Leggere il testo biblico originale

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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

A cosa ti riferisci?
chelaveritàtrionfi
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Mi riferisco alla desinenza. Ho scritto Omicron ma meglio scrivere “o” perché comunque al dativo c è omega. Unica eccezione è l ultimo caso, il vocativo con èpsilon.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
chelaveritàtrionfi
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Richiesta: man mano che gli esercizi diventano più difficili, possiamo fare più pratica? 😊 E un argomento a volte in più giorni?
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Ora ho capito. Ma perchè parli di vocale dominante? Dominante nelle desinenze? Al massimo potremmo dire più frequente, mmesso che si possa parlare di sequenza. Ma non è così importante.
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Ottima idea, Naza. ;) Da domani avremo esercizi più lunghi e più giorni per farli. :-)
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Maria Grazia Lazzara
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Buon giorno Gianni , scrivo in parte perché oggi vado di fretta : Παύλ- οξ ( nomin.) δουλ- οξ ( nomin.) χριστ-ού (genit) Ιης-ού( genit ) Κλητ-οξ ( nomin.) απόστοκ-οξ ( nomin) αφωρισηέν-οξ (nomin) ευαγγέλια-ον( accusat) θε - ου( genit)
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Ottimo, Maria Grazia, anche se εὐαγγέλιον è neutro (non potevi saperlo), ma è comunque all'accusativo. :-)
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Gianni, ripeto l’esercizio.

Domanda 1. Dato che le desinenze per il singolare della seconda declinazione sono le seguenti:

-ος per il nominativo
-ου per il genitivo
-ῳ per il dativo
-ον per l’accusativo
-ε per il vocativo


posso inizialmente fare riferimento a queste terminazioni finali per selezionare le parole da ricercare nel vocabolario al fine di individuare il genitivo singolare seconda declinazione? Oppure rischio di saltare qualche vocabolo? Per esempio δυνάμει, che ha il finale con - ει, risulta dativo singolare terza declinazione… Altrimenti si devono passare al setaccio quasi tutti...

Παῦλος(nom) δοῦλος (nom) Χριστοῦ(gen) Ἰησοῦ (gen), κλητὸς(nom) ἀπόστολος (nom), ἀφωρισμένος (nom) εἰς εὐαγγέλιον(nom, accus) θεοῦ(gen) ὃ προεπηγγείλατο διὰ τῶν προφητῶν αὐτοῦ(gen) ἐν γραφαῖς ἁγίαις περὶ τοῦ(gen) υἱοῦ(gen) αὐτοῦ (gen), τοῦ(gen) γενομένου (gen) ἐκ σπέρματος Δαυὶδ κατὰ σάρκα, τοῦ (gen) ὁρισθέντος (???) υἱοῦ(gen) θεοῦ(gen) ἐν δυνάμει κατὰ πνεῦμα ἁγιωσύνης ἐξ ἀναστάσεως νεκρῶν, Ἰησοῦ (gen) Χριστοῦ(gen) τοῦ (gen) κυρίου (gen) ἡμῶν

Così, successivamente, controllo i vocaboli selezionati e trovo la parola al genitivo singolare. Se finisce con –ου, appartiene alla seconda declinazione, quindi estraggo il tema.

Παῦλος nominativo. Il genitivo è Παύλου; il tema è: Παύλ-

δοῦλος: nominativo. δούλου è il genitivo. Il tema è: δοῦλ-

Χριστοῦ :forma genitiva di Χριστός. Il tema è: Χριστ-

Ἰησοῦ: genitivo. Il tema: è Ἰησ-

κλητὸς: nominativo. Il genitivo è: κλητού. Il tema è: κλητ-

ἀπόστολος : nominativo, il genitivo è αποστόλου. Il tema è: αποστόλ-

Domanda 2: Dato che i segni diacritici al nominativo ed al genitivo sono diversi, come in questo caso, nel tema trovato rimane la parte della parola al genitivo con gli eventuali e relativi segni?

