Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Si Shay ;) , nella cartella introdotta da Janira, il 26 dicembre 2022 è stato affrontato questo argomento, lo puoi rileggere,sono sempre mani che vanno e che vengono, se vuoi commentarlo ti leggerò con piacere.
Noiman
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Dopo il temporale in genere arriva il sereno, ci si asciuga e si controllano i danni alle verdure che sappiamo che preferiscono la pioggerellina e la rugiada, questo vale anche per i commenti che se sono troppi e troppo imperativi non penetrano e trasbordano provocando danni, esiste la pioggia per le verdure (a lento assorbimento) e quella per gli alberi (più vigorosa) “bi-khlal matayim manèh”, che vuole dire che non è vero che insegnando per forza nel modo più profondo ciascuno poi trova la sua dimensione, come la pioggia violenta che invece di fare fiorire annichilisce il giardino.
Questo vale anche per il nostro forum, bisogna prenderne atto.

Per soddisfare in parte la domanda rimasta sospesa di Tiger di qualche settimana fa, continuo a commentare la relazione il Mishkàn e il cosiddetto mondo superiore.

Nel libro di Shmòt il Mishkàn è descritto con una abbondantissima quantità di misure ed elementi descrittivi, è alquanto singolare che il testo biblico che spesso è parsimonioso nel fornire chiarimenti e particolari che riguardano gli aspetti legislativi e rituali lasciando dei vuoti importanti nel significato e nella applicazione, dedichi invece tante parole per illustrare il Miskàn , il libro di Shmòt si chiude con parashàt di Pequdè, letteralmente il “computo”, un elenco dettagliato di tutte le parti costruttive del Mishkàn, in pochi hanno osservato che esiste una analogia con il libro di Bereshit in cui la sequenza progressiva di come D-o il formatore ha colmato lo spazio lasciato libero dalla sua contrazione, permettendo alle cose di esistere in una dimensione spaziale e temporale, forse per la prima volta si può contraddire quello che scrisse Andre Frossard : “D-o non conta mai oltre l’uno “.

Il Mishkàn è un microcosmo in cui ogni passaggio costruttivo trova rifermento nei sei giorni della creazione, nel primo giorno D-o stese i cieli come una cortina (Tehilim104/2), in Shmòt leggiamo che si fece una cortina con le pelli di capra (Shmòt 26/7), in Bereshit leggiamo che nel secondo giorno furono separate le acque inferiori da quelle superiori , in Shmòt troviamo scritto “La tenda costituirà una separazione per voi fra il Santo e il Santissimo”(26/33), nel terzo giorno leggiamo in Bereshit che furono radunate le acque , in Shmòt troviamo scritto “Farai una conca di rame”(30/18), ancora nel quarto giorno D-o creò i grandi luminari e parallelamente troviamo scritto “farai un candelabro” (25/31).
Nel quinto giorno D-o crea i volatili e in Shmòt leggiamo che “I Keruvim stendevano le ali verso l’alto”(35/20), alla fine del sesto giorno fu creato l’uomo a immagine e somiglianza divina e in Shmòt viene consacrato il Cohen Gadol a servizio di H.

Nel settimo giorno furono terminati il cielo e la terra, in Shmòt leggiamo: “Si terminò tutta la melakhàh ” in Bereshit D-o benedice la sua opera, il Mishkàn ricevette una speciale benedizione da parte di Moshè, viene impegnata la parola “Avodàh” (36/5), ma stranamente quando Moshè supervisiona tutta l’opera leggiamo: “Moshè esaminò tutta la Melakhàh e vide che avevano eseguito precisamente secondo quanto Y***aveva ordinato”, questa differenza sfugge alle traduzioni che impegnano esclusivamente il termine generico di “lavoro”, Keli Yekar si è posto la domanda perché l’opera del Mishkàn prima è chiamata “avodàh e poi melakhàh ?”
Ramban offre la sua spiegazione : Melakhàh si riferisce all’opera nel suo insieme mentre avodàh è il lavoro nelle sue parti in particolare riferimento ai keli , gli utensili e gli arredi , quindi Melakhàh riguarda l’opera completa .

Nel libro di Bereshit l’opera creativa viene ricordata da D-o al termine di ogni giorno creativo attraverso le parole, “era cosa buona”, un giudizio positivo delle singole creazioni ma come singolarità non rivelano ancora la completezza dell’opera come era nel progetto iniziale , ogni giorno corrisponde a “avodàh” , ma solo al sesto giorno all'inizio dello shabbàt leggiamo le parole “ e vide tutto quello che aveva fatto, ecco era molto buono
Norman Lamm delinea la differenza tra “tov” e “tov meod” , tov rappresenta il funzionamento al di sotto della capacità massima intesa come la possibilità delle cose di interagire con altri elementi , il mondo è un sistema interdipendente e relazionale e non semplice conglomerazione di parti indipendenti ecco perchè il riferimento è al livello del ”tov”, solo se si realizza l’unione sinergica, allora possiamo definire il sistema “tov meòd.

