Riflessioni Bibliche

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bgaluppi
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da bgaluppi »

Un altro problema che si pone, spiegabile attraverso la concezione del Cristo come energia o forza divina che sostiene tutte le cose (Col 1:17), è la risurrezione. Yeshùa, secondo Rm 1:4, diviene Cristo con la risurrezione per opera della potenza dello spirito (anche qua si parla di energia o forza). Dov'è adesso? Alla destra di Dio (Mr 16:19; Rm 8:34; Col 3:1, etc.). In che senso "alla destra di Dio"? Nel mio pensiero, sulla base di ciò che leggo, lo Yeshùa risorto sarebbe ora "in Dio" e costituisce "la mano destra", ossia la potenza. Il Cristo è la potenza di Dio (dunque, una manifestazione e non certo un ente o dio minore). Ossia ciò che era prima della creazione.

Yesùa afferma: “vado al Padre”. Questa espressione mi sembra di una chiarezza insormontabile. Non va in un luogo dove Dio risiede, perché Dio è un concetto astratto, impalpabile, totalmente trascendente, che non è confinabile nello spazio come una creatura. E inoltre avremmo due divinità che risiedono nei cieli. Dunque va "a Dio", ossia va a far parte di Dio, o, se vogliamo, dell'energia divina. Yeshùa diviene Cristo, ossia potenza divina. E questo, secondo le Scritture Greche, è il destino degli altri figli, ossia di coloro che mettono in pratica gli insegnamenti del Cristo e diventano loro stessi Cristo, Figli di Dio (Dio sarà tutto in tutti).
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Gianni
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da Gianni »

Caro Tiger, rispondo alle tue domande. La prima: «Le parole di un ebreo chi?». Le parole dell’ebreo autore della cosiddetta lettera agli ebrei. La tua seconda, ironica: «In quale chiave andrebbe interpretata in concetti espressi di 3000 anni fa?». La mia risposta: sì, assolutamente sì. E ti faccio un esempio. In Genesi, narrando la creazione della terra, viene distinta l’ebra che fa seme da quella che non fa seme. Ora, tutte le erbe fanno seme e senza seme non nasce alcuna erba. E dunque? E dunque va letto secondo i concetti non di 3000 anni fa, ma in questo caso di 4000. L’agiografo parla secondo le apparenze: siccome vedeva che delle erbe crescevano senza che qualcuno le avesse seminate, la conclusione era che non avevano seme. E allora? Allora il punto è la creazione ad opera di Dio, non come nascessero le erbe. La Bibbia non è un trattato di erbologia. Perché mai tu vuoi trasformarlo in un trattato di fisica quantistica? Non hai letto che il sole fu creato dopo la luce? Dovremmo andare allora ad arrampicarci sui vetri di trattati che spiegano i fotoni? Per carità! Quattro millenni or sono si pensava che la luce solare era indipendente dalla luce vera e propria. Non c’era forse luce anche prima del sorgere del sole e dopo il suo tramonto?
Interpretare la Bibbia in ottica moderna in base alle scoperte scientifiche di oggi è assurdo.
Mi domandi in quale ambito io collochi l'energia. Io so per l’energia invisibile gli antichi ebrei usavano una parola che indicava l’aria smossa, il vento. Lo trovo geniale. Da cosa sai che c’è vento? Dalle foglie che si muovono. Lascia stare la fisica quantistica.
Quando dici che “il termine Dio nella Bibbia non ha né capo né coda” mostri tutta la tua ignoranza biblica. E quando dici che si tratta di un termine filosofico mischi sacro e profano.
Quando dici che “questi sono concetti che all'epoca erano gli unici con cui si potevano esprimere”, dici bene, ma sbagli quando aggiungi che “oggi assumono un significato diverso”. Nessun significato diverso. Devi invece entrare nel pensiero biblico ebraico e capirlo. Vedervi dietro chissà quali concetti moderni è il tipico errore di chi cerca di conciliare Bibbia e scienza.

Caro Naza, come spesso fai, ti dilunghi molto per altri rivoli; e io ho difficoltà a seguirti. Vado all’essenziale: tu dici che Yeshùa è l'esatta rappresentazione di Dio. Giusto. Ma non è Dio. La questione rimane: non essendo Dio, come è possibile applicare a lui il salmo che parla di Dio creatore?

