Logos

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Gianni
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Re: Logos

Messaggio da Gianni »

Grazie, Amos74. Intervento erudito, il tuo. Mi piacerebbe su questo sentire anche la spiegazione di Noiman e sapere come tradurreste i primi due versetti di Gn.
amos74
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Re: Logos

Messaggio da amos74 »

Grazie Gianni.

Io tradurrei così Genesi 1:1-2


"Quando D-o iniziò a creare il cielo e la terra, la terra era la materia e la forma primordiali ( "tohu va-bohu" ), l'oscurità era sopra la faccia dell'abisso, ed il vento di D-o spirava sopra le acque"
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francesco.ragazzi
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Re: Logos

Messaggio da francesco.ragazzi »

Una premessa :
A Mosé sono state date due leggi: quella scritta e quella orale. Entrambe sarebbero state date da Yahwéh a Mosè sul Sinai: quella scritta è stata incisa su tavole di pietra da Mosè poco prima della sua morte (Dt 31:9-13), mentre quella orale è stato rivelata nella conversazione tra Dio e il grande Legislatore sulla montagna.Da qui nasce la Torah ed il Talmud.-
Ho letto che il Talmud, parola di Dio, dice che il mondo fu creato per le dieci parole. Quando a Mosè furono dati i comandamenti (Es 31,18), Jahve scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza: appunto, le dieci parole ("dieci" in greco si dice: "deca" (dška) e "parole" si dice "logos" (lÒgoj), da cui deriva: "decalogo", cioè i dieci comandamenti).
La teologia ebraica diceva che tutta la creazione avvenne per i dieci comandamenti: quindi, nell’osservanza dei dieci comandamenti dati da Dio a Mosè si realizza la creazione.
Giovanni, al capitolo 13 del suo Vangelo, dirà, mettendole nella bocca di Gesù, queste parole: "Vi do un comandamento nuovo" (Gv 13,34).
In greco ci sono due espressioni per dire "nuovo":
1. una (nšoj) che significa: "sopraggiunto nel tempo" - quindi, esemplificando, io ho un abito nuovo, cioè un abito in più –
2. e l’altra (kainÒj) che significa: "una qualità che sovrasta tutto il resto", un qualcosa di nuovo che è talmente bello che sminuisce tutto il resto.
E questo comandamento lo esprime così: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amate gli uni: come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". Non chiede l’amore per Dio, ma chiede un amore da trasmettere e scambiare tra gli uomini, uguale a quello che Lui ci ha dimostrato.
E l’amore di Gesù, l’amore che ci dimostra, è un amore che non si lascia condizionare dagli atteggiamenti e dalle risposte dell’uomo. È quello che poi Giovanni chiamerà l’ "amore fedele".
E in questo unico comandamento Dio non viene nominato.... perchè ???
Perchè l’amore verso Dio può essere un’illusione, infatti si trovano spesso persone tanto innamorate di Dio, quanto poi incapaci di vivere con i propri simili.....
Il primo versetto del prologo di Giovanni allora potrebbe intendersi così:

"Fin dall’inizio, prima ancora di creare il mondo, Dio aveva un progetto".

Un progetto che si esprime con un’unica parola ed è il progetto della realizzazione di questo amore, di un amore di una qualità nuova :

Il comandamento che dice "non uccidere"... ma figuratevi, con questo nuovo comandamento viene superato: Gesù dice di dare la vita per gli altri. Quindi, limitarsi a non togliere la vita degli altri appartiene a un’epoca primitiva della fede.

Gesù dice che con questo suo comandamento, non solo non si deve togliere la vita degli altri, ma bisogna dare la nostra vita per gli altri, cioè fare della nostra vita un dono perché gli altri abbiano pienezza di vita.

Non più: "non rubare", ma quello che tu hai, quello che tu sei, mettilo a disposizione degli altri... e così via. Potremo fare il raffronto tra i comandamenti di Mosè e quest’unico comandamento che li supera tutti dando alla legge dell'Amore una grandezza tale oscurare il Decalogo .-

1° Giovanni 4: 20 “...Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. 21 Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.
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Gianni
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Re: Logos

Messaggio da Gianni »

Grazie a tutti e due. Mi piacerebbe sentire la traduzione di Gn 1:1 proposta da Noiman.
noiman
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Re: Logos

Messaggio da noiman »

Gianni e Amos.

