Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

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bgaluppi
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da bgaluppi »

Caro Daminagor, non direi che nei Vangeli satana sia esaltato, ma piuttosto abbassato. Comunque capisco quello che vuoi dire. Allora non resta che esaminare il contesto in cui il termine viene usato. Scopriremo che l'uso della figura di satana (o del diavolo, che è la stessa cosa) coincide con momenti in cui la situazione presenta condizioni particolari. Faccio solo alcuni esempi.

“Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto"” (Mt 4:10). Questo è il momento in cui Yeshùa, forse esasperato dalle tentazioni che vive nella sua esperienza "mistica", reagisce parlando praticamente da solo lasciando uscire un forte "vattene satana!". Non ti ascondo che anche io, in momenti in cui mi sono trovato oppresso da pensieri e desideri negativi, ho fatto esattamente la stessa cosa, parlando da solo.

“Se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro se stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno?” (Mt 12:26). Qui Yeshùa, come già ha evidenziato Gianni, usa la figura di satana, in risposta ai suoi interlocutori che avevano usato Belzebù poco prima, per semplificare concretamente un ragionamento logico.

“Ma Gesù, voltatosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».” (Mt 16:23). Altro momento in cui assistiamo ad una forte reazione emotiva da parte di Yeshùa, che interrompe bruscamente Pietro il quale “cominciò a rimproverarlo” (v.22) con un sonoro e chiaro “vattene satana!”, esattamente come aveva fatto nel deserto.

“Or i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni ci sono sottoposti nel tuo nome». Ed egli disse loro: «Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore.»” (Lc 10:17,18). Questo è un po' complesso, ma proverò a fare un'esegesi personale, sperando di non dire castronerie. Qui è evidente che i discepoli credevano all'esistenza dei demòni, causa di malattie fisiche e mentali; non c'è proprio da stupirsi di ciò, perché anche i farisei ci credevano, al punto da praticare esorcismi e recitare preghiere in difesa dai loro influssi (sulla tradizione orale troverai indicazioni su come andavano praticati gli esorcismi). Yeshùa qui risponde con una sorta di visione, che sintetizza il concetto della sconfitta del peccato: “Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore” (ciò fa riferimento agli ultimi tempi, cfr. Ap 12:9). Il greco ha ἐθεώρουν (etheòrun), che è l'imperfetto indicativo di θεωρέω (theorèo), che significa guardare "con lo scopo di analizzare" (HELPS), essere spettatore di qualcosa con lo scopo di comprenderla, e anche discernere, venire a conoscere per esperienza. L'imperfetto indicativo indica la continuità di un'azione nel passato, quindi Yeshùa (a mio parere) sta avendo un'esperienza mistica, una sorta di rivelazione di qualcosa che improvvisamente sa di conoscere da sempre ma che riguarda il futuro, in cui il peccato è sconfitto dalla conoscenza di Dio (era messianica). Mi pare che qui assistiamo ad una sorta di visione apocalittica, che Yeshùa interrompe bruscamente, come uscendo da un momento di astrazione, dicendo: “Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male.” (v.19). Qui risponde direttamente ai discepoli, che erano meravigliati del fatto che riuscivano a guarire le persone. In questo contesto, Yeshùa parla in termini concreti e simbolici, facendo riferimento a scorpioni, serpenti e al "nemico" (satàn, cfr. 1Re 11:14,23), ma è ovvio che non parli in senso letterale.

“Satana entrò in Giuda, chiamato Iscariota, che era nel numero dei dodici.” (Lc 22:3). Qui assistiamo ad un momento drammatico, quello in cui inizia il dispiegarsi del destino di Yeshùa. L'agiografo utilizza un linguaggio tipicamente ebraico per esprimere l'idea che Giuda fa una scelta sbagliata, dettata dalle sue emozioni umane. Nella tradizione troverai espressioni di questo tipo, in cui si fa uso del termine satàn. In Bereshit Rabba compare numerose volte.

“Il Dio della pace stritolerà presto Satana sotto i vostri piedi.” (Rm 16:20). Qui Paolo utilizza satana in un contesto in cui parla con enfasi della necessità di non vivere nella divisione, di controllare i propri istinti e non farsi traviare da chi non lo fa. Conclude con un'immagine concreta, in cui satana viene stritolato da Dio sotto i piedi dei credenti (cfr. 1Re 5:3; Sl 110:1), per rendere bene l'idea.

