Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche
Inviato: domenica 15 maggio 2016, 0:01
Dopo avervi citato una possibile interpretazione cristiana dell’incontro di Avrahàm con gli angeli ora provo a proporvi una interpretazione ebraica dello stesso testo, niente di speciale o straordinario ma una lettura connessa ai significati che il testo ebraico suggerisce attraverso le proprietà delle lettere impiegate che consentono la verticalizzazione e ampliano il significante, poi il confronto con l’interpretazione storica di quelli che non ci sono più ma hanno riflettuto e osservato, infine secondo l’esperienza del testo nel suo aspetto generale secondo le “millòot mafteàch” le parole chiave , le “ Ka-yozè bo mi-makòm achèr " “le somiglianze con un altro passo infine con:“ Davàr she enò mitparèsh bi-makomòu-mitparèsh be-makòm achèr “ “ “una parola (cosa) che non si spiega nel suo contesto trova la sua spiegazione in un altro contesto.” Questo impegna tutto il testo della Torah
Gli avvenimenti narrati dalla Torah sono cosi intensi e tortuosi che rendono di difficile comprensione il messaggio contenuto. I dialoghi, il detto e non detto, benedizioni e maledizioni, promesse e patti, si rincorrono nel testo quasi come una visione. La stessa apparizione della divinità che compare e scompare, a volta accompagnata da altri uomini , presumibilmente angeli.
Avrahàm riceve la visita di D-o presso il querceto di Mamré, nell’ora più calda del giorno, questa apparizione appare alquanto singolare, soprattutto sul modo in cui D-o appare. Seguendo letteralmente la traduzione del testo e considerandolo nel suo aspetto letterale e descrittivo, leggiamo:
וירא אלין יהוה באלני ממרא והוא ישב פתח-האהל כחם היום
“Il Signore apparve presso le querce di Mamrè mentre egli era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno” (Bereshit,va-jerà 18/1)(genesi)
Il testo impegna il tetragramma con il significato che fu proprio D-o stesso a mostrarsi ad Avrahàm, il termine וירא “ vayerà“ “e vide” con cui inizia la parashà è suggeritore di altre interpretazioni si cosa e chi vide Avrahàm, questa parola è importante per i significati e per il numero di volte che compare, questa parte del libro di Bereshit è chiamata la parashà della visione perché il termine “vayerà” tradotto: “e vide” , è menzionato molte volte, la “visione” sembra essere il punto centrale e attraverso il vedere che giunge la rivelazione
“Avrahàm aveva novantanove anni quando il Signore gli apparve”…Avrahàm vede gli angeli, anche Lot vede gli angeli, la moglie di Lot anche essa guarda, ma lo fa in modo inopportuno e per questo viene trasformata in sale, Agar schiude gli occhi e vede il pozzo nel deserto, Avrahàm scorge il Monte Moriah da lontano, infine vede il montone che sostituirà Izchàk , il korban.
La visione è il palo portante di tutta questa parte del libro di Bereshit e la parola ebraica וירא “Vayerà “ compare molte volte e le traduzioni la riportano come “vide, apparve , scorse ecc.”
Il testo sembra volerci suggerisce che fu una visione in un tardo pomeriggio, quello era il terzo giorno da cui Avrahàm si era circonciso da solo all’età di novantanove anni, il giorno dove le ferita fanno più male e possiamo immaginare che egli fosse particolarmente debilitato, questo lo intuiamo dalle parole: “era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno”.
וישא עינים וירא והנה שלשה אנשים נצבים עלין וירא וירץ לקראתם מפתח האלהל וישתחו ארצה
”Alzò gli occhi ed ecco tre uomini erano la vicini a lui; come li vide, corse loro incontro dalla porta della tenda,si prostrò a terra e disse: ”Signor mio, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, ti prego, non passare oltre il tuo servo” (Bereshit, va-jerà 18/3.)(genesi) .
Una cosa che colpisce è lo slancio di Avrahàm nel accogliere i visitatori, questo era l’uso nei tempi in cui nel deserto potevano passare mesi prima di poter scorgere qualche persona non appartenente al proprio clan o nucleo famigliare, il testo vuole sottolineare il senso di accoglienza che aveva il patriarca nei confronti del prossimo.
