Interpretazione delle Scritture Ebraiche

noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Abbiamo considerato l’episodio degli esploratori in alcune delle implicazioni che il testo biblico suggerisce, l’atteggiamento minimalista e revisionista in voga in questi anni sostiene che la lettura biblica non deve essere considerata come una rivelazione e neanche come un narrazione di fatti realmente avvenuti , secondo questa visione Moshè, Avrahàm non sono mai esistiti il contenuto della bibbia è ridotto a una misera cronaca di pastori giunta miracolosamente fino a noi, Yeshuà ( Giosuè ) è una invenzione ,forse un residuo arcaico proveniente dalle cronache di tribù di pastori nomadi che si sono identificati come popolo e le loro storie conservate e raccolte in un testo con il nome di Bibbia.

Tutto questo non è fondamentale e rimane una ipotesi come tante altre, non importa cosa uno crede o non crede riguardo alla veridicità della storia , il testo biblico rimane ad oggi inalterato grazie a una bizzarra tradizione conservativa iniziata oltre 3000 di anni prima di pastori vissuti in una piccola parte sperduta nella vastità dell’impero romano , la storia originale è scritta in ebraico , tradotta in tutte le lingue del mondo implora “interpretami” che vuole anche dire “estrai quello che vuoi”, comprese le critiche storiche e il minimalismo e l’emicrania.
Anche riducendo l’importanza teologica e cancellando ogni aspetto della rivelazione divina come soggetto rimangono profondi insegnamenti pedagogici che appartengono a una narrazione con scopo educativo, uno di questi aspetti è la “maldicenza” che oggi come allora non sembra esaurirsi.

Prima dell’episodio degli “esploratori” è significativo rivedere quello che è accaduto nel capitolo precedente e che ha una connessione con Bemidbar capitolo13.
Miriam e Aron parlavano contro Moshè a cagione della donna etiope che aveva preso, giacchè egli aveva preso una donna etiope”(Bemidbar 12/1)
ותדבר מרים ואהרן במשה על- אדות האשה הכשית אשר לקת כי-אשה כשית לקח
La donna etiope è quasi sicuramente Zipporàh figlia di Jetrò , questo episodio viene da sempre connesso con la punizione della tzaràth, la lebbra che colpì Miriam a causa della presunta maldicenza nei confronti di suo fratello, la traduzione di Bemidbar 12/1 sembrerebbe rafforzare questa lettura con le parole “Miriam e Aron parlavano contro Moshè
E possibile rivedere questo giudizio ?
In realtà nel testo non troviamo scritto “contro Moshè”, ma a “causa della donna etiope”, la stessa parola כשית “cushit” non significa solo etiope ma era un vezzeggiativo come in arabo “firuze” è un complimento per una bella donna, anche “cushit” è un termine dedicato a esaltare un modello di bellezza, come dire oggi che le forme di una donna sono come una statua di ebano, Onkelos coglie questa sfumatura del termine e traduce in aramaico ”ittethà shappirtà” (bella donna),( fonte ( Lattes -Nuovo Commento alla Torah), certamente la pelle scura spiccava in forme già molto belle, stabilendo un rapporto ben preciso tra la bellezza e la pelle bruna, ancora Lattes sottolinea che “kushit” diventa un vezzeggiativo, assai simile aggiungo io a l’espressione “bella moretta”, interessante il commento a riguardo:
Zipporah si faceva notare da tutti per la sua mirabile beltà, come un moro si fa notare da tutti per il colore della sua pelle, o che negra voleva dire il suo contrario, cioè “candida”, come gli arabi dice Ibn Ezra”chiamano “bianca “la pece o come in ebraico si usa dire del cieco che è ricco di luce, allo stesso modo che i latini dicevano “lucus a non lucendo”, o finalmente, per uno di quei giochetti aritmetici cosi cari ai seguaci delle dottrine esoteriche, si era scoperto che il valore numerico del vocabolo “kushith” sommava a 736 come quello dei due vocaboli “iefàth marèh” (bella di aspetto).(Nuovo Commento alla Torah di dante Lattes).
Il commento di Dante Lattes è tratto da Rashi che qualche secolo prima ha affrontato lo stesso problema.
Una seconda possibilità è che la discussione sia sorta sul fatto che Moshè avesse trascurato la moglie, ma dovremmo ritornare ancora indietro di un altro capitolo.
Shalom
Noiman
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

מלכי-צדק מלך שלם

Melkisedek Re di Salem

L’interpretazione delle scritture ebraiche è il titolo di questa cartella aperta molto tempo fa dal buon Sandro e rimane tra le più visitate, in cui mi pare di aver scritto parecchio cercando di offrire il mio contributo con l’intenzione di proporre degli approfondimenti del testo biblico secondo il pensiero ebraico, evidenziando alcune parti delle scritture ebraiche problematiche in cui è necessario ricercare nuovi significati o evidenziando alcuni aspetti inediti del testo originale che le traduzioni omettono o deformano per convenienza teologica , questo è avvenuto dai tempi della traduzione della LXX , sappiamo anche che le traduzioni in qualunque lingua costituiscono già la prima forma di interpretazione , quando poi consideriamo scritture ebraiche scopriamo che una successiva reinterpretazione è stata fatta dalla massorà che ha aggiunto il suo suggerimento di lettura, una vera e propria forma di deriva ermeneutica, da molto tempo il TM è diventato il testo di riferimento su cui si basano la quasi totalità delle traduzioni oggi disponibili, ma questo non impedisce che partendo dal testo vocalizzato o meno ci sia sempre la possibilità di ricercare una terza forma di interpretazione anche se con le dovute limitazioni è sempre in attesa di suggerimenti.

Riprendo in questa cartella un estratto di un lavoro che ho scritto molto tempo fa, molto prima che fossero disponibili i sistemi di scrittura che oggi rendono tutto più semplice, l’argomento è l’approfondimento del libro di Bereshit dove viene leggiamo l’incontro tra Avrahàm e Melchisedek, inizio del capitolo 14 del libro di Bereshit nella parashàt lech lechà.
L’inizio di del capitolo 14 descrive una guerra singolare tra alcuni regni della terra, in realtà il testo biblico è estremamente sobrio nel fornire le motivazioni che spieghino il motivo di questa guerra , il lettore è indotto a considerare questa parte del libro di Bereshit come un residuo di una narrazione di una narrazione più antica i cui più che i fatti predominano i nomi dei regni e dei loro re , l’incontro tra Avrahàm e Melchisedek apparentemente sembra fuori contesto , altre volte il testo biblico introduce i propri personaggi in modo repentino e in questo caso sembra evidente il tentativo dell’agiografo di sfruttare un palcoscenico per giustificare la legittimità del potere divino investito nella classe sacerdotale, un vero è proprio stratagemma letterario che l’agiografo sapientemente costruisce tramite elementi storici e di cronaca da lui conosciuti per introdurre i suoi personaggi .
I personaggi sono due Avrahàm e Melchisedek , quest’ultimo è una figura veramente singolare sospesa tra immaginario e fantastico, anello di collegamento tra il mondo dei sopravissuti di Noàch e quello dei costruttori dei migdalim.