Insomma, se osservi bene il contesto in cui il termine satana compare, ti accorgi che non è mai usato a sproposito, ma per dare enfasi o per esprimere concretamente e semplicemente dei concetti astratti e complessi. Oltre a questo, l'uso del termine satàn in tal senso è documentato dalla tradizione.
noiman
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da noiman »

Provo a dare una risposta a quanto avete scritto e soprattutto a daminagor che fa una interessante osservazione:
"Antonio, è davvero plausibile che gli autori delle SG, conoscitori della tradizione giudaica, arrivassero ad esaltare a livello narrativo la figura di satana e dei demoni, nonostante una simile enfasi fosse del tutto estranea alle SE che essi ben conoscevano? E tutto solo per potersi far capire meglio dal loro pubblico?
Quello che voglio dire è: un ebreo osservante del primo secolo avrebbe introdotto elementi divergenti (in termini di quantità ed importanza) dalla tradizione giudaica solo per arrivare a dei pagani? Forse io sbaglio, ma mi sembra difficile da credere a meno di non dare per scontato che gli autori delle SG fossero degli ebrei che erano disposti a "rinnegare" la tradizione a cui erano strettamente legati. Ci sono altri esempi di un simile atteggiamento all'interno del giudaismo?

Bisogna partire da una considerazione: il pensiero greco e il giudaismo
Esdra quando decide di mettere per iscritto la Torah orale lo fa nel momento di maggior pericolo , la crisi del giudaismo assediato culturalmente dal pensiero greco che gli ebrei consideravano pagano.
Non fu inventato niente, fu solo completato quello che già da tempo era il bisogno di consolidare l’applicazione della legge, mettendo per scritto le norme giuridiche che regolavano la vita giudaica , il modo migliore per salvaguardare il giudaismo dall’influenza pagana.
Al giudeo veniva detto con le parole di una legge divina, come doveva comportarsi quale vero servitore di D-o : quali feste celebrare, quali sacrifici offrire, quali tributi pagare ai sacerdoti addetti al culto e in generale quali cerimonie osservare. ( Emile Shurer)
Tutto questo avvenne approfondendo lo studio della Torah, raffinando l’interpretazione e la sua esposizione in ambienti dotti .
Questo avvenne mentre i greci sotto la spinta di Alessandro Magno avevano ormai conquistato mezzo mondo antico e mantenuto unito da un potere centrale.
Nella conquista ogni città fu assegnata al potere greco , nuove città furono fondate e abitate solo da greci. Tutto questo avvenne all’incirca nel II sec a.c. Tutto questo lo sappiamo dalle monete ritrovate un pò’ ovunque , Gaza e tutta la costa era ormai greca, la Samaria colonizzata.
La Giudea si trovò di fatto circondata da città e avamposti ellenistici. Anche se il giudaismo si manteneva saldo l’influenza greca fu enorme, in primi era la lingua del commercio, l’intero pensiero e le abitudini dei greci erano diventate comuni , afferma Emile Shurer che questo era una caratteristica dell’ellenismo , cioè appropriarsi di un culto religioso straniero e rivestirlo di abiti greci, come avvenne in Siria e in Egitto.
La divisione in giudea tra quelli che erano favorevoli alla cultura greca e i Chassidim, uomini pii dediti alla conservazione della tradizione giudaica fu la miccia che innestò l’insurrezione maccabaica, questo quando Antioco Epifane tentò di sostituire con la forza il culto giudaico utilizzando la forza.
La rivolta ebbe successo e l’ellenismo nel suo aspetto religioso fu completamente rimosso dal suolo giudaico, Shurer osserva che questo è il solo esempio conosciuto, per quanto se ne sa, di una religione orientale che abbia resistito con successo all’influenza dell’ellenismo.
Ma per giungere a questo scorrerà molto sangue, il tempio di Gerusalemme fu profanato, il tesoro del tempio saccheggiato, la circoncisione proibita, chiunque venisse trovato con un rotolo della Torah veniva messo a morte e bruciato insieme al suo rotolo. Il 15 del mese di kislev , dicembre 167 a.c nel tempio di Gerusalemme, sull’altare degli olocausti furono celebrati sacrifici pagani.
Senza entrare nei particolari di questa guerra di liberazione conosciamo che per ben due volte gli eserciti siriaci attaccarono la giudea e per due volte furono sconfitti militarmente, tutto questo lo sappiamo da fonti giudaiche, il libro dei Maccabei e da gli storici del tempo, da questa parte di storia gli ebrei di allora e di oggi ne hanno tratto insegnamento e tradizione, la festa di Hanukà è l’eredità lasciata da quel momento storico.
Senza entrare in dettagli le regole di quella guerra furono influenzate dalla politica, sicuramente la vittoria giudaica apri la porta al potere di Roma, i romani stanziati in Egitto seppero approfittare della debolezza degli eserciti siriaci e trarre vantaggi a seguito di un scellerato accordo che la Giudea fece con Roma, una specie di NATO dell’epoca che prevedeva una alleanza tra Giudea e Roma imperiale.
Senza entrare in dettagli e ripercorrere tutta lo storia giudaica di quei secoli, sappiamo che il potere di Roma su Giudea e Siria è collocabile tra il 63 a.c e il 135 d.c .