Non ho mai voluto approfondire troppo la traduzione di Bereshit 1/1, ho scritto abbastanza sul primo capito del libro di Bereshit sempre approvando la traduzione cronologica suggerita dal TM nonostante abbia sempre saputo che בראשית non vocalizzato per alcuni aspetti grammaticali non è corretto tradurlo “nel principio “ questo lo sappiamo esaminando altri passi biblici del Tanak dove la traduzione è resa diversamente, se facessimo una traduzione all'inverso partendo da “nel principio” avremmo dovuto scrivere “barishonà” , questa è una considerazione che i commentatori fanno da secoli ed è sotto gli occhi di tutti.

Hai citato Rashi , il commentatore dei commentatori che quasi unico nella storia dell’ebraismo ha saputo raccontare e commentare in una unica opera, ma dovete sapere che Rashi ha sempre utilizzato il peshat della scrittura cercando di rimanere imparziale e quasi immune a derive filosofiche, teologiche e omiletiche , soprattutto molto prudente a causa della inquisizione che caratterizza il suo secolo, Rashi ancora prima di iniziare a commentare le prime sette parole della Torah strizza l’occhio al lettore attento e sembra sviare inizia il suo commento osservando che la Torah avrebbe dovuto iniziare con “Questo sarà per voi il primo dei mesi”che rileggeremo solamente riguardo Shmòt 12/2, invece facendo l'occhiolino fornisce la chiave per successive interpretazioni attraverso la sua affermazione “In principio creò” vuole dire “Interpretami”, secondo il principio madre di tutte le interpretazioni “Le parole della Torah sono come un martello che frantuma la roccia ”, ci sembra che Rashi abbia una voglia terribile di approfondire in loco il significato di “interpretami, ma non lo fa e pazienti come lui dobbiamo attendere fino a Bereshit 33/20 quando finalmente cita Geremia e vi collega Sanhedrin 34a, suggerendo che l’interpretazione è su più livelli secondo il detto “Si insegna nella casa di studio di rabbì Ishmael: “Come un martello che frantuma la roccia (Geremia 23/29) Così come un martello crea svariate scintille, anche da un solo verso vengono fuori svariate interpretazioni.(Sanhedrin 34a, Shabbat 88b), con queste parole pone il seme per altre successive analisi ermeneutiche.
Nel commento a Bereshit 1/1 suggerisce come intendere la parola reshit e tradurla in una forma grammaticale corretta osservando che reshit si trova sempre in connessione con la parola che segue e cita i passi di Geremia e Proverbi, da queste parole iniziano tutte le altre interpretazioni successive che non escludono le altre più antiche che precedono lo stesso Talmud.
Rashi poteva sicuramente scegliere di scrivere “all’inizio del creare di D-o” oppure “tramite il Principio fu creato Elohim, i cieli e la terra”.
no ! scelse ”In principio creò come fosse al principio di creare di Dio
Rimane da cercare se si può collegare il Principio con “la Parola” e poi il Logos e cercare di non andate OT.
Bisogna ancora ricordare che i traduttori della LXX che per primi si trovarono di fronte alle prime parole di Bereshit scelsero un significante adatto al pensiero e alla cultura greca destinataria della traduzione e non pensavano come ulteriore ultima destinazione quella cristiana, siamo abbondantemente qualche secolo in anticipo sull'era volgare e non dobbiamo anche dimenticare che le traduzioni successive sono figlie e figliastre di quella greca che nonostante le piccole differenze consolidate dalla consuetudine assicurano un significato consolidato comodo e non imbarazzante.

In italiano “in principio” inteso come un momento dell’iniziare , in latino “in principium” è un complemento di moto, in accusativo, mi corregga Gianni
Esiste forse differenza tra il principio inteso “per prima” dal “principio” come lo intendeva il primo agiografo ? forse non si intendeva indicare uno spazio temporale separatore tra un prima e un dopo.
Non si tratta di una questione di complessità, si tratta di ben altro, siamo tutti troppo forti nella conoscenza ma deboli nel significato.
Sulla presenza del tetragramma hai giustamente osservato i significato di “giustizia” e misericordia, hai aperto il mondo delle sephirot, ma questo ci porta fuori tema
Shavua Tov
Noiman.
amos74
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Re: Logos

Messaggio da amos74 »