Ed avvenne al tempo di Amrafel re di Shinnar, Arioch re di Elasar, Kedorlaomer re di Elam e Tidal re di Goym. Fecero una guerra contro Berà re di Sdom, Birshà re di Amorà, Shinav re di Admà, Shemever re di Zvom ed re di Bela, cioè Zoar.Tutti questi si concentrarono nella valle della calce, ossia il Mar Morto (Bereshit 14/1-3).
Quattro regni affrontano cinque regni, il testo è scrupoloso nell'indicarci tutti i nomi dei re nell’ordine di importanza, nonostante l’enfasi della narrazione ci sembra che l’agiografo abbia utilizzato i nomi di regni veramente esistiti, Amrafel potrebbe essere Hammurabi¸ Kedorlaomer identificabile con Kudur Lagamar un regno esteso tra Babilonia e il Golfo Persico, grandi eserciti contro i re della valle di Sdòm , un’area assai piccola dove convivevano cinque piccole città stato, questo ci induce a pensare che questo palcoscenico sia lo sfondo storico utilizzato per introdurre i personaggi biblici, con questo non significa che bisogna ridurre la narrazione biblica a una fantasia e non riconoscere la storicità dei patriarchi, ricordando che la Bibbia non è un libro di storia.

Lot rimane suo malgrado coinvolto nella lotta e viene catturato a Sdòm , la conclusione è frettolosa”E presero tutti i beni di Sdòm e Amorà e tutto il cibo e se ne andarono.”, insieme al bottino viene suo malgrado catturato Lot e tutta la sua gente, mentre il re di Sdom insieme al re di Amoràh (Gomorra) si sono salvati fuggendo, nessuna notizia gli altri re sconfitti , la situazione diventa irreale quando leggiamo che dovrà essee Avrahàm a intervenire per salvarlo , la sorte di un solo uomo è anche è affidata a un solo uomo, questo rafforza la sensazione che l’agiografo abbia voluto inserire i suoi personaggi nella storia in modo opportunistico, non leggiamo nessuna cronaca di guerra, solo l’esito.
Ed uscì il re di Sdom, il re di Amorà, il re di Admà, il re di Zvoim, il re di Bela, cioè Zoar, e fecero contro di loro la guerra nella Valle della Calce. Con Kedorlaomer re di Elam, Tidal re delle genti, Amrafel re di Shinnarm, Arioch re Elasar; quatro re contro cinque. E la valle della Calce è piena di pozzi di asfalto, e fuggirono il re di Sdom e quello di Amorà e vi caddero dentro, ed il resto cercarono rifugio sui monti” (Bereshit 14/10).
Ramban interpreta i nomi dei regni come una profezia delle dominazioni che Israele subirà ; secondo Rashi Amràfel re di Shinnnar sarebbe Nimrod, il regno menzionato rappresenta la città di Babilonia che sorgeva nella valle di Shinnar, Arioch è re di Elasar, corrisponde alla dominazione persiana ; Kedorlaomer re di Elam, è la Grecia, infine Tidal re delle genti identificato con Roma”, Edom.
Avrahàm viene avvisato della prigionia di Lot e scende in campo in una azione singolare
וישמע אברם כי נשבה אחיו וירק את-חניכיו ילידי כיתו שמנה עשר ושלש מאות וירדף עד-דן
E ascoltò Avràm che fu catturato il fratello di lui e mosse gli educati nati nella casa sua in trecentodiciotto e insegui fino a Dan”(Bereshit14/14)
Questa parte del testo è oscura, la traduzione preferisce tradurre את-חניכיו come “esperti nelle armi”, in realtà “chanicav” letteralmente traducibile come i suoi addestrati può significare anche i suoi “studenti” ,חינוך la parola חנך è polisemica e oltre veicolare il concetto di educare raccoglie anche il senso di inaugurare , חן chen è la “grazia” che non va intesa nel senso del pensiero comune, l’agiografo sapeva benissimo cosa era una forza militare e utilizza sapientemente le parole per spiegarci qualche cosa di più profondo ampliando il significato e suggerendo che si trattava di un confronto morale tra Avrahàm e la sua casa di studio contro i regni che calpestavano i popoli , forse una guerra simbolica in cui l’unico esercito è costituito dai talmidim, gli studenti discepoli , l’espressione “nati in casa” è una ulteriore sottolineatura, il midrash spiega “ usavano lo stesso nome di Avrahàm”, la guerra è definita milkèmet chinùch una guerra di educazione , anzi “l’educazione” intesa in tutte le sue sfumature e questo lo capiremo meglio quando Melchisedek , il Re della Giustizia prenderà a sua volta lezioni da Avrahàm.

La battaglia viene vinta tramite 318 “chanichavim” , il numero è sorprendente, nessun esercito di quelli schierati poteva trarre vantaggio da un numero di 318 chajalim , è ovvio che bisogna pensare a una spiegazione alternativa, la tradizione afferma che era c’era solo un discepolo , un talmid di nome Eliezer , il servitore più anziano nella casa di Avrahàm il cui nome in ebraico ha valore gematrico di 318, la guerra viene vinta, non solo viene liberato Lot e la sua famiglia ma viene anche recuperato il bottino predato.
Nel capitolo 14/17 leggiamo dell’incontro tra Béra re di Sodoma e Malki-Zedèch con il titolo di re di Shalem.
Ed uscì il re di Sdom incontro a lui dopo il suo ritorno dall’aver colpito Kedorlaomer ed i re che erano con lui, presso la valle dell’Uguaglianza essa è la valle del Re. E Malki-Zedek, re di Shallem tirò fuori pane e vino ed egli era sacerdote del Dio Eccelso che ha consegnato i suoi nemici nelle tue mani” Ed egli gli diede una decima di tutto” (Bereshit- Lech- lechà 14/17) (Bereshit).

