Caino e Abele

noiman
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Re: Caino e Abele

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Il regista o chi ha scritto il copione ha l’incarico di assegnare le battute agli attori sul set, interessanti le vostre osservazioni, ma nessuno ha ancora approfondito se si tratta di sacrificio o offerta, quale è il significato di primogenito, esiste in Bereshit 4 il concetto della ricompensa, siamo presenti ad un rituale?
Esiste rapporto tra la primogenitura nell’offerta di Hével e la sequenza narrativa della nascita di Khaìn ?
"potete darmi del tu"
Noiman
Sandra
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Re: Caino e Abele

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Sandra
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speculator2
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Re: Caino e Abele

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Il testo non dice che Dio gradi' l'offerta di Abele più di quella di Caino.

Il testo dice che Dio non gradi Caino e, (di conseguenza) la sua offerta.
Sandra
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Re: Caino e Abele

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speculator2
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Re: Caino e Abele

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A Sandra

Dalla sua traduzione, che lei ha allegata recentemente, trovo in Genesi 4: 4 e 5 "Yahweh guardò con gradimento Hevel e la sua offerta ma non gradi' kain [ Caino ] e l'offerta sua "
noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

Ancora una volta la discussione si è arenata.
Purtroppo Suor Sandra nuovamente ci ha abbandonato , questa discussione da lei introdotta è rimasta sospesa, non è la prima volta che di fronte a qualche contestazione Suor Sandra si ritiene offesa e si eclissa, questa volta l’ha fatto cancellando tutti i suoi interventi , qualche anno fa feci la stessa cosa, poi pentito ripristinai quasi tutto, ieri mi sono riletto tutte le cartelle comprese quelle che Sandra ha cancellato e provo a riavviare questa discussione introducendo in forma ridotta uno studio che riguarda Bereshit 4 secondo l’interpretazione ebraica.

Nel capito 4 di Bereshit in poche righe e con poco meno di duecento parole viene raccontata la cronaca del primo omicidio della storia biblica con aggravante del fratricidio, l’agiografo non fornisce dettagli sull'avvenimento. la narrazione è assolutamente scarna mentre è notevole la tensione narrativa, non è riportato nessun dialogo che fornisca una spiegazione, come nel capitolo precedente i personaggi attivi sono sempre tre, Khàin, Hevel e D-o stesso nella versione del provocatore , la narrazione diventa imperscrutabile per l’assenza di motivazioni che giustifichino l’azione violenta, su queste poche righe migliaia di pagine sono state scritte da storici e commentatori biblici per ricercare una spiegazione accettabile a sfida di un testo che non fornisce nessuna scintilla che illumini.
Tutto il racconto è imperniato sulla accettazione o meno di una azione che non sappiamo se collocare nell'ambito sacrificale e nello status dell’offerta , con il distinguo se queste azioni sono richieste o spontanee, non disponendo di nessuna letteratura precedente che anticipi un modello di riferimento simile, non possiamo capire cosa sia successo veramente, ma questa era la vera intenzione dell’agiografo che non voleva che le risposte fossero incastonate nel racconto.
Ci rendiamo conto che il rifiuto e l’accettazione diventano modelli che per le loro conseguenza anticipano la violenza del mondo post Eden, la maledizione della terra coinciderà con la maledizione dell’omicida, il racconto ha sicuramente un aspetto pedagogico che anticipa le leggi che riguardano l’uccisione per omicidio anticipando la legge mosaica dove lo spargimento del sangue dell’uomo è disapprovato da D-o.

