L’attendibilità della Sacra Scrittura

salcontis
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da salcontis »

Cari amici,
La convinzione che Dio abbia ispirato pure le virgole inserite nei testi biblici in tutte le lingue utilizzate nelle traduzioni, pure nelle lingue che omettono la punteggiatura per peculiarità linguistica, non aumenta il grado di fede negli uomini.
La resurrezione di Gesù non è stata riportata in maniera identica nei vangeli, quindi non si deve credere nella resurrezione di Gesù e nell’ispirazione dei vangeli? Molti detrattori e studiosi credenti hanno notato discordanze.
Forse il pensare che ognuno degli scrittori abbia riportato la sua versione dei fatti non come strumento passivo di una forza sovrumana, in un stato di trance, ma motivato dalla propria conoscenza diretta e indiretta degli accadimenti e dalla guida dello spirito santo come rammemoratore, per far pervenire la notizia di un avvenimento vero nello sostanza ma raccontato da diversi punti di vista non perfettamente coincidenti, farebbe crollare la fede?
Si può essere ispirati dai ricordi, dalle parole, dal viso di una persona.
E l’ispirazione si traduce in forme diverse, perché può suscitare effetti diversi a seconda della sensibilità o del carattere o della cultura della persona.
Tutto ciò non esclude che si possano trovare spiegazioni plausibili per uniformare i contenuti anche nei minimi dettagli, grazie al potere interpretativo della mente umana o grazie all’opera dello spirito santo o spirito umano.
Lo scrittore Luca non si presenta come strumento passivo di una forza soprannaturale per realizzare la stesura del suo vangelo.
Vangelo di Luca:
Luca 1:1 Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi,
- 1:2 come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola,
- 1:3 è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall'origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo,
- 1:4 perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.

In altri casi i profeti ottenevano rivelazioni e profezie o messaggi in maniera diversa.
Perché Dio utilizza mezzi diversi.

Si sarebbe potuto ottenere un risultato migliore o almeno meno equivocabile, se Gesù avesse scritto un vangelo dettagliato in tutte le lingue o se gli apostoli avessero scritto tutto sotto dettatura, come nelle sedute spiritiche o nei fenomeni di scrittura automatica e se avessero tramandato solo un vangelo dettagliato nei minimi particolari e senza confronti da poter effettuare.
Tuttavia, sarebbe stato un lavoro inutile, perché si può storpiare e interpretare a piacimento anche l’idea più semplice e meno travisabile di questo mondo.
Dopo il versamento dello spirito santo i primi cristiani dovevano risolvere ancora controversie, tanto che si riunirono a Gerusalemme per trovare una soluzione (Atti 15).
Non tutti avevano capito come considerare la legge in vista dell’ingresso dei pagani.
Evidentemente Dio, tramite lo spirito santo, non inculcò nelle mente di tutti i fedeli la stessa visione della nuova realtà rivelata da Cristo.
Lo spirito santo non trasmette tutta la verità, ma solo una parte e quando vuole e a chi vuole.
Credo che questa riflessione valga sia se si tramandino testi scritti sia per la propagazione di discorsi verbali.
Non tutti arrivano alle stesse conclusioni nello stesso tempo, malgrado l’opera dello spirito santo.
Neppure Gesù conosceva la data del suo ritorno, ma solo il Padre ne è a conoscenza.
I discepoli di Gesù non avevano capito tutto, ma quello che bastava per quel tempo.
La bibbia non contiene tutta la verità, ma una parte. Quanto Dio ha stabilito o rivelato o ispirato.
Dal vangelo di Giovanni:
Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. (Gv 14,25-26)
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà. (Gv 16,12-15).
Dunque: Dio guida alla verità.
Quanto scritto è un parere che può essere rivisto continuamente.
Ultima modifica di salcontis il domenica 1 marzo 2015, 18:05, modificato 1 volta in totale.
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Gianni
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da Gianni »

