Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

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Marcelle
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Marcelle »

chelaveritàtrionfi ha scritto: sabato 17 giugno 2023, 0:14 [

Per me si possono seguire strade parallele. In realtà io ne seguo anche 3, ma prima cerco di capire se il testo dice così o cosà. Il metodo storico/critico porta a diverse conclusioni come manipolazioni, aggiunte e datazioni diverse rispetto a quelle che crediamo. Siamo in grado di indagare con certezza in questa direzione? Tanti autori lo hanno fatto ed ogni posizione per me è rispettabilissima. L'altro metodo è di larghe vedute, perchè oltre a queste cose sarebbe utile indagare bene gli ambienti culturali e considerare l'esistenza di diverse correnti di vecchia data già nel I secolo a.E.V. Il II secolo E.V. è abbastanza ingarbugliato. ..

Non ho capito a cosa ti riferisci con il terzo approccio :-)

Chi si approccia alla letteratura biblica con metodo storico/critico con l'apporto di altre discipline come l'archeologia e l'antropologia, non chiede certezze, poichè non è questa la finalità della ricerca. Di quelle si occupa il teologo, non lo storico. Sono strade che conducono a destinazioni differenti.
Lo studio di un testo composito come quello biblico, è studiato come lo sarebbe un qualsiasi testo dell'antichità, in cui vengono individuati manipolazioni, aggiunte, stratificazioni, ideologie contrastanti in seno ad esso. La circostanza che gli storici giungano a conclusioni in parte diverse su talune tematiche, che esistano ipotesi di lavoro più o meno plausibili e documentate, che attorno ad alcune si sia raccolto un certo consenso accademico, mentre altre siano a tutt'oggi discusse, non dovrebbe indurci ad assumere un atteggiamento di perplessità o sconforto. La ricerca si nutre di dibattiti. Per me questo è già un atteggiamento di larghe vedute.

Ma forse è possibile che non ti abbia compreso.
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Marcelle
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Marcelle »

bgaluppi ha scritto: sabato 17 giugno 2023, 1:35
Marcelle ha scritto:Non ci si capisce perchè l'approccio ai testi biblici non è lo stesso per tutti.
C'è anche un altro problema, Marcelle: il credo personale di ognuno. Chi non è credente sarà propenso ad usare il metodo storico-critico, chi lo è prediligerà quello teologico. È naturale che sia così.
Ma studiosi credenti come G.Boccaccini o M.Pesce (tanto per citarne alcuni recentemente letti) che sono cristiani e ricercatori, illustrano chiaramente come l'indagine storica e teologia perseguono obiettivi diversi e che la ricerca sul Gesù storico non è dettata (né deve essere dettata) da interessi teologici. Ha le sue regole e le sue finalità di indagine che si applicano a Gesù come ad ogni altro personaggio della storia.
Sarà che forse sarò più agevolata non essendo credente, tuttavia occorre riflettere sulla circostanza che la ricerca è condotta da accademici ebrei e cristiani. Anzi, posso anche sbagliarmi, ma nello studio del giudasimo del Secondo Tempio e le origini cristiane, i ricercatori non credenti parrebbero in minoranza...
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Gianni
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Gianni »

Ciao, Antonio. Rispondo in merito ai falsi apostoli (2Cor 11:1-15). Lo stesso problema Paolo lo affrontò con i galati, a cui scrisse: “Mi meraviglio che così presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo. Ché poi non c'è un altro vangelo; però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo”. - Gal 1:6,7.

Tu ritieni trattarsi di veri apostoli. Purtroppo per noi oggi, Paolo non scende nei dettagli; i corinti, d’altra parte, non avevano certo bisogno che Paolo scrivesse loro particolari che sapevano prima di lui. Questa mancanza di dati (che riguarda solo noi oggi) non ci permette neppure di sapere chi fossero gli avversari di Paolo. Parlare di veri apostoli è quindi molto azzardato.

