Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

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bgaluppi
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Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da bgaluppi »

Il piu' grande ostacolo per una corretta comprensione delle Scritture e' dato dalla confusione che esiste tra il concetto di preesistenza, che sta alla base del pensiero ebraico e quello di pre-esistenza, proprio della dottrina cristiana. Spesso, anche chi non accetta il dogma cristiano della trinita', fa fatica a distaccarsi dall'idea che Yeshua sia in qualche modo partecipe della natura divina, a causa della errata comprensione del concetto biblico di preesistenza. Prima di esaminare la figura del Messia, quindi, bisogna innanzitutto comprendere bene il concetto ebraico della preesistenza.

Le Scritture Ebraiche sono scritte in ebraico, da ebrei e per gli ebrei; anche le Scritture Greche sono redatte da menti puramente ebree, che ben conoscevano il concetto di preesistenza, applicato in tutto il cosiddetto Nuovo Testamento. Il Messia sorge dal popolo di Israele e fu un giudeo osservante, e i suoi discepoli erano ebrei. I redattori delle Sacre Scritture, ebraiche e greche, sono ebrei. Il tragico errore dell'interpretazione occidentale e' quello di sostituire la preesistenza, propria del pensiero ebraico, con la pre-esistenza; la comprensione tipica delle Scritture Greche è la prova del travisamento di questo importante concetto. Per affrontare lo studio delle Sacre Scritture, dunque, e' necessario tenere bene a mente questo dato di fatto: esse sono state scritte da ebrei e per capirle a fondo e' necessario immedesimarsi nel pensiero degli ebrei. Interpretare le Scritture non tenendo conto del concetto di preesistenza e' profondamente sbagliato e pericoloso, poiche' porta a conclusioni errate che danno adito a dottrine fantasiose e non conformi al pensiero giudaico. Cerchiamo di capire, dunque, cosa significa "preesistenza" secondo gli ebrei.

I rabbini spiegano che Adamo, Noe', Abraamo, Isacco e Giacobbe conoscevano la Torah prima che essa fosse scritta. In Gn 7:2, Dio dice a Noe': "Prendi con te sette coppie di tutti gli animali non impuri: sette maschi e sette femmine.". Il testo non specifica quali fossero gli animali puri (tahor) e quelli impuri, il che implica che Noe' sapesse distinguerli, nonostante la Torah scritta non esistesse ancora. Secondo i rabbini, Mose' fu capace di "vedere" la Torah nella sua interezza prima di scriverla.

Cos'era, quindi, la Torah, prima che fosse data all'uomo? La Torah e' la sapienza di Dio, come Lui considera se stesso, noi e il Suo mondo. La Torah contiene la sapienza con la quale Egli crea il mondo e lo regola. Per fare un esempio pratico, possiamo citare il modus operandi di Wolfgang Amadeus Mozart nel comporre musica: prima di scrivere note nero su bianco, il compositore "contiene" gia' nella sua testa l'opera completa, la sua struttura e il suo contenuto espressivo; l'opera che il compositore si appresta a scrivere preesiste gia' nella sua mente prima di essere scritta. Le note, quindi, gia' "esistono" nella sua mente ma "vengono ad esistere" nel momento in cui vengono scritte sul pentagramma. La Torah non e' soltanto la conoscenza e la sapienza di Dio, ma costituisce anche la Sua volonta' e il Suo intimo desiderio. Essa preesiste in Dio prima della creazione e si concretizza con lo scorrere del tempo e nel momento prestabilito (la "pienezza dei tempi"), fino al raggiungimento dello scopo prefissato. Stessa cosa vale per il Messia, il dono attraverso il quale Dio si rivela all'uomo e l'uomo viene redento.

Il concetto della preesistenza e' discusso innanzitutto nel Talmud e nel Midrash:

"Sette cose furono create prima che il mondo fosse: la Torah, il pentimento, il Giardino dell'Eden (ie. Paradiso), Gehinnom, il Trono della Gloria, il Tempio, e il nome del Messia" - (Pes. 54a).

"Il Re Messia nacque fin dall'inizio della creazione del mondo, perché è entrato nella mente (di Dio), prima ancora della creazione del mondo." - (Pesiqta Rab. 152B).

