Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Ringraziando Noiman per il suo intervento, vorrei aggiungere anche:

“amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.” - Mt 5:44-48

La perfezione di Dio contempla ogni sfaccettatura dell'amore. ἐχθρός (ecthròs) significa "ostile", quindi il nostro "nemico" è colui che agisce contro. In questo caso, credo che l'amore si esprima attraverso il non giudicare e non condannare. ἀγαπάω (agapào) in termini biblici significa propriamente "fare ciò che Dio preferisce".

Noiman, possiamo trovare riscontro nella tradizione orale per quanto riguarda questo insegnamento di Yeshúa?

Altro vocabolo greco che esprime un connotato diverso per quanto concerne l'amare è φιλέω (filèo); questo vocabolo esprime il senso di riguardo, affetto, tenerezza, come in una profonda amicizia. Questo termine è usato da Pietro in risposta a Yeshúa, che invece usa il termine agapào (Gv 21:16): “«Simone di Giovanni, mi ami? [ἀγαπᾷς με;, agapàs me?]» Egli rispose: «Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene» [φιλῶ σε, filò se].”
AKRAGAS
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AKRAGAS »

Molto sottile questa differenza tra amare il prossimo / amare per il prossimo.
Si tratta di una differenza appena di due lettere...
eppure qualcuno molto discusso disse che nemmeno uno Yod sarebbe passato.
Due lettere fanno una enorme differenza al punto che tutta la Torah potrebbe appoggiarsi su queste due lettere( tra l'altro noto solo adesso che si tratta della prima e l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico : àlef e Tav)... stupefacente! @-)
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Amare "per il prossimo" da quale testo greco salta fuori ?
Non ho studiato il greco, ma l'alfabeto greco si.
Grazie.
E poi cosa significherebbe : "amare *per* il prossimo ?