ἀφωρισμένος: nominativo. Il genitivo è: αφρισμένου. Il tema è: αφρισμέν-

εὐαγγέλιον: sia nominativo che accusativo. Il genitivo è: εὐαγγελίου, seconda declinazione. Il tema è: εὐαγγελί-
https://en.wiktionary.org/wiki/%CE%B5%E ... E%BF%CE%BD

θεοῦ: genitivo. Il tema è: θε-

αὐτοῦ: genitivo. Il tema è: αὐτ-

τοῦ: genitivo. Il tema è: τ-

υἱοῦ: genitivo. Il tema è: υἱ-

αὐτοῦ: genitivo. Il tema è: αὐτ-

γενομένου: genitivo. Il tema è: γενομέν-

σπέρματος: genitivo singulare di σπέρμα (spérma), ma è terza declinazione.

ὁρισθέντος: ???

κυρίου : genitivo. Il tema è: κυρί -

https://en.wiktionary.org/w/index.php?s ... arch&go=Go
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Caro Naza, rispondo alle tue due domande. Ma permettimi prima un’osservazione che sento doverosa per complimentarmi con te per la tua voglia di andare a fondo, voglia che ha i risvolti della necessità, necessità di capire. Per uno studioso è un requisito indispensabile. Quelle che altri potrebbero considerare pignolerie sono in realtà doti preziose. Certo nella lingua greca non c’è nulla da inventare, ma volerne capire i meccanismi del perché e del per come allena moltissimo la mente all’indagine razionale. Lo sperimenterai meglio e più a fondo con la terza declinazione, che è davvero complessa. Ecco, ci tenevo a farti sapere che hai di tuo le doti del ricercatore biblico. E il mio invito è, per usare le parole di Paolo in 1Tm 4:14: “Non trascurare il dono che è in te”.

Ora le tue domande. Far riferimento alle terminazioni finali delle parole per sapere cosa cercare nel vocabolario è d’aiuto ma non è un metodo sicuro. Lo abbiamo visto con la parola σπέρµατος: la terminazione -ος sembrava indicare il nominativo singolare della seconda declinazione, ma poi si scopre che è il genitivo singolare della terza. L’unico metodo sicuro per individuare la declinazione si appartenenza è il genitivo singolare. Se la desinenza è -ου, non ci sono dubbi: è della seconda. Tu citi δυνάμει, che ha la finale in -ει e che è il dativo singolare della terza declinazione. Giusto, ma – anche qui – la finale -ει potrebbe indicare altro: un vocabolo maschile plurale o una forma verbale. Va ribadito: è solo e unicamente alla desinenza del genitivo singolare che occorre guardare per individuare la declinazione di appartenenza. Ciò vale sempre e per tutti i vocaboli greci. È una regola.

Le scomposizioni da te fatte sono perfette. Hai capito perfettamente il meccanismo.

Riprendiamo la tua domanda: “Posso inizialmente fare riferimento a queste terminazioni finali per selezionare le parole da ricercare nel vocabolario al fine di individuare il genitivo singolare seconda declinazione? Oppure rischio di saltare qualche vocabolo?”. Abbiamo già visto che affidarsi alle terminazioni finali non è un metodo sicuro. L’unico metodo sicuro è guardare al genitivo singolare. La vera domanda è allora: Ma se trovo nel testo un vocabolo che non è al genitivo singolare, come faccio a sapere cosa cercare nel vocabolario? Se, ad esempio, trovo σπέρµατος, posso ingannarmi credendo che sia al nominativo singolare della prima declinazione, ma se poi lo cerco nel vocabolario non lo trovo! Che fare, allora? Ti do due risposte. La prima è rassicurante ma non risolutiva: col tempo e con la pratica imparerai ad orientarti. La seconda risposta è risolutiva nell’immediato, e la consiglio a tutti. Seguitemi.