C’è differenza tra un pezzo fatto e un pezzo finito? questo è quello che si domandava Baudelaire, voi che ne dite?

E’ possibile interpretare il Miskhan simbolicamente come la connessione terrena con il cielo, leggiamo יהוה מקדש אדניפעלת “preparasti D-o il mio santuario" (di me Signore), (Shmòt 15/17), Rashi commenta”Il Santuario terreno è esattamente in corrispondenza con il trono divino che tu hai posto in alto”[ ….] l’accento posto sulla parola Santuario, la separa dall'espressione del tetragramma, per cui il verso deve essere inteso così:”Il Santuario che hanno predisposto le Tue mani, o Eterno, come è precisato nel verso “La mia mano ha fondato la Terra” (Yeshaya’ 48/13).

Questa costruzione non è un fine ma un mezzo, e anche se la costruzione sarà assolutamente materiale deve essere intesa come strumento per la costruzione di un edificio spirituale che deve dimorare nel cuore di ciascun uomo.
Commenta Malbim “Ha comandato che ognuno gli costruisca un Santuario con gli interni del suo cuore, sicché prepari se stesso a essere Residenza del Signore e abitazione per la presenza della sua forza e così un altare per innalzare tutte le parti della sua anima al Signore”(Artzoth Ha-Shalom).

shalom chaverim
Noiman




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Maria Grazia Lazzara
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Noiman cita Malbin " Ha comandato che ognuno gli costruisca un Santuario con gli interni del suo cuore , sicche' prepari se stesso a essere Residenza del Signore e abitazione per la presenza della sua forza è così un altare per innalzare tutte le parti della sua anima al Signore ! " La trovo stupenda , non so quante volte l'ho letta e poi l'ho scritta nel mio libro personale, mi ha subito ricordato le scritture di 1Corinti 3:16 ed Efesini 2:18-21 Grazie Noiman per avermela fatta conoscere . In una persona dove dimora questo spirito cosa puoi trovare ? Punto di riflessione . Grazie di nuovo ☺️🤗😍
AndreaC

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AndreaC »

Buongiorno a tutti è meraviglioso quello che ha scritto Noiman, è da ieri sera che lo leggo e rileggo, veramente, grazie
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

eccola quà, disponibile per tutti.
Noiman
AEnim

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AEnim »

Argomento: TRADIZIONE E TRASMISSIONE ORALE

Riporto prima i precedenti post scritti nell'altra cartella, così continuamo



AEnim aveva scritto:
AEnim ha scritto: lunedì 1 maggio 2023, 10:27

Dal mio punto di vista e nella mia esperienza il TaNaKh è (1) un testo tantrico (vuol dire tante cose - anche perché ce ne sono di diversi tipi - ma qui solo alcune).

In tutte le tradizioni che si muovono sulla trasmissione diretta si scrive il meno possibile, si scrive in modo criptico e ciò con diversi scopi, si procede esclusivamente con i permessi e le autorizzazioni dei maestri, per tanti motivi che qui non starò a dire.

Gli antichi maestri non si facevano sicuramente rubare il mestiere con facilità, e quindi insegna legittimamente un tantra esclusivamente chi - facente parte della tradizione e perfettamente inserito nella trasmissione diretta, che non è solo orale - ne ha ricevuto il permesso.

Questo qui (questo testo), nel nostro linguaggio, è [potrebbe essere definito come] il tantra di una "famiglia tantrica" (che sarebbe appunto il Popolo di Israel), appartiene solo a loro e a nessun altro.

Da noi si dice che un dharma è come un serpente, e se preso per il verso sbagliato può mordere ed avvelenare, sia chi lo prende per il verso sbagliato, sia, aggiungo io, anche terzi, con conseguenti responsabilità morali.

Sono stata allieva di uno dei maggiori tantristi europei [che spero non mi legga in quanto i miei paragoni potrebbero facilmente suonargli impropri e azzardati :D , con conseguenti tirate di orecchie], che ci ha mostrato come possono venire criptati i testi, ed esistono dei modi incredibili, persino utilizzando "il tuo respiro quando leggi".

Perciò per mio conto mai si potrà fare a meno di loro per comprendere quel testo senza farsi o far mancare il respiro a qualcuno.