No è scritto giunsero, ne apparvero, è solo scritto che egli alzò gli occhi e li vide, come in una apparizione , una visione, il testo parla di tre uomini ma egli non si rivolge ai tre al plurale ma solo al singolare:”Signor mio” ויאמר אדני , è la formula generico di saluto, che può essere rivolta a chiunque; è possibile che Avrahàm distinguesse tra i tre il Signore ?
Riprendiamo il testo ebraico dall’inizio:
וירא אליו יהוה באלני ממרא והוא ישב פתח האהל כחם היום: וישא עינין וירא והנה שלשה אנשים (Bereshit, va-jerà 18/1) (genesi) “Il Signore apparve presso le querce di Mamrè mentre egli era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno” Alzò gli occhi ed ecco tre uomini erano là vicini a lui”.
Il verbo ישב “ioshèv” sedeva, può essere anche letto come “sedette” nel tempo perfetto, Rashi commenta :”Abramo voleva infatti alzarsi in piedi, ma il Santo, Benedetto Egli sia, gli disse: ”Rimani seduto, mentre Io starò in piedi. Tu sei un segno per i tuoi figli che Io in futuro, starò in piedi nell’assemblea dei giudici, mentre essi rimarranno seduti, come sta scritto: ”Dio sta in piedi nell’assemblea di giudici”( salmo 82.
Notiamo anche che il verbo usato in questo verso con il significato divedere è וירא “” usato due volte nella forma passiva , (Nif’al), con il significato di “fu visto”, oppure “apparve”, questa costruzione temporale la ritroviamo anche nei passi successivi ; il testo fornisce l’impressione che tutto quello che Avrahàm vide era nel segno della visione.
Maimonide nel suo scritto Mishnè Torah , spiega che in molti casi in cui i profeti ricevono una visione o un messaggio sono posti in condizione di “sonnolenza profonda”, secondo Rambam la visione è una serie di immagini in cui gli spazi temporali si sovrappongono, gli avvenimenti che comprendono passato e futuro si ricollegano offrendo le loro spiegazioni e i nessi profondi che li legano, chi entra nella condizione divina della visione vive una realtà che non ha presente , passato e futuro. Secondo Rambam questo episodio della visita degli angeli e anche successivamente la legatura di Izchàk non avvennero nella realtà, ma solo nella mente di Avrahàm .
Questo è un’ipotesi molto ardita il testo che narra questi fatti è volutamente sobrio di particolari ma pieno di simboli significanti, simile ha una scritta sulla lapide dipinta da un pittore che condensa in poche parole una esistenza intera.
Abbiamo altri esempi nelle scritture che sono riconducibili a quello che è scritto nel libro di Bereshit, anche nel libro di bemidbar (Numeri) è scritto:
” E disse il Signore all’improvviso a Moshè e Haronne ed a Miriam: “Uscite tutti e tre verso la tenda della radunanza”, e uscirono tutti e tre. E discese il Signore nella Colonna di Nube e stette sull’entrata della tenda, e chiamò Aron e Miriam ed uscirono entrambi. E disse “ Ascoltate per favore le mie parole. Se ci sono profeti tra di voi, in visione Io, Il Signore, Mi faccio conoscere da lui, in sogno parlerò con lui. Non così è il mio servo Moshè, in tutta la mia casa egli è fedele . Bocca a bocca Io parlo con li, in una chiara visione e non per enigmi, ed egli guarda l’immagine del Signore; e perché non avete avuto timore di parlare contro il mio servo, contro Moshè?” (Bemidbar12/4-9) (numeri ).
Ovviamente questa interpretazione è stata criticata da altri grandi maestri e rabbini, Yizchak Abrabanel contesta questa affermazione e sostiene che tutto avvenne nella realtà, compreso il viaggio di tre giorni verso il monte Moriàh.
Nell’episodio che leggiamo troviamo un’altra cosa che ci induce a riflettere, quando nel versetto, leggiamo che Avrahàm vide tre uomini e ne distinse subito uno come D-o, ma è anche scritto che egli vide tre anashim”, uomini e abbiamo anche detto che il dialogo avvenne solo con uno di loro che il testo suggerisce che era il Signore.