Caro Salcontis, ti sei espresso in modo chiaro, semplice e pur profondo. Condivido tutto ciò che hai scritto. :-)
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bgaluppi
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Salcontis. Sarebbe stato impossibile comprendere appieno il mistero di Dio da menti umane ed essere in grado di esprimerlo a parole. Lo spirito aiuta alla comprensione, ma spesso e' impossibile esprimere cio' che comprendiamo.
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Gianni
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da Gianni »

A volte si accusa la Bibbia di narrare assurdità semplicemente basandosi su errori di traduzione che fanno credere ai semplici che la Bibbia dica davvero così. Ora vedremo alcuni di questi errori.

IL SOLE FERMATO
“Sole, fèrmati” (Gs 10:12). L'episodio dell'arresto del sole ha suscitato una letteratura immensa e soluzioni di vario genere, che intendono accordare scienza e fede. Parlando secondo le apparenze – dicono alcuni – Dio avrebbe arrestato la terra, dando quindi l'illusione che il sole si fosse fermato. Tuttavia, siccome appare assai strano che Dio abbia ad arrestare il moto dell'universo (ricollegato all'arresto temporaneo della terra) per un fatto così poco importante come la vittoria di Giosuè (giacché egli permise molte altre sconfitte), si è tentata una soluzione naturalista meno straordinaria, per concordare tale fenomeno con la scienza odierna. Alcuni ricorsero al fenomeno delle meteoriti, che cadendo nottetempo avrebbero diffuso la luce; oppure alla rifrazione dei raggi solari dopo la tempesta che avrebbe permesso di vedere il sole anche dopo il suo tramonto. Oggi dominano presso gli studiosi altre soluzioni, poggianti sul fatto che la descrizione dell'arresto del sole si trova in un brano poetico e va quindi inteso secondo le leggi della poesia. È così? È un fatto che la poesia, descrivendo eventi terreni, ama far partecipare anche la natura. Secondo un inno di vittoria gli stessi astri combatterono contro Sisera a favore di Israele (Gdc 5:20); i monti si sciolsero “nel sangue degli uccisi” (Is 34:3 e sgg.). Al ritorno degli esuli “i monti e i colli danno grida di gioia e gli alberi della campagna battono le mani” (Is 55:12). Non potrebbe anche il “fèrmati, o sole!” essere una semplice iperbole? È quanto pensano alcuni biblisti come il Lesêtre che così scrive: “Anziché cercare delle spiegazioni fisiche per interpretare questo passo di Giosuè, è meglio vedervi un problema letterario e supporre, con un buon numero di esegeti contemporanei, che si è di fronte a una citazione poetica da intendersi secondo le regole della poesia” (Lesêtre, Josué et le soleil , in Rev. Pratique d'Apologétique 4, 1907, pagg. 351-356). Con questa iperbole l'autore sacro avrebbe voluto dire che la vittoria di quel giorno fu tale da non potersi concludere in un sol giorno, senza un preciso intervento miracoloso di Dio a favore delle truppe di Israele. Queste poterono ottenere in un giorno un risultato così imponente da essere umanamente impensabile in ventiquattro ore. Il Bressan nota che un procedimento simile non è proprio solo dei semiti, trovandosi pure nella poesia greca del tempo omerico: “In Odissea 23:243 e sgg., Minerva allunga la notte affinché Ulisse e Penelope abbiano più tempo per le loro effusioni d'amore; In Iliade 18:239 e sgg., Giunone, per salvare i greci premuti dai troiani, fa affrettare suo malgrado l'instancabile sole verso l'oceano, il sole s'immerge e i divi Achei hanno respiro; secondo Iliade 2:412 e sgg., Agamennone fa una preghiera esattamente parallela a quella posta in bocca a Giosuè: ‘O Zeus, non tramonti il sole e non sopravvengano le ombre prima che si distrugga Troia’. Chi crederebbe Omero così ingenuo da prendere alla lettera le sue stesse parole? E allora, perché imprestare tale ingenuità allo scrittore ebreo?”