Secondo gli ebrei, dunque, il Messia esisteva prima della creazione, ma non in senso letterale e fisico; come la Torah stessa, o il Tempio e il Giardino dell'Eden, il Messia entra a far parte della "mente" di Dio (se Dio puo' avere una mente), ossia del Suo piano per l'essere umano a venire, gia' prima della creazione. Secondo il Midrash, l'incipit di Bereshit (Gn 1:2) contiene gia' un riferimento ad Israele e al Messia: "Il mondo era vuoto e deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso soffiava su tutte le acque." Il Midrash (Bereishit Rabba 2:4) legge questo versetto come un'allusione profetica alla storia del popolo di Israele e al Messia. I termini "vuoto, deserto, tenebre e abissi" si riferiscono ai quattro imperi che hanno oppresso, perseguitato ed esiliato il popolo ebraico. La frase "un vento impetuoso (lo spirito di Dio) soffiava su tutte le acque" si riferisce al Messia, il redentore, poiche' e' scritto: "Lo spirito del Signore verrà su di lui" (Is 11:2). E cio' che fa parte del piano di Dio, si verifica nel mondo nel momento prestabilito: "Lo Spirito Santo discese sopra di lui in modo visibile come se fosse una colomba, e una voce allora venne dal cielo: Tu sei il Figlio mio, che io amo. Io ti ho mandato." (Lc 3:22). In questo momento si realizza cio' che da sempre preesiste nel piano divino: l'inizio contiene gia' il completamento.

Il fatto che secondo gli ebrei la Torah si riferisca al concetto del Messia gia' dal primo momento della creazione, anche prima della creazione dell'uomo (quindi molto prima della "consegna" della Torah stessa all'uomo), ci fa capire una cosa importante: lo scopo finale della creazione del mondo, ossia l'Era Messianica e la redenzione dell'uomo, e' fermamente stabilito sin dall'inizio. Il mondo viene ad esistere in funzione del Messia, tutto e' stato creato "tramite" il Messia, cioe' con "in mente" il Messia. Stiamo parlando dell'onniscienza e della preconoscenza di Dio, della preesistenza in Lui di tutte le cose prima che esse "vengano ad esistere". La certezza del piano di Dio fa si' che il "pensiero" sia già avvenuto, sia gia' reale; il piano divino è così certo che è detto di "esistere" nonostante la sua assenza nel mondo fisico. In questo senso, Dio crea avendo gia' "in mente" l'avvento del suo servo, il suo figlio prediletto, quindi in questo senso Egli crea il mondo "per" lui, "tramite" lui e "in vista" di lui. Questo e' un concetto molto importante, utilizzato in tutte le Scritture Greche; se le si leggono senza tener conto della preesistenza, si finisce per fare confusione e per creare una separazione tra Nuovo e Vecchio Testamento, come se fossero due testi sacri diversi, appartenenti a culture e religioni diverse. Molti, in effetti, pensano questo; ma non dobbiamo mai dimenticarci che Yeshua era un rabbi ebreo, non un cristiano, e che il Messia e' venuto per gli ebrei innanzitutto, adempiendo la Scrittura Ebraica. Non si puo', quindi, reinventare il contenuto della Scrittura storpiando, modificando o addirittura annullando certi concetti fondamentali che fanno parte della cultura del popolo di Israele.

Tutte le cose, quindi, esistono in Dio, nel Suo piano, sin dall'inizio e "vengono ad esistere" nel mondo reale nel momento opportuno, secondo la Sua volonta'. Nella Lettera ai Romani (4:17), leggiamo:

Egli [Abramo] è nostro padre dinanzi a Dio, perché ha creduto in colui che fa rivivere i morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono. (TILC)

καὶ καλοῦντος τὰ μὴ ὄντα ὡς ὄντα. 

La traduzione letterale del versetto e' "chiama le cose che non esistono come esistenti". Paolo, ebreo di nascita e "fariseo figlio di farisei" (Atti 23:6), rivela e spiega in due parole il concetto della preesistenza: Dio "chiama all'esistenza" cio' che ancora non esiste fisicamente ma preesiste nel Suo piano; infatti, Paolo non dice che "Dio crea", ma che "chiama esistenti" cose che non esistono ancora. In perfetta armonia col pensiero rabbinico. La parola "ancora", inoltre, esprime un'idea precisa: quelle cose che devono necessariamente esistere (poiche' il Suo piano e' Sua volonta', e la Sua volonta' e' certezza), non esistono "ancora", cioe' finche' Dio non le chiama ad esistere.

