Io se prima non mi chiarisco i verbi il resto della grammatica non lo guardo nemmeno.
L'alfabeto lo conosco, riesco a consultare il vocabolario (se non fosse che consultare il Klein in pdf è un po' molto faticoso) un centinaio di parole so leggerle... a memoria.
Per la vocalizzazione mi sono rifiutata di usare il complesso metodo delle niqqudot, mi servo degli audio di mechon-mamre. E così ho imparato appunto un sacco di parole.
Non devo tradurre, devo solo discriminare sul testo biblico quelle frasette che a volte mi interessano, con il testo ebraico da una parte ed una traduzione già fatta, ed accorgermi di cose (p.e. che vi sono i termini malach e anche satàn in numeri 22, come abbiamo visto, mentre dalle traduzioni non emerge il termine satàn), ma non ho interesse a padroneggiare completamente l'ebraico.
Ora, si, come l'hai spiegata sembra facile. Ma si potrebbe, appunto, prendere in esame una serie di esempi biblici.
Sono un fatto importante, ad esempio quando Rashì dice che Eva aveva già concepito e partorito prima del peccato, mentre le traduzioni pongono tali eventi dopo il peccato. Non mi par cosa da poco.
Non credo si dovrebbe attendere di sapere bene l'ebraico per imparare a fare delle piccole verifiche sul testo ebraico ed iniziare a tenere sempre il testo ebraico accanto quando si legge una traduzione.
Tornando ai verbi sopra, iotzèr, uvorè, ossèh, mi aspetterei che i primi due siano dei perfetti, mentre per ossèh mi aspetterei che possa essere anche un imperfetto, ovvero un'azione cominciata che si concluda in futuro.