Per cominciare, in 2Cor 11:4 Paolo dice: “Se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi …”. Lo Yeshùa genuino che Paolo predicava era lo Yeshùa storico morto e risuscitato da Dio. L’ἄλλον Ἰησοῦν, l’“altro Yeshùa” (v. 4) non lo era. Ora, Paolo non aveva mai conosciuto Yeshùa di persona. A chiamarlo fu lo Yeshùa risorto, quello stesso Yeshùa storico che i 12 apostoli, tutti, avevano conosciuto vivendo con lui. Ora, sarebbe oltremodo strano che Paolo potesse accusare i Dodici di predicare “un altro Gesù, diverso”.

A ciò si aggiunga che Paolo era una persona schietta e che quando menziona degli apostati li nomina per nome.

La tua argomentazione si basa sull’avverbio ὑπερλίαν, “sommamente”. Esaminiamo intanto l’idea, a cui tu aderisci, avanzata da alcuni commentatori che quei super-apostoli siano da identificarsi con i Dodici. Ti dico perché va decisamente respinta.
Se così fosse, sarebbe stato Paolo a predicare uno Yeshùa e un vangelo diversi. Abbiamo però la smentita direttamente da Paolo stesso in 1Cor 15:5-9: “Vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai dodici … Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all'aborto; perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo”. Questa esplicita dichiarazione paolina spazza via l’assurda ipotesi che i super-apostoli fossero dei giacobiti giudaizzanti, perché Paolo menziona Giacomo alla pari degli altri apostoli, di cui lui si ritiene l’ultimo e il più piccolo. Si noti poi che Paolo afferma di non essere “in nulla inferiore a quei sommi apostoli” (v. 5), il che esclude che si tratti di veri apostoli, perché Paolo si definisce “il minimo degli apostoli”.

È semplicemente assurdo pensare che Paolo si riferisca ai Dodici dicendo: “Quei tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di Cristo”. - 2Cor 11:13.

Il termine “sommamente apostoli” è amaramente ironico, per cui non si può pensare a veri apostoli. Abbiamo poi un indizio al v. 6 dal fatto che Paolo ammette di essere “rozzo nel parlare”; evidentemente quei falsi super-apostoli sapevano essere eloquenti e persuasivi (tant’è vero che Paolo temeva che le menti dei corinti venissero corrotte, v. 3). Questo particolare, tenuto conto che i corinti erano greci, ci fa pensare a persone istruite nella sapienza greca, forse dei pre-gnostici; nel contempo esclude definitivamente i giudaizzanti, che di certo non si avvalevano della sapienza greca.
Al v. 6 va rimarcato il fatto che Paolo ammette di essere un ἰδιώτης τῷ λόγῳ, “un inesperto nella parola”, “inesperto nel parlare” (TILC). Perché lo ammette? Perché la legittimità del suo apostolato non dipende dalla bravura oratoria. Infatti aggiunge subito dopo che non è affatto inesperto τῇ γνώσει, “nella conoscenza”. Si rammenti cosa scrisse ai corinti in 1Cor 2:1-5: “Io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunciarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso … la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”.

Il v. 20 ci permettere di sapere quali fossero le caratteristiche dei “super-apostoli” da cui i corinti si lasciavano ingannare. I falsi spostoli, detrattori di Paolo, così agivano nei loro confronti: li trattavano da schiavi, li divoravano, li sfruttavano, li consideravano inferiori e li maltrattavano. Ma davvero è possibile immaginare che parlasse dei Dodici?

I vv. 22 e 23 - “Sono Ebrei? Lo sono anch'io. Sono Israeliti? Lo sono anch'io. Sono discendenza di Abraamo? Lo sono anch'io. Sono servitori di Cristo? Io (parlo come uno fuori di sé) lo sono più di loro” – non confliggono col fatto che si possa pensare a persone istruite nella sapienza greca, forse dei pre-gnostici; pur escludendo che si tratti di giudaizzanti (che di certo non si avvalevano della sapienza greca), costoro erano ebrei. La triplice ripetizione “lo sono anch'io”, al v. 22, ci fa capire che anche gli avversari di Paolo erano giudei.
Janira
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Janira »

Bgaluppi, mi interesserebbe sapere in cosa secondo te si differenzino i due Gesù: quello paolino e quello della comunità di Gerusalemme.

La mia opinione, dettata dall'esperienza( poiché anche oggi si ripete una situazione simile con Baal HaSulam e M.Laitman) è che la grande differenza si trovi nel metodo e nel pubblico a cui è destinato il messaggio.