Sandro_48
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

41
Saltando qualche parte e sacrificando qualche significato troppo impegnativo da spiegare , trovo interessante cercare di interpretare quello che si legge in shmot (esodo 32)
Proseguo nella cartella “interpretazione ebraica delle scritture” riallacciandomi alle osservazioni che pone Antonio che osserva che l’espressione il libro della vita è presente nelle scritture dei successive alla Torah, come il libro di Isaia che si sarebbe ispirato dalle parole di Moshè. Tuttavia è possibile ancora fare qualche osservazione.
Moshè pronuncia le parole ועתה אם- תשא חטאתם ואם –אין מחני נא מספרך אשר כתבת “ora se solleverai loro dal peccato, e se no ti prego cancellami dal libro che scrivesti”(shmot- ki tissà) (esodo 32/32)
Il peccato è quello della costruzione del vitello d’oro. Cosa intendeva dire Moshè di quale libro si parla, quello scritto da D-o che contiene tutti i nomi delle persone iscritte nel libro della vita o si riferisce a altro, magari alla Torah che non è più nei cieli ma già consegnata agli uomini anche se non è ancora apparsa nella versione scritta ?
Cancellare un nome dal libro quale significato ha? Quali sono le implicazioni.
Essere cancellati significa non essere più in vita , anche annullare l’esistenza alle toledot, le generazioni future.
Se il nome di Moshè fosse stato cancellato dove sarebbe ora il popolo di Israel , forse non ci sarebbe stata liberazione dall’Egitto, ne il vitello d’oro .
Questi sono i pensieri e i ragionamenti della nostra cultura occidentale dove prevalgono i pensieri veloci a scapito di quelli lenti . “Il libro che scrivesti ? di quale libro si parla, forse quello che è conosciuto come le tavole della legge, la Torah di Moshè ?
Sappiamo che le prime tavole furono distrutte e non ne conosciamo il contenuto , mentre disponiamo del contenuto delle seconde tavole, il popolo disse “ Noi faremo tutte le cose che il Signore ha dette” . Moshè scrisse tutte le Parole del Signore , poi sappiamo che prese il libro e lo lesse dinnanzi al popolo.
Leggere? ….. Il senso che noi diamo al verbo leggere non apparteneva alla cultura di quel tempo, la lettura del testo era molto di più , apparteneva a un rituale che attraverso il ricordo rinnovava la propria identità , una specie di legame con il passato, la lettura era la mikrà parola che trae origine da una radice semitica q-r-h che esprime il concetto di chiamare, la chiamata se vogliamo porla in un senso moderno era una proclamazione, il riconoscimento e l’accettazione di un testo che non era solo informazione ne commento, molto diverso dal raccontare che nell’ebraico biblico è l’ aggadah , siamo ancora lontani dalla lettura che diventa studio e indagine.
Gli ebrei di allora attraverso il canto nella lettura pubblica rinnovavano la loro devekut, l’attaccamento alle parole che per tradizione erano provenienti dai cieli e obbligo di osservanza, faremo e ascolteremo.
Il testo scritto su di una pelle di animale è arrotolato , attraverso la lettura si dispiega e si riveste di sacralità , testimone collettivo e memoria comune, non è un oggetto privato ma appartiene a una vocazione cosmica che attraverso il rituale e l’osservanza rende il contenuto dinamico oltre il tempo e superiore ad interpretazione ermeneutica.
“ O Signore, questo popolo è colpevole di grave peccato, si fabbricarono una divinità d’oro. Or dunque perdona la loro colpa, o altrimenti cancellami dal libro che tu hai scritto”. Il Signore rispose a Moshè: “Colui che ha peccato contro di Me, quello cancellerò dal Mio libro.(Shmot- Ki Tissà)
Il midrash interpreta e commenta l’episodio del vitello d’oro, tratto dal Shemot Rabbà (43-34)
Racconta il Midrash (Shemot Rabbà 43,4) che Moshè nostro Maestro liberò da un voto… il Santo Benedetto! Proprio così. Allorché i Figli d’Israele commisero la trasgressione del vitello d’oro, Moshè supplicò il buon D. affinché li perdonasse, ma il Santo Benedetto disse: “Non posso. Sono ormai vincolato da una promessa. Ho scritto infatti nella Torah che “colui che sacrifica agli idoli sarà distrutto” (Shemot 22,19) e ora non posso contraddire la Parola nella quale Io stesso mi sono impegnato!” Moshè disse allora: “Padrone del Mondo, forse che Tu non mi hai concesso l’autorità di sciogliere i voti? E’ infatti scritto nella Torah che “Colui che abbia fatto una promessa a H. non potrà venir meno alla sua parola data” (Bemidbar 30,3): lui stesso non potrà venir meno, ma un Chakhàm [saggio] lo potrà invece liberare dal voto dietro sua richiesta. Non solo: qualsiasi Maestro che insegni agli altri come devono comportarsi è necessario che dia lui per primo il buon esempio di sottomettersi alle sue regole. Ora Tu mi hai insegnato a sciogliere i voti altrui?
E’ giusto che adesso Tu Ti presenti per primo a sciogliere gli impegni Tuoi”. Moshè allora si avvolse nel suo Tallit e si sedette come un giudice, mentre il Santo.Benedetto si mise per così dire in piedi dinanzi a lui, come si conviene in tribunale, quasi che domandasse di essere sciolto dal suo voto.”

E comunque curioso che in tutto esodo 28 fino a 30 che corrisponde alla parashà di Tetzavvè non viene mai nominato Moshè e il suo nome rimane nascosto.
Il midrash commenta che le “parole di un giusto non vanno mai ha vuoto

Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il martedì 16 maggio 2017, 23:27, modificato 2 volte in totale.
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Quindi Noiman : "quella destinata al coito beveva dei liquidi che procuravano la sterilità per non generare, e stava presso il marito adornata come una prostituta” mi confermi che esisteva LA CONTRACCEZIONE: da dove lo ricavi, dal Talmud ? (e poi una donna per generare e un'altra donna da vivere come una prostituta ! : un bell'esempio di Maschilismo Biblico, radicato nell'antico Israele ! Ma Dio non può essere Maschilista, quindi questo tuo racconto, Noiman, riproduce un Israele "alterato" e non "divino".
Sei d'accordo ? /// Sandro.48
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