. - Gino Bressan, Giosuè il condottiero , in "cento problemi biblici", Assisi, pagg. 143-148, la citazione si legge a pag. 147.
Questa ipotesi ha accolto il favore di molti autori cattolici, come lo Schulz, il Veronnet, il Clamer, altri. - A. Schulz, Das Buch Josue , Bonn, pagg. 37-41; A. Veronnet, L'arret du soleil par Josué, in Rev. de Clergè Francais 41, pagg. 585-609; A Clamer, Josué, in Dict. Theol. Cath., Paris, colonne 1560-1562.
L'uso d’iperboli è assai comune sia presso il mondo orientale sia presso quello occidentale specialmente antico. Tuttavia non convince del tutto che si possa parlare nel caso di Giosuè di una vera iperbole, poiché l'espressione biblica è ben diversa dal desiderio espresso da Agamennone di poter distruggere i troiani prima del calar del sole; di più, il dato poetico su Giosuè è smentito dalla conclusione prosaica: “E il sole si arrestò” al comando di Giosuè. Sembra che si debba concludere che qualcosa di straordinario avvenne per rendere più facile la vittoria di Giosuè.
Oscuramento del sole. Secondo un’ipotesi, che ora va diffondendosi sempre più, Giosuè non avrebbe chiesto il prolungamento del giorno solare, bensì l'oscuramento del sole. Eccone le ragioni fondamentali:
1. Il bisogno di Giosuè. Giosuè, partendo da Ghilgal, aveva marciato con le sue truppe per tutta la notte in modo da gettarsi d'improvviso e di buon mattino sull'esercito cananeo accampato a Gabaon: “Giosuè piombò loro addosso all'improvviso: aveva marciato tutta la notte da Ghilgal” (Gs 10:9). L'inattesa comparsa delle truppe israelitiche gettò lo scompiglio sui nemici che si dettero alla fuga per la salita di Bet-Horon. Quando Giosuè rivolse il suo comando al sole, esso stava ancora su Gabaon e la luna su Aialon: “Sole, fermati su Gabaon, e tu, luna, sulla valle d'Aialon!” (v. 12); ora. siccome Gabaon giace a oriente di Bet-Horon, si deve concludere che esso era tuttora nella sua fase ascendente e doveva continuare il suo corso apparente ancora per più di mezza giornata. Non si era infatti ancora a mezzogiorno, per cui in quell'istante il sole doveva mandare i suoi dardi infuocati sulle truppe in corsa, le quali grandemente risentivano la fatica e il calore nella salita che stavano percorrendo. Quale ragione avrebbe avuto in quel momento Giosuè per desiderare l'arresto del sole e il perdurare di quel caldo soffocante? Non sarebbe stato più auspicabile un po' di refrigerio e di fresco in tale circostanza?
2. Il senso dei vocaboli. Giosuè, rivolgendosi al sole, così disse: “Sole, resta immoto su Gabaon, e, luna, sul bassopiano di Aialon” (Gs 10:12, TNM). In una nota in calce, TNM fa notare che il termine tradotto usualmente “fèrmati” può essere anche reso “sta quieto (fa silenzio)”. Questo “sta quieto (fa silenzio)” significa forse “fèrmati”? Così è stato inteso dai traduttori. A ben pensarci, significa altro: Sta calmo, smettila di ardere così, fai silenzio. Il testo ebraico è:
שֶׁמֶשׁ בְּגִבְעֹון דֹּום
shèmesh beghivòn dom

