ANTICRISTO OGGI

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bgaluppi
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Salcontis, l'ho letto. Molte cose interessanti, altre meno. Secondo me è sbagliata l'impostazione, che vedrebbe le settanta settimane come un periodo matematicamente preciso, "visto" dal profeta alla stregua di un veggente con poteri sovrannaturali. I profeti non vedono il futuro, anche perché il futuro non è già marcato, ma dipende dalle nostre scelte. Se fosse già scritto, non esisterebbe vera scelta. Nessuno ha mai visto il futuro e se ci soffermiamo a riflettere con attenzione, ci accrogeremo quanto è vero. Però il futuro lo si può scorgere, attendere come probabile, sulla base di ciò che facciamo nel presente. Infatti, Geremia predice settanta anni, ma non perché ha "visto" il futuro (e avrebbe sbagliato, oltretutto), ma perché sulla base del presente, da profeta e uomo intellettualmente elevato, comprende ciò che verrà. E usa un numero simbolico. Predice anche l'avvento dell'era messianica in seguito alla deportazione, ma "sbaglia"... Non è che sbaglia, è che tale predizione non aveva lo scopo di vaticinare il futuro già scritto, ma di esortare Israele nel momento della sofferenza e in vista della liberazione e delle gioie messianiche. Dunque, non sbaglia perché lo scopo non è quello di mostrare il futuro con la palla di cristallo, ma quello di sostenere ed esortare Israele. Invece, siamo noi a sbagliare e spostare sempre nel futuro quelle profezie che non si adempiono, influenzati da dogmi di fede, invece di comprendere il loro scopo nel loro tempo.
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bgaluppi
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, concordo in pieno con la tua premessa. Per quanto riguarda la scelta del numero settanta, potrebbe risultare dal fatto che l'autore si basa su periodi storici di cui non conosce con precisione la collocazione nel tempo e la durata. Del resto, non è uno storico e vive centinaia di anni dopo gli eventi. Noi, oggi, possiamo datare con discreta precisione certi eventi e periodi, ma non è detto che potesse farlo l'autore di Daniele; inoltre, potrebbe non essere stato affatto interessato a farlo, e mi spiegherò meglio (questa credo possa essere la spiegazione migliore, che riporto in coda).

Se l'autore ha redatto la versione finale di Daniele nel 165, non è detto che conoscesse con esattezza i tempi in cui centinaia di anni prima si sono svolti gli eventi e la loro esatta collocazione cronologica. Del resto, parla dei settanta anni di esilio sulla base di Geremia, ma gli anni furono 59 (se sapeva che l'esilio durò 59 anni, perché parlare di settanta?). Per cui, utilizza simbolicamente una settimana di anni precisa per la fine (i cui eventi conosceva meglio), simbolicamente sette settimane precise per la prima parte, e il resto è un numero prodotto da una sottrazione, che non può essere ricollegabile al 7. Infatti resta sul generico e oltretutto utilizza personaggi che sollevano dubbi a livello storico (Dario il Medo, Baldassar): perché non usare i regnanti principali del suo periodo per indicare il periodo della visione? Parla di "uscita della parola", ma non specifica con esattezza a cosa faccia riferimento (un editto? quale? in che anno? Perché non dirlo esattamente, se lo conosce?). L'ultima settimana è indicata simbolicamente sulla base dei tre anni e mezzo di abomini commessi da Antioco (e quel periodo lo conosceva bene, essendo vicino e avendolo probabilmente vissuto direttamente), ma non necessariamente l'intero periodo dei suoi misfatti dura sette anni precisi. Tuttavia, questa ipotesi mi sembra meno forte di quella che segue. Alla fine, ciò che conta è il significato del 70 x 7, sulla base di Lv 26.

Ammesso e non concesso che conoscesse con esattezza i tempi storici, invece, potrebbe aver scelto di presentarli lo stesso con un numero simbolicamente rilevante di settanta x sette, anche perché è lui stesso a far riferimento alla legge di Mosè, che prevede la moltiplicazione x 7 nel caso di recidività delle trasgressioni. Se li avesse presentati in modo cronologicamente esatto (cosa che dubito potesse fare), non avrebbe espresso l’adempimento della moltiplicazione della punizione (che è essa stessa simbolicamente quantificata). Ciò che interessa allo scrittore, dunque, è il simbolo e il significato, non la cronologia storica precisa. E infatti parla di settanta anni di esilio, non di cinquantanove. La moltiplicazione di 59 per sette sarebbe risultata certamente inesatta e inapplicabile (oltre che dissonante con il simbolismo tipicamente biblico), mentre attraverso il simbolismo dei numeri risulta efficace, e non è più importante quanti effettivamente fossero gli anni precisi, ma piuttosto il messaggio che ne consegue: siccome Israele non ha posto fine alle trasgressioni, Dio lo punisce con una moltiplicazione per sette, come detto da Mosè, prima dell'avvento della giustizia eterna.
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Gianni
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da Gianni »