Tuttavia anche le interpretazioni più erudite e secoli di commenti non forniscono una spiegazione soddisfacente, la laconicità del racconto sembra intenzionale e non offre elementi aggiuntivi , il nostro concetto di morale e di giustizia connesso al pensiero greco e poi cristiano ci obbliga a privilegiare una forma di giudizio che è diventato luogo comune e non si sforza troppo oltre l’ordinario di spiegare il rifiuto fatto da D-o a Khain e l’apprezzamento a Hével , perché utilizziamo simboli preconfezionati del pensiero occidentale che privilegiano i nostri sentimenti come: la spontaneità del dono, l’intenzione disinteressata , la fede, il ravvedimento e pentimento, mentre per contrasto mettono in primo piano sentimenti come la gelosia , la vittima innocente , il cristianesimo ha elaborato il concetto del sacrificio in contrapposizione con il pensiero originale giudaico , il Padre che offre il “figlio” in sacrificio è forse una raffigurazione prestata dalla tradizione ebraica in riferimento alla Akedàh di Izchàk, ma quella volta il padre non sacrificò il figlio, quando Avrahàm mostrò la sua volontà di offrire qualche cosa che non poteva essere contraccambiato , D-o rinunciò al suo desiderio di effettuazione del dono (a M. Halbertal -. Il Sacrificio), potrebbe essere assolutamente deviante ridurre l’azione nella narrazione del capitolo 4 del libro di Bereshit come un sacrificio non riuscito.
Ancora una volta lo studio può essere avvantaggiato dall'aiuto che il testo originale mette a disposizione attraverso un approfondimento dei significati del segno ,suggeritori di interpretazioni che le traduzioni non colgono e non trasferiscono.
Per iniziare occorre riprendere l’inizio del capitolo 4.

Adamo conobbe sua moglie:
אשתו ותהר ותהר ותלך את קין והאדם ידע את חוה “E l’uomo conobbe Chavà sua moglie e concepì e partorì Khàin. Bereshit 4/1 “conobbe” nel tempo perfetto è uno sviluppo della radice דעת “da’àt” generatore di significati che trascendono il semplice concetto di conoscenza o di sapere, il significato intensivo include anche il rapporto legale di coppia.
Conoscere è connesso al comandamento “crescete e moltiplicatevi”.
Tutto preordinato? Forse…. ! Il Midrash suggerisce:
“ Parola di Rabbi Shimon : Tutto, quaggiù è ordinato secondo il pensiero celeste. Il filo d’erba spunta soltanto perché lassù , un angelo lo sprona e gli dice: spunta, perché questa è la volontà di Dio”.
Secondo una tradizione, in seguito alla trasgressione della prima coppia in gan Eden le lettere della Torah dovettero assumere una dimensione materiale adatta al mondo terrestre, molte prescrizioni dovettero essere riscritte per adeguarsi al mondo terreno a iniziare con gli indumenti della prima coppia, un esempio è contenuto in Dvarim , dove leggiamo la proibizione di portare vesti con fili di lana mischiati a fili di lino, nella Torah celeste non poteva ancora contenere questo divieto, il corpo di Adamo era rivestito di una luce spirituale , questo divieto non avrebbe senso.
Le parole scritte nella Torah :שעטנז צמר ופשתים,”sha’atnez tsemer u-fishtim” , “ lana e lino tessuti insieme”, sono interpretate dal Midrash come:” satan-az metzar u-tofsim” il cui senso era un avvertimento a Adamo affinché non sostituisse la veste originaria di luce, con quella di pelle (Sholem).

Khaìn e Hèvel erano forse fratelli gemelli ? Bereshit è scritto che Adam conobbe sua moglie ed essa rimase incinta e partorì Khaìn, poi partorì suo fratello Hèvel, non è scritto che rimase di nuovo incinta, rivediamo la seconda parte:
ויהאדם ידע את-חוה אשתו ותהר ותלדאת-קין ותאמר קניתי איש את-יהוה

L’uomo conobbe Chavà sua moglie e concepì e partorì Khaìn e disse “ho acquistato un uomo con Il Signore” (Bereshit 4/1) viene menzionato solo Khaìn, l’agiografo di Bereshit utilizza un gioco di parole קניתי “qà niti” “ho acquistato “è in assonanza con קין, “Khàin”, collegare l’azione del verbo con il risultato dell’azione compiuta è un semitismo diffuso, abbiamo molti altri esempi biblici di nomi connessi con l’azione in cui sono stati generati, senza dilungarsi troppo, un esempio simile è la possibile genesi della parola ערבי ‘aravi "arabo e עברי ìvrì che potrebbero essersi formati dalla possibilità semantica della radice comune , una seconda evoluzione la possiamo ritrovare con ערב garante e tramite ערבות arvùt, “garanzia”, da questa connessione rende fratelli i discendenti di Israel , dalla stessa radice si può anche cogliere ערבוב, irbùv, mescolanza sinonimo di “confusione”, sorprendentemente la stessa radice genera מערב ma’arav , occidente deriva dal latino “occidere” ,(ob-cadere) da cui deriva “tramontare” .(Parole di Cabbalà- Josy Einsenberg)