Il midrash aggiunge che Avrahàm avendo compiuto la milà su se stesso è diventato un uomo in una condizione spirituale superiore, senza più il velo (la klipà) il prepuzio che rappresentava l’esteriorità egli può distinguere tra le tre presenze la figura di D-o.
E’ una visione interiore, ma per lui corrisponde alla realtà, egli ha il privilegio di vedere quello che per altri uomini è solo apparenza, sua moglie Sarah e tutti gli abitanti della casa vedono solo tre forestieri.
Il testo ebraico in Bereshit 19/1 narra che Lot scorge due malachim . Il testo è ripetitivo e sottolinea che come Avrahàm che stava sulla porta della tenda, Lot stava all’ingresso della città di Sdom e anche lui come li vide corse incontro a loro prostrandosi a terra: “ecco prego Signori miei, deviate verso la casa del vostro servo, passatene la notte, lavatevi i piedi e domani mattina presto riprenderete il viaggio”
E bene chiarire il termine מלאך “malàch” tradotto abitualmente come angelo è assolutamente fuorviante da pensiero originario che scaturisce dal pensiero ebraico.
La radice originale di questo nome è לכ che significare “inviare”. I מלאכים sono quindi dei messaggeri che per incarico divino mettono in comunicazione i mondi superiori con quelli inferiori. E in questo incarico D-o se ne serve.
Essi quando entrano nella nostra dimensione spesso assumono una dimensione fisica adeguata, diventano uomini che mangiano e fanno tutto quello che fanno gli umani.
Pur essendo creature singole il loro nome è spesso associato a quello di D-o, ecco come compare l’Angelo del Signore” con una missione divina da compiere.
Questo lo capiamo leggendo le scritture. Essi non hanno quasi mai un nome, solo “Micha’el e Gabri’el” e “Rafa’el” vengono ricordati con un nome che è solo un appellativo della loro personalità. Questi nomi sono custoditi con molta attenzione :” E l’angelo rispose: Perché chiedi il mio nome, esso è misterioso” (giuda 13/18)
Gli angeli che visitano Avrahàm non hanno nome, solo in seguito la tradizione darà loro un nome.
Gli angeli possiedono nomi “teoforici” che sono strettamente legati alla loro missione, gli angeli sono inviati con una funzione ortopratica e operano nel mondo secondo le istruzioni ricevute, la loro presenza a volte sfugge, ricordiamo il malàch che è inviato per guidare Israele nel deserto:
“Ecco io mando un malàch davanti a te per custodirti sul cammino per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui, egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, poiché il mio Nome è in lui (Shmot-mispatim 23/20)
L’espressione בקרבו שמי “shemì’be-qirb(b)o” “il mio Nome è in lui”, ci ricorda l’altra affermazione “Shluchò shel adam kemotò” L’inviato di una persona è come la persona stessa”, Idel afferma che “la divinità” si trova nel messaggero in virtù del Nome. La manifestazione angelica si trasforma nella necessità.
Ho fatto questa divagazione per introdurre una possibile interpretazione alternativa, e per fare questo ripropongo il passo di Bereshit:
וירא אליו יהוה באלני ממרא והוא ישב פתח האהל כחם היום: וישא עינין וירא והנה שלשה אנשים
“Il Signore apparve presso le querce di Mamrè mentre egli era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno” (Bereshit,va-jerà 18/1)(genesi)
La lettura letterale ci impegna con la presenza del tetragramma a interpretare che D-o stesso insieme a gli altri malachìm è realmente presente presso il patriarca, tuttavia ho osservato che spesso l’impiego del Nome è associato nel linguaggio biblico a colui che l’ha inviato. La chiave di lettura potrebbe essere che il Signore apparve ad Avrahàm attraverso le figure celesti, secondo l’affermazione בקיבו שמי il mio nome è in lui contenuta nel libro di Shmot- mispatim 23/21)(esodo)
Non esiste un dialogo tra i personaggi, all’invito che fece Avrahàm di riposarsi sotto la quercia , rinfrescarsi e mangiare, la risposta dei tre uomini fu “fa pure come hai detto”.
Ci si è sempre chiesto perché tre angeli dovessero apparire ad Avrahàm riceve la visita dei tre uomini perche il Santo è l’amico speciale, quasi un socio a cui non si nascondere i propri piani e intenzioni:”Il Signore disse: ”Posso io tenere celato ad Avrahàm ciò che sto per fare?(Bereshit- vaierà) 18/17 (genesi).