E la prima volta che leggiamo in nome di Melchisedek, il midrash lo identifica come Sem figlio di Noàch, צדק -מלכי il nome è l’unione di due parole congiunte dal maqqèf , una sottolineatura che indica che vanno considerate come gruppo fonetico e un significante unico “ Re “ di giustizia”, la vocalizzazione nel testo masoretico conferma che si tratta di un uomo chiamato “re di giustizia” , su questo punto sorvolo per il momento altre possibilità di lettura del solo testo consonantico e consideriamo צדק -מלכי come un vero e proprio patronimico che identifica un personaggio ben preciso.(nello studio ho omesso la parte che considera una ipotesi diversa studiando i documenti qumranici che offrono alcune possibilità di un orientamento diverso).
“Re di Shallem “שלם “shallem”è un spazio ben preciso indicato dalla mistica ebraica come il Luogo, la radice שלמ è molto prolifica in significati e veicola nel campo semantico il concetto di “integro” , inteso anche come senso di perfezione per mancanza di difetto, un concetto di difficile comprensione come si domandava Baudelaire” C’è differenza tra un pezzo fatto e un pezzo finito? Il concetto di integrità è connesso alla giustizia su cui è basato il senso della pace e del benessere, concetti profondamente connessi, da questa deriva semantica raccogliamo שלם come: pace , salute , salvezza, integrità.
Il nome צדק -מלכי condensa le parole re con giustizia di un personaggio che raccoglie anche il titolo di cohen , “E Malki-Zedek, re di Shallem tirò fuori pane e vino ed egli era sacerdote del Dio Eccelso perché allora non abbiamo letto כהן צדק, ma solamente “re di giustizia” anche se sappiamo che Melchisedek è re e sacerdote insieme.
Non viene citata nessuna genealogia, nel Vangelo in Ebrei 7/3 Melchisedek viene paragonato al Cristo, su questa affermazione sono nate alcune interpretazioni teologiche e fideistiche che verranno successivamente considerate eretiche dalla Chiesa, ancora oggi il paragone con Micha’el si ritrova in alcune frange del cristianesimo.
Gerusalemme è chiamata Zedek perché è scritto”La giustizia vi dimorava”(Is. 1/21)
Questo incontro non avviene a Sdòm ma a Shallem , questo lo si può dedurre dalla frase: E uscì il re di Sdom incontro a lui” . il Bereshit Rabbàh commenta:”Cominciò ad adularlo e gli disse”Come tu sceso nella fornace ardente e ti sei salvato, cosi anche io sono sceso nel pozzo di bitume e mi sono salvato” (XLII, 5).
Il luogo in cui si incontrano nell'immaginario ebraico è sacro, la tradizione identifica questo posto come “maqom” il luogo dove fu creato Adamo, dove si compierà la Akedàh Izchàk, . “ Il Signore provvederà” יהוה יראה ,questo è il luogo dove tutto verrà ricondotto all’Altissimo , Elìon. Leggiamo questa parola quattro volte nel testo di Bereshit .
Dal Bereshit Rabbà: “ Avrahàm chiamo quel luogo “Jir’eh” “provvederà” [come è detto ]: E chiamo Avrahàm quel luogo “Il Signore provvederà “ [Shem lo chiamò Shallem come e detto]:Malkisedek re di Shalem [Disse il Santo, Egli sia Benedetto: Se Lo chiamò Jir’eh come ha chiamato Avrahàm, Shem, che è uno giusto, si irriterà; così Io lo chiamo Shallem come la chiamato Shem, Avrahàm , che è un uomo giusto, si irriterà; così Io lo chiamo Jerushallem come l’hanno chiamato tutti e due”(Bereshit Rabbà - LVI 10).


Il primo gesto di Melkisedek è quello di offrire pane e vino, Rashi commenta questo passo :
”Così si usa fare per coloro che ritornano affaticati dalla guerra. In tal modo Melkisedeq mostrò ad Avram che non gli portava male in cuor suo per il fatto che egli aveva ucciso i suoi figli. Secondo il midrash aggadico, Melkisèq fece una rivelazione ad Avram riguardo le offerte e alle libagioni che avrebbero offerto là i suoi figli”. I figli sono intesi i discendenti di Avraham .

Melchisedek benedice Avrahàm attraverso una formula particolare
ומלכי-צדק מלך שלם הוציא לחם ויין והוא כהן לאל עליון ויברכהו ויאמר: ברוך אברם לאל עליון קנה שמים וארץ
“E Melkichisedek re di Salem fece uscire pane e vino, lui era sacerdote Dio Altissimo (El Elion), lo benedisse e disse:”Benedetto Avram da Dio Altissimo che ha creato cieli e terra” (Bereshit 14/18-19)
Leggiamo per la prima volta la forma ufficiale sacerdotale che Melchisedek pronuncia in una precisa sequenza, D-o viene menzionato nella forma לאל עליון,

Questo pone la domanda da dove derivi questa investitura sacerdotale, non conosciamo una forma antecedente di sacerdozio , non abbiamo mai letto El Elion , come formula solenne, se prendiamo come ipotesi che non tutto è stato scritto nel testo biblico possiamo anche ritenere alcune cose siano accadute anche se non ne troviamo riscontro, oppure non possediamo il testo completo, è possibile che sia esistito un testo di poche parole che non conosciamo? qualcuno ha già ipotizzato che potrebbe esistere uno scritto di poche parole, qualche riga, forse mezza pagina che il sefer di Bereshit accenna, quanto deve essere lungo uno scritto per definirsi libro? Forse corto come quello dove leggiamo “ze séfer toledòt adàm “(Bereshit 5/1), apparentemente un libro nel libro, ma non sappiamo se questo è il titolo di un’altra opera o solamente il proseguo di Bereshit, quando al versetto successivo leggiamo “Quando Dio creò l’uomo lo fece a somiglianza di D-o” possiamo metterci l’anima in pace!