קין è il primo frutto di questa gravidanza , ma non è scritto che i fratelli sono nati lo stesso giorno, apprendiamo che “Khain” è il primo a essere concepito e di fatto il primogenito, Hevèl viene solo detto che nasce successivamente e non leggiamo “ho acquistato un uomo con il Signore “ nulla che riguardi il concepimento, la sequenza poco chiara delle nascite lascia aperta ogni supposizione.
Compreso padri diversi?
Una anomalia testuale commentata anche dal Bereshit Rabbà riguarda la presenza della particella את , utilizzata una volta per Khaìn e due volte consecutivamente per Hevel
ותסף ללדת את-אחיו את- הבל , “E continuò a generare il fratello di lui” ‘et “ grammaticalmente può comparire sia accusativo che complemento di compagnia (note al Bereshit Rabbà XXII ) ,”Tre miracoli avvennero quel giorno:in quel giorno vennero creati, in quel giorno si accoppiarono, in quel giorno ebbero discendenti. Disse R.Jehoshua ben Qohrah “Andarono a letto in due e ne discesero in sette, Caino e la sua gemella, Abele e le due sue gemelle”(B.R.XXII- 2) (Sanhedrin).

Padri diversi ? Quale significato attribuire alla frase:” Ho acquistato un uomo con il Signore”? Il midrash suggerisce una serie di ipotesi, compresa quella che considera Khaìn figlio del serpente, anche il Vangelo in Giovanni ne fa un breve accenno:”Voi siete progenie del diavolo, ch’è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui”(Giovanni 8/44), è possibile che Yocannàn riportasse una tradizione interpretativa già diffusa nell’ambiente farisaico?
L’affermazione :”Ho acquistato un uomo con il Signore” sembra voler porre un distinguo che non trova la sua definizione nel senso comune e non solamente da interpretarsi “per grazia ricevuta”.
In ebraico הבל “Hevèl” è uno sviluppo di una radice che veicola il concetto “ soffio”, “ vapore”, quasi ha voler anticipare la breve esistenza di Hevel, è interessante soffermarsi una forma temporale particolare utilizzata dall’agiografo ותסף ללדת את-אחיו את-הבל“e continuò a generare il fratello di lui, Hevel” (Bereshit 4/2).
Non è chiara la temporalità dell’azione, da qui nascono le ipotesi che non fossero solo fratelli ma anche gemelli, tutto il contrario del racconto di Jacov e Esàv dove la sequenza narrativa è chiara. וימלאו ימיה ללדת והנה תומם בבטנה Il periodo della gravidanza si compì, essa aveva nel ventre due gemelli”, nel testo la parola תומם appare scritta in una forma difettiva, viene omessa la א , i maestri interpretano che uno di loro fosse malvagio.

Il racconto si affretta a introdurre la differenza tra i due fratelli, “Hevel fu pastore di gregge, e fu Khain lavoratore del suolo”, il testo afferma che fu Khaìn ha compiere l’azione di portare qualche cosa:“ una volta Caino portò i frutti della terra” un generico “una volta” è una traduzione accomodante , in alternativa avremmo dovuto leggere “di lì a qualche tempo” in realtà l’espressione , ימים מקץויהי letteralmente è traducibile “al taglio dei giorni” “il momento del raccolto”, un periodo molto preciso dell’anno.
Noiman
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noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