E nonostante che la strada verso Sodoma sia ancora lunga, essi non possono rifiutare il suo invito. La loro presenza è indispensabile per i compiti che essi devono assolvere secondo quello che gli è stato affidato.
Il midrash arricchisce questo episodio dando il nome e un ruolo a questi angeli: Rafa’el gli cura la ferita della milàh , da Rafa’el prenderanno nome i “rofè” i medici , Micha’el gli annuncia la nascita di Izchàk, Gabri’ el lo informa della imminente distruzione della città di Sodoma.
Sarah è all’interno della tenda e ascolta le parole di Avrahàm e dei forestieri, ma non è scritto che li vide, il testo originale si limita a dire che ella udì solo la voce di suo marito e la frase pronunciata dal visitatore: “Tornerò da te di qui un anno e allora tua moglie Sarah avrà un figlio” Sarah non aveva più la regola delle donne da molto tempo, essa rise dentro di sé, pensando all’impossibile; un pensiero, ma il visitatore era speciale e percepì questo pensiero e disse :” Perché Sarah ha riso pensando:E proprio vero, che io così vecchia, possa partorire?C’è qualcosa di impossibile per il Signore?
Il Bereshit Rabbà offre il suo commento: “E rise Sara nel suo intimo dicendo (fra sé). E’ una delle cose che hanno cambiato per il re Tolomeo; e rise Sara fra i suoi parenti dicendo: “Dopo essere sfiorita avrò piacere […] Disse: La donna fin che partorisce i figli possiede begli ornamenti, ed io dopo essere sfiorita avrò ancora ornamenti?, come tu dici: “E ti adornerai con ornamenti (Ez. 16/11) . La donna finchè partorisce i figli ha i suoi periodi regolari, ed io dopo essere sfiorita avrò ancora periodi regolari ? Ma mio marito è vecchio. Rabbi Jehudàh dice: “Macina e non emette” Disse Rabbi Jehudàh bar Shimon:” voi vi ritenete giovani? E stimate vecchi i vostri compagni, ma io sono vecchio per fare miracoli?
(Bereshit Rabbà XLVIII, 17) .
וימהר אברהם האהלה אל-שרה ויאמר מהרי שלש סאים קמח סלת לושי ועשי עגות
“ E corse Abramo verso la tenda da Sarah e le disse “presto, prendi tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce”(Bereshit vayerà18/6) (genesi)
Ma prima Avrahàm aveva già offerto del pane ai tre forestieri e subito dopo egli corre da Sarah per ordinarle di preparare l’impasto per fare delle focacce, questo anteporre il pane ha le focacce è per farci capire che il pane fatto da Sarah è speciale.
Avrahàm presenta le mazzòt agli angeli, egli compie la mizvà di Pesach prima ancora che gli ebrei fossero schiavi in Egitto, questo lo capiamo quando dice a Sarah,””sbrigati” questo sbrigati non era riferito alla necessità di anticipare il pane agli ospiti, ma nella necessità di impedire alla farina di diventare “chamez” cioè di lievitare. Allora era Pesach , lo deduciamo anche perché perché Avrahàm corse a prendere un animale da macellare che doveva rappresentare il Korban. I patriarchi non sono comandati eppure essi eseguono le mizvot.
Poi il testo continua con una affermazione che sembra l’esatto contrario di quello che sarà un regola di Moshè ricevuta sul Sinai, quella di consumare latte e carne insieme, ma come Avrahàm celebra Pesàch con gli inviati dai cieli e poi presenta loro carne e latte insieme?
ויקח המאה וחלב ובן-הבקר אשר עשה ויתו לפניהם והוא-עמד עליהם תחת העץ ויאכלו
“prese poi della crema e del latte, il vitello che aveva preparato e pose tutto dinnanzi a loro, essi mangiarono mentre egli stava in piedi vicino a loro sotto l’albero”(18/8)
Anche a questo è possibile fornire una risposta, non mancherà l’occasione.
Bene …..a questo punto posso anche chiudere la discussione, ovviamente se il nostro Sandro 48 non ha nulla da obbiettare .