42
da AKRAGAS » martedì 18 ottobre 2016, 23:38
Carissimo, Noiman...
in quello che scrivi nel forum oggi, come pure in molti dei tuoi precedenti messaggi, riportando quello che hanno detto i saggi e aggiungendo del tuo, metti in evidenza un percorso letterario che lascia sempre l'impronta della Torah; questo non sempre risulta facilmente o immediatamente riconoscibile per chi non ha confidenza con questa cultura , che deve essere propedeuticamente assimilata, soprattutto per chi non ha seguito una educazione con la lingua madre del Libro, senza contare degli ulteriori strumenti utili alla comprensione.
Detto questo, leggendo le varie difficoltà che alcuni di questo forum incontrano nell'approccio con il testo biblico, leggendo le apparenti contraddizioni e/o paradossi che si producono in una mente non preparata, mi rendo conto che tanti credenti hanno bisogno di seguire un percorso rieducativo.
Ci sarebbe, tuttavia, un ulteriore problema o ostacolo: essere consapevole di questa necessità.
Questo ragionamento che faccio su due piedi,anzi su un piede, mi sovviene per chiedere : qual'è il modo giusto di studiare la Toràh?
Durante il mio studio privato, nella mia tenda, devo leggere la Toràh in ebraico affinché i suoni che escono dalla bocca permettano una comprensione che altrimenti verrebbe ad essere diminuita?
La domanda forse è banale se non stupida, ma la risposta potrebbe essere importante.
Grazie
Shalom

Ciao Akragas
E’ un piacere apprendere che riesci a leggere la Torah partendo dal testo originale in ebraico , immagino che sia vocalizzato. Ti dico questo perché è assai difficile leggere con il giusto suono e la musicalità contenuta nel testo senza avere una preparazione adeguata e la presenza dei suoni vocalici.
Lettura e comprensione del testo sono come due binari di una ferrovia che corrono “bislacchi” , vuole dire che spesso non corrono paralleli.
La lettura genera suoni che possono avvicinarsi o meno al suono originale, i significati dipendono da questo suono, se è anche quello giusto secondo i segni posti dai massoreti , non è detto che anche il significato del testo senza segni corrisponda.
Dice giusto chi afferma che le chiavi di lettura sono molteplici e quindi anche i significati, su questo argomento è impegnata una cartella intera.
Tuttavia esistono dei limiti e questi dipendono molto dal rapporto tra il testo e il lettore che in qualche modo devono cooperare e sostenersi l’un l’altro
La domanda che poni ”come è giusto studiare la Torah “ è molto complessa, tanto per iniziare il concetto di studio è molto diverso tra l’approccio ebraico e quello generico moderno, una ulteriore differenziazione si è posta attraverso il tempo.
Oggi come allora è sconsigliato lo studio della Torah da soli e invece consigliato lo studio comune con un minimo di due persone, i bachurim , costituiscono una coppia detta anche “chevrutà” che solo il maestro può decidere di sciogliere .
Lo studio in coppia è una garanzia che insegnamenti sono reciproci
Un'altra condizione è quella di studiare con un maestro che condurrà lo studio e veglierà su ciascun talmid. Lo scopo del maestro è duplice, quello di imparare dai suoi talmidim attraverso l’approfondimento continuo , una particolare discussione che è soprattutto interrogazione, ecco perché gli ebrei rispondono spesso a una domanda con un’altra domanda , spesso rivolta a se stessi.
In uno studio il clima tra i talmidim può essere vivace e anche agitato, questo dipende dalla complessità del testo, la figura del maestro è quella di moderare e rendere la discussione proficua.
Perché discussione! Lo studio è un perenne confronto tra il testo originale, (Torah o Tanach) con tutti gli studi di quelli che sono vissuti prima di noi, il Talmud è una di queste raccolte di studi, Mishnàh e Ghemaràh sono i commenti , ulteriori spiegazioni che interpretano e spiegano la Torah scritta, le Tosafòt completano il testo e aggiungono significati, quando le diversi parti del talmud sembrano in contraddizione, allora lo studiosi fa più interessante e si ricercano altre interpretazioni che risolvano la contraddizione.
Presente e passato si intrecciano attraverso lo studio che amplia sempre di più i significati che emergono dai testi originali che apparentemente, come disse Umberto Eco, sono pigri di significati, un altro detto afferma che la Torah scritta è il minimo della rivelazione, mentre la Torah orale è il massimo dell’interpretazione.
Le interpretazioni dei grandi maestri dei primi secoli dell’era volgare sono chiamati in causa e attraverso il tempo si discute nella stessa casa di studio. Non esiste una linearità nello studio, come è stato scritto riguardo la Torah che non ha un prima e un dopo, l’aspetto temporale e le affinità di collocazione del pensiero a cui siamo abituati viene stravolto , nulla viene dato per scontato, lo studio è una continua ricerca di significati, ogni paradosso è lecito, le domande sono sempre alla ricerca di una risposta
Tutti i talmidim sono chiamati a portare un mattone per la costruzione di un pensiero e di una interpretazione, ciascun mattone ha una forma e dimensione diversa, ciascuno è chiamato alla prova di inserire il suo mattone che deve entrare nella costruzione perfettamente e contribuire all’edificio portante che è lo studio della Torah, tutti i mattoni suono buoni solo quando occupano il loro posto.
Per ora Akragas di devi accontentare, ma c’è il seguito
Shalom
Noiman
Ultima modifica di noiman il giovedì 18 maggio 2017, 22:54, modificato 2 volte in totale.
Sandro.48
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Francamente ho hatto la figura da cioccalataio ovvero di essere ignorante come una capra (sempre ammesso che i cioccalatai e le capre siano ignoranti): questo è un segno del mio precoce decadimento intellettuale: insomma ho retto fino a 68 anni poi sono crollato. è probabile che io non capirò mai la bibbia ebraica in modo ebraico, ma adulterata nei più diversi modi cristologici, che magari sono tutti un'invenzione e di vero, chissà cosa c'è.
Sandro_48 , 15 giugno 2016
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bgaluppi
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Sandro, coraggio! Tu sei una persona umile e onesta, e Dio guarda con favore gli umili, non i superbi! “La luce spunta nelle tenebre per gli onesti” (Sl 112:4).
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Giorgia
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Giorgia »