E’ dunque Khaìn a prendere l’iniziativa, Hevèl lo segue, ma per una strana inversione della logica che dovrebbe privilegiare colui che per primo ha l’iniziativa, l’offerta di Khàin non viene accettata in contrasto con il concetto di primogenitura.
Forse perché i frutti che provenivano dalla terra erano maledetti ? ”il suolo sarà maledetto per causa tua” , l’esistenza di Khaìn è legata alla terra in quanto agricoltore ma esso non si legherà mai alla terra, il suo destino sarà di essere errante.
Quale era la differenza dei loro doni ? I commentatori cristiani traggono da questo l’insegnamento l’“intenzione” secondo la “fede” e sottolineano le differenze sostanziali tra i doni dei due fratelli, ipotizzando che Khaìn soffri nel sottrarre la sua primizia , mentre Hèvel era partecipe nello spirito del sacrificio a D-o , a Khàin mancò l’intenzione e l’offerta non fu fatta con lo spirito giusto.
Rimane anche da osservare che quando Hèvel presenta la sua offerta, il testo la chiama primizia, mentre dell’offerta di Khaìn non è definita, portò solo dei frutti della terra, da cui si può dedurre che potevano essere degli scarti, il testo afferma: “ Khaìn portò dei frutti della terra”, non è scritto che egli portò i suoi frutti, cioè quelli da lui coltivati e neanche leggiamo che egli portò delle primizie. Il concetto di primizia” reshit” verrà solo in seguito codificato e reso mizvà quando ci sarà il Miskàn.
Il midrash ha molto fantasticato, Tanchumà immagina che Khàin portò come offerta degli scarti non commestibili come i semi di lino anticipando il concetto sha’atnez , la lana del pastore e il lino del contadino.
Una domanda che ci si può porre , perché era richiesta questa offerta?
Il midrash afferma che l’offerta era quella di Pesach , ma noi sappiamo che non esisteva ancora l’Egitto e non era ancora nato nessuno dei profeti , per la tradizione la Torah era stata già scritta e comprendeva anche il pensiero del korban di Pesach .
Il testo originale utilizza per entrambe le offerte la parola מנחה “ minchàh” che è una evoluzione della parola
lechaniàch
dal significato semantico di “porre”, la minchàh nell’epoca del primo Tempio sarà codificata come offerta generica di vegetali, invece l’offerta del קרבןkorban ha una diversa origine, questa parola deriva da lekarev, avvicinare, la differenza semantica non viene colta e i due termini confusi, equivalgono al termine generico di “sacrificio”.
Non si parla neanche di mattanàh, il “dono”, questa parola non compare in nessun contesto che distingua il dono dal sacrificio.
L’aspetto semantico di mattanàh è biblicamente inteso come un "dono" corrisposto tra eguali o da superiore a inferiore,(Halbertal), è deviante pensare che Hevel e Khàin offrissero un dono, “Nella relazione umano-divino, il privilegio divino di rifiutare ha la sua origine nel fatto che il sacrificio è in realtà un atto di restituzione più che un dare. Dio ha il diritto come colui che in primo luogo ha dato il prodotto, di rifiutarne la restituzione”(M.Halbertal -Sul Sacrificio)
L’unica differenza che possiamo notare è la pluralità delle offerte di Hevèl, i primogeniti del suo gregge e delle loro parti più grasse, ma abbiamo appreso che fu Khàin il primo a presentare le offerte.
Sarà il rifiuto della minchàh di Khaìn a fare la differenza e ci dimostra che qualche cosa nell’offerta di Khaìn non ha funzionato.
Forse è venuto a mancare il rituale che è la forma ufficiale della presentazione di ogni offerta, e costituisce la garanzia che esso venga accettato e non rifiutato, tutta la bibbia ebraica è impegnata nel rilevare e sottolineare le forme e le azioni che devono accompagnare l’offerta degli uomini alla divinità, oppure Khaìn si aspetta di essere gratificato da D-o mentre suo fratello Hevèl non si aspetta nulla in cambio.
Moshè Halbertal commenta “Il racconto evidenzia la speranza del donatore che il suo sacrificio venga accettato e il totale sconvolgimento che deriva dal suo rifiuto. Sembra che tale aspettativa miri a stabilire un legame tra l’offerente e il ricevente, nel quale accettando il dono stabilirà la continuatività dell’afflusso”