Poi se qualcuno sarà disponibile ad affrontare altri esempi di interpretazione delle scritture ebraiche sarà sempre un piacere leggerlo, Sandro ha modificato il titolo della discussione per consentire a chiunque di poter fornire il proprio contributo, Noiman ha fatto il possibile per sostenere questa discussione che è complessa, sarebbe un piacere che altri continuassero e intervenissero per portare un valore aggiunto, perché io so ( me lo ha insegnato mio nonno materno) , che si può imparare da tutti e sempre.
Shalom
Noiman
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Gli avvenimenti narrati dalla Torah sono cosi intensi e tortuosi che rendono di difficile comprensione il messaggio contenuto. I dialoghi, il detto e non detto, benedizioni e maledizioni, promesse e patti, si rincorrono nel testo quasi come una visione. La stessa apparizione della divinità che compare e scompare, a volta accompagnata da altri uomini , presumibilmente angeli.
Avrahàm riceve la visita di D-o presso il querceto di Mamré, nell’ora più calda del giorno, questa apparizione appare alquanto singolare, soprattutto sul modo in cui D-o appare. Seguendo letteralmente la traduzione del testo e considerandolo nel suo aspetto letterale e descrittivo, leggiamo:
וירא אלין יהוה באלני ממרא והוא ישב פתח-האהל כחם היום
“Il Signore apparve presso le querce di Mamrè mentre egli era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno” (Bereshit,va-jerà 18/1)(genesi)
Il testo impegna il tetragramma con il significato che fu proprio D-o stesso a mostrarsi ad Avrahàm, il termine וירא “ vayerà“ “e vide” con cui inizia la parashà è suggeritore di altre interpretazioni si cosa e chi vide Avrahàm, questa parola è importante per i significati e per il numero di volte che compare, questa parte del libro di Bereshit è chiamata la parashà della visione perché il termine “vayerà” tradotto: “e vide” , è menzionato molte volte, la “visione” sembra essere il punto centrale e attraverso il vedere che giunge la rivelazione
“Avrahàm aveva novantanove anni quando il Signore gli apparve”…Avrahàm vede gli angeli, anche Lot vede gli angeli, la moglie di Lot anche essa guarda, ma lo fa in modo inopportuno e per questo viene trasformata in sale, Agar schiude gli occhi e vede il pozzo nel deserto, Avrahàm scorge il Monte Moriah da lontano, infine vede il montone che sostituirà Izchàk , il korban.
La visione è il palo portante di tutta questa parte del libro di Bereshit e la parola ebraica וירא “Vayerà “ compare molte volte e le traduzioni la riportano come “vide, apparve , scorse ecc.”
Il testo sembra volerci suggerisce che fu una visione in un tardo pomeriggio, quello era il terzo giorno da cui Avrahàm si era circonciso da solo all’età di novantanove anni, il giorno dove le ferita fanno più male e possiamo immaginare che egli fosse particolarmente debilitato, questo lo intuiamo dalle parole: “era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno”.
וישא עינים וירא והנה שלשה אנשים נצבים עלין וירא וירץ לקראתם מפתח האלהל וישתחו ארצה
”Alzò gli occhi ed ecco tre uomini erano la vicini a lui; come li vide, corse loro incontro dalla porta della tenda,si prostrò a terra e disse: ”Signor mio, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, ti prego, non passare oltre il tuo servo” (Bereshit, va-jerà 18/3.)(genesi) .
Una cosa che colpisce è lo slancio di Avrahàm nel accogliere i visitatori, questo era l’uso nei tempi in cui nel deserto potevano passare mesi prima di poter scorgere qualche persona non appartenente al proprio clan o nucleo famigliare, il testo vuole sottolineare il senso di accoglienza che aveva il patriarca nei confronti del prossimo.
No è scritto giunsero, ne apparvero, è solo scritto che egli alzò gli occhi e li vide, come in una apparizione , una visione, il testo parla di tre uomini ma egli non si rivolge ai tre al plurale ma solo al singolare:”Signor mio” ויאמר אדני , è la formula generico di saluto, che può essere rivolta a chiunque; è possibile che Avrahàm distinguesse tra i tre il Signore ?