Si noti quel dom. È un imperativo. L'imperativo dom viene dal verbo damàm che indica lo stroncamento di un'azione già iniziata, che nel caso del sole e della luna, può intendersi sia come moto locale, sia come diffusione della luce. Nella lingua babilonese l'eclissi del sole e della luna sono espresse con il verbo nàchu che ha il senso di “fermarsi”, “arrestarsi”, come l'ebraico damàm (cfr. F.X. Kgler, Astronomische und Meterriologische Finsterniss, in Zeitschr der deutschen morgenlandischen Geselleschaft 56, 1902, pagg. 60-70). Non potrebbe questo verbo avere il medesimo senso babilonese di “oscuramento”? È possibile, anche se tale senso non appare altrove nella Bibbia. In Am 8:9 (“Farò tramontare il sole a mezzogiorno e farò oscurare la terra in pieno giorno”) si usa il verbo hifìl di bo (hevetìy, “farò venire”). Se s’intende, quindi, il verbo in tal senso, Giosuè avrebbe ordinato al sole non di fermarsi nel suo luogo, ma di fermarsi nell'inviare i suoi raggi infuocati, chiedendo l'ombra e non il sereno. E Dio avrebbe esaudito la preghiera di Giosuè con un grandissimo improvviso temporale.
3. Il contesto. Se guardiamo al contesto, notiamo che il cap. 10 di Giosuè si divide in due sezioni: una in prosa (vv. 7-11 e 15-17) e l'altra poetica (vv. 12-14).
a) Secondo il brano in prosa, mentre Giosuè insegue i nemici sulla salita di Bet-Horon, un furioso uragano si abbatte sui nemici, e, come conclude il narratore: “Avvenne che, mentre fuggivano d’innanzi a Israele ed erano nella discesa di Bet-Oron, Geova scagliò dai cieli su di loro grosse pietre fino ad Azeca, così che morirono. Furono più quelli che morirono per le pietre della grandine che quelli che i figli d’Israele uccisero con la spada” (Gs 10:11, TNM). Dunque Dio intervenne con un grandioso temporale.
b) La stessa cosa si deve trovare nel brano poetico, tratto da un ignoto Libro del Giusto (sèfer ha-yashàr): “Non è scritto nel libro di Iashar?” (v. 13, TNM). Da questo Libro del Giusto proviene pure il lamento di Davide per la morte di Saul e di Gionata: “Davide intonava questo canto funebre su Saul e su Gionatan suo figlio […]. Ecco, è scritto nel libro di Iashar” [libro del Giusto] (2Sam 1:17); qui anche la LXX ha γέγραπται ἐπὶ βιβλίου τοῦ εὐθοῦς (ghègraptai epì biblìu tu euthùs, “è scritto nel libro del giusto”; nella LXX è al v. 18). Come armonizzare la richiesta di un arresto del sole con la tempesta provvidenziale? Non è forse proprio questa la risposta di Dio al comando di Giosuè? Dio non solo arresta i raggi solari con la nube, ma anzi interviene a favore delle sue truppe con la violenta grandinata gettata contro i loro nemici.
c) Che la natura sia al servizio di Dio, risulta spesso nella Bibbia: “Quando ti estinguerò, velerò i cieli e ne oscurerò le stelle; coprirò il sole di nuvole, la luna non darà la sua luce” (Ez 32:7); si veda anche Sl 18:7-16. Questa soluzione suggerita per prima da W. Maunder, fu accettata, sia pure con sfumature diverse, da A. van Hoonacker, J. van Mierlo, Alfrink, J. de Fraine, A. Miller, A. Metzinger e dal Baldi (W. Maunder, A Misinterpreted Miracle, in The Expositor 10, pagg. 239-272; A. van Hoonacker, Das Wunder Josuas, in Theologie und Glaube 5, 1913, pagg. 454-461; questo autore suppone che il temporale durò 24 ore, per cui al suo termine il sole apparve proprio allo stesso punto celeste come il giorno precedente, quasi vi si fosse fermato). - Cfr. J. Coppens, Le chanoin Albin van Hoonacker, pagg. 29-32; J. van Mierlo, Das Wunder Josuas, in Zeitschr für Katholische Theologie 37, 1913, pagg. 895-911; A.M. Kleber, Josua's Miracle, in The Ecclesiastical Review 56, 1917, pagg. 477-488; G.B. Alfrink, Het Still Staan van Zon en Maan in Jos 10, 12-15, in Studia Cattolica, Nimgn 24, 1949, pagg. 238-268; J. de Fraine, De Miraculo solari Josue, in Verbum Domini 28, 1950, pagg. 277-286; Hopfl-Moller-Metzinger, Introductio specialis in V.T., Roma, 1946, pagg. 132,sgg.; P Baldi, Giosuè, Marietti, Torino. 1952, pagg. 78-87.