Shalom Noiman,
Effettivamente, come ho detto in precedenza, esistono molte interpretazioni dei primi versi della Genesi, ed è proprio questa la straordinaria bellezza di questi brani:puoi individuare molteplici significati. Limitandomi alla questione ''parola", ho trovato nella esegesi di Ramban grandi spunti di riflessione :questo maestoso Rav infatti, in straordinario e secolare anticipo rispetto alla teoria del Big Bang, sostiene che la vera e propria creazione, da parte di HaShem, riguardi come detto le due minuscole particelle che il verso 1:1 chiama "cielo" e "terra" ;HaShem avrebbe successivamente utilizzato questa materia primordiale, minuscola ma dotata di energie e concentrazione potentissime, per costruire tutte le realtà dell'universo.Se aderiamo a questa lettura testuale, a me pare che in tale attività realizzativa HaShem abbia esercitato la Sua signoria assoluta tramite lo strumento della Sua divina parola:e l'Onnipotente disse... Attraverso la parola L'Eterno(da 1:3 in poi) conferisce ordine e specificazione a quelle materia e forma primordiali (1:2, "tohu va bohu", la fonte esegetica è sempre Ramban)frutto della creazione divina in senso stretto(1:1).Ovviamente è la mia lettura personale di queste interpretazioni
noiman
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Re: Logos

Messaggio da noiman »

In attesa di altri interventi occorre focalizzare la nostra attenzione su quanto è il tema del “Logos” di Giovanni 1/1, “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la parola era Dio”
Quasi esaurito o semi-definito il concetto di “reshit” occorre ragionare sul termine “logos” che non abbiamo ancora compreso se corrisponde o meno al termine “davar”, qui ci occorre Gianni , un conoscitore delle scritture del NT .
Noiman
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Gianni
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Re: Logos

Messaggio da Gianni »

È bello ragionare con voi sul testo biblico, tanto bello quanto è disarmante constatate che a volte più si procede e più si ha l’impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di più complesso. Si sperimenta allora in quei momenti la verità filosofica che vero sapere è sapere di non sapere. Tuttavia, c’è un rischio. Ed è quello di immaginare chissà quali significati nascosti dietro ad una parola. Forse bisognerebbe ricordare che la Bibbia fu scritta in ebraico per ebrei contadini, pastori, nomadi, non per esegeti ed ermeneuti. Ciò senza nulla togliere a questi studiosi. Intendo dire che non bisogna esagerare.

Che Amos veda nell’atto creativo il Big Bang è affascinate. Io però lo escludo per diversi motivi. Prima di tutto, la Bibbia non è un testo scientifico che precorre i tempi. Questo si chiama concordismo ed è stata una piaga, perché man mano che la scienza progredisce occorre aggiornare le interpretazioni scientifiche. Ricordando che i destinatari erano gente del popolo che credeva che la terra fosse piatta e poggiante su colonne, meglio lasciar perdere. Occorre accettare che la Bibbia si esprime con il linguaggio del tempo e secondo il pensiero del tempo. È il messaggio che conta, non come viene presentato. E il messaggio è che Dio è il creatore. Ed è un messaggio grandioso. Mentre i popoli si costruivano idoli e immaginavano scontri titanici tra dei, La Bibbia – unico caso mondiale – si erge ad affermare che Dio è il creatore ed è uno e unico. In Genesi affiorano anche i miti dei mostri marini e simili; la Bibbia non li ignora, ma quei mostri diventano giocattoli nelle mani di Dio. Ora, al Big Bang possiamo anche ricorrere per spiegarci la creazione, ma senza implicare la Bibbia. Un’altra ragione è che siamo noi oggi a parlare di creazione dal nulla, e facciamo bene, ma per gli ebrei biblici sarebbe stata inconcepibile, perché troppo stratta per loro sempre concreti; ecco allora che pensavano ad una materia primordiale da cui Dio trasse la terra. È a questo che allude Gn 1:2?

Rispondendo a Noiman, va detto che la Vulgata non dice “in principium” (complemento di moto, in accusativo), ma in principio, in + ablativo, stato in modo figurato. E sì, le traduzioni ebraiche di Gv 1:1 traducono lògos con davàr.