Avrahàm accetta e riconosce l’autorità de Melchizedek e offre la decima, tuttavia il midrash pone alcune osservazioni:
Sem istruì Abramo nelle leggi del sacerdozio e nella Torah, e in segno di amicizia lo benedisse, definendolo sodale di Dio nel possesso della terra, dal momento che suo tramite il Nome di Dio era reso noto agli uomini per la prima volta. Ma Melchisedek pronunciò la sua benedizione in modo sconveniente, poiché nominò prima Abramo e poi Dio”( Ginzberg), il testo non sottolinea con decisione quale sia il soggetto della azione e secondo Ràdak si può anche leggere che fu Melchisedek ha versare la decima ad Avrahàm, una delle implicazioni di versare la decima parte di qualche cosa è una forma di riconoscimento di una autorità superiore, Shem figlio di Noàch risulta il secondo sopravvissuto della generazione del diluvio, progenitore di Avrahàm al decimo posto nell’ordine generazionale, (Shem, Arpaksad, Shelah, Ever, Peleg, Reu, Serug, Nachor, Teràch, Avrahàm) , secondo le profezie altre dieci generazioni separeranno Avrahàm da Moshè, questi spazi generazionali nel pensiero biblico costituiscono un vero e proprio elemento della struttura letteraria, menzionare il nome e la catena della sua discendenza conferisce fondamento giuridico alle azioni degli uomini, la sequenza delle genealogie contenute nel libro di Bereshit è la più ricca, “אלה תולדות “queste sono le generazioni”, viene ripetuto 10 volte (2,4; 5,1; 6,9; 10,1; 11,10. 27; 25,13; 36, 1e 9; 37, 2) , ma qui abbiamo una eccezione perché non è menzionata la discendenza di Melchisedek, ma se egli è veramente il figlio di Noàch allora tutto torna e questa autorevolezza è connessa a un sacerdozio che non abbiamo ancora conosciuto che passa dalle progenie di Shem ad Avrahàm e il suo seme, facendo distinzione tra il “seme” di tutta una umanità e il seme di una ben precisa discendenza.
L’insegnamento di questo parte di Bereshit è duplice, viene condannato il principio della schiavitù e l’oppressione dei popoli secondo una nuova forma di pensiero etico, ma sappiamo che questo rimarrà un messaggio sterile e i popoli continueranno a opprimersi l’uno verso l’altro e la schiavitù condizione comune, il secondo elemento è formativo e anticipa quello che successivamente sarà il sacerdozio unito alla regalità nella figura del Re Sacerdote Cohen, il terzo spunto è pedagogico , il diritto per discendenza va affiancato al merito della giustizia che Melchisedek non sembra più in grado di garantire, il mondo dovrà essere basato sul Chesed e Avrahàm è chiamato a garantirla.
Il testo introduce il re di Sdom”E disse il re di Sdom ad Avram:”Dammi le persone e prenditi il bottino” la risposta è una affermazione singolare:
ויאמר אברם אל-מלך סדם הרימתי ידי אל-יהוה אל עליון קנה שמים וארץ
E disse Avram al re di Sdom, alzai la mano al Signore Elion (Eccelso) che ha קנה generato il cielo e la terra” (14/22), le traduzioni semplificano con “giurare”, riducendo il significato di alzare la mano o entrambi le mani in una direzione più direzioni, Melchisedek benedice D-o” tre volte utilizzando la formula עליון לאל “ El Elion , Avrahàm nella sua benedizione aggiunge il tetragramma , la quarta benedizione diventa completa attraverso la formula אל יהוה אל עליון “ El Adonai El Elion, anche questo dettaglio sfugge le traduzioni non riescono a trasmettere questa importante sottolineatura, l’aspetto teologico è legato alla rivelazione progressiva del Nome che avrà il suo massimo solo con Moshè, se Melchisedek è Sem allora rappresenta il passato .
“ E disse il re di Sdom ad Avram”Dai a me le persone e prendi il bottino per te

La risposta di Avrahàm è singolare:”giuro per il Signore Dio Altissimo, padrone del cielo e della terra, che non prenderò neppure un filo né un laccio di una scarpa di ciò che è tuo, si che non si possa dire:”Io ho arricchito Avrahàm”(Bereshit - Lech Lechà 14/21-22) (genesi).
Alzare la mano pronunciando una promessa è un impegno solenne, includendo nella promessa il nome di D-o ci si vincola in un patto solenne.
Un patto è un giuramento …? La risposta di Avrahàm è “biladai “ “per me nulla” che significa la rinuncia al bottino che era la principale ragione delle guerre in cui si anteponeva il bottino agli uomini, “E disse il re di Sdom ad Avram:”Dai a me le persone e prendi il bottino per te”
La vera generosità di Avrahàm è stato quello di scendere in guerra per salvare Lot, è la prima volta che la scrittura considera la salvezza di un uomo più importante del bottino e della ricchezza materiale.

Shalom
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Qualcuno mi ha scritto una mail ponendo una domanda interessante, "come è possibile che esista una deriva ermeneutica in un testo che gli ebrei vantano da millenni di aver conservato inalterato ?", la domanda scaturita da quello che ho scritto nello studio” le guerre dei Re, Melchisedek,” domanda complessa e anche la risposta è complessa, dobbiamo ripartire da quello che ho scritto:

“traduzione della LXX , sappiamo anche che le traduzioni in qualunque lingua costituiscono già la prima forma di interpretazione , quando poi consideriamo scritture ebraiche scopriamo che una successiva reinterpretazione è stata fatta dalla massorà che ha aggiunto il suo suggerimento di lettura, una vera e propria forma di deriva ermeneutica, da molto tempo il TM è diventato il testo di riferimento su cui si basano la quasi totalità delle traduzioni oggi disponibili, ma questo non impedisce che partendo dal testo vocalizzato o meno ci sia sempre la possibilità di ricercare una terza forma di interpretazione anche se con le dovute limitazioni è sempre in attesa di suggerimenti.”

La prima considerazione da fare è quella che riguarda la tradizione di fede ebraica che considera che ogni segno della Torah (il pentateuco) è stato dettato a Moshè direttamente da D-o, questa è una affermazione impegnativa e fideistica che è alla pari con alcune affermazioni contenute nel Vangelo, questo non ha che fare con lo studio della bibbia che di fatto è diventato una forma di letteratura e che non dovrebbe interferire con la fede personale di appartenenza, questo aspetto si è già posto nel passato, il talmud è una forma di studio e interpretazione delle scritture, sotto certi aspetti anche i pesharim e targumim sono forme di commento perché interpretazioni, il pesher attraverso una sua ermeneutica a più livelli compresa l’escatologia , i targumim traducono e anche loro interpretano , questo considerando fermo il punto che la traduzione è già la prima forma di interpretazione.

Sappiamo tuttavia che i testi pervenuti oggi fino a noi non sono tutti identici, questo è un argomento interessante , fonte di stimolo alla ricerca per gli studiosi laici ma fonte di dubbio per quelli che ne fanno un solo riferimento religioso, da parte mia ho risolto il problema quando ho deciso che quando stringo tra le mani la versione ebraica del Chumàsh sono consapevole di disporre di un testo biblico di un’altra bibbia che non conosco, per quanto mi riguarda secondo il mio livello di fede di secondo il pensiero mosaico la vera bibbia potrebbe essere ritornata nei cieli insieme a Moshè.
Tempo fa posi la domanda:
Che tipo di lettori siete? Ora potrei aggiungere …. Quale Bibbia leggete ?