Ecco quindi la traduzione che si dovrebbe dare a questo brano: “O sole, oscùrati [דֹּום, dôm] in Gabaon e tu, luna, nella piana di Aialon [il sole e la luna potrebbero essere indicati per parallelismo poetico; comunque, non è raro di vedere contemporaneamente il sole e la luna]. S'oscurò il sole e la luna finché la nazione fosse vendicata dai suoi nemici. Non sta forse scritto nel Libro del Giusto: S'oscurò il sole nel mezzo del cielo e non s'affrettò a venire per quasi un giorno intero? Mai vi fu un giorno come quello (né prima né dopo) in cui il Signore ascoltasse la voce di un uomo. Davvero il Signore combatteva per Israele!” .
Al v. 13 il fermarsi del sole significa che non diede più luce (occultato dalle nubi), e così la luna che non diede più luce. Al v. 13 NR ha: “La luna rimase al suo posto”, ma “al suo posto” manca nell'originale ebraico; TNM ha, giustamente, solo: “La luna in effetti si fermò”. Il “non si affrettò a tramontare” di TNM al v. 13 è, in verità, altro. Il testo ebraico ha לָבֹוא lavò): “dare luce”. Quindi, “il sole non si affettò a dare luce”. Il v. 14 ha: “Un giorno simile a quello” (“Nessun giorno è stato come quello”, TNM); questo avvenne per la potente intercessione di Dio; solo la Volgata aggiunge “lungo” che manca nell'originale (“Non fuit ante et postea tam longa dies”, “Non ci fu né prima né dopo un giorno tanto lungo”). Il brano è importante perché Dio ascolta la preghiera e combatte per Israele.
Anche nella letteratura ebraica non biblica il passo può intendersi non nel senso di un prolungamento del giorno, bensì come un’interruzione della luce a causa della tempesta: “Al suo comando non si arrestò forse il sole [dal dare luce] e un giorno divenne lungo come due [diviso in due dalla tempesta]? Egli invocò l'Altissimo sovrano, mentre i nemici lo premevano da ogni parte; lo esaudì il Signore onnipotente scagliando chicchi di grandine di grande potenza”. - Siracide o Ben Sira o Ecclesiastico 46:4,5, CEI; deuterocanonico.
Interessante anche qui la connessione dei due giorni, con la tempesta che lapidò i nemici in risposta alla preghiera di Giosuè. Fu la Volgata con la sua aggiunta del “tanto lungo” alla sola parola “giorno” del testo ebraico che creò la tradizione dell'arresto del sole nel suo viaggio diurno. E gli altri traduttori, da allora, tutti dietro.
Una recente soluzione. Joseph Blenkinsopp, docente dell'Università di Notre Dame (nell’Indiana, U.S.A.), ha analizzato i due verbi ebraici damàm e amàd che si usano nel passo, ed ha trovato che appaiono riuniti in un episodio relativo a Gionata e assumono il senso di “attendere” senza dare battaglia (damàm) e di “starsene quieti” senza attaccare (amàd). Gionata che vuole attaccare i filistei dice: “Se ci dicono in questo modo: ‘State fermi [dòmu, “attendete”] finché vi raggiungiamo!’ dobbiamo quindi stare dove siamo [amàdnu, “ce ne staremo quieti”], e non dobbiamo salire da loro”. - 1Sam 14:9, TNM.
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Eleazar
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da Eleazar »