Riprendiamo il testo ebraico dall’inizio:
וירא אליו יהוה באלני ממרא והוא ישב פתח האהל כחם היום: וישא עינין וירא והנה שלשה אנשים (Bereshit, va-jerà 18/1) (genesi) “Il Signore apparve presso le querce di Mamrè mentre egli era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno” Alzò gli occhi ed ecco tre uomini erano là vicini a lui”.
Il verbo ישב “ioshèv” sedeva, può essere anche letto come “sedette” nel tempo perfetto, Rashi commenta :”Abramo voleva infatti alzarsi in piedi, ma il Santo, Benedetto Egli sia, gli disse: ”Rimani seduto, mentre Io starò in piedi. Tu sei un segno per i tuoi figli che Io in futuro, starò in piedi nell’assemblea dei giudici, mentre essi rimarranno seduti, come sta scritto: ”Dio sta in piedi nell’assemblea di giudici”( salmo 82.
Notiamo anche che il verbo usato in questo verso con il significato divedere è וירא “” usato due volte nella forma passiva , (Nif’al), con il significato di “fu visto”, oppure “apparve”, questa costruzione temporale la ritroviamo anche nei passi successivi ; il testo fornisce l’impressione che tutto quello che Avrahàm vide era nel segno della visione.
Maimonide nel suo scritto Mishnè Torah , spiega che in molti casi in cui i profeti ricevono una visione o un messaggio sono posti in condizione di “sonnolenza profonda”, secondo Rambam la visione è una serie di immagini in cui gli spazi temporali si sovrappongono, gli avvenimenti che comprendono passato e futuro si ricollegano offrendo le loro spiegazioni e i nessi profondi che li legano, chi entra nella condizione divina della visione vive una realtà che non ha presente , passato e futuro. Secondo Rambam questo episodio della visita degli angeli e anche successivamente la legatura di Izchàk non avvennero nella realtà, ma solo nella mente di Avrahàm .
Questo è un’ipotesi molto ardita il testo che narra questi fatti è volutamente sobrio di particolari ma pieno di simboli significanti, simile ha una scritta sulla lapide dipinta da un pittore che condensa in poche parole una esistenza intera.
Abbiamo altri esempi nelle scritture che sono riconducibili a quello che è scritto nel libro di Bereshit, anche nel libro di bemidbar (Numeri) è scritto:
” E disse il Signore all’improvviso a Moshè e Haronne ed a Miriam: “Uscite tutti e tre verso la tenda della radunanza”, e uscirono tutti e tre. E discese il Signore nella Colonna di Nube e stette sull’entrata della tenda, e chiamò Aron e Miriam ed uscirono entrambi. E disse “ Ascoltate per favore le mie parole. Se ci sono profeti tra di voi, in visione Io, Il Signore, Mi faccio conoscere da lui, in sogno parlerò con lui. Non così è il mio servo Moshè, in tutta la mia casa egli è fedele . Bocca a bocca Io parlo con li, in una chiara visione e non per enigmi, ed egli guarda l’immagine del Signore; e perché non avete avuto timore di parlare contro il mio servo, contro Moshè?” (Bemidbar12/4-9) (numeri ).
Ovviamente questa interpretazione è stata criticata da altri grandi maestri e rabbini, Yizchak Abrabanel contesta questa affermazione e sostiene che tutto avvenne nella realtà, compreso il viaggio di tre giorni verso il monte Moriàh.
Nell’episodio che leggiamo troviamo un’altra cosa che ci induce a riflettere, quando nel versetto, leggiamo che Avrahàm vide tre uomini e ne distinse subito uno come D-o, ma è anche scritto che egli vide tre anashim”, uomini e abbiamo anche detto che il dialogo avvenne solo con uno di loro che il testo suggerisce che era il Signore.
Il midrash aggiunge che Avrahàm avendo compiuto la milà su se stesso è diventato un uomo in una condizione spirituale superiore, senza più il velo (la klipà) il prepuzio che rappresentava l’esteriorità egli può distinguere tra le tre presenze la figura di D-o.
E’ una visione interiore, ma per lui corrisponde alla realtà, egli ha il privilegio di vedere quello che per altri uomini è solo apparenza, sua moglie Sarah e tutti gli abitanti della casa vedono solo tre forestieri.