Se leggete la LXX è bene che sappiate:

Gli ebrei hanno sempre considerato la LXX come un’opera destinata ai greci, il giorno che appresero della traduzione fu considerato giorno nefasto, paragonabile solo al giorno in cui Israele costruì il vitello d’oro, questo ricordo è ancora presente oggi quando nel rituale del tempio italiano nel giorno del 10 tevet, in occasione alle selichòt rituali attraverso una composizione liturgica nominata “Az beovzi”. (fonte: Pavoncello-Introduzione allo studio della Bibbia).
Il testo della LXX è una versione addomesticata del testo originale esclusivamente consonantico doveva piacere ai committenti che ordinarono una traduzione in greco, Eli’ezer Zwifel in Shalòm - Al Israel scriveva: “Guai a me se lo trascrivo, guai a me se non lo trascrivo
La LXX secondo una tradizione fu scritta per favorire re Talamai (Tolomeo) nell’Egitto dei Tolomei , nel mondo dominato dal pensiero greco il testo fu tradotto per compiacerli e non creare difficoltà, tutta una serie di passi furono modificati, esempio in vaikrà 11/6 fu tradotto al posto di lepre,”animale con i piedi piccoli” per non offendere la moglie del re che portava questo nome, in definiva i traduttori cercarono di rendere gradita ai lettori la parte testuale che nell’ebraico appariva incomprensibile perché celata e in parte spigolosa nella sua essenzialità, la forma poetica fu raggiunta attraverso alcune aggiunte che arrotondavano il senso (per approfondimenti leggere Stemperger -Ermeneutica ebraica della bibbia , pag 73).
La LXX si ritiene scritta intorno al 250 a.e.v. secondo la leggenda l’ideatore di questa opera fu un ebreo sotto mentite spoglie di un pagano, Aristea che ebbe in qualche modo relazione con Demetrio Falereo il bibliotecario capo della celebre biblioteca di Alessandria che per arricchire la Biblioteca Reale sotto il regno di Tolomeo Filadelfio richiedesse una traduzione dall’ebraico, lingua poco conosciuta, una delegazione alessandrina si recò a Gerusalemme dal Sommo Sacerdote Elazar per fare la richiesta di un certo numero di saggi in grado di tradurre la scrittura ebraica, la leggenda narra che costui inviò settantadue saggi, sei per ogni tribù, la traduzione fu fatta in Egitto nell’isola di Faro in un completo isolamento, ciascuno di questi saggi lavorò per una sua versione, in settantadue giorni le traduzioni furono ultimate, le leggende riguardo questa impresa sono diverse, in comune si parla di chachamim uomini ispirati che avrebbero fornito una identica versione in greco del testo ebraico, Filone e Giuseppe Flavio aggiungono altri particolari alla leggenda.

Rimane una importante considerazione da porre, indipendentemente dal numero dei saggi, sicuramente ingigantito per rendere leggendaria l’iniziativa, rimane la considerazione che per compiere un’opera di traduzione in greco, lingua completamente diversa dall’ebraico, occorreva la competenza di un traduttore sicuramente bilingue e in grado di trovare la giusta destinazione di concetti e parole che non erano naturali nella lingua greca, ma non sembra che le cose siano andate come avrebbe dovuto essere, la traduzione presenta gravi difetti e vistose aggiunte, soprattutto nei libri profetici e storici , il libro di Isaia la traduzione risulta pessima, il libro di Ester è stato allungato di alcune parti, il risultato finale è una traduzione in parte oscura , le cose peggiorarono con l’avanzare del cristianesimo che se ne servì per contrastare il giudaismo nei significati teologici, la LXX è la fonte citata dai Vangeli .
Nel II secolo d.c. fu ritenuta indispensabile procedere con una revisione, quando gli stessi cristiani si resero conto che conteneva inesattezze , gli stessi Giustino e Ireneo lo dichiarano, una di queste nuove traduzioni è quella di Aquila che nel tentativo di tradurre il più letteralmente possibile il testo ebraico rende l’opera difficile da leggere, nonostante l’ostilità del mondo cristiano rav. Aqila (il suo vero nome) è forse l’unico traduttore ad essere apprezzato nell'ambiente giudaico al punto che anche il Talmud offre un riconoscimento (Meghillàh 2), nonostante quello che si è detto la qualità della traduzione di Aquila è elevata ed è un peccato che quasi tutta la sua opera sia andata perduta.
Ordine delle traduzioni bibliche e revisioni:
LXX la prima e la più antica, Aquila, Teodozione, Simmaco, Ben Uziel, Hexapla (Origene, scomparsa, confrontava i testi dei predecessori).

Se invece utilizzate le altre versioni dovete anche sapere che le cose si complicano ulteriormente, immagino che sappiate che tutte le copie dell’antico Testamento che leggete e studiate dipendono dal testo masoretico di cui l’esemplare più antico su cui si basano tutte le copie e relative traduzioni è medioevale, mi riferisco al più importante conservato , il codice di Leningrado ricopiato intorno all'anno mille da una copia più antica, di fatto il codice L. è il testo masoretico perché ci sono i commenti e i segni della massorà.
Il mondo sarebbe stato perfetto se ad un certo punto non fossero apparsi il ritrovamenti dei rotoli di Qumràn che hanno rivoluzionato completamente cosa si sapeva sulle copie antiche, la distanza temporale tra il manoscritto codice di Leningrado e i ritrovamenti di Qumran e di oltre mille anni e da qui in poi le cose si complicano ulteriormente e qui vi spiego meglio:

Le differenze tra i testi masoretico che chiamerò (TM) e la LXX alla luce dei ritrovamenti di Qumràn offrono la tesi che la TM abbia una provenienza diversa dalla Septuaginta, questo si può affermare perché “incredibile, incredibile!!! :-O la traduzione greca della LXX è più affine ai manoscritti di Qùmran che al TM , è dimostrato in modo definitivo che la versione in greco concorda con i alcuni manoscritto di Qumran a differenza al TM, allora dobbiamo ritenere che ci siano almeno due archetipi su cui si tramandata la scrittura, uno comune LXX con i testi qumranici e un altro archetipo che non conosciamo, per finire “sorpresa….sorpresa… :-O altri testi ritrovati in altri scavi nel deserto della Giudea (Nachal Chever, Nachal Selim ecc.) meno celebri invece appaiono più simili al TM.
Cosa intendiamo per differenze? esempio riguardo Bereshit 46/27 dove il numero dei figli di Jacov in Egitto è numerato in 70 nella TM invece che 75 come per la LXX con il rotolo 4Qex , (chiedo a Gianni dove posso verificare questo punto, non conoscendo il greco doveri trovare una traduzione online) …. lo stesso va segnalato in I°Re, 2-23/25 dove una intera riga è mancante nel TM mentre si ritrova identica nel rotolo 4Q Samuele, colonna 2, linee 14 e 18 , anche il rotolo di Geremia le versioni della septuagina e quella qumranica concordano rispetto al TM che addirittura aggiunge alcune righe intere , la conclusione è che il testo della LXX è molto più prossimo al testo archetipo su è basata lo versione di Qumràn.

