animasalvata ha scritto: ↑mercoledì 20 aprile 2022, 2:06
Bisogna partire da un presupposto ossia sul come e quando è stato formato il libro. C'è che ritiene che tutto il libro risalga interamente a Daniele e chi ritiene che sia interamente un libro pseudo epigrafico realizzato post-eventum. Ci sono indizi sia in una direzione che in un altro. Io credo che la verità sta in mezzo. Alcune parti risalgono a Daniele,furono messe per iscritto in seguito e circolavano separatamente e in maniera segreta. Si narra che quando Alessandro Magno venne a Gerusalemme gli vennero mostrati i rotoli di Daniele. Altre parti penso siano state aggiunte al tempo dei Maccabei. Mi viene da pensare al capitolo 11 che essendo troppo preciso e ricco di particolari sembra uno scritto post-eventum. Sempre al tempo dei Maccabei tutti i capitoli vennero raccolti in un unico corpus.
Quali furono gli oracoli e le visioni che Daniele ricevette?
Il capitolo 12 sembra la prosecuzione del 10. Il capitolo 12 può avere una duplice prospettiva: una prospettiva tipica che si riferiva alla fine di quell'era li (il tempo delle persecuzioni di Antioco); una prospettiva anti tipica che si riferisce alla fine dei tempi in generale poiché si parla di resurrezione dei morti compresa quella di Daniele.
Quindi le profezie di Daniele possano avere una duplice prospettiva. E in Daniele 9 poiché ci viene indicato il numero 70 non si può escludere qui una doppio adempimento:
1) un livello tipico che ha che fare con il tempo di Giuda Maccabeo e i seleucidi; 2) un livello anti tipico che considerando i 70/70 non letterali continua fino agli eventi descritti al capitolo 12.
Aspetta. Questo è un altro discorso. Dal punto di vista cronologico il 70 E.V. è da escludere per questi motivi:
1) il capitolo 8 parla del post Alessandro e di Epifane
2) i capitoli 10 e 11 si riferiscono ai regni sorti dopo Alessandro e ci sono elementi ben precisi. Come giustamente fai notare troppo precisi da far pensare che il libro di Daniele sia stato scritto dopo gli eventi
3) Dato che Daniele parla palesemente di queste cose, non si può saltare un pezzo di storia come la devastazione del tempio, la persecuzione degli ebrei che non si piegarono ai sacrifici pagani e poi la liberazione dal dittatore. Oggi per ricordo abbiamo l'Hannukka che non si può negare. Tra l'altro la profanazione del tempio da parte di Epifane dura circa 3 anni e mezzo e si ricollega alle 2300 sere e mattine del capitolo 8.
4) c'è poi tutto il versetto 27 e parte del 26 con i termini precisi. Colui che crea desolazione è una statua pagana come spiega Rashì. C'è un altro termine che è שִׁקּוּצִים֙ (šiq·qū·ṣîm) ed indica qualcosa di disgustoso, un idolo. Appunto fa pensare ai sacrifici pagani. il temine tradotto con "distruggere" è [יַ֠שְׁחִית (yaš•ḥîṯ): e vuol dire andare in rovina. Il termine che indica completa distruzione è quello del versetto 27 e si riferisce al devastatore: כָּלָה֙ (kā·lāh). Li indico tutti qui sotto:
שִׁקּוּצִים֙ (šiq·qū·ṣîm) Noun - masculine plural Strong's 8251: Disgusting, filthy, idolatrous, an idol
יַ֠שְׁחִית (yaš·ḥîṯ) Verb - Hifil - Imperfect - third person masculine singular Strong's 7843: Perhaps to go to ruin
כָּלָה֙ (kā·lāh) Noun - feminine singular Strong's 3617: Completion, complete destruction, consumption, annihilation
I romani radono al suolo il tempio.
5) il libro di Daniele si conosce da millenni. Lo cita anche Yeshùa quindi non può essere sigillato
6) E' uno scritto apocalittico che vuol dire molte cose. Anche che può essere un'opera pseudoepigrafa, cioè scritta dopo.
L'autore che è un agiografo (ossia colui che racconta la vita di altri) conosce la storia in base ai documenti che possiede. Però il punto non è questo.
L'autore dimostrerebbe attraverso la storia in un ciclo, anzi 2 uno grande ed uno piccolo, come D-o alla fine vince. La giustizia divina trionfa sempre. E lo fa inserendo il capitolo 12 enfatizzando questo evento. Tra l'altro il personaggio del racconto si chiama Daniyè’l (il mio giudice è D-o).
Che abbia doppia valenza ci sta. ma non si tratta di doppia valenza ma di un messaggio chiaro, qualcosa che dà conforto ad ogni generazione futura, qualcosa che dà speranza. Questi concetti vengono poi enfatizzati nell'apocalisse di Giovanni una volta raggiunta una nuova consapevolezza. Stava per finire un'era. Con Yeshùa ne comincia un' altra.
Daniele e Apocalisse non sono gli unici scritti apocalittici. In quel periodo ne abbiamo degli altri come il libro di Enoch ecc. considerati apocrifi. Abbiamo però traccia di letteratura apocalittica anche in era più antica e nelle scritture stesse. Questa letteratura si sviluppa maggiormente a cavallo tra due ere: II secolo a.E.V. e II secolo E.V. ed è caratterizzata da tutta una simbologia specifica.
Apocalisse (ἀποκάλυψις, apokálypsis) è una parola greca che significa " rivelazione ", "uno svelamento di ciò che risulta “velato”, cose non precedentemente conosciute e che non potevano essere conosciute senza lo svelamento.
Per quanto riguarda il termine “profezia” si può fare riferimento all'idea di prophetes come di colui che, secondo l'etimo greco pro-phemi, parla davanti, parla in nome di..., parla davanti a..., parla prima che....
Il profeta apocalittico non profetizza nel senso classico del termine, ma comunica un messaggio.
Considerando la "parola che uscì" come quella di Geremia che abbiamo calcolato essere nel 598, non può essere un caso che 7 e 62 indicano date precise:
7x7=49 anni si arriva a Ciro
62x7 =434 anni si arriva all'unzione del Santo dei Santi dopo Epifane.
Non può essere un caso. Poi ho fatto notare che il 62 è un numero che stona tra il 70 ed il 7. Questi ultimi numeri li trovi decine e centinaia di volte nella bibbia. il 7 credo più di 300. Il 62? solo 4 volte e ben 3 in Daniele. Tra l'altro due volte in questa profezia ed una volta al capitolo 5 :30-31 dove Dario il Medo sale al trono all'età di 62 anni. Di Dario il Medo non c'è traccia nella storia. Occorre scavare per cercare di capire se Dario, così come Artaserse e Assuero fosse un titolo. Qui addirittura si indica l'età 62 anni