Il testo ebraico in Bereshit 19/1 narra che Lot scorge due malachim . Il testo è ripetitivo e sottolinea che come Avrahàm che stava sulla porta della tenda, Lot stava all’ingresso della città di Sdom e anche lui come li vide corse incontro a loro prostrandosi a terra: “ecco prego Signori miei, deviate verso la casa del vostro servo, passatene la notte, lavatevi i piedi e domani mattina presto riprenderete il viaggio”
E bene chiarire il termine מלאך “malàch” tradotto abitualmente come angelo è assolutamente fuorviante da pensiero originario che scaturisce dal pensiero ebraico.
La radice originale di questo nome è לכ che significare “inviare”. I מלאכים sono quindi dei messaggeri che per incarico divino mettono in comunicazione i mondi superiori con quelli inferiori. E in questo incarico D-o se ne serve.
Essi quando entrano nella nostra dimensione spesso assumono una dimensione fisica adeguata, diventano uomini che mangiano e fanno tutto quello che fanno gli umani.
Pur essendo creature singole il loro nome è spesso associato a quello di D-o, ecco come compare l’Angelo del Signore” con una missione divina da compiere.
Questo lo capiamo leggendo le scritture. Essi non hanno quasi mai un nome, solo “Micha’el e Gabri’el” e “Rafa’el” vengono ricordati con un nome che è solo un appellativo della loro personalità. Questi nomi sono custoditi con molta attenzione :” E l’angelo rispose: Perché chiedi il mio nome, esso è misterioso” (giuda 13/18)
Gli angeli che visitano Avrahàm non hanno nome, solo in seguito la tradizione darà loro un nome.
Gli angeli possiedono nomi “teoforici” che sono strettamente legati alla loro missione, gli angeli sono inviati con una funzione ortopratica e operano nel mondo secondo le istruzioni ricevute, la loro presenza a volte sfugge, ricordiamo il malàch che è inviato per guidare Israele nel deserto:
“Ecco io mando un malàch davanti a te per custodirti sul cammino per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui, egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, poiché il mio Nome è in lui (Shmot-mispatim 23/20)
L’espressione בקרבו שמי “shemì’be-qirb(b)o” “il mio Nome è in lui”, ci ricorda l’altra affermazione “Shluchò shel adam kemotò” L’inviato di una persona è come la persona stessa”, Idel afferma che “la divinità” si trova nel messaggero in virtù del Nome. La manifestazione angelica si trasforma nella necessità.
Ho fatto questa divagazione per introdurre una possibile interpretazione alternativa, e per fare questo ripropongo il passo di Bereshit:
וירא אליו יהוה באלני ממרא והוא ישב פתח האהל כחם היום: וישא עינין וירא והנה שלשה אנשים
“Il Signore apparve presso le querce di Mamrè mentre egli era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno” (Bereshit,va-jerà 18/1)(genesi)
La lettura letterale ci impegna con la presenza del tetragramma a interpretare che D-o stesso insieme a gli altri malachìm è realmente presente presso il patriarca, tuttavia ho osservato che spesso l’impiego del Nome è associato nel linguaggio biblico a colui che l’ha inviato. La chiave di lettura potrebbe essere che il Signore apparve ad Avrahàm attraverso le figure celesti, secondo l’affermazione בקיבו שמי il mio nome è in lui contenuta nel libro di Shmot- mispatim 23/21)(esodo)
Non esiste un dialogo tra i personaggi, all’invito che fece Avrahàm di riposarsi sotto la quercia , rinfrescarsi e mangiare, la risposta dei tre uomini fu “fa pure come hai detto”.
Ci si è sempre chiesto perché tre angeli dovessero apparire ad Avrahàm riceve la visita dei tre uomini perche il Santo è l’amico speciale, quasi un socio a cui non si nascondere i propri piani e intenzioni:”Il Signore disse: ”Posso io tenere celato ad Avrahàm ciò che sto per fare?(Bereshit- vaierà) 18/17 (genesi).
E nonostante che la strada verso Sodoma sia ancora lunga, essi non possono rifiutare il suo invito. La loro presenza è indispensabile per i compiti che essi devono assolvere secondo quello che gli è stato affidato.