Però bisogna ancora essere prudenti su la conclusione, perché c’è un terzo problema, i testi giunti fino a noi a Qumran possiedono alcune parti corrotte dal tempo, frammenti mancanti o in cattivo stato di conservazione, gli studiosi cosa hanno fatto? Cercando di rende leggibile il testo ove appare incompleto ovviamente hanno usato il TM, quindi di fatto alcune parti potrebbero essere riscritte in base a un testo che di principio è più lontano dal documento su cui si è basata la LXX ( per approfondimenti Corrado Martone. Modalità di utilizzazione della Scrittura di Qumran)
Non si tratta solo di esaminare le differenze ma dai documenti ritrovati a Qumràn capiamo in qualche modo il gusto letterario dei loro abitanti e di riflesso riflette l’importanza che la comunità essena attribuiva a ciascuna opera biblica, l’inventario ci rivela sin da subito la robusta presenza di testi che per il TM sono considerati apocrifi, come i Giubiliei il libro di Tobia, il libro di Enoch, e alcuni salmi sconosciuti, nonostante le diverse opinioni degli studiosi non possiamo non riconoscere una certa autorevolezza dei vari testi in relazione al numero delle copie ritrovate, una intera comunità che costituiva una sorta di tipografia dell’epoca incaricata di produrre copie in base alle richieste, è interessante osservare che tra i più gettonati è proprio il libro di Bereshit e altre parti del Chumàsh

Per meglio spiegare è possibile che gli esseni contribuissero in modo autonomo a mantenere la tradizione di scrittura che era leggermente difforme da quella del Tempio a Gerusalemme ma affine a quella della Giudea, questo perché gli esseni di fatto erano una corrente all'interno del giudaismo indipendente
Recenti studi ritengono che questa maggiore concordanza tra LXX e testi esseni dipenda dalla supposizione che il testo archetipo modello fosse presente presso i sadociti , in seguito alla presa di potere di Antioco IV Epifane e alla feroce repressione che subirono i sadociti alcuni di essi si rifugiarono presso gli esseni e portarono con se le loro versioni delle scritture, questa ipotesi spiegherebbe queste importanti assomiglianze testuali nelle versioni a Qumràn e le differenze del TM che essendo la versione seguita dai farisei è quella sopravissuta e in definitiva giunta fino a noi insieme alla LXX tradotta.
Nonostante queste differenze abbiamo la disponibilità di testi che a parte le eccezioni citate non hanno variazioni di rilievo ,Riguardo al TM questo è merito della masorà che non solo ha preservato il testo consonantico ma ha sicuramente ha fornito i suoni per la lettura rendendo pronunciabile l’inarticolato attraverso il ta’am , letteralmente il gusto.
Faccio un esempio banale, la ricetta base di un risotto è sempre la stessa, ma sappiamo che le possibilità di orientamento e personalizzazione della ricetta è immensa, risotti per tutti i gusti, ma rimane fermo il punto archetipo del risotto che prevede sicuramente il riso e il brodo di cottura, questo esempio è per farvi capire che esistevano nel periodo tra i due secoli a cavallo dell’anno 0 almeno tre testi archetipi su cui si basano tutti le copie successive, ricapitolando i probabili archetipi sono : il testi di esseni (Qùmran), il TM e la LXX.
La questione della autorevolezza del testo rimane comune, la misura in cui tutte le correnti del giudaismo antico riconoscevano valide le loro fonti, quando si inizio a compilare la LXX sicuramente la fonte ebraica su cui si basò la traduzione era considerata autorevole al pari di quelle che gli esseni ricopiavano pazientemente, è possibile che solo il TM si ritenesse indipendente.
Per approfondimenti in Israele esistono diversi libri e articoli di Emanuel Tov
Shalom
Noiman
animasalvata
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da animasalvata »

Buongiorno.
Vorrei riportare all'attenzione di Noiman e Besasea due coincidenze matematiche.

La prima su המתים תחיית (resurrezione dei morti) . Il valore gematrico è 1323. Se aggiungiamo 2 unità (per via delle due parole) e 10 unità (per via del numero di lettere delle due parole) otteniamo 1335 che è anche il numero di Daniele 12,12.


L'altra curiosità matematica è l'equivalenza tra

פרה אדמה (monte Sinai) e הר סיני (giovenca rossa). Valore è 335.

Il valore ordinale di פרה אדמה è 65. 65 è anche il valore ordinale di יְסוֹד֙ מִזְבַּ֣ח (base dell'altare) in Levitico 4,7 mentre il valore standard di יְסוֹד֙ מִזְבַּ֣ח è 137 come la parola קבלה (Kabbalah). L'atbach della parola קבלה è 414 e questo valore numerico è anche il valore standard di un altra parola אור אין סוף (luce infinita).
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Animasalvata ci scrivi:

Il valore ordinale di פרה אדמה è 65. 65 è anche il valore ordinale di יְסוֹד֙ מִזְבַּ֣ח (base dell'altare) in Levitico 4,7 mentre il valore standard di יְסוֹד֙ מִזְבַּ֣ח è 137 come la parola קבלה (Kabbalah). L'atbach della parola קבלה è 414 e questo valore numerico è anche il valore standard di un altra parola אור אין סוף (luce infinita)”. :-O


Numeri che vanno e che vengono, mio nonno diceva sempre:
Tutte le scarpe come le parole aventi lo stesso numero entrano nello stesso piede”
Espressione copiata e stra copiata……. :-?

