La Bibbia è sacra?

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Gianni
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Re: La Bibbia è sacra?

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Rivolgersi al sole, ad esempio.
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Gianni
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Re: La Bibbia è sacra?

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Giosuè, partendo da Ghilgal, aveva marciato con le sue truppe per tutta la notte in modo da gettarsi d'improvviso e di buon mattino sull'esercito cananeo accampato a Gabaon: “Giosuè piombò loro addosso all'improvviso: aveva marciato tutta la notte da Ghilgal” (Gs 10:9). L'inattesa comparsa delle truppe israelite gettò lo scompiglio sui nemici che si dettero alla fuga per la salita di Bet-Horon. Quando Giosuè rivolse il suo comando al sole, esso stava ancora su Gabaon e la luna su Aialon: “Sole, fermati su Gabaon, e tu, luna, sulla valle d'Aialon!” (v. 12); ora, siccome Gabaon giace a oriente di Bet-Horon si deve concludere che esso era tuttora nella sua fase ascendente e doveva continuare il suo corso apparente ancora per più di mezza giornata. Non si era infatti ancora a mezzogiorno, per cui in quell'istante il sole doveva mandare i suoi dardi infuocati sulle truppe in corsa, le quali grandemente risentivano la fatica e il calore nella salita che stavano percorrendo. Quale ragione avrebbe avuto in quel momento Giosuè per desiderare l'arresto del sole e il perdurare di quel caldo soffocante? Non sarebbe stato più auspicabile un po' di refrigerio e di fresco in tale circostanza?

Il senso dei vocaboli. Giosuè, rivolgendosi al sole, così disse, secondo le traduzioni: “Sole, resta immoto su Gabaon, e, luna, sul bassopiano di Aialon” (Gs 10:12, TNM). In una nota in calce, TNM fa notare che il termine tradotto usualmente “fèrmati” può essere anche reso “sta quieto (fa silenzio)”. Questo “sta quieto (fa silenzio)” significa forse “fèrmati”? Così è stato però inteso dai traduttori, compresa TNM. A ben vedere, significa altro: Sta calmo, smettila di ardere così, fai silenzio. Il testo ebraico è:
שֶׁמֶשׁ בְּגִבְעֹון דֹּום
shèmesh beghibòn dom

Si noti quel dom (דֹּום). È un imperativo. L'imperativo dom viene dal verbo damàm che indica lo stroncamento di un'azione già iniziata, che nel caso del sole e della luna, può intendersi sia come moto apparente, sia come diffusione della luce. Nella lingua babilonese l'eclissi del sole e della luna sono espresse con il verbo nàchu che ha il senso di "fermarsi", “arrestarsi", come l'ebraico damàm (cfr. F. X. Kgler, Astronomische und Meterriologische Finsterniss, in Zeitschr der deutschen morgenlandischen Geselleschaft 56, 1902, pagg. 60-70); non potrebbe questo verbo avere il medesimo senso babilonese di "oscuramento"? È possibile, anche se tale senso non appare altrove nella Bibbia. In Am 8:9 (“Farò tramontare il sole a mezzogiorno e farò oscurare la terra in pieno giorno”) si usa il verbo hifìl di bo: הֵבֵאתִי (hebetì, "farò venire"). Se s’intende, quindi, il verbo nel senso di oscurare, Giosuè avrebbe ordinato al sole non di fermarsi nel suo luogo, ma di fermarsi nell'inviare i suoi raggi infuocati, chiedendo l'ombra e non il sereno. E Dio avrebbe esaudito la preghiera di Giosuè con un grandissimo improvviso temporale.