C'è un sistema per rendere stampabile la conversazione?
LA RELIGIONE E' L'OPPIO DEI POPOLI
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Gianni
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da Gianni »

Si può fare copia-incolla su word, scegliere il carattere e la dimensione preferita, e stampare. :-)
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Gianni
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da Gianni »

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francesco.ragazzi
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da francesco.ragazzi »

Caro Gianni,
Come si spiegano queste coincidenze numeriche ?
A titolo di esempio, prendiamo il primo versetto della Bibbia: “Nel principio Iddio creò i cieli
e la terra”. La frase in ebraico è composta di sette parole ciascuna delle quali ha il suo valore
numerico, risultante dalla somma del valore numerico di ogni lettera:
- בראשית 913 (400+10+300+1+200+2) Nel principio
- ברא 203 (1+200+2) creò
- אלהים 86 (40+10+5+30+1) Dio
- את 401 (400+1) Articolo indefinito non traducibile
- השמים 395 (40+10+40+300+5) i cieli
- ואת 407 (400+1+6) e
- הארץ 296 (90+200+1+5) la terra
In questo breve versetto, il numero sette con i suoi multipli ricorre in maniera stupefacente in
decine di strane combinazioni di cui riportiamo solo alcuni esempi:
- Il numero delle parole di questo versetto è esattamente 7.
- Vi sono tre importanti vocaboli in questo primo versetto: Dio, cieli, terra. I valori
numerici di questi tre vocaboli sono rispettivamente 86, 395, 296. La loro somma è
esattamente 777, cioè 111x7.
- Il numero delle lettere di queste tre parole (Dio, cieli, terra) è esattamente 14 (2x7).
- Il numero delle lettere delle quattro restanti parole è sempre 14 (2x7).
- Il numero totale delle lettere ebraiche in questa frase di sette parole è dunque 28 (4x7).
- Le prime tre di queste sette parole ebraiche contengono il soggetto e il predicato della
frase: “Nel principio Iddio creò”. Il numero delle lettere di queste tre parole ebraiche è
esattamente 14 (2x7).
- Le altre quattro parole contengono l’oggetto della frase: “i cieli e la terra”. Il numero
delle lettere di queste quattro parole ebraiche è anch’esso 14 (2x7).
- Il valore numerico del verbo “creò” è 203 (29x7).
- Il numero trovato sommando il valore numerico della prima e dell’ultima lettera di
tutte e sette le parole che compongono questo versetto è 1393 (199x7).
- Il numero 1393 si divide nella seguente maniera:
a) il numero che si ottiene sommando i valori numerici della prima e
dell’ultima lettera della prima e della settima parola è un multiplo di 7:
497 (71x7);
b) il numero che si ottiene sommando i valori numerici della prima e
dell’ultima lettera delle cinque parole rimaste in mezzo è anch’esso un
multiplo di 7: 896 (128x7).
- L’ultima lettera della prima e dell’ultima parola (guardare a sinistra delle due parole in
oggetto) hanno un valore numerico totale di 490 (70x7).
- La più breve parole è al centro. Il numero ottenuto sommando le lettere di questa
parola sommate con le lettere della parola alla sua sinistra è 7.
- Il numero ottenuto sommando le lettere di questa parola sommate con le lettere della
parola alla sua destra è 7.
L’ESEMPIO DI MATTEO CAP. 1
a) Matteo 1:1-17
La prima parte del capitolo riporta la genealogia di Gesù, nella quale ricorrono 72 parole del
vocabolario greco. Uno dei numerosi casi di multipli di sette nascosti in questo brano riguarda
appunto il numero dei vocaboli greci (si noti che il numero dei vocaboli usati in un brano è
inferiore al numero delle parole che si trovano nel brano stesso: per esempio la congiunzione
“e” può ricorrere più volte e così dicasi per molte altri vocaboli). Dunque ecco le
caratteristiche numeriche di questi 72 vocaboli greci di Matteo 1:1-17:
- Il valore numerico totale dei 72 vocaboli è 42.364 (6.052x7).
