Caino e Abele

noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

Si Maurizio1, ;) non sembra che la primogenitura sia considerata un privilegio, l’insegnamento che se ne ricava è che la primogenitura è soggetta ai meriti dell’individuo, gli esempi biblici abbondano, Esav e Jacov, Moshè e Aronne,
Ismaèl il primogenito di Avrahàm viene allontanato preferendo il secondo figlio Izchàk, lo stesso avviene quando Moshè viene scelto al posto del fratello maggiore, la stessa primogenitura passerà poi da Jacov da Ruben e poi a Josef.
Samuele si affida per volontà divina a David che a sua volta eleggerà Shlomò come suo erede nonostante che non fosse primogenito. Ancora in seguito Jacov benedirà Efraim invece che Menashè

Tutto questo ci porta a riflettere che l’insegnamento trasversale in molti racconti biblici è pedagogico, in questo caso la primogenitura è un diritto che deve essere meritato secondo un principio spirituale legato alle qualità spirituali del singolo, il primogenito non ha il diritto per nascita, ma viene legittimato attraverso le sue qualità e le sue azioni che non sono ancora realizzate perché appartengono ancora al futuro, un aspetto educativo che scardina un principio comune che identificava nei primogeniti la “forza divina” come emanazione del volere degli dei, questo modello sarà sottolineato nel libro di Shmòt, quando cavallo e cavaliere saranno abbattuti e D-o colpirà l'Egitto attraverso i suoi primogeniti e spezzare il culto della primogenitura.
I concetti su cui dobbiamo meditare sono tanti, la preferenza di D-o per qualcuno, il principio della primogenitura, l’offerta o il sacrificio e i loro significati, la gelosia, la delusione che diventa depressione e poi si trasforma in violenza, in questo racconto è evidenziata la differenza sociale tra pastori nomadi e contadini , l’inizio del confronto che porterà una serie infinita di uccisioni narrati dal Tanach e molti libri di storia.

Le parole successive sono drammatiche: “ Caino alzò la mano contro suo fratello e l’uccise
“Hével” appare in tutto il suo significato, Hevèl è il respiro breve e fugace come è stata la sua vita, Qòhelet impegna questa parola molte volte con significato di respiro breve essenza della vita che è sempre fugace, le traduzioni riportano “Hével” come “ vanità “, questa parola appare cinque volte nello stesso versetto pari al valore gematrico della lettera ה iniziale del nome הבל , respiro che è come quello che D-o ha insufflato nell’uomo e sottratto dal primo omicidio della storia.

Esiste un profondo insegnamento nel racconto di Bereshit che dobbiamo ancora una volta riconsiderare: Khaìn è il primogenito:”Ho acquistato un uomo con Dio” parole che implicano il senso del possesso che include la terra, il raccolto e la ricchezza.
E’ il primo confronto diretto tra due uomini e fratelli, e forse ora possiamo immaginare le parole che disse da Khàin a suo fratello omesse dall’agiografo , e riguardavano forse la primogenitura e il diritto di essere il primo nell'ordine della accettazione divina?

Il cristianesimo a interpretato in chiave patristica che il “minore” è sempre il preferito da D-o, nel pensiero ebraico assistiamo al ribaltamento del concettosi di primogenitura, nel racconto biblico il primogenito è spesso messo da parte e il suo ruolo limitato, questo spesso avviene con dei colpi di scena all'ultimo minuto.
Pinchas Lapide pone una interessante osservazione:”Caino e Abele non erano nemici, ma piuttosto estranei l’uno all’altro, il che spesso è peggio. Tutti ne conosciamo le conseguenze. Il primo uomo che ebbe un fratello, lo uccise. E il fratricidio[….] Fa parte della roccia primitiva il fatto che il primo vero, profondo dialogo sulla terra sia stato un dialogo religioso che ha causato il primo spargimento di sangue. Significativamente, non si è trattato di una gara su chi amasse di più Dio, ma si è trattato di una domanda antibiblica su chi Dio amasse di più. Si è trattato, in realtà, di una domanda schizofrenica che in seguito avrebbe aspramente diviso Chiesa e Sinagoga e causato una ecatombe di sangue”.

