Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

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matteo97
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Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da matteo97 »

Ho intenzione di porre alla vostra attenzione alcune considerazioni circa il concetto di anima (nephesh-psychè) laddove è possibile riscontrare tale vocabolo nella Scrittura. Sono giunto alla conclusione che l'essere umano è sì chiamato, in taluni passi, anche "anima vivente" (Nèfesh hachaiyàh-psychè ton zòion), ma la Scrittura parrebbe suggerire anche che l’essere umano possieda un’anima immortale all’interno del suo corpo. Cominciamo col dire che la parola ebraica "nephesh" ha diversi significati nella Bibbia tra cui ‘creatura che respira’ o ‘anima che vive’, ‘uomo’ ‘persona’; e difatti è stata tradotta anche con ‘anima vivente’ (Nèfesh hachaiyàh) come nella Genesi quando è scritto: “Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente" (nephesh hachaiyàh)" (Gn 2:7 N.R.) e con ‘persona’ come per esempio nell’Esodo dove è detto a proposito della Pasqua: "[...] perché chiunque mangerà qualcosa di lievitato, quel tale (nephesh) sarà eliminato dalla comunità d'Israele" (Es. 12:19 N.R.) o quando nei Numeri è detto: "Ma la persona (nephesh) che agisce con proposito deliberato, sia nativo del paese o straniero, oltraggia il SIGNORE; quella persona (nephesh) sarà eliminata dal mezzo del suo popolo". (Num. 15:30 N.R.). Questa è la ragione per cui non ci si deve sorprendere se le persone nelle S.E. vengono chiamate anche anime come per esempio quando Mosè dice che gli Israeliti batterono Sihon re degli Amorei: "E gli Israeliti sconfissero lui, con i suoi figli e con tutto il suo popolo, finché non ne rimase in vita neppure uno; e si impadronirono del suo paese" (Num 21:35 N.R.) o quando in Giosuè è detto che "I figli d'Israele tennero per sé tutto il bottino di quelle città e il bestiame, ma misero a fil di spada tutti gli uomini fino al loro totale sterminio, senza lasciare anima viva" (Gios. 11:14 N.R.). D'altra parte anche nella lingua italiana talvolta si usa il termine anima per indicare una persona, eppure comprendiamo anche il significato di anima come essenza spirituale e sappiamo discernere il significato che questa assume a seconda del contesto nel quale tale vocabolo è utilizzato. Ma in alcuni passi la parola nephesh sembra assumere anche il significato di ‘anima’ intesa come quella parte spirituale dell’uomo, collocata al suo interno, che alla morte si diparte dal corpo ed è scindibile da esso. Ecco alcuni passi che mostrano ciò: quando Elia pregò Dio di risuscitare il figlio della vedova, di cui lui era ospite, disse a Dio: "Si distese quindi tre volte sul bambino e invocò il SIGNORE, e disse: «SIGNORE, mio Dio, torni, ti prego, l'anima (nephesh) di questo bambino in lui! Il SIGNORE esaudì la voce d'Elia: l'anima del bambino tornò in lui, ed egli visse". (1 Re 17:21-22 N.R.). Il corpo del fanciullo era esanime, ma esso era intatto e quindi ciò confuta l'ipotesi che Elia desiderrasse da Dio che questo lo facesse rinascere in un'altro corpo poichè quest'ultimo era disteso sul letto accanto al profeta. Elia credeva perciò che nel corpo di un essere umano vi fosse un'anima, e che affinché un morto tornasse in vita era necessario che Dio gli facesse tornare l’anima in lui. Lo stesso Elia, quando nel deserto espresse il desiderio di morire, disse a Dio: "ma egli s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a mettersi seduto sotto una ginestra, ed espresse il desiderio di morire, dicendo: «Basta! Prendi la mia anima (nephesh), o SIGNORE, poiché io non valgo più dei miei padri!» (1 Re 19:4 N.R.) il che sta a dimostrare che lui credeva di avere
un’anima nel suo corpo ed anche che quando si muore Dio fa uscire l’anima dal corpo dell’uomo. Altrimenti se in tal passo s'intendesse nephesh come entità corporea, il senso che ne trarremmo rasenterebbe il macabro e l'assurdo poichè Dio rapirebbe in cielo il corpo di Elia! Adesso vediamo quei passi delle S.G. dove la parola greca psychè significa ‘anima’ nel senso di parte spirituale e immortale presente all’interno del corpo umano. "Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima (psychè) e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo". (1 Tess. 5:23 N.R.) "Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima (psychè) dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore". (Ebr. 4:12 N.R.) Addirittura qui vi è descritta una "linea di demarcazione" tra lo spirito vivente e l'anima per cui chi intendesse controbattere sostenendo che psychè ha qui il significato di spirito vitale troverebbe la sua teoria confutata dalla Scrittura stessa. Ma proseguiamo con altri passi; "Ma Paolo scese, si gettò su di lui e, abbracciatolo, disse: «Non vi turbate, perché la sua anima è in lui» (At 20:10 N.R.), "E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima (psychè)..." (Mt 10:28 N.R.). Infine, quando Yeshùa morì sulla croce avvenne che l’anima sua uscì dal suo corpo e discese nel soggiorno dei morti (ades), mentre per ciò che concerne il suo corpo, esso fu posto in un sepolcro da Giuseppe di Arimatea. Se dicessimo che Yeshùa il Cristo non aveva un’anima immortale nel suo corpo, dovremmo dire che quando egli morì fu annichilito, cioè smise di vivere del tutto, non solo fisicamente ma anche spiritualmente. E che quindi Simon Pietro ha mentito quando dice che Cristo nello spirito "andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, i quali un tempo furono ribelli...” (1 Piet. 3:19-20 N.R.). Ma tutto questo non si può dire proprio perché Yeshùa aveva un’anima nel suo corpo.
tom anad
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da tom anad »