Tutta questa chiacchierata per spiegare che anche se il potere di Roma si estendeva in tutta la Giudea non fu tale da influenzare il giudaismo che in quel frangente storico dipendeva ancora della cultura greca anche non in grado di condizionare il culto e la tradizione nella quotidianità, il pensiero greco era ben presente all’interno della classe media e in quella colta, gli stessi farisei e parte degli scribi in qualche modo erano influenzati dalla presenza di sostenitori ellenizzati fino ai più alti ranghi della società.

La Giudea che accolse Gesù era profondamente influenzata dal pensiero greco ma dominata di fatto dai romani che a parte qualche episodio anche tragico non interferivano con le autorità religiose in cambio delle tasse a Cesare e alla pace sociale.

Riassumendo nella quotidianità il popolo osservava ancora le leggi tradizionali, parlava sicuramente aramaico ed ebraico ma gli il pensiero era inquinato dal modo di vivere e di pensare dell’ellenismo, il mondo era cambiato e se si voleva relazioni oltre il confine di casa si doveva rispettare le leggi romane e usare la lingua greca.
Ancora una volta come hai tempi del regno Seleucide la diga era retta dai chachamim saggi cioè i farisei che garantivano ancora una volta l’integrità del giudaismo che navigava in una palude dove ellenismo e giudaismo si confrontavano.
E possibile pensare che l’ambiente dove nacque Gesù fosse un misto tra un giudaismo ellenizzato e un altro giudaismo rimasto puro.

Esaminando il Vangelo si ha l’impressione che tutto quello che vi è scritto sia una specie di mediazione ibrida tra i due pensieri, riguardo ai romani non viene citata la loro religione, sono visti come occupanti attraverso il loro potere militare che in definitiva è pratico e senza alcuna volontà di convertire il prossimo, ben diverso da quello che accadde con Antioco Epifane IV che invece al contrario dei romani intendeva estirpare il giudaismo.

Io penso che rabbi Gesù intendesse riportare Israel hai valori originali dell’ebraismo tradizionale, ma chi lo seguiva pensava come i greci e poco come i maestri di Torah come avrebbe voluto Gesù riformatore e nello stesso tempo conservatore.
La sfida era dunque tra i farisei chiusi a riccio per salvare il salvabile e un uomo che vedeva la distorsione del pensiero originale. Se Gesù fosse vissuto ai tempi dei Maccabei probabilmente il cristianesimo non sarebbe mai sorto.
Dunque un uomo tra incudine e martello e tutti sappiamo come è andata.

Rimane una domanda: perché tutto quello che è stato scritto riguardo la sua vita e le sue opere non è stato scritto in ebraico? Forse perché coloro che vissero accanto a lui preferirono raccontare una storia vissuta o meno nella lingua ormai imperante, non il latino ma il greco. Opportunismo politico? Oppure l’unico mezzo per diffondere un messaggio a coloro che potevano accettare solo se scritto nella lingua destinata a uscire dai confini nazionali.
Scusate l’OT riguardo la discussione sul “satan” ebraico che è diventato greco, pagano e poi cristiano.
Noiman
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bgaluppi
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da bgaluppi »

Ringrazio sentitamente Noiman per questo importante spaccato storico che ci aiuta a comprendere meglio. Mi trovo particolarmente in sintonia con la sua affermazione:
Esaminando il Vangelo si ha l’impressione che tutto quello che vi è scritto sia una specie di mediazione ibrida tra i due pensieri
Questo è esattamente ciò che intendevo quando ho scritto:
Ma da molti suoi discorsi e degli apostoli si capisce la vera natura del loro pensiero. Quando dice che gli uomini sono tentati dai loro stessi istinti e dalle loro pulsioni malvagie, parla chiaramente. Dunque perché utilizza un determinato linguaggio in alcune situazioni e un linguaggio diverse in altre? Perché dipende dal contesto e dagli interlocutori.
Ci sono momenti in cui Yeshùa, parlando ai discepoli ebrei, utilizza un linguaggio conforme al pensiero tradizionale. In altri momenti, invece, quando parla in pubblico, ne utilizza un'altro.
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Gianni
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da Gianni »

Caro Trizzi, Gc 2:19 l’ho spiegato nel mio studio.