Curioso vedere come alcuni si sentano nella luce, e si sentono così vicini a Dio da poter decidere in Sua vece chi è o chi non è nelle tenebre.

Ultimamente sto pensando che diversi di questo forum abbiano un libro diverso dal mio, anche se entrambi lo chiamiamo Bibbia...

Sputiamo addosso all'essenza delle persone e alla loro cultura, e alla conoscenza in generale e poi li abbracciamo dicendogli "però ti voglio bene eh!".

Beh, mi dissocio da questo atteggiamento e da questo modo di pensare e di divulgare quella che qualcuno sostiene essere verità.

Quello che Noiman sta facendo in questo forum è semplicemente aprire una porta su un mondo che non conosciamo, e che in realtà ci fa un gran bene conoscere. Dire che lui, e il suo popolo sono nelle tenebre (perché, mi spiace, ma se dite che "loro", ossia gli ebrei sono nelle tenebre, vuol dire dirlo anche a Noiman in persona) è una cosa che a me personalmente fa saltare i nervi. E forse pure questo dovrei imparare da Noiman, la pazienza e la classe con cui affronta anche queste offese!

Se non vi interessa, se siete già possessori di verità indiscusse, potete lasciare a persone ignoranti, e con grandi necessità di apprendere, come me, di leggere in pace quanto scrive Noiman, senza dover sporcare le discussioni, con contenuti fuori argomento?

Grazie
noiman
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Re: Interpretazione Ebraica delle Scritture Ebraiche

Messaggio da noiman »