Segue….
Noiman

Shabbat Shalom a tutti
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Maurizio1
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Re: Caino e Abele

Messaggio da Maurizio1 »

A proposito della questione della primogenitura vorrei fare una riflessione che ho sentito fare una volta da un biblista.
Alcune scelte un po' originali di Dio (preferire il secondogenito) non sono incompatibili con cio' che e' prescritto per quanto riguarda la legge della primogenitura.
La legge prescrive cio' che deve fare l'uomo non cio' che deve fare DIo.
Faccio un esempio.
Quando Samuele entra nella casa di Iesse, Iesse fa benissimo a offrire cio' che per lui e' piu prezioso (uno dei figli maggiori).
Lui ottempera a tutti gli effetti ai suoi doveri offrendo al Signore cio' che ritiene piu' importante.
D'altro canto Dio puo' continuare a ritenersi libero di effettuare una scelta nonostante l'offerta che gli viene fatta.
Se io sono invitato a cena e il padrone mi offre la cosa da mangiare che lui ritiene migliore si sta comportando in maniera impeccabile e io non posso fare altro che apprezzare questo suo comportamento.
Se pero' io fossi attirato da qualcos' altro nella sua cucina e volessi scegliere di mangiare un'altra cosa rispetto a quello che mi viene offerto mi immagino che per il padrone di casa non e' un problema lasciare a me la scelta finale su cosa mangiare.
Ricapitolando:
Chi offre non e' esonerato dall offrire cio' che lui ritiene sia il meglio di quello che possiede.
Anzi diciamo che questo e' proprio il suo dovere.
Chi offre pero riconosce che la scelta finale sul cosa prendere spetta al destinatario dell'offerta.
Tornando alla storia di Davide Iesse non avrebbe potuto fare il contrario di quello che ha fatto.
Se si trovarva solo in casa con il figlio piu' piccolo, poteva offrire quello in particolare sperando di non dover rinunciare a uno dei figli piu' grandi che magari gli rendevano di piu' dal punto di vista lavorativo?
Non che non poteva.
Iesse aveva il dovere di comportarsi come si e' comportato.
Ma a Dio rimane comunque l'ultima parola ed e' libero di fare qualcosa che sfugge alla capacita' di previsione umana.
noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

Khaìn esterna la sua disperazione, le traduzioni traducono come esclamazione :” troppo grande è il mio peccato per poterlo sopportare !”, oppure:” troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono!
In entrambi i casi rimangono affermazioni , il punto esclamativo nel testo originale non esiste è il contesto a dare il senso e fare una differenza tra esclamazione o interrogativo , è possibile leggerlo come una domanda ? Se la interpretiamo con senso interrogativo il significato cambia non di poco.
In qualunque caso Khaìn ammette la sua colpa, diversamente da Adamo e Chavà che non lo hanno fatto, è il primo caso di assunzione di responsabilità nel racconto biblico.
Ancora una volta il midrash offre il suo commento:
Khaìn disse”Padrone del mondo, non avevo mai visto un ucciso in vita mia, come avrei potuto sapere che sarebbe morto dopo averlo colpito con una pietra? D-o rispose:”maledetto sii tu dalla terra, quando lavorerà la terra non ti darà più il suo prodotto, Khaìn replicò”Forse cha hai tu spie in cielo che parlano male dell’uomo al tuo cospetto? Mio padre e mia madre sono gli unici esseri umani sulla terra e sono ignari del delitto, e Tu dal cielo come hai fatto a saperlo?Il S.B. gli rispose “Sciocco!” Io sorreggo tutto quanto il mondo, Khaìn gli disse allora:”Tu supporti tutto il mondo e non sopporti la mia trasgressione?” Troppo grande è il mio peccato perché io riesca a sopportarlo”(Tanchumà, Bereshit).
Sorprendente è la risposta di D-o:”Chi ucciderà Khaìn sarà punito sette volte tanto” Con queste parole il testo aggiunge un successivo insegnamento e pone il divieto della vendetta e introduce il concetto della riparazione e del pentimento, il marchio che D-o pone su Khaìn non è un marchio di infamia, occorre considerare che il”segno” è un marchio di protezione,.


Sono forse io il custode di mio fratello, io?” Affermazione che può sembrare arrogante, in realtà potrebbe essere sinonimo di : “ perché mi chiedi questo “viene evidenziato un terzo insegnamento che riguarda il concetto della responsabilità, chi è custode , chi è il garante.
Custodire è una delle prime richieste che D-o fece all’uomo, “shomer” deriva da una radice con una ampia capacità di significati, la custodia della parola, lo Shabbàt e la terra.