Il midrash arricchisce questo episodio dando il nome e un ruolo a questi angeli: Rafa’el gli cura la ferita della milàh , da Rafa’el prenderanno nome i “rofè” i medici , Micha’el gli annuncia la nascita di Izchàk, Gabri’ el lo informa della imminente distruzione della città di Sodoma.
Sarah è all’interno della tenda e ascolta le parole di Avrahàm e dei forestieri, ma non è scritto che li vide, il testo originale si limita a dire che ella udì solo la voce di suo marito e la frase pronunciata dal visitatore: “Tornerò da te di qui un anno e allora tua moglie Sarah avrà un figlio” Sarah non aveva più la regola delle donne da molto tempo, essa rise dentro di sé, pensando all’impossibile; un pensiero, ma il visitatore era speciale e percepì questo pensiero e disse :” Perché Sarah ha riso pensando:E proprio vero, che io così vecchia, possa partorire?C’è qualcosa di impossibile per il Signore?
Il Bereshit Rabbà offre il suo commento: “E rise Sara nel suo intimo dicendo (fra sé). E’ una delle cose che hanno cambiato per il re Tolomeo; e rise Sara fra i suoi parenti dicendo: “Dopo essere sfiorita avrò piacere […] Disse: La donna fin che partorisce i figli possiede begli ornamenti, ed io dopo essere sfiorita avrò ancora ornamenti?, come tu dici: “E ti adornerai con ornamenti (Ez. 16/11) . La donna finchè partorisce i figli ha i suoi periodi regolari, ed io dopo essere sfiorita avrò ancora periodi regolari ? Ma mio marito è vecchio. Rabbi Jehudàh dice: “Macina e non emette” Disse Rabbi Jehudàh bar Shimon:” voi vi ritenete giovani? E stimate vecchi i vostri compagni, ma io sono vecchio per fare miracoli?
(Bereshit Rabbà XLVIII, 17) .
וימהר אברהם האהלה אל-שרה ויאמר מהרי שלש סאים קמח סלת לושי ועשי עגות
“ E corse Abramo verso la tenda da Sarah e le disse “presto, prendi tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce”(Bereshit vayerà18/6) (genesi)
Ma prima Avrahàm aveva già offerto del pane ai tre forestieri e subito dopo egli corre da Sarah per ordinarle di preparare l’impasto per fare delle focacce, questo anteporre il pane ha le focacce è per farci capire che il pane fatto da Sarah è speciale.
Avrahàm presenta le mazzòt agli angeli, egli compie la mizvà di Pesach prima ancora che gli ebrei fossero schiavi in Egitto, questo lo capiamo quando dice a Sarah,””sbrigati” questo sbrigati non era riferito alla necessità di anticipare il pane agli ospiti, ma nella necessità di impedire alla farina di diventare “chamez” cioè di lievitare. Allora era Pesach , lo deduciamo anche perché perché Avrahàm corse a prendere un animale da macellare che doveva rappresentare il Korban. I patriarchi non sono comandati eppure essi eseguono le mizvot.
Poi il testo continua con una affermazione che sembra l’esatto contrario di quello che sarà un regola di Moshè ricevuta sul Sinai, quella di consumare latte e carne insieme, ma come Avrahàm celebra Pesàch con gli inviati dai cieli e poi presenta loro carne e latte insieme?
ויקח המאה וחלב ובן-הבקר אשר עשה ויתו לפניהם והוא-עמד עליהם תחת העץ ויאכלו
“prese poi della crema e del latte, il vitello che aveva preparato e pose tutto dinnanzi a loro, essi mangiarono mentre egli stava in piedi vicino a loro sotto l’albero”(18/8)
Anche a questo è possibile fornire una risposta, non mancherà l’occasione.
Bene …..a questo punto posso anche chiudere la discussione, ovviamente se il nostro Sandro 48 non ha nulla da obbiettare .
Poi se qualcuno sarà disponibile ad affrontare altri esempi di interpretazione delle scritture ebraiche sarà sempre un piacere leggerlo, Sandro ha modificato il titolo della discussione per consentire a chiunque di poter fornire il proprio contributo, Noiman ha fatto il possibile per sostenere questa discussione che è complessa, sarebbe un piacere che altri continuassero e intervenissero per portare un valore aggiunto, perché io so ( me lo ha insegnato mio nonno materno) , che si può imparare da tutti e sempre.
Shalom
Noiman
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