43
Ciao a tutti dopo alcune settimane in cui sono stato impegnato e anche viaggiato molto, direi anche troppo, riposta la valigia lasciando dentro solo lo spazzolino da denti e un kit di sopravvivenza, compresa una Torah tascabile , sono di nuovo qui a tediarvi e aggiungere qualche cosa alla cartella “interpretazione delle scritture ebraiche”.
Gli elementi che il giudaismo considera essenziali per una interpretazione dei testi originali sono già stati citati nelle linee essenziali all’inizio di questa cartella, abbiamo ragionato su cosa è consentito e non, abbiamo forniti alcuni ragionamenti necessari per interpretare un testo scritto in un epoca molto lontana da noi, dove i pensieri e le esperienze di chi scrisse le parole originali non hanno nulla in comune con il nostro modo di pensare, che per essere compreso deve assolutamente essere logico è consequenziale .
Vi ho citato in qualche pagina le regole in parte condivise dalla ermeneutica attuale e anche quella della tradizione rabbinica, questa distinzione la potete ritrovare all’inizio della cartella che è stata introdotta da Sandro e poi ereditata da me.
Vi propongo una interpretazione dal punto di vista ebraico dell’idea della redenzione che a parte il significato della parola stessa è molto diversa dai significati che offre il cristianesimo che si basa sul concetto di redenzione a rimedio del peccato “originale”. Questo non vuole dire che l’ebraismo non considera quello che accadde nel gan eden, su questo è possibile dedicare una cartella apposita.
Ma quello che vi scrivo è una serie di considerazioni che non coinvolgono solo l’aspetto umano ma coinvolgono la stessa manifestazione divina in questa creazione.
L’uomo ha la necessità di essere redento nel mondo, ma forse D-o ha forse bisogno dell’uomo per redimere il suo mondo? Se fosse cosi possiamo pensare che questa condizione implica che la salvezza non può giungere da una sola parte
Heschel ha studiato lungamente il concetto di redenzione , in un suo libro commenta le parole:”Ani’wa-ho hoshi’ah-nà “ espressione che viene pronunciata dagli ebrei durante la festa di Sukkot , le lettere “iud, he, vav, he,” impronunciabili nel loro ordine perché rappresentano il nome di D-o vengono in questo proclamate secondo una formula che sembra una implorazione di salvezza.
Aggiunge Heschel che l’intera affermazione sembra voler dire “Ani ve-hu….”Io e lui Salva!, come se Israele dicesse “Salva me e anche “lui”, cioè D-o.
E un concetto azzardato, lo ammetto ! ma una buona fonte per indagare i testi.
La reciprocità di questa salvezza appare nel testo ebraico, anche se la lettura classica ignora questa possibile interpretazione, leggendo la parashà di shmot- beshalach 14/30 (esodo) troviamo scritto:
ויושע יהוה ביום ההוא את-ישראל מיך מצרים וירא ישראל את-מצרים מת על שפת הים
Salvò Il Signore in quel giorno Israel dalla mano degli Egiziani, e Israel vide gli egiziani morti sulla riva del mare”
Heschel ci fa notare che את la particella davanti a ישראל Israel” può oltre che essere un accusativo che determina il soggetto, “salvò Israele” ma anche la preposizione “con” , “con Israel”. Il verbo יושע, ièshua , il salvare, può essere attivo o passivo e cambia la vocalizzazione pur mantenendo inalterate le consonati. La diversa lettura ci può suggerire che D-o si salvò con Israele. E anche scritto: ”Il popolo che ti sei riscattato dall’Egitto, la nazione e il suo Dio” (”II Samuele 7/23)
La redenzione di D-o è anche la nostra redenzione, Heschel commenta che dove è scritto:” la mia salvezza” il possessivo si inverte e diventa da attivo passivo, la salvezza si inverte ed è dunque D-o a salvarsi ?
Heschel cita un altro passo:
כה אמר יהוה שמרו משפט ועשו צדקה כי-קרובה ישועתי לבוא וצדקתי להגלות
Così dice il Signore” Osservate il diritto e fate giustizia, perché vicina a venire è la mia salvezza, e la mia giustizia a manifestarsi” osserva ancora Heschel, bisogna leggere “la mia salvezza” in senso passivo, perché se il Santo voleva riferirsi alla salvezza dell’uomo avrebbe fatto scrivere “la vostra salvezza”.