Daminagor, anche io dico come Antonio che le tue osservazioni sono ottime. Aggiungo che con il passare del tempo ad un certo punto si acquisisce un modo di dire comune avendo solo un vago sentore di ciò che era all’origine. Ad esempio, possiamo dare del Pinocchio a qualcuno e tutti capiscono perché quel personaggio fittizio è conosciuto. Si consideri anche che “figli di” è un’espressione ebraica per indicare la categoria. Noi parliamo, ad esempio, della categoria dei panettieri, gli ebrei dicevano “figli dei panettieri”. Così in Gv 8:44 (“Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre”). Possiamo parlare di “cavallo di Troia” senza per questo credere che sia esistito. Credevano gli ebrei del primo che satana e i demoni esistessero? Penso proprio di sì. E qui entra in gioco una considerazione psicologica, che cerco di spiegare con una mia esperienza giovanile. Ero un ragazzo troppo spavaldo per le cose che stavo imparando e una volta che parlavo con una signora matura, quando questa mi menzionò la Madonna in cielo mi buttai a capofitto a demolire quella credenza … e così rovinai di colpo la conversazione pur buona che stavamo avendo. Voglio dire che se Yeshùa fosse intervenuto ogni volta che le malattie di qualcuno erano attribuite a satana, gli sarebbe stato impedito di guarirle; egli ci passava sopra e si preoccupava dei malati. Yeshùa diceva anche ai suoi stessi discepoli che certe cose non erano ancora in grado di capirle.
Per il resto condivido le osservazioni di Antonio.
Aggiungo una considerazione psicologica sul "vattene satana!" già ben spiegato da Antonio. Si tratta di un metodo psicologico molto efficace. Quando siamo presi da pensieri non buoni risulta molto efficace dirci mentalmente, ad esempio, “vattene, rabbia!”, “vattene, tentazione!” e così via. Va fatto con molta energia, quasi incattiviti.

Ringrazio anch’io Noiman per il suo intervento preciso come sempre.
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Daminagor
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da Daminagor »

Ho letto con piacere quello che avete scritto.
Avrei altre domande ma prima voglio riflettere bene su quello che ho letto ;)
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bgaluppi
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da bgaluppi »

Una discussione fatta con ragionamento, serietà, buon senso e ordine porta sempre a ottimi risultati!
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da trizzi74 »

Gianni ha scritto:Caro Trizzi, Gc 2:19 l’ho spiegato nel mio studio
Me ne sono accorto ieri sera.
Però, se devo essere sincero, la tua spiegazione di Gc.2:19 che nasce da un nesso con il caso dell’indemoniato di Gadara mi sembra poco convincente.Ma questo è solo un mio personalissimo parere.
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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bgaluppi
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da bgaluppi »

Trizzi, un piccolo OT. Ho notato adesso il tuo sottotitolo di Jung:

"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."

Mi trovo perfettamente in sintonia con la seconda frase: "chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni". Ma sono in disaccordo con la prima. Credo che le religioni contribuiscano all'aggravarsi dei mali della psiche. Basta pensare ai sensi di colpa che inculcano e fomentano. ;)

E non solo. Spesso satana è il responsabile dei nostri peccati (nella mentalità del religioso), in uno scarica-barile psicologico. In realtà, i responsabili dei nostri peccati siamo solo noi stessi in virtù delle nostre scelte. Satana ci mette davanti ad un bivio, ma siamo noi a scegliere la strada da percorrere.
trizzi74
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Trizzi, un piccolo OT. Ho notato adesso il tuo sottotitolo di Jung:

"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."

Mi trovo perfettamente in sintonia con la seconda frase: "chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni". Ma sono in disaccordo con la prima. Credo che le religioni contribuiscano all'aggravarsi dei mali della psiche. Basta pensare ai sensi di colpa che inculcano e fomentano. ;)
Antonio, non sempre le religioni hanno questo effetto così negativo sui propri adpeti. Ascolta questa bella esperienza di questo ragazzo che conosco personalmente.( dal minuto 52:30 a 1:04)

Ho conosciuto anche un'altra persona che un giorno mi raccontò che era stato un tossicodipendente ed aveva tentato più volte il suicidio. Lo sai come ha risolto questo dramma che viveva? Grazie alla religione!

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"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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Alen.chorbah
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Re: Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche

Messaggio da Alen.chorbah »

Bellissima esperienza il che dimostra che Dio agisce nel cuore delle persone, non solo in una religione come le stesse cercano di affermare per dimostrare che sono l'unica vera religione, ma in tutte. Ma d'altro canto forse dimostrano sempre di più queste esperienze che "Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche".
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