Il contesto. Se guardiamo al contesto notiamo che il cap. 10 di Giosuè si divide in due sezioni in prosa (vv. 7-11 e 15-17) e una sezione poetica (vv. 12-14).
a) Secondo il brano in prosa, mentre Giosuè insegue i nemici sulla salita di Bet-Horon, un furioso uragano si abbatte sui nemici e, come conclude il narratore, “avvenne che, mentre fuggivano d’innanzi a Israele ed erano nella discesa di Bet-Oron, Geova scagliò dai cieli su di loro grosse pietre fino ad Azeca, così che morirono. Furono più quelli che morirono per le pietre della grandine che quelli che i figli d’Israele uccisero con la spada” (Gs 10:11, TNM). Dunque Dio intervenne con un grandioso temporale.
b) La stessa cosa si deve trovare nel brano poetico, tratto da un ignoto Libro del Giusto (sèfer ha-yashàr): “Non è scritto nel libro di Iashar?” (v. 13, TNM). Come armonizzare la richiesta di un arresto del sole con la tempesta provvidenziale? Non è forse proprio questa la risposta di Dio al comando di Giosuè? Dio non solo arresta i raggi solari con la nube, ma anzi interviene a favore delle sue truppe con la violenta grandinata gettata contro i loro nemici.

Ecco quindi la traduzione che si dovrebbe dare a questo brano:
“O sole, oscùrati [דֹּום, dom] in Gabaon e tu, luna, nella piana di Aialon [il sole e la luna potrebbero essere indicati per parallelismo poetico; comunque, non è raro di vedere contemporaneamente il sole e la luna]. S'oscurò il sole e la luna finché la nazione fosse vendicata dai suoi nemici. Non sta forse scritto nel Libro del Giusto: S'oscurò il sole nel mezzo del cielo e non s'affrettò a venire per quasi un giorno intero? Mai vi fu un giorno come quello (né prima né dopo) in cui il Signore ascoltasse la voce di un uomo. Davvero il Signore combatteva per Israele!”.

Al v. 13 il fermarsi del sole significa che non diede più luce (occultato dalle nubi), e così la luna che non diede più luce. Al v. 13 NR ha: “La luna rimase al suo posto”, ma “al suo posto” manca nell'originale ebraico; TNM ha, giustamente, solo: “La luna in effetti si fermò”. Il “non si affrettò a tramontare” di TNM al v. 13 è, in verità, altro. Il testo ebraico ha לָבֹוא (labò): “dare luce”. Quindi “il sole non si affrettò a dare luce”. Il v. 14 ha: “Un giorno simile a quello” (“Nessun giorno è stato come quello”, TNM); questo avvenne per la potente intercessione di Dio; solo la Volgata aggiunge "lungo" che manca nell'originale: “Non fuit ante et postea tam longa dies”, “Non ci fu né prima né dopo un giorno tanto lungo”. Il brano è importante perché Dio ascolta la preghiera e combatte per Israele.

Anche nella letteratura ebraica non biblica il passo può intendersi non nel senso di un prolungamento del giorno, bensì come un’interruzione della luce a causa della tempesta: “Al suo comando non si arrestò forse il sole [dal dare luce] e un giorno divenne lungo come due [diviso in due dalla tempesta]? Egli invocò l'Altissimo sovrano, mentre i nemici lo premevano da ogni parte; lo esaudì il Signore onnipotente scagliando chicchi di grandine di grande potenza”. - Siracide o Ben Sira o Ecclesiastico 46:4,5, CEI; deuterocanonico.

Interessante anche qui la connessione dei due giorni, con la tempesta che lapidò i nemici in risposta alla preghiera di Giosuè. Fu la Volgata con la sua aggiunta del "tanto lungo" al solo "giorno" del testo ebraico che creò la tradizione dell'arresto del sole nel suo apparente viaggio diurno. E gli altri traduttori, da allora, tutti dietro.

Una recente soluzione. Joseph Blenkinsopp, docente dell'Università di Notre Dame (nell’Indiana, U.S.A.), ha analizzato i due verbi ebraici damàm e camàd che si usano nel passo, ed ha trovato che appaiono riuniti in un episodio relativo a Gionata e assumono il senso di "attendere" senza dare battaglia (damàm) e di "starsene quieti" senza attaccare (khamàd). Gionata che vuole attaccare i filistei dice: “Se ci dicono in questo modo: «State fermi [dommu, “attendete”] finché vi raggiungiamo!» dobbiamo quindi stare dove siamo [amàdnu takhtènu, “ce ne staremo quieti”], e non dobbiamo salire da loro”. - 1Sam 14:9, TNM.
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Tony
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Re: La Bibbia è sacra?