Il Cristianesimo, introducendo il concetto di pre-esistenza di Yeshua (non "preesistenza"), si distacca profondamente e senza giustificazione dal concetto ebraico e biblico di preesistenza del Messia; in effetti, lo elimina completamente. Secondo la dottrina cristiana, il Cristo esiste realmente da prima della creazione, anzi e' il mezzo tramite il quale Dio creerebbe il mondo. Ecco che si crea la frattura tra Antico e Nuovo Testamento, tra cristiani ed ebrei; ecco che non si legge piu' la Scrittura in modo obbiettivo e tenendo conto dei principi fondanti della cultura che l'ha ricevuta e custodita, e da cui e' sorto il Messia, ma bisogna andare a cercare nelle Scritture la conferma a dottrine occidentali non conformi.

Ma la Scrittura (Gn 1) dice chiaramente che fu Dio a creare tramite la Sua parola ("Dio disse"), non tramite il Messia, anche perche' la funzione del Messia, secondo la Scrittura, non e' quella di creare, ma di portare il Regno di Dio sulla Terra e di redimere l'uomo (Is 11-12). Il Messia, inoltre, non e' affatto Dio, ma un "figlio di Dio", un servo di Dio, un re (Sl 35:27; Sl 2:7; 80:16; Lc 9:20) e un profeta al pari di Mose' (Dt 18:15); la sua funzione, oltre a quella di riscattare l'uomo, e' quella di insegnare il significato profondo della Torah. I rabbini insegnano che il Messia aprira' la cosiddetta "Era Messianica", durante la quale egli servira' un doppio ruolo. Sara' un re, un monarca, che regnera' sull'umanita' intera con giustizia e secondo la legge della Torah. Sara' anche un maestro, il piu' grande dei maestri, che rivelera' le dimensioni piu' profonde ed intime della Torah secondo il volere di Dio. Questo e' il ruolo del Messia secondo gli ebrei e secondo la Scrittura Ebraica.

Il prologo giovanneo dice che Dio crea tramite la Sua parola, esattamente come riferisce il libro della Genesi (Dio "disse"). Punto. Adesso bisogna capire cosa rappresenti esattamente questa "parola", poiche' e' ovvio che Dio non ha corde vocali che producano parole. Il λόγος, "logos", a cui fa riferimento Giovanni, e su cui molto e' stato detto, significa certamente "parola" ma viene tradotto anche con "espressione divina" (Strong) e altro non e' che la parola di Dio intesa come manifestazione fisica della Sua potenza, la sua voce potente, che esprime la Sua essenza e comanda dando origine alle cose. "Logos", infatti, esprime propriamente il significato di "concetti pensati, assemblati in testa, ed espressi con la parola" (Thayer Greek Lexicon), l'espressione del pensiero. Si tratta di concretismo, tipico degli ebrei: la voce ben rappresenta l'essenza, la volonta', la potenza, Dio stesso ("la parola era Dio"). 

Il fatto che la parola di Dio sia forzatamente assimilata al Cristo (per sostenere la sua presunta pre-esistenza), con l'aiuto di una traduzione tendenziosa del termine greco "logos" (tradotto "Verbo" o "Parola" con lettera maiuscola), non ha basi scritturali, proprio perche' il Messia, cioe' il Cristo, non nasce per creare ma per regnare, rivelare e redimere. Piuttosto, il mondo viene all'esistenza "per mezzo di lui", e in vista di lui (Gv 1:10), secondo il concetto di preesistenza. In questo senso, infatti, il Messia incarna la parola ("E la parola è diventata carne" - Gv 1:14) ed e', di fatto, la parola: Dio rivela un insegnamento piu' profondo e conforme a Se' attraverso la bocca del Suo Messia, che e' portatore di verita' e salvezza ("la sua grazia e la sua verità sono venute a noi per mezzo di Gesù, il Cristo" - Gv 1:17). I suoi insegnamenti sono la volonta' di Dio, che rivela se stesso in modo profondo, come mai aveva fatto prima. Attraverso il Messia, l'insegnamento della Torah raggiunge la completezza e viene scritto nei nostri cuori. Non e' piu' la Scrittura soltanto a costituire la parola di Dio: il Messia e' la parola vivente che rivela Dio (Gv 1:18) e incarna la volonta' di Dio e la Sua potenza. Questa e' la sua funzione nel piano di Dio, come testimoniato dalla Scrittura e dagli insegnamenti dei rabbini. Dare al Messia una funzione diversa da quella che e' stata stabilita da Dio, significa reinventare il messaggio della Scrittura e storpiarlo. Il prologo giovanneo e' molto piu' complesso di come lo presenta la dottrina cristiana, ma puo' essere compreso facilmente se si tiene conto del concetto di preesistenza.