Andate al sito https://www.laparola.net/ e scaricate gratuitamente il programma, avendo cura di installare anche il Vocabolario del Nuovo Testamento e il testo greco di Westcott and Hort. Ora faccio un esempio con il vocabolo σπέρµατος. Se cercate nel testo greco, usando la barra in alto a sinistra, Rm 1:3, il programma vi porterà lì e lì troverete σπέρµατος. Ora cliccate col destro sulla parola, poi scegliete nella finestra che si apre “Nota su σπέρµατος” e poi “Vocabolario del Nuovo Testamento”. La magia è fatta e compare: σπέρμα, che è la parola che appare nel vocabolario; più sotto trovare tutte le occorrenze bibliche del termine nei vari casi:
σπέρμα: acc. sing., nom. sing.
σπέρμασιν: dat. pl.
σπέρματι, σπέρματί: dat. sing.
σπέρματος: gen. sing.
σπερμάτων: gen. pl.
Questo vocabolario ha tuttavia una pecca: non indica la declinazione di appartenenza, ma intanto ci permette di scoprire il nominativo singolare di ogni vocabolo, ovvero del termine come appare nel vocabolario.

Seconda domanda: “Dato che i segni diacritici al nominativo ed al genitivo sono diversi, come in questo caso [ἀπόστολος è αποστόλου], nel tema trovato rimane la parte della parola al genitivo con gli eventuali e relativi segni?”.
Risposta. Premesso che per tema si parla di tema nominale per i sostantivi e di tema verbale per i verbi, occorre distinguere tra radice e tema. Prendiamo il sostantivo φόβος, “paura”, che in greco è maschile; il suo genitivo è φόβου, per cui è della seconda declinazione. La radice è φοβ e il tema è φοβο. Se in precedenza ho parlato solo di tema era per semplificare. Il tema è costituito dalla radice + almeno un suffisso. Vista la domanda, ora posso dire che alla seconda declinazione appartengono i sostantivi con tema in -ο. La risposta alla tua domanda è quindi: sia la radice che il tema non hanno segni diacritici: φοβ, φοβο-. La radice è φοβ e φοβ + il suffisso -ο dà il tema φοβο-. Ma si tratta di specificazioni da grammatici.
Accontentiamoci di sapere che togliendo ad un vocabolo la desinenza del genitivo singolare rimane la parte su cui innestare tutte le desinenze di tutti i casi.
Quanto all’accento, questo tende a rimanere dove si trova al nominativo, ma nella flessione può spostarsi: ἀπόστολος diventa ἀποστόλου al genitivo perché la finale omicron, che è breve, è diventata ου, che è lungo, ma all’accusativo torna breve e abbiamo ἀπόστολον.
Ma non datevene pena! Come detto, il greco sa da solo come declinarsi! Noi non dobbiamo farlo. A noi basta sapere perché avvengono certi fenomeni.

Mi domandi infine ragguagli su ὁρισθέντος. Applichiamo il metodo detto: Rm 1:4 nella barra di ricerca; click col destro su ὁρισθέντος, poi su “Nota su ὁρισθέντος” e quindi su “Vocabolario del Nuovo Testamento”. E voilà: ὁρίζω, verbo, e (più sotto): ὁρισθέντος: pass. aor. ptc. gen. sing. masc. Ci arriveremo. Un passo alla volta, ma ci arriveremo.

________________________________________

Ora la lezione di oggi, che è una passeggiata, poi lasceremo alcuni giorni per gli esercizi.

Ecco le desinenze del plurale della seconda declinazione:


-οι per il nominativo,
-ων per il genitivo,
-οις per il dativo,
-ους per l’accusativo,
-οι per il vocativo


Esempio: δοῦλος, -ου, ὁ - schiavo
δοῦλοι, δούλων, δούλοις, δούλους, δοῦλοι.

La prossima volta vedremo il neutro singolare e plurale della seconda declinazione, l’articolo maschile plurale e neutro (singolare e plurale). Vi assicuro che sarà un’altra passeggiata.