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Ciao Gianni scusa il ritardo della risposta ti ringrazio
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Gianni
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Re: La Bibbia è sacra?

Messaggio da Gianni »

Credo che vada meglio tradotta la forma verbale דֹּום. Il testo parla poi di temporale, non di eruzione vulcanica.
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Gianni
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Re: La Bibbia è sacra?

Messaggio da Gianni »

Contraccambio i saluti, Besàseà. :-)

Se il passo biblico in questione si traduce bene, si comprende che Giosuè non chiese il prolungamento del giorno solare, bensì l'oscuramento del sole. Eccone le ragioni fondamentali:

1) Il bisogno di Giosuè. Giosuè, partendo da Ghilgal, aveva marciato con le sue truppe per tutta la notte in modo da gettarsi d'improvviso e di buon mattino sull'esercito cananeo accampato a Gabaon: “Giosuè piombò loro addosso all'improvviso: aveva marciato tutta la notte da Ghilgal” (Gs 10:9). L'inattesa comparsa delle truppe israelite gettò lo scompiglio sui nemici che si dettero alla fuga per la salita di Bet-Horon. Quando Giosuè rivolse il suo comando al sole, esso stava ancora su Gabaon e la luna su Aialon: “Sole, fermati su Gabaon, e tu, luna, sulla valle d'Aialon!” (v. 12); ora, siccome Gabaon giace a oriente di Bet-Horon si deve concludere che esso era tuttora nella sua fase ascendente e doveva continuare il suo corso apparente ancora per più di mezza giornata. Non si era infatti ancora a mezzogiorno, per cui in quell'istante il sole doveva mandare i suoi dardi infuocati sulle truppe in corsa, le quali grandemente risentivano la fatica e il calore nella salita che stavano percorrendo. Quale ragione avrebbe avuto in quel momento Giosuè per desiderare l'arresto del sole e il perdurare di quel caldo soffocante? Non sarebbe stato più auspicabile un po' di refrigerio e di fresco in tale circostanza?

2) Il senso dei vocaboli. Giosuè, rivolgendosi al sole, così disse, secondo le traduzioni: “Sole, resta immoto su Gabaon, e, luna, sul bassopiano di Aialon” (Gs 10:12, TNM). In una nota in calce, TNM fa notare che il termine tradotto usualmente “fèrmati” può essere anche reso “sta quieto (fa silenzio)”. Questo “sta quieto (fa silenzio)” significa forse “fèrmati”? Così è stato però inteso dai traduttori, compresa TNM. A ben vedere, significa altro: Sta calmo, smettila di ardere così, fai silenzio. Il testo ebraico è:
שֶׁמֶשׁ בְּגִבְעֹון דֹּום
shèmesh beghibòn dom

Si noti quel dom (דֹּום). È un imperativo. L'imperativo dom viene dal verbo damàm che indica lo stroncamento di un'azione già iniziata, che nel caso del sole e della luna, può intendersi sia come moto apparente, sia come diffusione della luce. Nella lingua babilonese l'eclissi del sole e della luna sono espresse con il verbo nàchu che ha il senso di "fermarsi", “arrestarsi", come l'ebraico damàm (cfr. F. X. Kgler, Astronomische und Meterriologische Finsterniss, in Zeitschr der deutschen morgenlandischen Geselleschaft 56, 1902, pagg. 60-70); non potrebbe questo verbo avere il medesimo senso babilonese di "oscuramento"? È possibile, anche se tale senso non appare altrove nella Bibbia. In Am 8:9 (“Farò tramontare il sole a mezzogiorno e farò oscurare la terra in pieno giorno”) si usa il verbo hifìl di bo: הֵבֵאתִי (hevetì, "farò venire"). Se s’intende, quindi, il verbo nel senso di oscurare, Giosuè avrebbe ordinato al sole non di fermarsi nel suo luogo, ma di fermarsi nell'inviare i suoi raggi infuocati, chiedendo l'ombra e non il sereno. E Dio avrebbe esaudito la preghiera di Giosuè con un grandissimo improvviso temporale.