Mi auto commento:
(1) “E’” qui significa che può apparire possederne un certo tot di elementi, a sufficienza perché a me appaiano delle similitudini perlomeno significative;
ovviamente non trascuro il fatto che le cose possono essere anche secondo il modo in cui le si guardano, quindi si può annoverare il tutto tranquillamente semplicemente come un mio modo di guardare.


Besasea ha scritto:
AEnim ha scritto: lunedì 1 maggio 2023, 10:27 ci ha mostrato come possono venire criptati i testi, ed esistono dei modi incredibili, persino utilizzando "il tuo respiro quando leggi".
Questo metodo lo ha ampiamente trattato Abramo di CE nel suo saggio "Malkhodet Milin" (il senso del titolo significa "trappola di parole") con molti esempi che riempiono pagine intere. Specialmente nel Genesi e nel libro di Yehoshua.



AEnim ha scritto:

Besàseà ha scritto: martedì 2 maggio 2023, 13:27 Sulla Torah Orale sempre le stesse beffe. Credere o non credere all'esistenza della Torah Orale è una posizione religiosa. Negli studi si prende atto che essa è attestata nei testi ebraici antichi e si studia perché legata al popolo ebraico e al Tanakh. Negli studi non si prendono posizioni religiose, ma queste casomai si studiano per comprenderne le basi.
Non so che dirti. Io credo che qui sia strutturale non prendere in considerazione l'esistenza di Torah orale e tradizione ebraica e guardare al testo del TaNaKh esclusivamente per se stesso.
Parlare di tradizione orale poi suscita sempre forti reazioni.
Insomma i problemi sono sempre gli stessi, sempre sulle stesse cose, senza mai venire a capo di niente.
Non so proprio come si possa risolvere.

In questi giorni stavo leggendo in giro di Esdra. Dato che mi pare di aver capito che tutto ciò che si ha di scritto lo si deve a lui e non vi sia nessuno scritto attestato prima di lui (suppongo, non lo so, eh, è la prima volta che me ne interesso) non so cosa pensino gli accademici occidentali, prob. che si sia svegliato una mattina e con molta fantasia abbia inventato tutto all'improvviso di sana pianta, e che solo chi è religioso possa 'credere' in una trasmissione orale di testi o comunque di contenuti. Boh.

So che ci sono delle problematiche a riguardo di oralità, testi orali, tradizione orale e trasmissione orale pure in orientalistica anche se non ci sono arrivata come studi fino al punto di esaminarle.
In ogni caso ad esempio la memorizzazione e recitazione degli interi testi - per esempio - è tutt'oggi praticata e mantenuta. Si recita sempre il testo a memoria prima di spiegarlo - la trasmissione della spiegazione è da maestro a discepolo - ed è anche escluso proprio che tutte le spiegazioni date siano reperibili per iscritto. Se non vai a sentirle, non le trovi per iscritto. E si vuole proprio che sia così, quindi un esterno non sa.
Negli studi si prende atto che essa è attestata nei testi ebraici antichi
Mi piacerebbe conoscere (in riassunto) quali siano le attestazioni (mi ricordo di aver letto di un "torot" al plurale ma non ne so troppo di più).





BESASEA ha scritto:
AEnim ha scritto: martedì 2 maggio 2023, 19:11 Non so che dirti. Io credo che qui sia strutturale non prendere in considerazione l'esistenza di Torah orale e tradizione ebraica e guardare al testo del TaNaKh esclusivamente per se stesso.
Infatti è una posizione religiosa basata sul Sola Scriptura. Si basa sulla concezione dell'obbligo religioso di osservare la Bibbia, non sulla sua indagine neutrale.
E' impossibile comprendere il Tanakh senza la tradizione ebraica che ci istruisce sul senso dei termini e delle espressioni idiomatiche. Ma anche in generale è illogico e utopico studiare la letteratura di un popolo isolandola dal popolo che l'ha generata. Se ciò è successo è solo perché si ubbidisce a dei dogmi.

Dal punto di vista dell'indagine storica la trasmissione orale è reale perché la Mishnàh esiste e la si ripete continuamente fino ad oggi. Credere o non credere che essa sia la continuazione della Torah Orale data sul Sinai è una questione di fede. Mettendo da parte la fede rimane importante studiare i costumi e la lingua di questo popolo millennario.