Ora gli esercizi. Gn 1 nella LXX:


1 Ἐν ἀρχῇ ἐποίησεν ὁ θεὸς τὸν οὐρανὸν καὶ τὴν γῆν. 2 ἡ δὲ γῆ ἦν ἀόρατος καὶ ἀκατασκεύαστος, καὶ σκότος ἐπάνω τῆς ἀβύσσου, καὶ πνεῦμα θεοῦ ἐπεφέρετο ἐπάνω τοῦ ὕδατος. 3 καὶ εἶπεν ὁ θεός Γενηθήτω φῶς. καὶ ἐγένετο φῶς. 4 καὶ εἶδεν ὁ θεὸς τὸ φῶς ὅτι καλόν. καὶ διεχώρισεν ὁ θεὸς ἀνὰ μέσον τοῦ φωτὸς καὶ ἀνὰ μέσον τοῦ σκότους. 5 καὶ ἐκάλεσεν ὁ θεὸς τὸ φῶς ἡμέραν καὶ τὸ σκότος ἐκάλεσεν νύκτα. καὶ ἐγένετο ἑσπέρα καὶ ἐγένετο πρωί, ἡμέρα μία. 6 Καὶ εἶπεν ὁ θεός Γενηθήτω στερέωμα ἐν μέσῳ τοῦ ὕδατος καὶ ἔστω διαχωρίζον ἀνὰ μέσον ὕδατος καὶ ὕδατος. καὶ ἐγένετο οὕτως. 7 καὶ ἐποίησεν ὁ θεὸς τὸ στερέωμα, καὶ διεχώρισεν ὁ θεὸς ἀνὰ μέσον τοῦ ὕδατος, ὃ ἦν ὑποκάτω τοῦ στερεώματος, καὶ ἀνὰ μέσον τοῦ ὕδατος τοῦ ἐπάνω τοῦ στερεώματος. 8 καὶ ἐκάλεσεν ὁ θεὸς τὸ στερέωμα οὐρανόν. καὶ εἶδεν ὁ θεὸς ὅτι καλόν. καὶ ἐγένετο ἑσπέρα καὶ ἐγένετο πρωί, ἡμέρα δευτέρα. 9 Καὶ εἶπεν ὁ θεός Συναχθήτω τὸ ὕδωρ τὸ ὑποκάτω τοῦ οὐρανοῦ εἰς συναγωγὴν μίαν, καὶ ὀφθήτω ἡ ξηρά. καὶ ἐγένετο οὕτως. καὶ συνήχθη τὸ ὕδωρ τὸ ὑποκάτω τοῦ οὐρανοῦ εἰς τὰς συναγωγὰς αὐτῶν, καὶ ὤφθη ἡ ξηρά. 10 καὶ ἐκάλεσεν ὁ θεὸς τὴν ξηρὰν γῆν καὶ τὰ συστήματα τῶν ὑδάτων ἐκάλεσεν θαλάσσας. καὶ εἶδεν ὁ θεὸς ὅτι καλόν.

Ho evidenziato in verde tutte le parole appartenenti alla seconda declinazione. Facendone copia-incolla, spiegatele. Esempio tratto da Gn 4:1: Αδαμ δὲ ἔγνω Ευαν τὴν γυναῖκα αὐτοῦ, καὶ συλλαβοῦσα ἔτεκεν τὸν Καιν:
τὸν: accusativo singolare.
Per i termini uguali ripetuti, è sufficiente riportarli una sola volta.

Un’ultima cosa, particolarmente importante. L’articolo ha in greco un’importanza fondamentale: si usa per indicare una cosa o una persona nota (conosciuta oppure di cui già si sa perché nominata in precedenza. Faccio un esempio. Se io dico: “Vado a comprare il pane”, tutti capiscono che sto andando ad acquistarlo. Ma se traducessi alla lettera in greco “il pane”, un lettore greco antico si domanderebbe: “Quale pane?”. Per intendere pane in senso generico, in greco dovrei dire: “Vado a comprare del pene”, senza articolo. Se invece avessimo appena parlato di biove o di sfilatini, dicendo che vado a comprare il pane si intenderebbe che vado a comprare proprio quello di cui abbiamo parlato. Questa specificità (e precisione) del greco è molto utile nell’interpretazione del testo biblico. L’italiano “spezzare il pane” significa nella Bibbia mettersi a tavola e iniziare a mangiare, perché i pasti iniziavano spezzando il pane. Ma attenzione. In greco si dice “spezzare del pane”, senza articolo. Se invece diciamo in geco “spezzare il pane”, con l’articolo, si intende un pane specifico, già noto: il pane della Cena del Signore.
Infine, come si deduce da τὸν Καιν (= “il Caino”) in Gn 4:1, i nomi propri ricevono in greco l’articolo. E sono declinabili, a meno che – più raramente – siano solo la traslitterazione di quelli ebraici che in greco non hanno un corrispondente. Questo è appunto il caso di Κάϊν, indeclinabile (notate la dieresi sullo iota: sta ad indicare che αι non è dittongo; ha infatti l’accendo sull’alfa e non sullo iota come richiederebbe il dittongo).

