14,12. Il giorno prima degli azzimi inteso come il giorno precedente a tutto il periodo dal 14 al 21 era il giorno 13. Quindi il 13 i discepoli chiedono dove andare a preparare e la sera successiva inizia il 14 e cenano. Se Gesu doveva morire un Venerdi 13 in Marco 14,12 mi sarei aspettato non un giorno prima della pasqua, ma due giorni prima della pasqua. Cosi il giorno prima della pasqua sarebbe stato il 13
Gianni, io credo che i Vangeli siano quattro scritti anonimi di autori diversi, ognuno dei quali ha messo per iscritto e organizzato, in forma di resoconto, tradizioni orali e collezioni di detti e insegnamenti che circolavano dalla morte di Gesù. Papia sosteneva, basandosi su una buona autorità (qualcuno che sosteneva di aver conosciuto gli apostoli), che il discepolo Matteo aveva annotato i detti di Gesù in lingua ebraica e che altri li avevano tradotti, presumibilmente in greco. Dice anche che Marco, il compagno di Pietro, aveva riordinato per bene le preghiere di Pietro su Gesù e ne aveva composto un libro. A parte il fatto che Marco non mi sembra un libro di preghiere, non possiamo essere certi che la fonte di Papia fosse attendibile, e dobbiamo fidarci, se vogliamo. Gesù non disse mai ai suoi discepoli di scrivere resoconti, ma di insegnare, e questo è conforme agli usi del tempo, in cui la trasmissione da maestro a discepolo avveniva innanzitutto oralmente, per ovvi motivi legati alla difficoltà e ai costi per reperire il supporto, che oltretutto era molto deperibile. Per cui, ritengo che gli autori dei vangeli si siano basati su delle fonti — orali e forse qualcosa di scritto — che già circolavano. Gli stessi Vangeli non pretendono di essere “parola di Dio ispirata”, né rivelano l’identità dei loro autori, che di certo non scrivevano sapendo che un giorno i loro testi sarebbero divenuti sacri. Per cui, i Vangeli riferiscono — ognuno in modo personale — ciò che quaranta anni dopo la morte di Gesù si sapeva su di lui, sulla base di tradizioni orali e raccolte di detti e insegnamenti antecedenti.Peri lui conta il Vangelo di Marco e per quanto riguarda il segno di Giona dice che è solo roba di fede. Ebbene, Marco riporta le parole profetiche di Yeshùa per ben due volte: in 8:31 riferisce che Yeshùa cominciò a insegnare che il Figlio dell’uomo doveva subire molte sofferenze ed essere rigettato dagli anziani e dai capi sacerdoti e dagli scribi ed essere ucciso, e sorgere tre giorni dopo, e in 9:31 riferisce che Yeshùa insegnava ai suoi discepoli dicendo loro che sarebbe stato consegnato e che lo avrebbero ucciso, ma, nonostante ciò, sarebbe morto tre giorni dopo.
Ora, crederci o no è certo questione di fede. Ma il punto è un altro. Marco ci credeva, tanto che lo scrisse. E, siccome lo scrisse dopo la morte di Yeshùa, non lo avrebbe scritto se non fosse accaduto.
Quindi, con i suoi calcoli, Antonio fa di Marco un imbroglione e di Yeshùa un bugiardo.