Tu sei custode il custode di tutte le creature e ne chiedi conto a me”, a cosa si può paragonare la situazione ? A un ladro che dopo aver messo a segno un furto di notte non è stato preso. Il mattino dopo lo sorprende il custode e gli dice:”perché hai rubato quegli oggetti, il ladro gli risponde: ”Io sono un ladro e non ho abbandonato il mio mestiere, mentre il tuo mestiere è stare in guardia sulla porta, perché hai lasciato il tuo mestiere e ora mi parli così? (Tanchumà Bereshit 9).

Khain è nostro fratello, scrisse un mio amico: G. L., “frettolosamente perdonato e frettolosamente abbandonato”.

La parola חבריותא “acharàyut”, "responsabilità" è una parola impegnativa, un caso abbastanza raro in cui le singole lettere ebraiche condensano ogni aspetto del significante.
La prima lettera è א “alef”, unita alla ח genera אח “ach”, fratello, una estensione di responsabilità da se stessi al prossimo, ma chi è nostro fratello?
Possiamo intenderlo anche come il nostro prossimo ?
Allora si aggiunge la ר nella parola אחר“àcher” “l’altro”, che in una vocalizzazione alternativa ci consente anche di leggere אחר “dopo” , la temporalità.
Prima essere responsabili verso noi stessi, poi nei confronti del prossimo e deve essere mantenuto, a questo punto si aggiunge la ת e le lettere diventano אחרית "acharyt, “ ”nel tempo”.

L’espressione: דמי אחיך צעקים אלי מן-האדמה
I sangui di tuo fratello gridano a me”ma è lecito anche leggere “i sangui di tuo fratello gridano contro di me”.

Se di due litiganti uno uccide l’altro ed era presente un terzo uomo che avrebbe potuto separarli e non lo ha fatto, con chi tutti se la prendono? Non forse con il terzo? Perciò è scritto “grida a me” elay, nel senso che “grida contro di me”.
Segue ….
Noiman
Shavua tov

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noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

e con questo termino il mini studio

“Questa è l’enumerazione della posterità di Adamo . Quando Dio creò l’uomo lo fece a somiglianza di Dio, Li creò maschio e femmina, li benedisse e diede loro il nome di Adamo, nel giorno che furono creati.” questa precisazione sembra suggerire un ulteriore presa di distanza dalla discendenza di Khaìn, come si volesse fare un distinguo tra le due discendenze , a cento e un anno Adamo genera Seth, il testo si ripete : “Generò un figlio a somiglianza e immagine propria e gli pose il nome Shet” le toledòt sono nominate fino Chanoc (Enoc), al decimo posto nella discendenza di Adamo.
Un curiosità interpretativa tratta dal Midràsh, Adamp perde la cognizione della lingua di D-o, le lettere si ritirarono , rimasero solo ש e la ת , ma in senso inverso, affinché si mantenesse il collegamento con il mondo superiore שת “Shet” garantisce la discendenza dei giusti per il mondo terrestre fino alla generazione di Avrahàm .

Il racconto che nella sua apparenza sembra la cronaca di un omicidio di paese contiene elementi che se analizzati e sviluppati consentono di ritrovare insegnamenti e una profonda morale, questo è il metodo del tempo per raccontare e insegnare le prime regola dei comportamentali e garantire la pace sociale in un mondo dove si sacrificavano uomini e donne agli idoli, abbiamo commentato una narrazione che è meno intensa della favola di Cappuccetto Rosso e abbiamo tratto elementi che costituiscono l’embrione delle leggi future e della morale, qualcuno una volta scherzosamente affermò che Khain non sapeva di uccidere suo fratello perché nessuno gli aveva mai mostrato la morte , anche se oggi noi sorridiamo a una affermazione del genere il racconto può includere anche questa suggestione.
Rimane un ultimo aspetto da considerare, il rapporto tra sacrificio e violenza, poi la distinzione tra sacrificare a qualche cosa o per qualche cosa e la fase successiva tra il sacrificarsi a qualche cosa o per qualche cosa.
Il sacrificio nella tradizione ebraica è della stessa natura di quello che praticavano le popolazioni affini e contemporanee del popolo ivrit, identico poteva anche essere il “rituale”, che trasformava una uccisione qualsiasi in un sacrificio, la violenza del sacrificio animale sostituirà quello dell’uomo attraverso l’Akedàt Izchàk , poi verrà il tempo del sacrificio incruento tramite l’offerta delle primizie vegetali, preghiera e tefillàh sostituirà entrambi.
Ma questo progetto non si comprende se si legge la bibbia solo su internet.
Shalom
Noiman
noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

Forum…… ben tornato :YMHUG:
C’è ancora un seguito riguardo questa parte del libro di Genesi.