Probabilmente Paolo ha intuito ( oppure ha conseguito un grado spirituale tale ) che il messaggio di salvezza non dipendeva strettamente dal tipo di azioni, ma dell'intenzione. In altre parole, rispettare le mitzvot in modo letterale era solo un modo per conseguire la vera fede. Una volta conseguita la fede, è necessario mettere in pratica senza aggiungere e senza togliere nulla le "buone azioni"? No, non lo è. O meglio, può esserlo ma non per rendere felice il Creatore.
Davanti a ciò, è ovvio che i giudei siano rimasti spiazzati e abbiano mal visto la predicazione ai gentili.
Probabilmente Paolo ha anticipato i tempi (di circa 2000 anni).

P.s.
Questo è come dice Maimonide alla fine delle Hilchot Teshuva: “ Quindi, quando insegnano ai bambini, alle donne e agli individui non istruiti, gli viene insegnato a lavorare solo con il timore e per essere ricompensati. Fino a quando non ottengono la conoscenza e acquisiscono molta saggezza, questo segreto gli viene insegnato gradualmente "

Cit da Rabash art 40 1990
Cit
Sir Ulrich
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Sir Ulrich »

Gianni ha scritto: sabato 17 giugno 2023, 4:08 Lo Yeshùa genuino che Paolo predicava era lo Yeshùa storico morto e risuscitato da Dio.
Qui c'è una contraddizione in termini: il Gesù storico non é risorto, quello é il Cristo della fede. Paolo da chi ha ricevuto il "vangelo" (escludendo ovviamente Gesù che era morto qualche anno prima)? Con quale certezza puoi affermare che gli apostoli di Gerusalemme predicassero la risurrezione?
Speculator3
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Speculator3 »

È possibile che una persona dichiarata morta ritorna in vita, specie quando il processo di accertamento della morte è fatto male, e anche considerando che la morte non è un fatto ma un processo, cioè una serie di eventi.

Paolo ebbe diverse visioni del Cristo risorto, a partire da quella sulla via per Damasco. È possibile che il Cristo non solo gli sia apparso solo in visione ma a volte con un corpo fisico.

Le prime testimonianze storiche sulla base dell'insegnamento Paolino, cioè Cristiano, sono nelle lettere di Paolo che partono circa dal 54 dopo Cristo e tutta la tradizione Cristiana parla di "Gesù Cristo morto e sepolto e resuscitato ".
Sir Ulrich
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Sir Ulrich »

Paolo non ebbe apparizioni del risorto, Paolo racconta di aver avuto un'esperienza con il Gesù risorto. La differenza é abissale.
Speculator3
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Speculator3 »

Scrive Paolo ai corinti: "mi meraviglia che voi passiate così presto da un evangelio a un altro ".

Se conosciamo la natura umana non c'è da meravigliarsi.

Ma la situazione a Corinto era particolare, perché i fedeli erano stati personalmente istruiti e curati e rafforzati da Paolo e nonostante questo erano in acque pericolose.
Speculator3
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Speculator3 »

Gianni nel suo intervento del 17 giugno alle ore 4:08
scrive che questi apostoli falsi soli sopra trattavano i corinti da schiavi, li sfruttavano, li consideravano inferiori, li maltrattavano. Scrive che erano degli ebrei, esperti in parola greca, che non erano giudaizzanti perché i giudaizzanti non erano esperti nella Sapienza greca.

Concordo completamente e che Paolo non sta scrivendo contro gli apostoli di Gerusalemme.

Erano giudei apostoli sopraffini.
Forse il termine "sopra" non è ironico ma indica che si riferivano a realtà "superiori", come quelle che in visione ebbe, probabilmente, lo stesso Paolo ma che non gli era permesso parlarne.
Speculator3
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Re: Apostasia: è peccato ? (sempre ? )

Messaggio da Speculator3 »

Molte persone persone dicono di vedere e parlare con i loro cari morti. Io non dubito che loro dicano così. Che male ne viene?

Paolo era simile a uno di questi?

Dubito quando vengono condannate persone innocenti al rogo perché dei testimoni le hanno viste volare alla Sabba sulle scope.
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