Inoltre il Tanakh fu criptato, furono tolte le madri di lettura e applicata una vocalizzazione che ne maschera il contenuto. Testo scritto e trasmissione orale, dal punto di vista filologico devono corrispondere perché la sua interpretazione va sempre a pari passo con esso. Ma spesso invece notiamo all'apparenza che non c'è corrispondenza a causa del testo scritto che è criptato. Ecco che qui la tradizione orale ci aiuta a decriptare il testo scritto. Quindi è indispenzabile.
In questi giorni stavo leggendo in giro di Esdra.
Con Ezra termina la profezia e inizia la divulgazione della Torah Orale al popolo, che prima era affidata ai soli cohanim e ai membri del Sinedrio.
Ezra ricevette la trasmissione orale da Baruch ben Neria, che a sua volta ricevette dal profeta Geremia e così via indietro fino a Moshé.
Mi piacerebbe conoscere (in riassunto) quali siano le attestazioni (mi ricordo di aver letto di un "torot" al plurale ma non ne so troppo di più).
Abbiamo attestazioni in tutti i testi antichi, ci vorrebbe una discussione apposita.

Il Patto stipulato fra Dio e il popolo ebraico, dato che è un fatto nazionale da cui dipende la sua identità, è trasmesso oralmente in modo che tutti lo ripetono. Questo metodo esclude la possibilità di errori perché ognuno, nella ripetizione orale, si confronta con l'altro e tutti la ripetono in gruppo. Il libro scritto, se lo perdi non puoi più dimostrare la tua identità. Oggi la ricerca e l'identificazione delle dieci tribù disperse si effettua controllando se c'è in esse la presenza della ripetizione orale, che è la vera carta d'identità.

Quanto a me, ecco la mia alleanza con essi, dice il Signore: Il mio spirito che è sopra di te e le parole che ti ho messo in bocca non si allontaneranno dalla tua bocca né dalla bocca della tua discendenza né dalla bocca dei discendenti dei discendenti, dice il Signore, ora e sempre.

Isaia 59.21 (CEI)
AEnim

Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AEnim »

Besàseà ha scritto: mercoledì 3 maggio 2023, 13:07
AEnim ha scritto: martedì 2 maggio 2023, 19:11 Non so che dirti. Io credo che qui sia strutturale non prendere in considerazione l'esistenza di Torah orale e tradizione ebraica e guardare al testo del TaNaKh esclusivamente per se stesso.
Infatti è una posizione religiosa basata sul Sola Scriptura. Si basa sulla concezione dell'obbligo religioso di osservare la Bibbia, non sulla sua indagine neutrale.
E' impossibile comprendere il Tanakh senza la tradizione ebraica che ci istruisce sul senso dei termini e delle espressioni idiomatiche. Ma anche in generale è illogico e utopico studiare la letteratura di un popolo isolandola dal popolo che l'ha generata. Se ciò è successo è solo perché si ubbidisce a dei dogmi.
Mi è piaciuto "utopico", è proprio così.
Il fatto è che forse anche l'accademia è stata influenzata da questa mentalità.
Ricordo che mi hanno raccontato di dialoghi con gli orientali che direbbero a noi:
Se tu trovi delle pietre messe una sull'altra, delle vestigia, dei reperti,dici che una cosa è esistita, se non le trovi dici che non è esistita, ma per noi non è così; per noi qualcosa è esistita se c'è ancora qualcuno che la pratica, è la persona il "reperto" valido.
Dal punto di vista dell'indagine storica la trasmissione orale è reale perché la Mishnàh esiste e la si ripete continuamente fino ad oggi. Credere o non credere che essa sia la continuazione della Torah Orale data sul Sinai è una questione di fede. Mettendo da parte la fede rimane importante studiare i costumi e la lingua di questo popolo millennario.
Normalmente, quando si dà spiegazione di un passo di TaNaKh (p.e. che shen tachat shen è manon) ci rispondono: eh, ma la Mishnah è del terzo secolo, il Levitico invece è molto prima: non vale, è interpretazione troppo postuma (intendono: scritta per coprire le magagne del passato), non dimostra niente.

Ezra ricevette la trasmissione orale da Baruch ben Neria, che a sua volta ricevette dal profeta Geremia e così via indietro fino a Moshé.
Fantastico. Quindi avete tutta la sampradaya/parampara (catena di trasmissione).
In ambito orientale spesso la si recita periodicamente anche quella.
Mi piacerebbe conoscere (in riassunto) quali siano le attestazioni (mi ricordo di aver letto di un "torot" al plurale ma non ne so troppo di più).
Abbiamo attestazioni in tutti i testi antichi, ci vorrebbe una discussione apposita.
Puoi approfondire se vuoi.