Caro Antonio, è un piacere confrontarsi con te. Tu dici che «il problema di fondo della preesistenza del Figlio, che in Gv 17:5 non è spiegabile come un “pensiero” nella mente di Dio, resta». Ti riferisci ad Eb 1:2, “attraverso [διά + genitivo] il quale anche ha fatto i mondi”? A me sembra che non si tratti di pensiero nel senso che tu dici. Io direi che Dio ha creato passando per Yeshùa, per lui e in vista di lui. Se vuoi, pensando a lui. La questione della preesistenza meriterebbe una trattazione a parte, ma in ogni caso – qualunque valore si voglia darle – non giustifica il cambio di soggetto: nel salmo si parla di Dio e l’agiografo lo applica a Yeshùa. Se stessimo alla semplice conseguenza logica, dovremmo dedurre che Dio e Yeshùa sono la stessa persona, ma ciò avrebbe contro l’intera Sacra Scrittura. La spiegazione va quindi ricercata in altro modo.
Come tu osservi giustamente, “è naturale che nel caso della creazione per parola o dalle mani di Dio si tratti di espressioni concrete diverse per descrivere lo stesso atto creativo divino”. Verissimo, ma sempre di atto creativo divino si tratta, quindi di Dio. Poi però aggiungi che “tuttavia il Figlio come mezzo della creazione non è un'espressione biblicamente concreta, è molto chiara, e presuppone la preesistenza del Figlio”. Sì, ma non letterale (la questione della preesistenza, ripeto, meriterebbe una trattazione a parte). Prendi in considerazione questo: secondo gli ebrei la Toràh preesisteva in cielo presso Dio. Letteralmente? È il concetto ebraico di preesistenza che va capito, e proprio nella concretezza ebraica, per cui non è esatto, come dici, che “non è un'espressione biblicamente concreta” ed “è molto chiara”. Concreta lo è, ma non è affatto molto chiara per una mente occidentale (pensa alla Toràh preesistente in cielo presso Dio). Del resto, tu stesso riconosci che ammettere la preesistenza letterale di Yeshùa “creerebbe anche un problema teologico”.
Tu dici che “non è sorprendente che l'omileta di Ebrei, in un testo letterario dedicato al Cristo, lo citi al posto di Dio nel riferimento al salmo. Il creatore resta Dio”. Caro Antonio, che il creatore resti Dio non ci sono dubbi, ma che l’omileta presenti Yeshùa al posto di Dio è ben più che sorprendente; come minimo, rasenta lo scandaloso.
Tu dici che ora Yeshùa è “ciò che era prima della creazione”. Però in Flp 2:9 è detto che “Dio lo ha innalzato a una posizione superiore” (TNM). Ammesso e non concesso che avesse una preesistenza letterale, superiore a cosa? E se lo ha innalzato, prima non era. – Cfr. Is 52:13.
Comunque la metti, non si spiega ancora il cambio di soggetto.
chelaveritàtrionfi
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Caro Gianni, negli ultimi post ho semplicemente fatto notare la corrispondenza di questo capitolo di Ebrei, dal versetto 5 in poi, con altri passi delle scritture antiche. Innanzitutto, e come è giusto che sia, ritengo che i significati vadano ricercati negli “intendimenti” del tempo (parlando di fisica quantistica o metafisica). Risolta la questione, poi, si potrebbero anche fare tutte le considerazioni del caso. La domanda sarebbe: cosa vuole dire l’agiografo? Molto spesso si tende a dare una definizione di “ispirazione biblica”, ma in realtà non abbiamo la certezza di cosa sia quella forza che muove il soggetto (non uno qualunque) a scrivere in un determinato modo. Possiamo pensare all’intuizione che può avere un artista quando osserva il mare e poi ci fa un quadro, ma credo che si tratti di qualcosa che va oltre la semplice ispirazione artistica. Tuttavia, ogni autore si esprime anche e soprattutto in base alle credenze del tempo, cosa che tu stesso, da quanto leggo, sottolinei. Già si ha difficoltà a comprendere i termini ebraici per renderli in altra lingua e poi, gli amici ebrei fanno anche notare che ci possono essere differenze tra il TM e lo scritto originale riguardo alla resa di alcuni termini e forse in qualche caso l’intera frase prende altro significato. Ciò non altera però tutto il contesto, forse lo chiarisce meglio.