La mistica e l’ermeneutica ebraica hanno da sempre attribuito al valore numerico delle lettere ebraiche speciali significati, il numero 137 ha spinto alcuni studiosi in alcune speculazioni assai ardite, nella gematria della parola קבלה “cabala” ritroviamo il valore ha valore numerico 137: ( “quf=100, bet=2, Lamed=30, hey=5) , questa parola contiene la radice קבל che esprime il concetto di ricevere, in questo caso il significato che possiamo dedurre è che qualche cosa è stato dato, ricevuto e conservato.
Dunque numeri che vanno e che vengono, un autore italiano Cassani scrive che il 1/137 è un numero intero e corrisponde alle numero di onde che forma l’elettrone intorno al nucleo, questo numero può variare tra 1/ 136 e / 138, anche se nella media è sempre 1/ 137 .
Non dobbiamo neanche dimenticare che il 137 è anche il settimo numero perfetto esistente, cioè un numero uguale alla somma dei loro divisori, il primo di questi numeri è il 6, il secondo è il 28.
Il suo valore completo è 137 438 691 328 pari a dodici numeri.
Una altra curiosità La parola קול “qòl” ”voce” ha valore 136 ( 100+6+30), mentre la parola חלק “kelek , particella , deriva da una radice che sviluppa diversi significati e ha valore di 138, (8+30+100), le particelle sono parti di materia piccolissime . Il suono di propaga attraverso delle oscillazioni a forma di onda, da una parte abbiamo l’onda , dall’altra parte la materia , i due fenomeni appartengono allo stesso fenomeno. Questo dualismo onda-particella, significa che tutta materia si comporta come una onda, anche se non riusciamo sempre a rilevarlo. Anche la luce è un fenomeno ondulatorio.
Qualcuno ha pensato che l’universo all’inizio fosse un oggetto quantico, in questo caso l’universo avrebbe avuto inizio come una funzione d’onda, una sovrapposizione di molti universi neonati possibili. Come è collassata questa onda creando lo spazio e la materia e il tempo esterno?
Ora ci si chiede se queste corrispondenze sono dovute al caso, oppure ci fugge qualche rapporto con l’universo, chi ha lasciato questi messaggi e con quale intenzione l’ha fatto?
Ma questo è un’altra storia e io non faccio il fisico. :YMHUG:
Noiman
animasalvata
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da animasalvata »

Belle considerazioni sul numero 137. 1/137 è la costante di strutture fine nella fisica.

Secondo te l'equivalenza numerica tra monte Sinai e giovenca rossa cosa potrebbe significare?
noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Nel 2014 avevamo discusso nella cartella “Il riso di Sarah”, casualmente sono inciampato nel materiale che avevo archiviato per questa discussione e aggiungo in "interpretazione delle scritture ebraiche "alcuni elementi omessi a suo tempo per questione di tempo e spazio.

Avrahàm non aveva figli a causa della sterilità di Sarai, noi siamo abituati a considerare la sterilità come una disgrazia , nell'aspetto biblico la sterilità era considerata una doppia disgrazia interrompendo una lunga catena generazionale e la discendenza a cui le scritture ebraiche danno molta importanza, la negazione di una discendenza di Avrahàm tramite moglie legittima e la sostituzione con Ismaele generato dalla schiava Agar sembra un capriccio divino e quasi una provocazione, perché Hagar è egiziana e questa sottolineatura è stata interpretata che Hagar fosse la figlia del faraone, ceduta a Sarai per una forma di indennizzo a seguito dell’inganno subito dal faraone quando si accostò a Sarai credendola sorella di Avrahàm, un capovolgimento del nostro concetto di giustizia che ritiene giusto il contrario, il Bereshit Rabbà, aggiunge un commento a Bereshit “Quando il faraone vide ciò che era avvenuto a Sarai nella sua casa, presa sua figlia e gliela diede e disse:”E’ meglio che mia figlia sia schiava in questa casa che padrona in un’altra” Ecco perché è scritto “Aveva una schiava egiziana di nome Hagar” , (B.R: XLV-1), l' ingiustizia che Hagar subisce viene ripristinata in una sorta di nemesi tramite un'altra promessa di grande una discendenza contrapposta a quella Avrahàm e tramite Izchàk e una cosa che pochi conoscono, l'ipotesi che Hagar abbia risposato Avrahàm dopo la morte di Sarah, (LXI-4),(Bereshit 25/1).

Se andiamo a considerare la narrazione scopriamo alcuni significati che rendono più comprensibile la travagliata discendenza delle progenie dei figli del patriarca, bisogna considerare che per due volte l’umanità era talmente degradata da richiedere un annullamento divino, simboleggiato la prima volta con il diluvio e per la seconda volta nella confusione delle lingue, noi non consideriamo che se D-o non avesse posto un limite la discendenza di questi uomini corrotti ci sarebbe stata la distruzione del mondo intero, il racconto è pedagogico e spiega che l’umanità non può essere malvagia per tante e lunghe generazioni senza che la creazione intera non ne venga sconvolta, questo è in qualche modo attuale considerando un epoca in cui l’uomo ha inquinato il pianeta e oltraggiato la natura al punto che Gaja (il pianeta), si sta dando una scrollatina e relativa grattatina come fanno gli animali con le pulci, scusate la divagazione.

Mantenere un uomo senza discendenza in attesa di uomini migliori poteva costituire una forma di strategia, Avrahàm a seguito dell’incontro con Melkisedek è il nuovo tutorial di un ipotetico mondo futuro di giustizia e questo avviene tramite un patto tra le parti in cui D-o e Avrahàm sono soci.
Bisogna ripercorrere le giuste sequenze e considerare anche l’aspetto temporale, Avrahàm fu scelto da D-o quando egli aveva 70 anni, Avrahàm ritorna a Karan dove resta cinque anni, alla fine di questi si scatena la guerra dei cinque regni contro quattro in cui Avrahàm è coinvolto per liberare Lot.
Sarai nonostante la promessa ad Avrahàm di una grande discendenza è ancora senza figli, “Sarai era sterile e non aveva figli”(Bereshit 11/30) Il midrash commenta e in particolare il Bereshit Rabbà “Quando tu trovi “non aveva”, significa che li avrà successivamente” Perché leggiamo “E il Signore si ricordò di Sara”(Bereshit 21/1)
(Bereshit Rabbà XXXVIII- 14), Avrahàm sposò Agar dieci anni più tardi, la sterilità di Sarai va interpretata è scritto in Bereshit 16/2”E disse Sarai a Avram, ecco mi impedì il Signore di partorire, orsù va con la mia serva e forse sarò costruita, ( che tradotto potrò avere figli)” è commentato dal B R: ”Disse:”Io so di dove ha origine il mio difetto, non come dicono “Ho bisogno di un amuleto”(XLV -2), secondo il BR Sarai era nata senza utero (LII-5), le parole”Il Signore si ricordo di Sarai “è da interpretare che D-o la ridisegnò.