3) Il contesto. Se guardiamo al contesto notiamo che il cap. 10 di Giosuè si divide in due sezioni in prosa (vv. 7-11 e 15-17) e una sezione poetica (vv. 12-14).
a) Secondo il brano in prosa, mentre Giosuè insegue i nemici sulla salita di Bet-Horon, un furioso uragano si abbatte sui nemici e, come conclude il narratore, “avvenne che, mentre fuggivano d’innanzi a Israele ed erano nella discesa di Bet-Oron, Geova scagliò dai cieli su di loro grosse pietre fino ad Azeca, così che morirono. Furono più quelli che morirono per le pietre della grandine che quelli che i figli d’Israele uccisero con la spada” (Gs 10:11, TNM). Dunque Dio intervenne con un grandioso temporale.
b) La stessa cosa si deve trovare nel brano poetico, tratto da un ignoto Libro del Giusto (sèfer ha-yashàr): “Non è scritto nel libro di Iashar?” (v. 13, TNM). Come armonizzare la richiesta di un arresto del sole con la tempesta provvidenziale? Non è forse proprio questa la risposta di Dio al comando di Giosuè? Dio non solo arresta i raggi solari con la nube, ma anzi interviene a favore delle sue truppe con la violenta grandinata gettata contro i loro nemici.
c) Che la natura sia al servizio di Dio, risulta spesso nella Bibbia: “Quando ti estinguerò, velerò i cieli e ne oscurerò le stelle; coprirò il sole di nuvole, la luna non darà la sua luce” (Ez 32:7; si veda anche Sl 18:7-16). Questa soluzione suggerita per prima da W. Maunder, fu accettata, sia pure con sfumature diverse, da A. van Hoonacker, J. van Mierlo, Alfrink, J. de Fraine, A. Miller, A. Metzinger e dal Baldi. – Cfr. W. Maunder, A Misinterpreted Miracle, in The Expositor 10, pagg. 239-272; A. van Hoonacker, Das Wunder Josuas, in Theologie und Glaube 5 (1913), pagg. 454-461; questo autore suppone che il temporale durò 24 ore, per cui al suo termine il sole apparve proprio allo stesso punto celeste come il giorno precedente, quasi vi si fosse fermato; cfr. J. Coppens, Le chanoin Albin van Hoonacker, pagg. 29-32; J. van Mierlo, Das Wunder Josuas, in Zeitschr für Katholische Theologie 37 (1913) pagg. 895-911; A. M. Kleber, Josua's Miracle, in The Ecclesiastical Review 56 (1917), pagg. 477-488; G. B. Alfrink, Het Still Staan van Zon en Maan in Jos 10, 12-15, in Studia Cattolica, Nimgn 24 (1949), pagg. 238-268; J. de Fraine, De Miraculo solari Josue, in Verbum Domini 28 (1950, pagg. 277-286; Hopfl-Moller-Metzinger, Introductio specialis in V.T., Roma 1946, pagg. 132,sgg.; P. Baldi, Giosuè, Marietti, Torino 1952, pagg. 78-87.

Ecco quindi la traduzione che si dovrebbe dare a questo brano:

“O sole, oscùrati [דֹּום, dom] in Gabaon e tu, luna, nella piana di Aialon [il sole e la luna potrebbero essere indicati per parallelismo poetico; comunque, non è raro di vedere contemporaneamente il sole e la luna]. S'oscurò il sole e la luna finché la nazione fosse vendicata dai suoi nemici. Non sta forse scritto nel Libro del Giusto: S'oscurò il sole nel mezzo del cielo e non s'affrettò a venire per quasi un giorno intero? Mai vi fu un giorno come quello (né prima né dopo) in cui il Signore ascoltasse la voce di un uomo. Davvero il Signore combatteva per Israele!”.