a Matteo

che dire,...... complimenti, ottimo studio
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matteo97
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da matteo97 »

In realtà, ho scritto ciò poichè desidererei leggere il parere di esperti esegeti riguardo ai passi citati in precedenza che sembrerebbero confermare l'idea che il concetto di anima possa essere inteso, in taluni passi, anche come essenza spirituale imperitura presente all'interno del corpo e che si scinde da esso al momento della morte fisica della persona.
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Gianni
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da Gianni »

Ciao, Matteo97. Personalmente credo che sia la parola ebraica nèfesh che la corrispondente greca psychè non debbano essere mai essere tradotte “anima”. Questo termine, tratto dalla filosofia greca, è troppo equivoco. Nella Bibbia la nèfesh indica tanti aspetti dell’essere vivente, ma mai una presunta “anima”. Per i particolari indico due studi di antropologia biblica:

2. La nèfesh (נפש)
http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... %D7%A9.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
3. Nèfesh (נפש), la persona bisognosa
http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... ognosa.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
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bgaluppi
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Matteo, bravo. Comunque rifletti sul fatto che avere un'anima significa "essere animato", cioè vivo. Anche gli animali sono vivi, quindi hanno "un'anima", mentre le piante non ce l'hanno. Infatti, psychè è essenzialmente "forza vitale" e "ciò in cui c'è vita":

https://biblehub.com/greek/5590.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

Per cui, Elia e Paolo pregano che Dio restituisca la vita a due bambini morti, che tornino ad essere vivi. Ha ragione Gianni, il termine "anima" è ambiguo perchè nel pensiero greco assume un senso diverso da quello biblico. Se traduci quei due versetti tenendo conto che si parla di tornare in vita, tornare ad essere viventi, la cosa cambia.
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matteo97
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da matteo97 »