Questo è un ribaltamento del concetto di salvezza. Fino a questo momento la salvezza dipendeva dai meriti di Israele , ora questa è una condizione necessità di D-o.
אנכי יהוה אלהיך אשר הוצאתיך מארץ מצרים מבית עבדים
Io sono il Signore tuo Dio che ti ha portato fuori dal paese di Egitto, dalla casa di schiavitù” הוצאתיך “hoze’itika” può essere anche letto “huze’tika””con te sono stato portato fuori”.
“Ricordati di me nella tua salvezza”(Tehilim 106/4), “Dite alla figlia di Sion:”Eccola tua salvezza viene”(Isaia 62/11), non è scritto il tuo salvatore, ma la tua salvezza.
Non si tratta del” salvatore” ma si parla del” salvato”.
Heschel cita molti altri passi che offrono una lettura alternativa.
A questo punto possiamo anche dedurre che il piano di salvezza non si può adempiere finché le due forme di salvezza non si congiungono.
Una barzelletta:
Un piccolo uomo entra in Sinagoga, quando non c’è nessuno, si siede, guarda il soffitto e con voce accorata esclama: “Dio, mia moglie è malata e ha bisogno di costose medicine; il tetto della nostra casa sta crollando e bisogna chiamare i muratori per rifarlo; mio fratello non lavora e mangia alla mia tavola come quattro persone; mia figlia non ha un bel vestito e quindi nessuno la guarda e il mio piccolo insiste che vuole la bicicletta: fammi vincere alla lotteria!”. Dopo alcuni giorni, torna ancora più disperato e dice: “Dio perché non mi ascolti? Non ce la faccio più a sopportare questa situazione: tutta la mia famiglia non fa che piangere e chiedere… Fammi vincere la lotteria!” Dopo una settimana, si rifà vivo, alza le mani al cielo e grida: “Ma allora, ti sei scordato di me?! Non hai compreso in che guai mi trovo? Ho pochissimi soldi, capisci? Fammi vincere questa benedetta lotteria?”. E allora, si squarcia il tetto della Sinagoga, fa capolino Dio e gli dice: “Benedetto uomo, dammi una mano: compra almeno un biglietto della lotteria!”
La salvezza ci sembra unidirezionale, il cristianesimo l’ha trasformata nel concetto mistico, in realtà la creazione che doveva essere perfetta con l’uomo è stata compromessa, la perfezione è diventata imperfezione, siamo abituati a considerare la salvezza come incarico dell’uomo di ritornare attraverso la redenzione allo stato originale, il punto zero.
In realtà sembra che a causa dell’uomo il piano divino si è infranto. A questo punto nel rispetto del libero arbitrio concesso all’uomo, D-o sembra connesso alla redenzione del piano completo in cui è incluso anche D-o stesso.
Dopo che la prima coppia umana è stata consegnata alla dimensione terrestre le parole che il Santo rivolge a Khain manifestano una certa passione , in una lettura sicuramente antropomorfica sembra che le parole pronunciate dal Santo rivelinano una certa ansia del Signore per quello che sta per accadere.
Leggiamo che D-o offre a Khàin una possibilità:
הלוא אם תיטיב שאת ואם לא תיטיב לפתח חטאת רבץ ואליך תשוקתו ואתה תמשל בו (Bereshit 4/7).
Se agirai bene potrai andare a testa alta.(sarai perdonato) , ma se non agirai bene, il peccato sta in agguato alla porta,esso ha desiderio di te, ma tu puoi dominarlo(il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri son volti a te, ma tu lo devi dominare)”
Le parole che usa il Santo sono, molto diverse da quelle rivolte a Adamàh che si nascondeva nel giardino dopo aver mangiato del frutto proibito: ”Perché ciò ti è rincresciuto, perché sei rimasto abbattuto?(Bereshit 4/3).
Forse D-o salvando Khàin da quello che era già scritto cercava di salvare la seconda parte della sua creazione?
D-o era forse obbligato a considerare la scelta di Khàin come parte della sua salvezza? D-o poteva salvarsi da solo?
כה אמר יהוה שמרו משפט ועשו צדקה כי-קרובה ישועתי לבוא וצדקתי להגלות
Così dice il Signore, osservate il patto e fate giustizia, poiché è vicina la mia salvezza, e la mia giustizia a venire”( Isaia 56/1)
Il testo non dice la vostra salvezza , ma la mia salvezza
Vi saluto tutti, in particolare Stella
Noiman
Ultima modifica di noiman il giovedì 18 maggio 2017, 22:59, modificato 2 volte in totale.
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