- Questi 72 vocaboli sono usati in 90 forme grammaticali (per esempio, i vari casi delle
declinazioni, le diverse forme verbali, ecc.). Il valore numerico di queste 90 forme è
pure un multiplo di sette: 54.075 (7.725x7).
- Dei 72 vocaboli greci, il numero di parole che sono nomi è esattamente 56 (8x7).
- L’articolo “il” ricorre frequentemente in questo brano: esattamente 56 (x7).
- Il numero delle diverse forme grammaticali nelle quali l’articolo compare è 7.
Il brano della genealogia di Gesù si divide in due parti naturali: vv. 1-11 e 12-17 (prima e
dopo la deportazione in Babilonia), ciascuna delle quali essendo letteralmente satura di sue
proprie caratteristiche numeriche.
Matteo 1:18-25
Nella seconda parte del primo capitolo di Matteo si narra della visita dell’angelo a Maria e
della nascita di Gesù. Ecco solo alcune delle caratteristiche scoperte dal Dr. Panin in questo
brano:
- Il numero delle parole greche di questo brano è esattamente 161 (23x7).
- Il valore numerico di queste 161 parole è 93.394 (13.342x7).
- Il numero delle forme grammaticali in cui queste 161 parole ricorrono è 105 (15x7).
- Il valore numerico di queste parole usate in 105 forme grammaticali è 65.429
(9.347x7).
- Di queste 105 forme il numero dei verbi è 35 (5x7).
- In queste 105 forme il numero dei nomi propri è 7.
- Il numero delle lettere in questi 7 nomi propri è 42 (6x7).
- Il numero delle forme trovate in questo brano, ma che non si trovano in nessun’altra
parte dell’evangelo di Matteo è 14 (2x7).
- Il valore numerico di queste 14 forme è 8.715 (1.245x7).
- Il numero dei vocaboli (che potrebbero comparire più volte nel passo in oggetto e
quindi sono inferiori al numero delle “parole” del primo punto) di questo brano è 77
(11x7).
- Il valore numerico di questi 77 vocaboli è 51.247 (7.321x7).
- Di questi 77 vocaboli greci, il numero di quelli usati dall’angelo per parlare a
Giuseppe è 28 (4x7).
- Le sei parole greche trovate in questo brano e che non si trovano in nessun’altra parte
del libro di Matteo hanno un valore numerico di 5.005 (715x7).
- Il numero delle lettere di queste sei parole è esattamente 56 (8x7).
- L’unica parola trovata qui, ma che non si trova in nessun’altra parte del Nuovo
Testamento è il nome “Emanuele”, il cui valore numerico è esattamente 644 (92x7).
- Il valore numerico di tutte le parole usate dall’angelo è 21.042 (3.006x7).
- Il numero delle forme usate dall’angelo è 35 (5x7).
- Il numero delle lettere greche in queste 35 forme usate dall’angelo è 168 (24x7).
Il valore numerico delle 35 forme usate dall’angelo è 19.397 (2.771x7).
Anche il breve discorso dell’angelo ha sorprendenti caratteristiche numeriche sue proprie.
Esse sono interamente separate dal resto del brano e formano tuttavia una parte delle
caratteristiche dell’intero brano.
L’ESEMPIO DI MARCO 1:1-8
I primi 8 versetti dell’evangelo di Marco narrano della missione di Giovanni Battista. Ecco
solo alcune delle caratteristiche numeriche esistenti in questo passo:
- Il numero totale delle parole del vocabolario greco è 126 (18x7).
- Il numero delle lettere greche in queste 126 parole è 427 (61x7).
- Il numero delle vocali in queste 427 lettere è 224 (32x7).
- Il numero delle consonanti è 203 (29x7).
- Il numero delle sillabe nelle 126 parole greche è 294 (42x7).
- Delle 126 parole di questo brano, il numero di quelle che cominciano per vocale è 42
(6x7).
- Il numero di quelle che cominciano per consonante è 84 (12x7).
- Il numero dei vocaboli usati è 77 (11x7).
- Di questi 77 vocaboli trovati nei vv. 1-8, il numero di quelli contenuti nella prima
sezione di questo brano (vv. 1-5) è 49 (7x7).
- Il numero dei vocaboli contenuti nella seconda sezione (vv. 6-8) è 28 (4x7).
- Di questi 77 vocaboli, il numero di quelli che cominciano per vocale è 42 (6x7).
- Il numero di quelli che cominciano per consonante è 35 (5x7).
- Il numero delle lettere greche nella parola più lunga (Gerusalemme) è 14 (2x7).