Perché ho riportato tutte le corrispondenze? Perché quando cerco di spiegare, vorrei dimostrare di prendere i concetti dai passi stessi e mettere meno possibile di mio. Altra cosa che vorrei far notare è questa. L’agiografo di Ebrei, così come il resto delle scritture greche, utilizzano non solo i termini greci, ma sono costretti (a causa della lingua) a rendere dei concetti usando questi termini. Qui mi aiuterai tu che sei esperto in entrambe. Mi pare ovvio che per rendere un termine ebraico in greco, occorre ricercare quello che si adatta nella maniera più vicina possibile e non è detto che se ne trovi uno perfetto. Oltre a questo, termini come “archè” e “logòs” nella cultura greca erano già carichi del significato dato dai famosi filosofi greci. Alcuni autori, come Giovanni, ne fanno uso e non mi pare che diano lo stesso significato noto in ambiente greco. Questi autori erano anche immersi in quella che era la cultura del tempo in ambiente ellenistico ed in mezzo alle filosofie dell'epoca. Gli scritti di ogni autore biblico rese in greco, dovevano anche essere compresi dagli altri, influenzati da queste "filosofie". Ciò non è prettamente attinente ai due passi che hai chiesto di analizzare, ma con tutti gli altri collegati, come i versetti di Giovanni ed altri scritti.

Oltre a questo, si può notare che l’agiografo di Ebrei, conoscesse bene le antiche scritture, perché costruire un’opera (in questo caso omelia) andando a prendere i passi giusti tra i tanti, è geniale. Questo per rispondere a chi sostiene che certi autori non conoscevano bene le scritture antiche. Concludendo con la storia dei concetti, abbiamo poi la questione di Elohim e Thèos (con o senza l’articolo). "Elohim" viene definito in vari modi, soprattutto quando è riferito alla divinità. Thèos, non mi sembra che abbia proprio lo stesso identico significato ma comunque il termine può adattarsi allo scopo. I theon, tra le varie definizioni, sono “elementi che corrono in alto” e theos con l’articolo (se non erro), viene interpretato come riferito alla divinità.

Ho preso anche i passi della TNM di Ebrei 1:10-12 confrontati con il corrispondente Salmo, perché ho notato che sono tradotti in maniera leggermente diversa. Ora, la mia domanda è: l’agiografo ha attinto alla LXX oppure ai testi originali?

Il cambio di soggetto. Credo che questa domanda vada posta dapprima nel Salmo 45:6-7 dove avviene anche un cambio soggetto. In quel caso “il tuo trono o Dio” è riferito al Re e Dio è la traduzione di Elohim, mentre nel passo di Ebrei è Theos con l’articolo. Forse, rispondendo a questa domanda, di conseguenza si può rispondere alla tua. "Il tuo trono, o Dio, è per sempre". -- è la resa dei LXX., Vulg., e delle versioni in generale, ed il termine qui è theos. Nel salmo 45 è Elohim. Ma qui, dato che Elohim è chiamato anche un essere umano in altri passi, può far riferimento alla carica di autorità, magistrato, legislatore, della figura del re che si siede sul trono. Quel trono durerà a tempo indefinito, non quello dell’essere umano che si siede su di esso, ma si tratta della figura reale ricoperta da qualunque sovrano si siederà. Infatti poi è detto :“Dio, il tuo Dio, ti ha posto al di sopra dei tuoi compagni ungendoti con olio di letizia”, che nel testo ebraico è "אֱלֹהִ֣ים ('ĕ•lō•hîm) tuo אֱ֭לֹהֶיךָ ('ĕ•lō•he•ḵā)" e qui pare ovvio che il riferimento sia la divinità suprema. Nel testo greco invece abbiamo: Θεός (Theos) il tuo Θεός (Theos), anche qui ci si riferisce alla divinità suprema ma in questi termini. In questo caso, mi viene da dire, che il trono reale che ha il favore divino (diciamo così), iniziato con la dinastia Davidica, durerà per sempre (a tempo indefinito) perché continua con il figlio. Ecco perché, secondo me, l’agiografo di Ebrei riprende questo passo, letteralmente riferito al figlio ma nel senso di “autorità divina”, messa li da Dio, perché in un certo senso la figura del figlio rappresenta “la giustizia divina” tra gli uomini. Dio non è un essere visibile, ma il figlio si.