In tutto questo esiste anche un lato comico, secondo il Targum di Gerusalemme Sarai rimproverò Avrahàm di non aver chiesto a D-o di spiegarsi bene quando gli promise una grande discendenza , avrebbe dovuto chiarire innanzitutto con quale donna la intendesse, in realtà l’unica cosa che sappiamo e che quando gli fu annunciato che Sarah avrebbe generato essa riderà di questa promessa, bisogna anche tenere conto che Avrahàm e Sarai erano sposati da oltre trentanni e che Ismael aveva compito quattordici anni quando Sarai generò Izchàk , l’umorismo del midrash condito di una velata malinconia commenta:
“E rise Sarah nel suo intimo dicendo (fra sé). E’ una delle cose che hanno cambiato per il re Tolomeo; e rise Sara fra i suoi parenti dicendo: “Dopo essere sfiorita avrò piacere […] Disse: La donna fin che partorisce i figli possiede begli ornamenti, ed io dopo essere sfiorita avrò ancora ornamenti?, come tu dici: “E ti adornerai con ornamenti (Ez. 16/11) . La donna finchè partorisce i figli ha i suoi periodi regolari, ed io dopo essere sfiorita avrò ancora periodi regolari ? Ma mio marito è vecchio. Rabbi Jehudàh dice: “Macina e non emette” Disse Rabbi Jehudàh bar Shimon:” voi vi ritenete giovani? E stimate vecchi i vostri compagni, ma io sono vecchio per fare miracoli?(Bereshit Rabbà XLVIII, 17) .

Tredici anni dovettero passare da questa data, Avrahàm si circoncise a novantanove anni e Ismaèl aveva ormai tredici anni ed ecco che a questo punto le cose si chiariscono, un anno da questa data Sarah rimarrà incinta, ma perché questo potesse avvenire occorreva ancora una volta un intervento divino, la profezia diceva che Avram secondo il significato del nome come “ padre si Aram” non avrebbe avuto discendenza , nulla poteva impedire di cambiare nome in Avrahàm che significa “padre delle genti” , ma non bastava anche Sarai dovette essere rinominata come un file diventando Sarah, ( Bereshit 17/15), il cambio di nome considerato spesso solo una stranezza assume un significato importante.
Numeri e lettere che vanno e che vengono.
Shalom
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Tiger ti ricordo lo studio di Gianni Montefameglio, "le Donne nella genealogia biblica IV parte" (2014) forse ancora disponibile nella collana “Quaderni Biblici” a suo tempo ho salvato lo studio dove trovi alcune spiegazioni alla tua domanda, riguardo alle fonti ebraiche i midrashim che commentano Bereshir 25/1 sono molti, potresti provare con il Tanhumàh Chajje Sarah , il Talmud (Baba Metzia foglio 86 e 87a, poi il Bereshit Rabbah che ho citato, troverai anche una interpretazione che introduce l’argomento di una presunta castità che mantenne Hagar dopo aver concepito Ismaèl nella prima notte in cui Avrahàm si accostò, (BRXVL-4), nello stesso tempo Avrahàm rientrò nella tenda di Sarah, anche Giuseppe Flavio è utile per la genealogia, puoi anche cercare il Massekhet Soferim forse solo in ebraico, il sefer di Bereshit riconosce sei figli, il midrash fantastica e sostiene che Avrahàm ebbe tre discendenze, da Sarah per la stirpe di Sem,da Ketura per Jafet, e da Agar per Cham, in realtà non sappiamo se Ketura è Agar, esiste poi anche un commento che afferma che Izchàk ereditò la Torah, i figli di Ketura invece i libri della sapienza caldaica (Yeudàh ben Barzillai), secondo i midrash i figli di Ketura furono Zimran,Jochsan, Medan, Midian Ishbach e Shuah, da questi nomi nascono eponimi che diverranno regni, popoli e città. E molto complesso pescare in decine di commenti che spaziano da 3° secolo a.e.v. e non finiscono neanche con Martin Buber, e noi non stiamo facendo diversamente.
Noiman
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

Certo che ci sono indicazioni riguardo questa discendenza, mi sono limitato a indicarti le fonti e non ho ti ho chiesto di andarle a cercare, riguardo alcuni di questi midrashim non credo che esistano traduzioni oltre l'inglese, non ho approfondito molto l'argomento perchè anche per me è un dettaglio, ma se vai a scavare meglio nei nomi e nei regni, credimi l'argomento ha sviluppi notevoli, forse ho uno studio di qualche anno fatto in Israele, se trovo anch'io il tempo te lo traduco.
Noiman
animasalvata
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da animasalvata »

La parola satan שטן

Gematria standard: 359.
Considerazione: 1 in più di 358 che è il valore di mashiach. Quindi satan vuole innalzarsi sopra mashiach e presentarsi come mashiach. Se 358 indica mashiach e anche serpente, 359 indica il falso mashiach che è equivalente di satan. Abbiamo qui una corrispondenza gematrica tra due diversi metodi di calcoli, il metodo col kolel e il metodo standard. Un altro esempio di corrispondenza tra in due metodi per esempio è tra patto è torah. La parola Torah è 611 e col Kolel diventa 612 come il valore standard di patto ברית. In qualche caso possiamo avere delle equivalenze logico-matematiche tra due diversi metodi diversi

Adesso torniamo al satan שטן. Esistono anche altri metodi Gematrici che parlano ''in codice''. Prendiamo il metodo ''achbi''.

L'achbi di שטן è 243. Adesso in linea teorica potremmo vedere se abbiamo qualche parola o versetto biblico o parte di esso che ha lo stesso valore e che logicamente si connette a satan. Ma il particolare che mi ha incuriosito è questo:

Achbi di satan שטן che ha valore di 243 è questo qui: מגר

Qui riporto https://www.sefaria.org/Klein_Dictionar ... A8?lang=bi" onclick="window.open(this.href);return false;
Traduzione: Mager per lanciare, lanciare.
- Pi. - מִגֵּר ha abbattuto, scagliato giù, distrutto(un hapax legomenon nella Bibbia, che ricorre Sal. 89:45 nella forma מִגַּרְתָּה).
- Pu. -⁇ מֻגַּר⁇ fu abbattuto, scagliato giù, fu distrutto.
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