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francesco.ragazzi
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da francesco.ragazzi »

Un'altro esempio :
I nomi degli scrittori della Bibbia sono largamente citati attraverso le Scritture. Ed è interessante notare che il numero SETTE è trovato anche nelle varie ricorrenze di questi nomi.

Nella Bibbia sono nominati 26 scrittori; ve ne furono altri che scrissero libri della Bibbia, però soltanto 26 di questi scrittori sono realmente nominati nella Bibbia.

Naturalmente ciascuno di questi 26 nomi, come tutte le altre parole ebraiche, ha un valore numerico. Diamo nella seguente lista il valore numerico di ciascun nome.

MOSE’ 345

ISAIA 401

GEREMIA 271

EZECHIELE 156

OSEA 381

GIOELE 47

AMOS 176

ABDIA 91

GIONA 71

MICHEA 75

NAHUM 104

ABACUC 216

SOFONIA 235

AGGEO 21

ZACCARIA 2242

MALACHIA 101

DAVIDE 14

SALOMONE 375

DANIELE 95

ESDRA 2278

NEEMIA 113

GIACOMO 833

PIETRO 755

GIUDA 685

PAOLO 781

GIOVANNI 1069

-------------------------------------

TOTALE 7931

Diamo ora alcuni esempi delle molte sorprendenti caratteristiche numeriche che ricorrono sotto la superfice di questi 26 nomi.

1°) Il valore numerico totale di questi nomi è 7931=1133x7.

2°) Il valore numerico del nome ebraico Mosè, scrittore del libro (genesi) e il valore numerico del nome greco Giovanni, scrittore dell’ultimo libro (apocalisse) è rispettivamente 345 e 1069, i quali danno come totale:

1414=202x7.

Gli altri nomi hanno valore numerico di 6517=931x7.

3°) Di questi 26 scrittori nominati della Bibbia, il numero di scrittori nominato nell’Antico Testamento è 21= 3x7.

4°) Il valore numerico dei nomi ebraici dei 21 scrittori nominati nell’Antico Testamento è 3808=544x7

il valore numerico dei nomi greci nominati nel Nuovo Testamento è 123=589x7

5°) ei 21 scrittori dell’Antico Testamento quelli nominati nel Nuovo Testamento sono: Mosè, Davide, Isaia, Geremia, Daniele, Osea, Gioele, in tutto sono 7.

6°) Il numero di volte che questi 7 nomi vengono nominati nell’Antico Testamento è 22310=330x7.

Potremo continuare all’infinito con queste citazioni , ma sarebbe faticoso anche solo a leggerlo; possiamo immaginare come lo è stato per colui che ha trascorso una intera vita, alla ricerca di queste meraviglie di cui noi ora stiamo godendo. Possa essere per noi credenti uno sprono a ricercare sempre di più le meravigliose verità di Colui che nulla ci ha nascosto, ma che quando è giunto il compimento dei tempi, sempre si è rivelato e si rivelerà a tutti quelli che lo amano.

DIO CI BENEDICA!
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francesco.ragazzi
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Re: L’attendibilità della Sacra Scrittura

Messaggio da francesco.ragazzi »

...alla luce di queste scoperte...credo che Dio abbia firmato la Sua Parola...e che :

Mt 5:18 Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto.

Lc 16:17 È più facile che passino cielo e terra, anziché cada un solo apice della legge.
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