Adesso, analizziamo l'identita' del Messia attraverso il suo epiteto. "Cristo" significa "unto", esattamente come "Messia". Le due parole hanno lo stesso significato. Cristo è l’italianizzazione del greco christòs (χριστός), dal verbo greco chrìo (χρίω), che significa "ungere". Christòs è la traduzione greca dell’ebraico mashìakh (משיח), che significa "unto". I sacerdoti venivano consacrati tramite unzione del capo (Es 29:7); il sacerdote consacrato era un unto (Lv 4:5). In Eb 7:21 leggiamo che Yeshùa è eletto da Dio "sacerdote in eterno", ed è dunque il mashìakh, il christòs, l’unto per eccellenza. Non Dio, o un uomo-dio (o dio-uomo), al modo pagano, ma l'unto di Dio che nasce nel Suo pensiero e poi nel mondo per consacrarsi a Lui.

Possiamo, dunque, affermare quanto segue: dire che il Cristo preesiste da prima della creazione e' biblicamente corretto, poiche' il suo ruolo e' fissato nel piano divino da sempre e poiche' Dio crea il mondo in funzione del Messia; dire che il Cristo pre-esiste da prima della creazione e' biblicamente sbagliato, poiche' questo concetto di pre-esistenza non appartiene alla Scrittura e poiche' il suo ruolo viene espletato nella pienezza dei tempi, nel momento in cui Dio "lo chiama ad esistere", ed e' incarnato dall'uomo Yeshua. Egli esiste da sempre nel piano di Dio ma "viene ad esistere" con la nascita di Yeshua. Vediamo, quindi, come il Cristo e Yeshua, pur essendo la stessa cosa, si distinguano essenzialmente. Il Cristo (Messia) e' il dono tramite il quale l'uomo viene riscattato dal peccato e dalla condanna a morte (derivante dalla caduta adamica), che preesiste nel piano di Dio sin da prima della creazione. Yeshua, essendo il Cristo annunciato dai profeti, e' l'uomo scelto da Dio per incarnare il dono del Messia ("il tuo santo servo Gesù, che tu hai scelto come Messia" - At 4:27). Yeshua, scelto da Dio, generato dallo spirito, nasce da ventre di donna per incarnare il Messia, che preesiste da sempre nella mente di Dio, e per espletare il piano divino; tramite l'uomo Yeshua, il mondo riceve il dono del Messia, come stabilito da Dio sin dall'alba dei tempi. 

Infine, per chiarire meglio il significato del termine "figlio di Dio", si rifletta su quanto segue. Come esistono i figli della maledizione (2Pt 2:14), della perdizione (2Ts 2:3), del tuono (Mr 3:17), del regno e del maligno (Mt 13:38), i figli d’ira (Ef 2:3) e i figli della luce (1Ts 5:5), cosi' esistono anche i "figli di Dio". I figli di Dio, nella Scrittura, sono angeli (Gn 6:2,4; Gb 1:6 Gb 38:7), Israele (Os 11:1 Es 4:22), gli Israeliti (Is 43:6), "tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio" (Rm 8:14 Ap 21:7), i re (2Sam 7:14; Sl 2:7). Essere figlio di Dio non significa ne' essere Dio ne' essere Suo figlio secondo un rapporto generazionale, ma avere una relazione speciale con Dio. Chi sostiene che Yeshua e' Dio perche' viene chiamato figlio di Dio, mostra di non comprendere affatto il significato del termine, per capire il quale non dovrebbe esserci neppure bisogno di una spiegazione. Inoltre, se Yeshua e' Dio solo per essere "figlio di Dio", anche Davide e Salomone devono essere Dio. E anche gli angeli devono essere Dio. E infatti, l'errore che fanno molti nell'interpretare in modo distorto questo epiteto, e' proprio quello di considerare i "figli di Dio" (gli angeli) come vere e proprie divinita'. Davide fu figlio di Dio poiche' fu un re di Israele guidato da Dio, da cui ricevette persino il dono della profezia; egli aveva un intimo rapporto relazionale con Dio, poiche' fu re, Suo servo e figlio. Il Messia, o Cristo, l'unto, il sommo sacerdote in eterno, piu' di ogni uomo, re o angelo, e' figlio di Dio; anzi e' IL figlio di Dio. Per capire che Yeshua non e' figlio di Dio in quanto Dio ma in quanto Messia (Cristo), bastano tre semplici passi della Scrittura:

"Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele" - Gv 1:49

"Poi il sommo sacerdote disse: - Per il Dio vivente, ti scongiuro di dirci se tu sei il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio." - Mt 26:63

"Simon Pietro rispose: - Tu sei il Messia, il Cristo; il Figlio del Dio vivente." - Mt 16:16

Nel primo versetto, Natanaele, sorpreso dall'abilita' profetica di Yeshua, esclama "tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re di Israele!", ossia il Messia atteso; il figlio di Dio e il Messia sono la stessa cosa, ma il Messia, come abbiamo visto, non e' Dio secondo gli ebrei e la Scrittura. Natanaele motra di comprendere perfettamente il significato di questi termini.

Nel secondo versetto, il sommo sacerdote (Caifa) chiede a Yeshua di rivelare apertamente se lui e' il Messia, il Cristo, il Figlio di Dio; questi tre epiteti, di nuovo, sono la stessa cosa, quindi il "figlio di Dio" non e' Dio nel pensiero di Caifa, ma il Messia, il Cristo. Il sommo sacerdote, facendo questa domanda, mostra di conoscere perfettamente il significato di quei termini e la loro relazione. Interessante e' notare e riflettere su cosa accade quando Yeshua, proclamandosi figlio di Dio in risposta alla legittima domanda del sacerdote, viene accusato di bestemmia. I membri del Sinedrio cercavano di accusarlo in ogni modo e lo fecero scioccamente e ingiustamente, in questo caso, accusandolo di bestemmia "per essersi proclamato Dio". Ma allora essere Messia o figlio di Dio, per gli ebrei, significa essere Dio? E Yeshua, con quelle parole, dichiara di essere Dio? Niente affatto, poiche' il sommo sacerdote non avrebbe mai bestemmiato chiedendo ad un uomo, un rabbi ebreo, di dichiararsi Dio. E Yeshua non dichiara affatto di essere Dio, ma di essere l'unto di Dio, il Messia, che non e' affatto Dio nella cultura ebraica. Mettendo in rilievo l'ipocrisia e la falsita' delle loro accuse, Yeshua risponde: "Nella vostra legge c'è scritto questo: Io vi ho detto che siete dèi. La Bibbia dunque chiama dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio, e la Bibbia non può essere annullata. Il Padre mi ha consacrato e mandato nel mondo; allora, perché mi accusate e mi dite che bestemmio se affermo di essere Figlio di Dio?" (Gv 10:34-36) 

Nel terzo versetto, Simon Pietro, attraverso la sua professione di fede, afferma che Yeshua e' il Messia, ossia il Cristo, ossia il figlio di Dio. Ancora una volta, i tre termini sono interscambiabili. Pietro, in quanto ebreo, non dichiara a Yeshua di credere che lui sia Dio, ma che sia il consacrato, l'unto, il figlio di Dio, il servo del Signore atteso da Israele. E, ancora una volta, e' opportuno rimarcare che l'unto di Dio, il consacrato, il Messia, non e' ovviamente Dio, ma colui che e' consacrato a Dio. Pensare che Dio si consacri a Dio e' non solo anti-biblico, ma anche sciocco. Il re di Israele diveniva figlio di Dio quando veniva eletto al trono; Yeshua diviene figlio di Dio nel momento in cui viene resuscitato dalla morte e, in seguito, eletto alla destra di Dio come sommo sacerdote in eterno.