Al v. 13 il fermarsi del sole significa che non diede più luce (occultato dalle nubi), e così la luna che non diede più luce. Al v. 13 NR ha: “La luna rimase al suo posto”, ma “al suo posto” manca nell'originale ebraico; TNM ha, giustamente, solo: “La luna in effetti si fermò”. Il “non si affrettò a tramontare” di TNM al v. 13 è, in verità, altro. Il testo ebraico ha לָבֹוא (labò): “dare luce”. Quindi “il sole non si affrettò a dare luce”. Il v. 14 ha: “Un giorno simile a quello” (“Nessun giorno è stato come quello”, TNM); questo avvenne per la potente intercessione di Dio; solo la Volgata aggiunge "lungo" che manca nell'originale: “Non fuit ante et postea tam longa dies”, “Non ci fu né prima né dopo un giorno tanto lungo”. Il brano è importante perché Dio ascolta la preghiera e combatte per Israele.

Anche nella letteratura ebraica non biblica il passo può intendersi non nel senso di un prolungamento del giorno, bensì come un’interruzione della luce a causa della tempesta: “Al suo comando non si arrestò forse il sole [dal dare luce] e un giorno divenne lungo come due [diviso in due dalla tempesta]? Egli invocò l'Altissimo sovrano, mentre i nemici lo premevano da ogni parte; lo esaudì il Signore onnipotente scagliando chicchi di grandine di grande potenza”. - Siracide o Ben Sira o Ecclesiastico 46:4,5, CEI; deuterocanonico.

Interessante anche qui la connessione dei due giorni, con la tempesta che lapidò i nemici in risposta alla preghiera di Giosuè. Fu la Volgata con la sua aggiunta del "tanto lungo" al solo "giorno" del testo ebraico che creò la tradizione dell'arresto del sole nel suo apparente viaggio diurno. E gli altri traduttori, da allora, tutti dietro.

Una soluzione. Joseph Blenkinsopp, docente dell'Università di Notre Dame (nell’Indiana, U.S.A.), ha analizzato i due verbi ebraici damàm e camàd che si usano nel passo, ed ha trovato che appaiono riuniti in un episodio relativo a Gionata e assumono il senso di "attendere" senza dare battaglia (damàm) e di "starsene quieti" senza attaccare (khamàd). Gionata che vuole attaccare i filistei dice: “Se ci dicono in questo modo: «State fermi [dommu, “attendete”] finché vi raggiungiamo!» dobbiamo quindi stare dove siamo [amàdnu takhtènu, “ce ne staremo quieti”], e non dobbiamo salire da loro”. - 1Sam 14:9, TNM.
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Re: La Bibbia è sacra?

Messaggio da Gianni »

Ciao, Besàseà. Immaginavo questa tua risposta. ;)
speculator2
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Re: La Bibbia è sacra?

Messaggio da speculator2 »

Mi pare che "attendere "e "splendere", nel contesto possono avere a che fare con termini tecnici di "battaglia".
Lo stesso potrebbe essere per il termine "sole" e " luna " ad indicare ad esempio un combattimento di giorno o uno di notte.
Se delle pietre colpiscono i nemici dal cielo è probabilmente, sicuramente, per forza di gravità e qualcuno quelle pietre le ha lanciate.
speculator2
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Re: La Bibbia è sacra?

Messaggio da speculator2 »

Mi pare che di solito i teologi non combattono le battaglie, e neanche i geologi i quali entrambi fanno un racconto che che loro conviene.
speculator2
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Re: La Bibbia è sacra?

Messaggio da speculator2 »

La nube che oscura il sole mi ricorda la nube che ostacolò il progresso dell'esercito egiziano che inseguiva. Questa seconda nube era probabilmente fatta di fumo e prodotta artificialmente.
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Gianni
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Re: La Bibbia è sacra?

Messaggio da Gianni »

Ciao, Besàseà. Ho detto che lo immaginavo perché avevi già espresso chiaramente la tua posizione. Quanto a “dare luce”, forse ho tradotto troppo liberamente. Preferisci “invadere”, che è uno dei sensi di בּוֹא quando il verbo è in un contesto di personificazione?
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