Riguardo all’altro passo intervengo dopo, altrimenti scrivo troppo e qui la questione è più complessa, trattandosi della creazione per mezzo del figlio.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Gianni
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da Gianni »

Caro Naza, penso che tu colga nel segno quando domandi: Cosa vuole dire l’agiografo? Il punto è proprio questo. Applicato in modo più specifico: Cosa intendeva dire l’agiografo cambiando soggetto nel citare il salmo?
Tu dici che quando cerchi di spiegare, vorresti dimostrare di prendere i concetti dai passi stessi e mettere meno possibile di tuo. Intanto, prima di spiegare occorre capire. E poi, quali concetti hai preso dai passi stessi per spiegare il cambio di soggetto? Che Yeshùa sia il riflesso di Dio non basta a giustificare il cambio di soggetto, perché di fatto Yeshùa non è il creatore.
Tu fai notare che l’agiografo di Ebrei, così come i restanti agiografi delle Scritture Greche, utilizza non solo i termini greci, ma sono costretti (a causa della lingua) a rendere dei concetti usando questi termini. Vero, verissimo, ma per questo esistono le concordanze, le quali – a differenza dei vocabolari che sanno dare solo la definizione dei termini – permettono di sapere con quale senso il termine è usato. Ma nella fattispecie, di che termine parliamo? Di Yhvh in Sl e di Kýrios in Eb? Come puoi assimilarli? Di nuovo la domanda rimane: Cosa intendeva dire l’agiografo cambiando soggetto nel citare il salmo? Che mai poi c’entrano archè e lògos?
Che l’agiografo conoscesse bene le antiche Scritture è fuori di dubbio. Non bene, anzi ben più che bene. Il che rende ancora più pressante la questione, perché sapeva benissimo che il salmo si riferisce a Yhvh.

Naza, hai posto un’ottima domanda: l’agiografo ha attinto alla LXX oppure ai testi originali? Complimenti! La risposta è: dalla LXX. È dimostrabile.

Se posso dire, lascia stare le altre citazioni dai Salmi e non deviare. Rimani sul punto. :-)
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Parlando del riflesso divino, tornando "al tuo trono o Dio" posso far notare anche questo. Prendiamo Isaia 9:5-6.

5 Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, 6 per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno.

In riferimento al bambino, ragazzo adolescente ecc.. tu stesso, nel tuo studio, scrivi:

Qui assume un aspetto regale, avrà dominio e potere su tutta la nazione: “Sulle sue spalle riposerà l’impero” (v. 5). Da notare che questo bambino è già nato: “Un bambino ci è nato”


Ed anche:

Ed ecco che una grande luce appare a questa gente che camminava nelle tenebre: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano nel paese dell’ombra della morte, si è levata una luce” (9:1). Questo avviene ad opera di un ragazzino già nato: “Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato” (9:5).


E poi concludi:

Questi titoli più che essere un’esagerazione aulica, vogliono indicare che, mediante questo re, Dio si sarebbe mostrato davvero il Consigliere, il Padre, il Potente Donatore di pace al suo popolo. Lo sbaglio di certi esegeti è quello di non vedere come tali nomi passino in trasparenza dal re Ezechia al vero Re del regno di Giuda, Dio, operante in lui e per lui.


https://www.biblistica.it/?page_id=1658

Qui, caro Gianni, non mi pare che tu intendi un cambio soggetto, ma un riflesso divino nel bambino divenuto poi re (Ezechia): mediante questo re, Dio si sarebbe mostrato Consigliere, il Padre, il Potente Donatore di pace al suo popolo. Tali nomi passano in trasparenza dal re Ezechia al vero Re del regno di Giuda “operante in lui e per lui”.
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da Gianni »

Naza, se vuoi trattare altri punti, apriamo discussioni separate. Qui, in questa, rimaniamo sul punto, per favore.
chelaveritàtrionfi
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Certo Gianni, stavo scrivendo prima che mi rispondessi. Comunque in riferimento al primo punto " il tuo trono o Dio" al momento credo di aver posto le riflessioni necessarie ma non esaustive. In quel caso mi pare chiaro che sia un riflesso. Nell'altro passo la questione è più complessa
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da Gianni »

Sì, Naza, più complessa. Ma una spiegazione deve pur esserci.
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Provo a dare una spiegazione al secondo passo.