Se poi vogliamo complicarci la vita, possiamo allargare la considerazione alle prime tre parole di Genesi (בְּרֵאשִׁית בָּרָא אֱלֹהִים) e considerare le loro tre finali, che sono l'ultima, la prima e la media dell'alfabeto ebraico, che disposte in ordine alfabetico danno אמת (emèt) = "verità". E, usando la qabalà, far riferimento a Salmo 119:160. Ma questa è un’altra storia.
amos74
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Re: Logos

Messaggio da amos74 »

Caro Gianni,
Io credo che le tue considerazioni sulla "concretezza" e "semplicità" del testo biblico siano molto giuste, e che possano coesistere con esegesi della Scrittura particolarmente complesse e, come dire, "esoteriche". Il celebre Maimonide (Rambam), che tu ovviamente conosci, afferma, nella sua monumentale opera "La Guida dei Perplessi", che il testo della Torà ha due livelli di significato :un primo livello più semplice ed immediato, come dire accessibile a tutti;un secondo livello più complesso e "nascosto", di fatto accessibile soltanto ad una cerchia più ristretta di individui. Attenzione:Rambam respinge ogni visione elitaria ed aristocratica della conoscenza e comprensione della Scrittura ;egli loda senza riserve coloro che, con semplicità e senza particolari conoscenze filosofiche, midraschiche, halachiche ecc. ecc., osservano col cuore e con la fede i precetti di HaShem, ma nel contempo è convinto che la Torà abbia anche significato
più nascosto, che è compito degli intellettuali investigare, senza mai dimenticare, e sopratutto senza mai trascurare, il significato più semplice ed immediato della parola di HaShem. Ed ecco che, se adottiamo questo approccio egualitario e nello stesso tempo stratificato , possiamo a mio avviso armonizzare approcci ben diversi al testo biblico. Tu hai pienamente ragione, il Tanakh non vuole insegnare scienza né filosofia, e parla in un linguaggio semplice, intelligibile anche a persone prive di un livello culturale particolare, ma dotate di quella semplicità di cuore che vale ben più di ogni erudizione intellettuale o presunta tale. I Rabbanim d'Israel si sono prodigati nello sviluppare questi due livelli ermeneutici:uno diciamo più basilare, ma meritevolissimo, afferente al campo della osservanza delle mitzvot (Halakhah), un secondo più "esoterico", concernente speculazioni mistiche, scientifiche e filosofiche sul testo biblico. Ciò è stato anche influenzato dal desiderio, più che comprensibile, di misurarsi con la filosofia e la scienza dei Gentili, a partire dalla filosofia greca, ritenuta nell'antichità, e direi a ragione, la summa del sapere dei Goym. In particolare Aristotele, come sai,è stato nel medioevo il filosofo per eccellenza con il quale si sono misurati i grandi pensatori delle tre fedi abramitiche:Averroe, Maimonide, Tommaso d'Aquino,e l'elenco potrebbe continuare a lungo, erano profondi ammiratori di Aristotele, ed hanno sentito il bisogno di leggere e studiare il testo biblico anche alla luce della sua filosofia. Il discorso come sai è molto complesso e non voglio tediarvi. Una ultima considerazione sulla questione Big Bang:comprendo Gianni le tue legittime perplessità, ma è un fatto oggettivo che, svariati secoli prima della elaborazione scientifica di tale teoria, autorevoli maestri della tradizione ebraica, e Nachmanide è certamente uno di questi, abbiano sviluppato esegesi della creazione biblica straordinariamente simili, ovviamente col linguaggio e le conoscenze scientifiche del tempo, alle moderne teorie scientifiche sulla nascita dell'universo, e questo per me è una ulteriore prova della straordinaria ricchezza multiforme del testo biblico.
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Re: Logos

Messaggio da Gianni »

Caro Amos, condivido le tue considerazioni su Maimonide, che è imprescindibile, e le altre che hai fatto. Che certe affermazioni bibliche possano essere lette alla luce del Big Bang lo capisco, tuttavia occorre fare attenzione. Diversi scienziati mettono in discussione la teoria del Big Bang, e che faranno coloro che la sostengono con la Bibbia qualora fosse superata da un’altra teoria? Precisando che personalmente la ritengo plausibile, credo che i presunti agganci biblici siano sono una combinazione. Non mi spiegherei altrimenti come sia possibile che la Scrittura prefiguri il Big Bang e poi parli di erba che non fa seme (facendo saltare sulla sedia i biologi vegetali) e metta tra i ruminanti la lepre, che non lo è. Meglio lasciare che Bibbia e scienza continuino a scorrere su binari diversi.
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