"Settanta anni di esilio"? Perchè settanta?
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bgaluppi
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da bgaluppi »

“Tutto questo paese sarà ridotto in una solitudine e in una desolazione, e queste nazioni serviranno il re di Babilonia per settant'anni” – Ger 25:8

Gli anni furono 59. Ma Daniele scrive:

“Nell'anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu fatto re del regno dei Caldei, il primo anno del suo regno, io, Daniele, meditando sui libri, vidi che il numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e durante i quali Gerusalemme doveva essere in rovina, era di settant'anni. Volsi perciò la mia faccia verso Dio, il Signore, per dispormi alla preghiera e alle suppliche, con digiuno, con sacco e cenere.” (vv.1-3).

Quindi Daniele si basa sul numero 70, già simbolico, e lo moltiplica per 7 sulla base della legge di Mosè, ottenendo un tempo simbolico di settanta settimane di anni. Quello che conta per lui mi pare sia il significato: come Dio ha promesso, il popolo recidivo sarebbe stato punito sette volte di più. E perché non 6? O 8? Anche questo valore è ovviamente simbolico (completezza) ed è usato tantissimo nella Bibbia. Per cui, i 70 anni già evidentemente simbolici di Geremia vengono moltiplicati per il numero simbolico del 7. Lo stesso valore simbolico lo usa Yeshùa, in modo diverso, quando dice che il fratello deve essere perdonato "settanta volte sette". Di certo non sta dicendo che occorre perdonare 490 volte precise, e che perdonando 489 volte non va bene. Voglio dire che la Bibbia è stracolma di numeri simbolici, il cui scopo è quello di veicolare un messaggio. Basti pensare al numero 40, o al 12... Perché mai qui Daniele dovrebbe far riferimento ad un periodo preciso di 490 anni, se risulta evidente il suo riferimento ai 70 anni di Geremia e a Lv 26?

Israele 40 anni nel deserto, il diluvio dura 40 giorni (e ulteriori 40 per sbarcare), Mosè sul monte per 40 giorni, gli esploratori ci mettono 40 giorni, Yeshùa 40 giorni nel deserto... Insomma, che Daniele qui parli di 490 anni precisi è davvero poco credibile, visto che i 70 anni di Geremia furono in realtà 59. Il numero sette compare nella Bibbia 394 volte e il settanta 91 volte.
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Gianni
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da Gianni »

Antonio, da nessuna parte è detto nella Bibbia che i giudei sarebbero stati in esilio per 70 anni.
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bgaluppi
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da bgaluppi »

Tra le nazioni che serviranno Babilonia è incluso Israele. Di certo non lo avrebbero servito da liberi. Capisco quello che dici, l'esilio riguarda specificamente la deportazione. Ma non è tanto importante il numero degli anni di esilio, quanto il numero punitivo indicato da Geremia, su cui Daniele si basa moltiplicandolo per 7. Ora, vista l'enorme ricorrenza simbolica di questi numeri nella Bibbia (il numero sette compare 394 volte e il settanta 91 volte), perché nel caso delle settanta settimane di anni – visto che Daniele fa specifico riferimento a Lv 26 in cui la moltiplicazione della punizione è basata di nuovo sul simbolismo del 7 – si dovrebbe pensare ad un numero reale di anni?
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da Gianni »

Io penso di sì.
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da bgaluppi »

Spiego come sono arrivato ad ipotizzare che i 490 anni siano simbolici e non reali. Per poter applicare la profezia delle settanta settimane al periodo di Yeshùa è necessario interpretarla letteralmente, calcolando gli anni. Tuttavia, tale calcolo non funziona, perché in Daniele l’uccisione del consacrato innocente avviene dopo le sessantadue settimane e dunque nell’ultima settimana di anni, assieme alla rovina del tempio e della città e a tutti gli altri eventi che Daniele descrive (il patto, l’interruzione del sacrificio, l’abominio della desolazione). Daniele infatti scrive:

Dopo [ebr. achar, gr. metà + numerale] le sessantadue settimane un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. Il popolo d'un capo che verrà distruggerà la città e il santuario” (v.26)

Dunque, una volta esaurite le sessantadue settimane, restano inevitabilmente sette anni affinché Yeshùa sia ucciso e il tempio e Gerusalemme distrutti. Ma sappiamo bene che il tempio fu distrutto ben 40 anni dopo la morte di Yeshùa (6 settimane di anni circa, secondo il computo letterale) e che Gerusalemme non fu affatto distrutta. Siamo quindi ben oltre l'ultima settimana di anni di cui parla Daniele e non mi pare ci sia modo di risolvere questa cosa.

Le descrizioni di Daniele, al contrario, si applicano molto bene agli eventi relativi ad Antioco Epifane e Onia III, ma anche qui non collimano alla perfezione con la cronologia, se pensiamo ad anni reali. Infatti Onia III venne ucciso nel 168 e la Chanukkà fu celebrata nel 165 dopo che gli Amonei maccabei sconfissero Antioco, dunque l’ultima settimana dura in realtà tre anni. Peggio ancora per i tempi antecedenti. Ma se consideriamo le settanta settimane come un numero simbolico — ipotesi per nulla esecrabile visto che i numeri 7 e 70 ricorrono numerose volte nella Bibbia, e visto che Daniele si basa sui 70 anni di Geremia e sulla moltiplicazione della punizione per 7 volte sancita da Lv 26 — la profezia può essere applicata al periodo che parte con l’ordine di ricostruzione di Gerusalemme e termina con la Chanukkà del 165, perché abbiamo un periodo mediamente lungo iniziale (7 settimane), uno lungo in mezzo (62 settimane) e uno breve alla fine (1 settimana). Il rapporto è di 7-62-1. Certamente tale rapporto non può essere applicato considerando Yeshùa come l’unto ingiustamente ucciso, perché intercorre troppo tempo tra la sua morte e la distruzione del tempio (per cui non è possibile inserire questo intervallo di tempo e i due eventi nell’ultima settimana, neppure se la intendiamo simbolicamente).

Ulteriore conferma sta nel fatto che Dn 9:26 non parla affatto di distruzione fisica del tempio e della città (che oltretutto, nel 70, non fu distrutta, contrariamente al tempio); il verbo φθείρω (fthèiro) significa “guastare, corrompere, dissacrare, vandalizzare, rovinare, devastare” (cfr.Thayer, Rocci), senso che in molti casi assume anche l’ebraico corrispettivo שָׁחַת (shachath). Un esempio tra i molti lo abbiamo in 1Cor 3:17, traddotto da NR “Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui” (invece, in Dn 9:26 la NR sceglie di dare il senso di demolizione, traducendo stranamente con “distruggere”). Il verbo usato di solito col significato di distruggere è katalùo (cfr. Mt 24:2; 26:61; At 5:38; 2Cor 5:1 etc., LXX). Per cui, ancor più la profezia risulta applicabile al tempo di Antioco Epifane, in cui tempio e città furono “guastati”, e non al periodo di Yeshùa, in cui il tempio fu raso al suolo e la città invece no. Il redattore definitivo, basandosi sugli eventi che conosceva bene essendone contemporaneo, applica simbolicamente le settanta settimane di anni ad un periodo storico che lo precede (e che prolunga la punizione) e termina con il tempo breve dei sette anni in cui avvengono i fatti relativi ad Onia III e Antioco Epifane (Onia viene ucciso nel 168 e il tempio e la città sono profanati negli anni successivi). La profezia, dunque, avrebbe lo scopo di suffragare la legge di Mosè, che prevede una moltiplicazione per sette volte della punizione, che nel caso di Daniele riguarda i 70 anni di rovina profetizzati da Geremia moltiplicati simbolicamente per sette volte. E naturalmente quello di esortare Israele al tempo estremamente difficile di Antioco.
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Gianni
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da Gianni »

Antonio, ho trattato la questione (compreso il tuo calcolo) qui:

http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... timane.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
speculator2
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Re: ANTICRISTO OGGI

Messaggio da speculator2 »

Quali sono le conseguenze sulla interpretazione e sul testo di Daniele se si accetta che fu scritto nel 165 a. c.?

Quale similitudine si trova con una parola come anticristo che si trova raramente in autori storicamente incerti?
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