Il problema è complesso , se Khaìn riceve un premio per aver fatto il suo sacrificio Hevèl che non si è posto la necessità della ricompensa sarebbe sminuito, ma ci sembra che D-o non abbia intenzione di introdurre ancora un legale rapporto tra offerta e ricompensa.
Dunque il dare e offrire sembrano la stessa facciata del sacrificio, la restituzione di qualche cosa che si riconosce non appartenente per diritto.
E possibile pensare che Hevèl intendesse l’offerta come un dono, Khaìn come un sacrificio ? Ritroviamo qualche cosa di simile in Vaikrà il sacrificio non accettato di e la morte di Nadav e Avihu , i figli di Aronne , un altro possibile esempio di inosservanza del rituale.
La possibilità funesta del rifiuto dà origine a una importante funzione del “rituale:un trasferimento riuscito. Il rituale è un procedimento prescritto volto a garantire il successo del trasferimento” (M.H.)
Ci si può comunque sempre chiedere se entrambi i fratelli si aspettavano una ricompensa alle loro offerte; su questo punto il testo non dice nulla, ma è logico pensare che Khaìn intese il dono come uno scambio , omettendo e dimenticando che il dono non può essere contraccambiato automaticamente.
Aggiunge Moshè Halbertal: “l’esclusione della possibilità di dare è fonte di violenza più profonda del senso di privazione che deriva dal non ricevere”.
L’insegnamento classico che ci è stato insegnato e trova base nel cristianesimo che riguarda il precetto del sacrificio e dell’offerta è basato sull'azione virtuosa e disinteressata, la separazione dall'egoismo e dalla materialità, nel racconto biblico questo concetto non è evidente, emerge invece prepotentemente:“Il trauma del rifiuto, e il suo esito violento sono alla radice del rituale in quanto protocollo di avvicinamento che tenta di colmare l’abisso dell’offerta. Perché il rifiuto è inerente all’avvicinamento? Uno sguardo più aperto al problema rivelerà un’altra relazione tra violenza e sacrificio, questa volta sotto l’aspetto della messa alla prova, la relazione tra il sacrificio e amore”( Moshè Halbertal).
Il racconto ci suggerisce che i due fratelli erano molto diversi e che rappresentavano i due modelli dell’esistenza umana del tempo: i pastori che allevavano le greggi e coloro che coltivavano la terra.
Forse c’era già il seme della gelosia tra il pastore nomade che occupa la terra senza seminare, libero di spostarsi nella ricerca di pascoli nuovi in contrasto con il contadino che era legato fisicamente alla sua proprietà e soffriva ogni giorno la fatica di un lavoro pesante , spesso scarso e incerto nella raccolta del frutto.
ואל- קין ואל- מנחתו לא שעה ויחר לקין מאד ויפלו פניו
Non gradì Khaìn e il suo dono. Ciò rincrebbe molto a Khaìn che rimase abbattuto”
(Bereshit 4/5) “ Khaìn cadde sul suo volto”, è la traduzione letterale che va oltre al significato comune, cadere con il volto nella polvere è il massimo della delusione lo sgomento al confine con il panico.
Rimane ancora da esaminare un aspetto testuale che non appare evidente , l’impiego della parola וישע, che comunemente viene come “guardò”,
וישע יהוה אל-הבל ואל-מנחתו , ואל-קין ואל-מנחתו לא שעה (Bereshit 4/4-5).
Interessante è il commento di Shabbataj Donnolo che scrive:
Sha’shu’im, significa guardare, osservare, m mentre guardare e osservare [ sono verbi che si usano in relazione], in un senso generico di una persona che guarda e osserva momentaneamente un pò’ di qua e un pò di là , sha’shu’im significa guardare con intensità e con piena attenzione, come se qualcuno fosse colto da intenso desiderio per qualcosa e fissasse con lo sguardo , guardando e osservando intensamente con piena attenzione per un tempo prolungato , senza muovere da esso gli occhi nemmeno per un momento. Pag. (273) (Sefer Ĥakhmoni).
Noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

