bgaluppi ha scritto:Il problema è che la traslitterazione in italiano è ambigua, perché in italiano il cherubino è un angelo.
La traslitterazione non l'abbiamo solo in italiano, ma praticamente in tutte le lingue e quel tipo di definizione anche.
Se apri una bibbia inglese leggerai "cherub", una francese leggerai "chérubin",tedesco"cherub",spagnolo"querubìn".
Nei dizionari di tutte le suddette lingue, puoi scommetterci, leggerai che per cherubino (o termine simile che abbiano usato) si intende creatura angelica, sovrumana, spirituale o mitologica.
Quindi,
una cosa e' sicura, non c'e' nessun approccio caratteristico della lingua italiana nel tradurre questo termine, quindi nessun problema del tipo che tu supponi.
Caso mai puoi dire che TU trovi ambigue le definizioni dei vocabolari (di tutto il mondo?) ma questo dipende dal semplice fatto che da buon Besasea follower, ormai ti sei fatto la convinzione che la bibbia non usa il termine keruv per riferirsi a essere celesti a meta strada tra l'uomo e Dio.
Traducendo così, si fa dire al testo che il re di Tiro è paragonato ad una creatura sovrumana semidivina, cosa che il testo non dice affatto.
No. Quello che vuol dire il testo ce lo hanno detto coloro che lo hanno commentato.
Leggendo solo la traduzione, noi semplicemente prendiamo atto che il traduttore ha incontrato,sin da subito, un termine ebraico che (secondo il suo giudizio) non aveva corrispondente nella lingua di destinazione.
Da li ,nella storia, la palla e' passata a coloro a cui e' spettato l'onere di commentarli i testi.
E' a loro casomai ,(compreso Giuseppe Flavio che non aveva bisogno di traduzioni) che devi imputare la responsabilita' di avere diffuso l'idea che il termine si riferisse a creature sovrumane.
I commentatori nella storia hanno avuto tutto il tempo che gli serviva per dirci cosa significava tale termine e confermare se la scelta della traduzione di ricorrere a un prestito linguistico si rivelava azzeccata o meno.
Quello che noi troviamo nella definizione di cherubino nei moderni dizionari non dipende dalla scelta antica di come e' stato tradotto il termine, ma dalla tradizione religiosa,dai commentatori,dagli storici, e in ultima istanza dal contributo degli studi accademici di epoca recente.
...cosa che il testo non dice affatto.
Be il testo non si impegna mai nel dirti chiaramente cosa sono i cherubini, tutt'al piu' ti fornisce qualche indizio per fartelo capire. Poi ognuno dopo avere esaminato attentamente il contesto fa la sua scelta.
Se il traduttore avesse voluto evitare di tradurre keruv (cosa peraltro non comprensibile, perché il termine è traducibile in quel contesto), avrebbe dovuto lasciare keruv,
come si può fare con Gn 1:1, ad esempio: “Nel principio Elohim creò i cieli e la terra”.
Perche dici
lasciare? Aveva forse il traduttore gia pronto il termine ,esattamente come l'hai scritto tu, da qualche parte?
Abbandonando i caratteri ebraici per sostituirli con quelli di un altro alfabeto (traslitterazione) ci si trova giocoforza davanti a delle scelte.
Dipende as esempio dal traduttore decidere se scrivere Keruv o cheruv a seconda per esempio dalla presenza o meno della K nella lingua di destinazione.
Dipende anche sempre dal traduttore se optare per kerub o keruv a secondo di come legge la beth.
Trascurando l'approssimazione della Beth resa con "b" (come del resto viene fatto per le parole Eber o Abramo) ,l'inserimento delle vocali finali , e il singolare adattato dal plurale come nelle parole (beduino,beduini) le parole (cherubino/cherubini) sono ottenute sostanzialmente per traslitterazione.
Nell'antichita' era piu difficile che in caso di prestito linguistico i vocaboli non subissero almeno quell'adattamento minimo per rendere la pronuncia piu' agevole nella lingua di destinazione.
Ma, di nuovo, non ce ne sarebbe stato il bisogno, perché keruv è traducibile, come potrebbe mostrare Besasea.
Besasea fa semplicemente la sua proposta di traduzione, ma questo non significa che dobbiamo riternerla corretta a priori,
Dal mio punto di vista,prima di considerare lecito il poter tradurre "cherubino" con "re" bisognerebbe domandarsi come mai il Tanach quando parla del faraone d'Egitto o di tutti i piccoli re che hanno tentato di ostacolare il passaggio nel deserto non succede mai che venogono chiamati keruvim, che non leggiamo che gli Israeliti andarono da Samuele a chiedere un keruv, che Saul, Davide ,Salomone o qualcuno dei 40 re tra Giuda e Israele fossero mai stati o chiamati da qualcuno Keruv, insomma non viene usato tale termine una sola volta a fronte di migliaia di occasioni in cui necessita di un termine col significato inequivocabile di re.
Se keruv fosse sinonimo e quindi alternativa possibile a melek, io mi aspetterei di vederlo comparire almeno qualche volta nel Tanach, tieni conto che meleh ricorre quasi 2000 volte.
Una nota: Isaia non parla di Lucifero, oltretutto come nome proprio, ma di “portatore di luce”, che è un titolo che si addice al re, come “figlio dell'aurora”. Anche i re pagani erano chiamati con questi epiteti. Lucifero è una traslitterazione dal greco al latino, da cui origina il medioevale personaggio Lucifero, non biblico.
Il mio riferimento al brano di Isaia non era per dire che anche il termine Lucifero indica una creatura spirituale, ma soltanto per evidenziare come spesso la Bibbia ami prendere un po in giro la pretesa umana di elevarsi al di sopra degli altri uomini pretendendo da essi di essere onorati quasi fossero divinita'.
Le invettive canzonatorie ironiche a seconda del grado di ironia possono assumere questi toni:
"Ma come, non eri l'uomo piu' potente del mondo? Come mai hai fatto questa fine?"
oppure:
"Ma come non eri un essere divino? Come ti sei potuto ridurre cosi?
La Bibbia vuole fare capire che quando un uomo raggiunge un livello superiore a tutti gli altri uomini e semplicemente perche Dio lo ha permesso.
Magari faceva comodo a Dio che per un determinato tempo fosse cosi perche faceva parte dei suoi piani di intervento nella storia.
Ritornando al re di Tiro e' fondamentale leggere bene il contesto e capire che gli viene detto "tu eri cherubino posto sul monte Santo."
E' un po come dire Dio aveva permesso che raggiungesse livelli di potenza che normalmente (nell'immaginario arcaico di quel popolo) erano riservati a quelle creature considerate piu' vicine a Dio e al di sopra degli altri uomini.