"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
Dici bene, Enigma. Esseri umani e animali hanno lo stesso soffio vitale di Dio, come dimostra Gn 7:22 che molto appropriatamente hai citato. Perché allora nel caso dell’uomo viene specificato e per gli animali no? Semplicemente perché la descrizione della creazione dell’essere umano è più dettagliata. Tuttavia è specificato in Gn 7:22.
Trizzi, ottima la trattazione sull’”anima” della Watchtower che hai citato.
Adamo ed Eva, da quanto viene riportato in Genesi, sembra debbano essere immortali (o con vita eterna), dato che con il peccato, come punizione gli viene data anche la morte.
Cioè, se Adamo in un primo momento era potenzialmente eterno, non sarebbe morto. La morte, sopraggiunta in seguito alla disubbedienza, va a modificare la stessa struttura che in precedenza era ad immagine e somiglianza di Dio.
Dato che in caso di morte i servitori di Dio hanno la speranza della risurrezione, essi sperano di vivere di nuovo come “anime” o creature viventi. Perciò Gesù poté dire che “chi perde la sua anima [la sua vita come creatura] per amor mio e della buona notizia la salverà. Realmente, che giova a un uomo guadagnare tutto il mondo se perde l’anima sua? Che darebbe, realmente, un uomo in cambio dell’anima sua?” (Mr 8:35-37) E disse anche: “Chi ha affetto per la sua anima la distrugge, ma chi odia la sua anima in questo mondo la salvaguarderà per la vita eterna”. (Gv 12:25) Questi e altri versetti simili indicano il corretto intendimento delle parole di Gesù in Matteo 10:28: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. Gli uomini possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere per sempre la persona, in quanto vive nel proposito di Dio (cfr. Lu 20:37, 38) e Dio può ridare e ridarà al fedele la vita come creatura mediante una risurrezione. Per i servitori di Dio, la perdita dell’“anima”, o vita come creatura, è solo temporanea, non permanente. — Cfr. Ri 12:11.
Qui mi sembra assai controverso, "guadagnare il mondo intero e perdere la propria anima". Ma se stiamo al significato attribuito, tutti perderanno la propria anima.
Un ulteriore esempio della distinzione fra psychè e pnèuma è la spiegazione che l’apostolo Paolo dà, nella prima lettera ai Corinti, in merito alla risurrezione dei cristiani alla vita spirituale. Egli contrappone “ciò che è fisico [psychikòn]” a “ciò che è spirituale [pneumatikòn]”. Quindi spiega che i cristiani fino al momento della morte hanno avuto un corpo “fisico”, come il primo uomo Adamo; invece nella risurrezione i cristiani unti ricevono un corpo spirituale come quello del glorificato Gesù Cristo. (1Co 15:42-49) Giuda fa un paragone simile parlando di “uomini animaleschi [psychikòi, lett., (uomini) fisici], che non hanno spiritualità [lett., che non hanno spirito (pnèuma)]”. — Gda 19.
Come farebbero a ricevere un corpo spirituale se non è sopravvissuto niente di quella persona, di quell'anima?
Il passo biblico di Mt 10:28 è spesso usato a sproposito per sostenere l’esistenza di una presunta anima separata dal corpo. In questo passo Yeshùa dice: “Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna”.
Prima di tutto va sottolineato che la parola tradotta “anima” è nel testo greco è ψυχή (psychè). Il significato dato a questo vocabolo greco dal Vocabolario del Nuovo Testamento è: “Fiato; il fiato della vita; la forza vitale che anima il corpo e si mostra nella respirazione di animali e di uomini; vita; quello in cui c'è la vita”. Così anche il Rocci, il più autorevole vocabolario greco-italiano. Il vocabolo greco psychè fu quello impiegato nella LXX per tradurre l’ebraico nèfesh.
La sua traduzione “anima” è pessima. Essa infatti richiama alla mente dei sempliciotti il concetto pagano di anima, entrato nelle religioni dalla filosofia greca e che non appartiene alla Sacra Scrittura.
Tornando alle parole di Yeshùa, va prima di tutto sgombrato il campo dalla falsa idea che tutti risusciteranno. Yeshùa stesso parlò di “quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti” (Lc 20:35), il che mostra che ci sono anche coloro che non meriteranno la risurrezione. Già questo fatto esclude la presunta immortalità di una presunta anima. A ben rileggere le parole di Yeshùa in Mt 10:28, già qui si esclude questa idea pagana, perché Yeshùa afferma che c’è chi (ovvero Dio) “può far perire l'anima e il corpo nella geenna”, che - essendo l’immondezzaio di Gerusalemme - si prestava bene a metafora della distruzione totale.
Il senso vero di Mt 10:28 è quindi: “Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere la vita; temete piuttosto colui che può far perire la vita e il corpo nella geenna”.
Ciò è in armonia con le parole di Yeshùa in Gv 11:25: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”. La risurrezione e la vita non sono dovute a una presunta anima presunta immortale ma sono concesse a coloro che hanno fede in Yeshùa.
Allora Gianni se ho capito bene si poteva tradurre: "non temete coloro che uccidono il [corpo carnale] (corpo), ma non possono uccidere la [fede in me] (vita) ..." . Gesù è la vita infatti.
Shalom (Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
Penso che Yeshùa stava dicendo di non avere paura di chi può uccidervi, ma di temete piuttosto Colui che può privarvi della vita eterna. Al riguardo il Vangelo di Luca lo vedo più semplice nella spiegazione: Ma vi indicherò io chi temere: Temete colui che dopo avere ucciso ha l’autorità di gettare nella Geenna. Sì, vi dico, temete Lui. - Luca 12:5.
Mentre stavo scrivendo, ho fatto una pausa, e durante questa pausa, tu mi hai anticipato ed io involontariamente ho ripetuto in maniera simile quello che hai scritto.