Ringrazio per i due studi pubblicati che in seguito avrò modo di approfondire. E' vero, riflettendoci su, nell'episodio di Elia "l'anima" in questione può essere intesa anche con il significato di "vitalità" o "soffio vitale". Mi astengo dal pronunciare ulteriori commenti siccome con l'ebraico non ho familiarità. Tuttavia in Paolo la questione appare ben diversa. Ripropongo il passo estratto da Lettera agli Ebrei 4:12: "la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino dividere l'anima (psychè) dallo spirito...". Il passo che mi interessa approfondire è quel "penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito". Mi avvalgo dell'interlineare per riprendere il concetto originale e così si ha, traslitterando: "kai (e) diiknoumenos (penetrante) achri (fino a) merismou (dividere) psychēs (l'anima) kai (dallo) pneumatos (spirito),". Già la netta linea di demarcazione stabilita tra anima e spirito potrebbe far riflettere sulla diversa accezione di significato che questi due termini possiedono. Ma al momento potremmo trarre solo delle conclusioni che hanno a che fare con la nostra mentalità. E quindi vediamo che significato assumono i vocaboli psychè (ψυχή) (nel testo reso al genitivo singolare psychēs-ψυχῆς) e pneûma (πνεῦμα) (nel testo reso al genitivo singolare pneumatos-πνεύματος). Pneûma è un termine che generalmente significa "respiro", "aria", "soffio vitale". A noi tuttavia interessa il suo significato nell'accezione biblica delle S.G. Wikipedia dice che pneûma corrisponde al termine ebraico ruah" (רוח), nome di genere femminile che significa anche "vento", "respiro". Quindi se ruah e pneûma hanno lo stesso significato di "vento" e "spirito" nella sua accezione di forza vitale, allora, almeno nel passo biblico sopracitato, psychè e nephesh devono possedere un'altro significato ovvero quello di "anima" a cui non può corrispondere lo stesso significato di quello dato a pneûma e ruah poichè Paolo ripartisce una divisione tra i due termini greci. Paolo inoltre sembra fare riferimento a una tripartizione dell'uomo facendo distinzione tra il corpo, l'anima e lo spirito come in Prima Lettera ai Tessalonicesi quando afferma testualmente: "Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo". (1Ts 5:23 N.R.) e accenna all'immortalità di questa psychè come detto in Matteo: "E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima (psychè)..." (Mt 10:28 N.R.). Traendo quindi le conclusioni sembrerebbe che ruah e pneûma assime all'entità corporea siano gli elementi mortali collegati all'attvità biologica e biopsichica dell'individuo mentre psychè e nephesh, quando nel contesto non si riferiscono a persone, rappresenterebbero la parte immortale, "l'anima" scindibile dall'organismo nel quale risiede e che diparte da esso al momento della morte fisica del soggetto.
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bgaluppi
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Matteo, il problema è il termine italiano “anima”, che è ambiguo. Nel pensiero del giudeo Paolo, lo “spirito” è τὸ πνεῦμα (gr. tò pnèuma), il “soffio vitale”, il rùakh dell’uomo, che origina da Dio: “Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito [רוח (rùakh)] e voi rivivrete” (Ez 37:5) e “Con lo spirito [רוח (rùakh)] che è dentro di me, ti cerco” (Is 26:9), e “[Dio] forma il rùakh dell’uomo dentro di lui” (Zc 12:1). L’anima è in questo caso ἡ ψυχὴ (gr. e psychè), che nel pensiero paolino rappresenta la “personalità individuale”, il “sé”, la “persona umana intera” dotata di vita, pensiero, sentimenti, ed è ricollegabile all’ebraico נֶ ֶפשׁ, nefèsh. Infine, il corpo è τὸ σῶμα (gr. tò sòma), ossia il corpo corruttibile, la carne, il cadavere. La psychè, dunque, non è l’anima, intesa come qualcosa di “etereo” che sopravvive alla morte, né il corpo fisico, ma generalmente l’intera persona umana vivente, con tutte le sue caratteristiche. È un concetto più ampio.

Per cui, in quei versetti prova a sostituire il termine ambiguo “anima” con un termine più appropriato al significato proprio di psychè e nefèsh (in certi casi non è affatto facile). È necessario farlo, perché altrimenti si può cadere nell’errore di applicare a psychè il senso espresso dal pensiero filosofico ellenistico, invece che quello ebraico-biblico. E non lo si può fare, perché gli autori dei vangeli non erano greci.

Questo è uno dei grandi problemi nell’interpretazione delle Scritture. La nostra cultura è troppo condizionata dal pensiero filosofico greco ed è proprio sotto questa influenza che le Scritture sono state interpretate per secoli dagli occidentali.
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da Liberocredente »

E il ruach che è dentro l'uomo?
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bgaluppi
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da bgaluppi »

Il ruach nell'uomo è quell'energia vitale che origina da Dio e che gli consente di vivere:

“Se egli [Dio] non si curasse che di sé stesso, se ritirasse a sé il suo Spirito e il suo soffio, ogni carne perirebbe all’improvviso e l’uomo ritornerebbe in polvere” – Gb 34:14,15

“Così dice il Signore, Dio, a queste ossa: "Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi rivivrete"” – Ez 37:5

“Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò.” – LC 23:46

Da non confondersi con lo spirito santo, che è invece il ruach haQodesh, lo spirito di Dio che scende sull'uomo, lo ispira e lo guida:

“Allora il suo popolo si ricordò dei giorni antichi di Mosè: Dov'è colui che li fece uscire dal mare con il pastore del suo gregge? Dov'è colui che mise in mezzo a loro lo Spirito suo santo” – Is 63:11
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Gianni
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Re: Riflessioni sul concetto di anima (nephesh-psychè)

Messaggio da Gianni »

Per quanto riguarda lo “spirito dell'uomo dentro di lui” (Zc 12:1), segnalo questo studio:
Il dualismo dello spirito umano
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