Il Patto stipulato fra Dio e il popolo ebraico, dato che è un fatto nazionale da cui dipende la sua identità, è trasmesso oralmente in modo che tutti lo ripetono. Questo metodo esclude la possibilità di errori perché ognuno, nella ripetizione orale, si confronta con l'altro e tutti la ripetono in gruppo. Il libro scritto, se lo perdi non puoi più dimostrare la tua identità. Oggi la ricerca e l'identificazione delle dieci tribù disperse si effettua controllando se c'è in esse la presenza della ripetizione orale, che è la vera carta d'identità.
E' proprio così. Ad esempio, dopo il secondo dopoguerra una quantità di comunità theravada nel mondo (recitano il canone pali tutto a memoria, ne ho frequentata una per un periodo) sono venute a conoscenza dell'esistenza le une delle altre, e ciò che hanno fatto è stato riunirsi e recitare. Avevano tutte conservato perfettamente il testo.
Con questo metodo non si può modificare il testo. Mentre è proprio scrivendo qualcosa di non ripetuto in questo modo che si potrebbe farlo.
Quanto a me, ecco la mia alleanza con essi, dice il Signore: Il mio spirito che è sopra di te e le parole che ti ho messo in bocca non si allontaneranno dalla tua bocca né dalla bocca della tua discendenza né dalla bocca dei discendenti dei discendenti, dice il Signore, ora e sempre.

Isaia 59.21 (CEI)
Però c'è un divieto di mandare a memoria il TaNaKh, bisogna leggerlo. Tuttavia, ascoltando gli audio si nota che diversi rabbini conosco a memoria porzioni di diversi scritti.
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

La tradizione ebraica ha un rapporto speciale con il “Libro”, inteso come strumento e macchina pedagogica .
La lettura della Torah: è proibito leggere a memoria, ma non è impedito di conoscere il testo a memoria, questo significa che se anche il lettore conosce il testo a memoria per averlo moltissime volte letto in pubblico e in privato o averlo studiato , non può recitarlo senza disporre del testo scritto e quindi lo deve leggere, è una catena che impegna i copisti del testo biblico e i suoi fruitori che hanno la garanzia di disporre di un testo inalterato, mi pare che sia stato Ezra ha indicare le regole per il traduttore, e per la lettura pubblica, quando, dove , questo avveniva quando il popolo non comprendeva il testo scritto con le lettere quadrate e vicino al lettore esistevano i meturghermim “traduttori “da cui deriva il termine “targumim”, e “targum” (diventata una vera letteratura) ; Nella lettura pubblica c’era una alternanza tra il lettore e il traduttore, il traduttore non aveva la facoltà di leggere il testo per tradurre ma doveva farlo con la memoria, il lettore nello stesso tempo non aveva facoltà di aiutare il traduttore che doveva arrangiarsi.
Conosco alcuni rabbini che conoscono il testo di molte parashòt e altri testi a memoria, ma quando sono impegnati nel servizio leggono il testo che non è vocalizzato.
Noiman
roberto
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da roberto »

Quanto a me, ecco la mia alleanza con essi, dice il Signore: Il mio spirito che è sopra di te e le parole che ti ho messo in bocca non si allontaneranno dalla tua bocca né dalla bocca della tua discendenza né dalla bocca dei discendenti dei discendenti, dice il Signore, ora e sempre.

Isaia 59.21 (CEI) Questo versetto è usato come chiaro messaggio sul patto trasmesso oralmente da Dio al suo popolo. Innanzitutto il versetto, è tradotto bene? Queste parole sono già state messe in bocca, un evento passato, ma quando? E a cosa si riferiscono?
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Ecco la traduzione letterale di Isaia 59:21:
“E io questo [è] [il] patto di me con loro, disse Yhvh, [lo] spirito di me che [è] su te e [le] parole di me che posi in bocca di te non partiranno da bocca di te e da bocca di stirpe di te e da bocca di stirpe di stirpe di te, da adesso e fino a sempre”. – Cfr. Is 51:16.

Si noti: “disse Yhvh”, il quale disse “[le] parole di me che posi in bocca di te”. A me sembra che il berìt, il patto, sia riferito alla Toràh. In Es 24:3 è detto che Mosè andò a riferire al suo popolo tutte le parole di Yhvh e che gli ebrei si impegnarono ad osservarle; al v. 4 è detto chiaramente che Mosè mise per iscritto tutte le parole che aveva ricevuto da Yhvh: וַיִּכְתֹּב מֹשֶׁה אֵת כָּל־דִּבְרֵי יְהוָה, “e scrisse Mosè tutte le parole di Yhvh”; in 6-8 è descritta l’ufficializzazione del patto.

Personalmente, non trovo traccia di alcuna Toràh orale, trovo anzi perfino la diffida divina a modificare quanto scritto “con il dito di Dio”.
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