Ci risentiamo lunedì, ma se avete domande sono a disposizione.
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Caro Tiger, mi domandi se il nominativo, genitivo, dativo e accusativo servano anche per determinare l'articolo o la preposizione. Non so se ho compreso bene la tua domanda, per cui rispondo in base a tutte le interpretazioni possibili.

Chiariamo intanto i termini facendo un raffronto con l’italiano.
Le desinenze italiane per maschile e femminile e per singolare e plurale sono quanto abbiamo di più vicino alle desinenze dei casi greci. Se diciamo “libro” e “libri” e lo raffrontiamo con il greco βίβλος e βίβλοι, tutto combacia; le terminazioni per il singolare e il plurale sono quasi uguali, di certo molto simili.
E l’articolo? Come si determina l’articolo? In italiano, come? Dal genere del vocabolo. “Libro” è maschile, per cui dobbiamo dire “il libro”? E in greco? Stessa identica cosa. Attenzione, però. Pariamo di genere nella lingua di riferimento (italiano oppure greco). Ciò che in italiano è maschile può non esserlo in greco, e viceversa.
In greco βίβλος è femminile, per cui la terminazione -ος è ingannevole. Anche in italiano la terminazione in -o può ingannare. Prendi la parola “eco”: termina in -o, ma è femminile! Diremo allora “la eco”.

Qui hai già una risposta: è il genere del vocabolo che determina l’articolo (il quale deve ovviamente essere dello stesso genere).

In greco è la stessa cosa identica: è sempre il genere del vocabolo che determina l’articolo.


Fin qui mi pare tutto chiaro e semplice. Le cose si complicano (apparentemente) se prendiamo, ad esempio, βίβλου, che è al genitivo. Se mi riferisco ad una pagina “di libro”, il termine "libro" non cambia, ma in greco sì, perché parlerei di una pagina βίβλου.
Come tradurre βίβλου? In due modi, secondo il contesto: “di libro” oppure “di un libro”. Siccome in greco l’articolo indeterminativo (un, uno, una) non esiste, se il caso va inserito dal traduttore.

Ora presta attenzione, Tiger. Parliamo di preposizioni. In “di libro”, la preposizione è “di”. E in greco? In βίβλου non c’è alcuna preposizione. Qui il concetto di “di” è dato dal genitivo.
E se dico “del libro”? In italiano abbiamo la preposizione articolata “del”; in greco solo l’articolo genitivo τοῦ. Se volessimo essere davvero precisi,τοῦ andrebbe tradotto "di il".

Tu fai una domanda sul “determinare l'articolo o la preposizione”. Se ci riferiamo all’italiano, la preposizione articolata “del” è determinata (come l’articolo) dal genere del vocabolo: diciamo “del libro” ma “della pagina”.
In greco, non essendoci in τοῦ alcuna preposizione, parliamo solo di articolo. In questo senso il nominativo, genitivo, dativo e accusativo servano per determinare l'articolo, il quale è però determinato dal genere del vocabolo.
In greco le preposizioni sono a parte. Se dico “nel libro”, “nel” è una preposizione articolata: “in” (preposizione) + “il” (articolo) = “nel”. In greco abbiamo: ἐν (preposizione “in”) + l’eventuale articolo.
“Nel libro” = ἐν τῇ βίβλῳ. Perché al dativo? Perché ἐν regge il dativo. E τῇ? È l’articolo femminile “la” al dativo.

Il tuo esercizio va molto bene. Riguardo alla tua perplessità su μέσον τοῦ: si tratta dell’accusativo singolare di μέσος seguito dall’articolo τοῦ che è però riferito alla parola seguente.
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