La narrazione in Bereshit 4 è su un palcoscenico quasi privo di scenografia, come in alcune forme di teatro moderno appaiono solo gli attori, in questo caso i personaggi che rappresentano tutta l’umanità di allora, afferma Elie Wiesel: la scelta è assai limitata: “i due fratelli, uno assassino, l’altro vittima, lo stesso D-o appare come giudice, consigliere e anche complice “,il rifiuto dell’offerta di Khaìn rimane incompresa, non possiamo sottrarci al primo aspetto pedagogico che ci suggerisce a pensare che D-o ama i deboli , il nome di Hével è la rappresentazione della debolezza, le immagini in duemila anni di storia lo ritraggono nelle forme di un gioviane minuto nell’atto di tenere in grembo un agnello, Hével rappresenta la vittima tipo (Wiesel), ma questo aspetto complica l’aspetto morale del racconto ”Tutte le vittime di tutti i tempi, si presume che debbano riconoscersi in lui, come lui sono in questo mondo per subire, soffrire e sparire. Esistono per permettere al’omicida di soddisfare i suoi estinti sanguinari. Ed è per questo che ci da fastidio nella storia di Hével :Non si capisce per quale diritto D-o gli abbia dato la vita, perché lo ha introdotto in questo mondo. Per servire l’omicida?Quale peccato ha commesso Hèvel per meritare questo destino. Ogni morte è conseguenza del peccato, afferma il Midràsh. Anche nel confronto di Hével. Lui un peccatore”.(Wiesel)

E’ poi ci viene in mente una domanda, quale è la responsabilità del padre e della madre dei due fratelli , dove erano i genitori quando avviene l’omicidio? Adamo ancora una volta è introvabile, la responsabilità diventa ancora una volta leitmotiv ,
la prima volta Adamo si giustificò “ La donna che mi hai data per compagna”, non disse “la mia donna” , non l’ha chiamata per nome .
Eva a sua volta si giustificò :“il serpente mi ha sedotto e io ho mangiato”, questo è il secondo grande fallimento pedagogico della storia umana, il Midràsh è fantasioso e riconduce la disputa alla sensualità, Khain e Hèvel litigano per l’unica donna presente introducendo il complesso di Edipo, immagina pure che oltre i due fratelli fosse nata una sorella bellissima , ma il testo biblico non pone nessun accenno a una terza gravidanza, le spiegazione e le fantasie dei commentatori ebrei sfuggono alla nostra logica cartesiana, "Il Midràsh sta alla Bibbia come l’immaginazione sta alla conoscenza” (fonte: Elie Wiesel- Personaggi biblici attraverso il Midràsh).

Khàin non ha ancora commesso nessun peccato, il racconto si affretta a introdurre il concetto del giudizio per una azione che non è stata ancora compiuta, Wiesel sottolinea che l’atteggiamento di Khàin risulta fino a quel momento irreprensibile, e ha il merito di essere stato il primo nella iniziativa dell’offerta, la non accettazione divina dell’offerta è la peggior cosa che un uomo possa subire , inspiegabilmente Khàin si ritrova solo e invece di ricevere una parola di consolazione riceve un ammonimento, Khàin pensa di aver diritto a una consolazione o almeno una spiegazione, invece tutto quello che riceve è una lezione di morale (Wiesel), ancora una volta le uniche parole sono il monologo di D-o, neanche Hével parla, non fa nulla per consolare il fratello, per la prima volta il primogenito è sfavorito, questa condizione sarà il tema di molti racconti biblici successivi, il silenzio di Hével è l’accettazione della preferenza divina e evita di parlare,invece Khàin gli parla, non sappiamo cosa gli ha detto neanche se egli ha udito le parole del fratello, non basta udire con le orecchie ma occorre udire con l’anima.

Le parole di Rabbi Shimon Ben Yochai “Due atleti si battono per fare divertire il re, alla fine del combattimento il vincitore sarà incolpato di omicidio?”(Wiesel)
Shalom
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Re: Caino e Abele

Messaggio da Gianni »

Che bello rileggerti, Noiman! :-)
noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »


Grazie Gianni ;)