L’agiografo non ignora la difficoltà la difficoltà di Khàin nel comprendere il perché la sua presentazione non è stata accettata al pari di quella di Hével e introduce un nuovo elemento .
הלוא אם תיטיב שאת ואם לא תיטיב לפתח חטאת רבץ ואליך תשוקתו ואתה תמשל בו (Bereshit 4/7).

Se agirai bene potrai andare a testa alta.(sarai perdonato) , ma se non agirai bene, il peccato sta in agguato alla porta,esso ha desiderio di te, ma tu puoi dominarlo, (il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri son volti a te, ma tu lo devi dominare)” .
Troviamo per la prima volta la parola peccatoחטאת che appare al femminile e non concorda con רבץ che significa “acquattato” , veicolato nello stesso significato dei predatori quando si preparano all'assalto della preda, il concetto di peccato non è quello che il cristianesimo elaborerà successivamente e non trova nessuna connessione con il concetto del peccato adamitico, nessuna relazione con il Gan Eden, in questo caso esso “ il peccato” è premonitore della violenza che si sarebbe scatenata da li ha poco, l’espressione “lapptàch atta’t robétz “ ha significato più simbolico che descrittivo, לפתח, letteralmente traducibile “all’apertura”.
Tutto il versetto sembra una esortazione e un consiglio, Khaìn appartiene al mondo terrestre dove esiste la morte, la nuova condizione contemplava la violenza e l’uccisione.
Parole diverse di D-o rivolte a Adamàh nascosto nel giardino dopo aver mangiato del frutto proibito, l’espressione ”Perché ciò ti è rincresciuto, perché sei rimasto abbattuto?(Bereshit 4/3). E’ la seconda domanda che che appare in Bereshit, l’intera frase è una esortazione a reagire in modo positivo ,
Esso ha desiderio di te” תשוקתו “ verso te la sua brama” viene impegnato lo stesso termine che abbiamo letto in Bereshit 3/16, תשוקתך “ Avrai desiderio di tuo marito”.
Ancora un’ultima considerazione:“ Se agirai bene potrai andare a testa alta.(sarai perdonato) , ma se non agirai bene, il peccato sta in agguato alla porta, esso ha desiderio di te, ma tu puoi dominarlo(il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri son volti a te, ma tu lo devi dominare”
Siamo abituati dare per scontato “se agirai bene” rappresenti è il bene, “se non agirai bene” ,il male , in realtà c’è un terzo elemento
se non agirai bene, il peccato sta in agguato.


Adamàh e Chavà non si parlano, Khaìn non parla con D-o , ma D-o parla a Khàin.
Khàin parla con suo fratello Hevèl , ma non sappiamo cosa si dicono, il testo è laconico: ויאמר קין אל-הבל אחיו“Va- yomer Qayn el Hevèl achiw” “Disse Khaìn a Hevèl suo fratello”, il midrash fantastica “forse Khaìn afferma che il mondo non è basato sulla giustizia ed è privo di amore, Hevèl sostiene il contrario perché la sua offerta è stata accettata.
In realtà in tutto il racconto Hevèl rimane muto, solo Khaìn parla e supponiamo che Hevèl ascolti, uno possiede tutta la parola, l’altro la subisce.
In ebraico la radice אלמ ha un duplice significato, le stesse lettere possono essere lette come אלם “ilem” “muto”, dalla stessa radice nasce la parola אלימות che significa violenza.
Le traduzioni non rilevano questo particolare, quando leggiamo che Khàin invita il fratello nel campo, il testo fa da suggeritore e contorce la realtà, questo non è scritto nel TM, la LXX corregge il vuoto del TM e riporta “andiamo nel campo”, la Peshittà traduce “ Andiamo nella valle “, forse immaginando che dimorassero su una montagna, potrebbe essere un fraintendimento del greco, (fonte Dirksen- La Peshittà nell’Antico Testamento pag. 119/120),
Abbiamo considerato molti elementi e c’è il rischio di riscrivere una storia diversa e fornire nuove suggestioni, il senso letterale e narrativo viene abbondantemente superato.
Segue ….
Noiman
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Maurizio1
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Re: Caino e Abele

Messaggio da Maurizio1 »

Caino e' il primo nato da donna, il primo agricoltore, il primo a offrire un sacrificio, il primo omicida, il primo costretto a errare ma paradossalmente anche il primo costruttore di citta' (simbolo dello stanziamento).
Insomma il primo in decisamente troppe cose.
Il sovraccarico di ruoli attribuiti allo stesso personaggio in un racconto tutto sommato breve ci deve subito allertare per farci capire che siamo dinnanzi a un racconto pensato per ottemperare a esigenze di tipo didattico e non per rendicontare di qualcosa che e' successo agli albori della storia umana.
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