Cambio soggetto tra salmi 102:25-27 ed Ebrei 1:10-12

Il passo di Ebrei 1:10-12 che è preso dal salmo 102:25-27, comunque rappresenta un quadro ben preciso. Il salmo dell’afflitto mostra anche una ferma speranza riposta in Dio e una fiduciosa attesa di liberazione da quello stato di profonda afflizione. Questo secondo me, è un significato che quel Salmo (che rispecchia la liberazione dalla cattività babilonese) si porta con sè nel passo di Ebrei. Riferendosi alla “ricostruzione” e “restaurazione” di Sion, dopo la distruzione, il salmista da riferimento all’atto della creazione, quando furono poste le fondamenta della terra. L’agiografo di Ebrei rilegge questo passo in chiave messianica, applicando questo passo al figlio.

Tu, Signore, nel principio hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani.
Così come Dio ha posto le fondamenta della terra ed i cieli che sono opera delle sue mani, adesso è il figlio che pone le fondamenta della “nuova creazione” per opera delle sue mani. I cieli, in questo caso, non sono intesi come il regno celeste che sta in alto, con le stelle ecc. ma il riferimento è la promessa di “nuovi cieli e nuova terra” così come riportato già in Isaia 51:16;66:17;66:22 e per rimanere in tema di scritture greche cito:

2Pietro 3:13
Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia
.

Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito, e come un mantello li avvolgerai e saranno cambiati;
Da questo momento in poi, che è un nuovo inizio, tutte le cose vecchie sono state cambiate grazie al "figlio": come un mantello li avvolgerai e saranno cambiati.

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove" (2 Corinzi 5,17).

Con Cristo, tutte le differenze che dividevano circoncisi e non circoncisi vengono risanate.

In Cristo Gesù, infatti, né la circoncisione, né l'incirconcisione hanno alcun valore, ma l'essere una nuova creatura" (Galati 6,15).

“ma tu rimani lo stesso, e i tuoi anni non avranno mai fine”
il Cristo si è assiso alla destra di sua Maestà nell’alto dei cieli ed a differenza di tutto il resto, egli rimarrà lo stesso e i suoi anni non avranno mai fine.
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Re: Riflessioni Bibliche

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Caro Gianni, mi dici che devo capire. Lo vorrei fare staccandomi da tutto il loop che da secoli ruota intorno a questi passi. Quindi se mi chiedi cosa vogliono dire essi, per me rispecchiano esattamente certi scritti soprattutto nei loro significati (simbolici ecc.), come quelli che ho riportato. Ciò è in linea con tutto ciò che ho scritto sul tema di Colossesi 1 ed altrove, con il "figlio" = titolo ricoperto da Yeshùa che riflette la luce del padre. Il cambiamento e la nuova creazione, con la restaurazione di Sion e Gerusalemme (rispecchia il salmo 102:25-27) e poi in riferimento a nuovi celi e terra nel passo di Ebrei 1:10-12, non sono altro che: nel primo caso un ritorno alla vita (vedere la luce) dopo la cattività e nel secondo caso si tratta di un cambiamento interiore, dentro al credente stesso, grazie a Yeshùa (la luce riflessa della gloria del creatore) ed alla sua missione.

Tutti questi discorsi, cuciti addosso agli eventi accaduti, attraverso opere geniali ispirate, servono a questo e a tanto altro, perchè ogni rigo delle scritture è pieno di significati.

….(2 righe cancellate per aver riportato un pensiero inesatto di altra persona)….

la Bibbia vada letta anche a strati . Per far questo, non basta solamente la conoscenza delle lingue e del pensiero ebraico, o ragionamento o logica, ma anche un'altro tipo di conoscenza, che sia l'autore di Ebrei sia i destinatari dell'omelia (non tutti) avevano. Se l'opera (lo scritto), non poteva essere compresa, non avrebbe avuto senso scriverla.

La spiegazione che ho dato è frutto di un mio modo di vedere, non ho "quella conoscenza" a cui mi riferisco, e forse non sono stato in grado di risolvere la questione. Mi potrai rimproverare che non ho nemmeno una profonda conoscenza biblica, e lo accetto perchè non sono un grande studioso e non sono un biblista.. Ma dall'altra parte voglio uscire dal loop a cui ho fatto riferimento sopra.
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