Il punto di osservazione in qualunque situazione fa sempre la differenza, la letteratura e il commento hanno da sempre considerato Hével la vittima e Khàin l’assassino, quante volte abbiamo sentito dire “tu sei un Caino”, ma mai nessuno ha mai esclamato tu sei un Abele, il testo originale attraverso una interpretazione alternativa e suggestiva cerca di suggerire che le cose possono essere andate in modo diverso, e spiegare quello che ci sfugge tra il rapporto di vittima e assassino, la domanda è sempre la stessa : perché Khàin ha ucciso, un giudice ha il dovere di ritrovare sempre il movente e poi successivamente di ricercare a chi giova l’omicidio, ma in questo caso dopo tutto quello che abbiamo letto attraverso la critica testuale non ci consente di essere certi riguardo al movente alternativo al sentimento della gelosia, non si riescono identificare altre ragioni, e non sembra che i due fratelli sembrino molto diversi, sarà l’elezione di Hèvel a porre la differenza, D-o in tutto questo cosa centra? Chi è responsabile?
Il testo ebraico fa da suggeritore, dopo che Khàin ha ucciso suo fratello D-o ricompare e pone lo stesso interrogativo che abbiamo letto in Bereshit 3/9, questa volta la domanda è diversa “dov’è Hèvel tuo fratello”, la risposta l’abbiamo già commentata, “Lo yadati, ha-shomer akhì anochì“ Sono forse io il custode di mio fratello, io?” si può ancora osservare l’impiego di “anochi” “Io” che come osserva Wiesel è in una forma riservata a D-o, non solo solenne ma impregnata della autorità divina.
דמי אחיך צעקים אלי מן-האדמה
I sangui di tuo fratello gridano a me”, il Bereshit Rabbà sottolinea la forma plurale di “sangui”, “quando muore Hével con lui muore la sua discendenza “, ma possiamo anche leggere “Il sangue di tuo fratello grida sopra di me dalla terra”.
“Quello che tu hai fatto , Caino, lo hai fatto anche in mio nome; tu mi associ ai tuoi progetti r ai tuoi deliri; mi rendi responsabile delle tue azioni, come io ti rendo responsabile della mia Creazione” (Wiesel) [ ….. ] “Mi piacerebbe pensare che Caino non si è ribellato contro suo fratello, ma contro Dio, le cui vie gli sembravano incomprensibili e insopportabili. Uccise suo fratello per eliminare l’uomo della rassegnazione e della passività. Non poteva vivere, lui come se niente fosse. Si rifiutava di somigliare ad Abele, che faceva astrazione dall’oltraggio subito dai genitori. Caino uccise per spingere l’ingiustizia immanente fino alla condizione ultima, assurda quasi per urlare contro Dio: E’ quello che desideri? Ebbene, io andrò fino in fondo! Non ti piace la tua Creazione? D’accordo, ti aiuterò a demolirla.
(fonte: Personaggi Biblici attraverso il Midràsh –Elie Wiesel).

Shalom
Noiman



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Re: Caino e Abele

Messaggio da speculator2 »

Riguardo all'omicidio di Abele e alle giustificazioni o parole di Caino seguenti si tratta di omicidio di un fratello premeditato. Principalmente di omicidio si sta trattando.
noiman
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Re: Caino e Abele

Messaggio da noiman »

Non esiste nessun elemento nel racconto che possa fare da prova di una premeditazione, per definizione la premeditazione si intende come il concepimento di una azione delittuosa che richiede una intenzione e un tempo di preparazione con un tempo ragionevole.
Nel caso di Khàin non essendo evidente nessuna temporalità nel racconto a parte l’espressione che abbiamo già commentato:
“ Una volta Caino portò i frutti della terra” un generico “una volta” ימים מקץויהי letteralmente è traducibile “al taglio dei giorni” “il momento del raccolto”, è l’unico riferimento temporale. Quello che il racconto di Bereshit riporta potrebbe essere collocato in uno spazio temporale che va da pochi secondi a molto tempo, ma noi non lo sappiamo e quindi non possiamo applicare l’art. 577 del codice penale che prevede l’aggravante della “premeditazione”, il Midràsh che è una forma di commento al testo biblico, propone una delle sue suggestioni: “ Il serpente volle ingannare Chavà perché era geloso della loro unione e desiderò sessualmente la donna , il serpente si unì alla donna e pose il suo seme, solo quando Adamàh si unì successivamente alla donna i due semi si mischiarono e nacquero Khàin e Hével , i modelli dell’assassino e della vittima, Adamàh fu sconvolto e attese ben centotrenta anni per generare un altro figlio con Chavà, da questa unione è nato Seth, centro trenta anni sono anche gli anni di Jacov quando scese in Egitto, centotrenta anni sono anche gli anni di Yokhèved quando partorì Moshè, queste sono le pause che devono fare riflettere.
Noiman

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Re: Caino e Abele

Messaggio da Gianni »

Sì, c'è da riflettere.
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