"Dio lo ha costituito Figlio suo, con potenza, quando lo ha risuscitato dai morti." - Rm 1:4
Ultima modifica di bgaluppi il domenica 23 agosto 2015, 20:47, modificato 1 volta in totale.
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Michele
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da Michele »

Forse è un mio limite, ma è stato molto difficile seguire questo discorso. Una domanda:Dio ha considerato anche il male e il peccato, sin da prima della sua manifestazione? cioè il male esisteva gia nel pensiero di Dio?
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bgaluppi
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da bgaluppi »

Michele, secondo me la tua domanda e ' fuori tema, in quanto ha poco a che fare con la preesistenza. Ma ti rispondo con la Scrittura:

Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?». In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra. - Gb 2:10

Squilla forse la tromba in una città, senza che il popolo tremi? Piomba forse una sciagura sopra una città, senza che il SIGNORE ne sia l'autore? - Amos 3:6

Il male e il bene non procedono forse dalla bocca dell'Altissimo? - Lamentazioni 3:38

Il Signore gli disse: Chi ha fatto la bocca dell'uomo? Chi rende muto o sordo o veggente o cieco? Non sono io, il Signore? - Es 4:11

Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l'avversità; io, il SIGNORE, sono colui che fa tutte queste cose. - Is 45:7

Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore. - Sir 11:14

E poi, chi ha creato satana?
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Michele
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da Michele »

Io la vedo leggermente diverso. Dio non ha creato il male, prima che si fosse manifestato. Il male non è preesistente, né alla maniera ebrea, tanto meno cattolica. Dio crea le creature tanto perfette, da infonderlr una libertà notevole. E qualche creatura sarà soggetta a peccare, in virtù di questa caratteristica
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bgaluppi
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da bgaluppi »

Michele, in questo post vorrei affrontare la preesistenza di Yeshua, questo che vuoi fare tu e' un discorso molto complesso che deve essere affrontato in separata sede. Pero' mi hai dato un ottimo spunto per un nuovo approfondimento... :-) Satana non e' "il male" come potere opposto a Dio, ma colui che ci accusa davanti a Dio ed e' pronto ad enfatizzare cio' che di perverso e corrotto esce dal nostro cuore; e il concetto che abbiamo noi di "bene" e "male" e' un concetto umano, condizionato dalla nostra limitatezza umana. Il male origina dalla scelta che facciamo. Ti posso consigliare di meditare bene sui primi due capitoli di Genesi e su questo versetto:

dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l'uomo - Mt 15:19-20

Comunque, ripeto, il tema e' interessante ma molto complesso e richiede una trattazione a parte. :-)
AKRAGAS
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao Antonio.
Bella trattazione.

Ciao Michele.
La tua domanda è interessante ma bisognerebbe aprire un' altra cartella è pertanto mi limito a rispondere che avete ragione entrambi, Antonio e Michele. Il problema è che state ragionando in questo momento su quel tema usando da una parte un'approccio di tipo dualistico e dall'altra uno di tipo più assoluto.
Bisognerebbe chiarirsi su questo punto...ma su un'altra cartella.
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bgaluppi
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da bgaluppi »

Michele, sono d'accordo con Akra. Il tema e' bello e profondo, ma vuole una cartella specifica. Invece, parliamo della preesistenza: cos'e' che non hai capito sul Messia preesistente?
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Michele
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da Michele »

Non avevo intenzione di parlare del male, ho fatto soltanto una parentesi su un elemento importantr non citato nella trattazione. Ho capito la differenza di preeistenza, ma come si è capito, non la condivido
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bgaluppi
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da bgaluppi »

Michele, su che basi non la condividi? Perche' non e' possibile avere un'opinione personale sulla preesistenza. E' un problema di comprensione, non di condivisione: o la si comprende, o non la si comprende, non c'e' spazio per l'opinione personale. Rileggi con calma il testo se ti interessa e meditaci su. Per non accettarla devi dare delle ragioni, oppure affermare che gli eruditi ebrei non hanno capito nulla delle "loro" Scritture Ebraiche, e poi mostrare il perche'...
Ultima modifica di bgaluppi il domenica 23 agosto 2015, 22:40, modificato 1 volta in totale.
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Michele
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Re: Preesistenza e pre-esistenza di Yeshua

Messaggio da Michele »

Bgaluppi, non la condivido perché le parole che gli apostoli riportano di Gesù circa questo argomento lasciano indicare tutt'altro e poi per un'altro motivo che non cito, dato che riguardano la mia fede
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