Yeshùa ed il divorzio

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Salvatore Tarantino
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Salvatore Tarantino »

Ciao anima salvata.

I punti 1), 2) e 3) possono essere affrontati congiuntamente perchè tutti quanti riguardano un certo modo di "guardare" la Legge di Dio.
Infatti, è ormai comune giudicare la Legge di Dio, definendola maschilista, sessista, crudele, ecc.
L'etica umana è in continuo mutamento (non posso usare il termine "evoluzione"), quindi talvolta può essere più o meno concorde con la giustizia divina, più spesso vi si allontana anni luce.
Se passa il principio che la Legge di Dio deve adeguarsi all'etica umana, allora non abbiamo più un Dio creatore, ma un Dio creato dagli uomini a propria immagine e somiglianza, che viene adattato di secolo in secolo alle proprie esigenze etiche.
La nostra ribellione - ahinoi - è iniziata in Eden, perchè abbiamo voluto a tutti i costi avere conoscenza del bene e del male, il che ben presto ha significato stabilire noi stessi ciò che è bene e ciò che è male.
Chi siamo noi per giudicare Dio e le sue leggi sulla base delle nostre umane e mutevoli leggi?
E' un'assurdità.

Riguardo al punto 4), l'indecenza o fornicazione sono di tipo sessuale / erotico, non possono ipotizzarsi ulteriori motivi di ripudio: se la moglie rimane atea o vi diventa in seguito, non può per ciò solo essere ripudiata. Potrà essere ripudiata solo se e quando in conseguenza della sua incredulità o della sua idolatria commetterà una fornicazione vera e propria.

Riguardo al punto 5), (per errore denominato pure punto 4)), è evidente che quel precetto impedisce all'uomo di ripudiare la moglie anche per motivo di fornicazione, ritengo poichè è stato l'uomo per primo a commettere una fornicazione nei confronti di lei, "costringendo" il padre di lei a dargliela in moglie per non lasciarla disonorata.
E qui devo tornare a precisare che "qualcosa di indecente" - che in questo caso non permette all'uomo di ripudiare la moglie - non è comunque l'adulterio, che prevedeva la pena di morte, e che quindi ancora oggi, in quel caso, giustificherebbe il ripudio, in assenza della pena della lapidazione.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Secondo me è necessario riflettere su alcune cose, dopodiché ognuno farà le sue considerazioni.

L'adulterio prevedeva certamente la morte, ma solo in caso l'adultero o adultera fossero colti in flagrante o condannati da due o tre testimoni. Infatti è scritto:

“Se uno commette adulterio con la moglie di un altro, se commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno essere messi a morte.” - Lv 20:10

Ma Dt 19:15 (cfr. Dt 17:6) dice:

“Un solo testimone non sarà sufficiente per condannare un uomo, qualunque sia il delitto o il peccato che questi ha commesso; il fatto sarà stabilito sulla deposizione di due o tre testimoni.”

E Dt 22:22:

“Quando si troverà un uomo coricato con una donna sposata, tutti e due moriranno: l'uomo che si è coricato con la donna, e la donna. Così toglierai via il male di mezzo a Israele.”

Nm 5:11-31 specifica chiaramente la procedura da seguire nel caso non esistessero prove di adulterio ma solo sospetti (in ogni caso, in queste situazioni il presunto colpevole - nel caso specifico la donna - non veniva lapidato, ma disonorato in mezzo al popolo). L'adultera che viene portata da Yeshùa fu trovata in flagrante adulterio, per cui doveva essere messa a morte. Ma Yeshùa la salva, nonostante la Torah sia chiara sulla pena che le doveva essere inflitta.

Se la Torah è immutabile, nel senso che le sue leggi e prescrizioni non possono mai cambiare e non sono soggette a tempi storici diversi, in che modo Yeshùa non ha disobbedito e istigato a disobbedire alla Torah in quel frangente? Se ogni mitzvà è "scritta" e voluta da Dio ed è valida in ogni tempo, come poteva Yeshùa lasciare che un'adultera colta in flagrante non venisse punita secondo la legge immutabile?

Nessuno vuole giudicare "la parola di Dio", ma bisogna anche considerare che quella parola è stata trasmessa in tempi storici e situazioni diverse e trasmessa da uomini che si trovavano in quei tempi e in quelle situazioni. Se dovessimo radicalmente applicare ogni comandamento che compare sulla Bibbia, senza valutarlo attraverso le modalità di applicazione esposte nella tradizione e in base ai costumi e alle situazioni dei tempi storici in cui fu promulgato, oggi dovremmo invocare la morte per chi raccoglie legna in giorno di sabato, o cose peggiori. Dovremmo accettare che Dio desiderò - e dunque desidera - che gli israeliti, a cui comanda di non uccidere o assassinare ingiustamente, sterminassero bambini innocenti (mi riferisco alla pratica dello cherem, o anatema in greco). Non bisogna confondere l'immutabilità di Dio con la presunta immutabilità di leggi promulgate da uomini ispirati in tempi storici precisi. Gli stessi ebrei, pur parlando della Torah come legge eterna, non considerano oggi valide molte mitzvot e affermano che con il Messiah la Torah avrà un volto nuovo, tanto che sarà irriconoscibile.

Yeshùa stesso, in merito a Dt 24:1, afferma non che "Dio comandò", ma "Mosè comandò"; e in Gv 8:17, parlando ai farisei in merito alla Torah, la descrive come “vostra legge”, prendendone apparentemente le distanze. Come si spiegano queste affermazioni, se ogni prescrizione della Torah è immutabile e valida in ogni tempo, cosa che lui stesso sembra affermare in Mt 5:19? Io credo che molte cose ci sfuggano.
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Ma Cristo per quale motivo impedi la lapidazione dell'adultera? Il testo lo specifica. Egli non dice mancano i testimoni oppure mi avete portato solo la donna. Dice tutt'altro: chi è senza peccato scagli la prima pietra come a ricordare che siamo tutti adulteri.
Cristo voleva misericordia insieme al sacrificio.
Cristo per questo applica in pieno il comandamento sulla punzione degli adulteri: condanna a morte il peccato ricordandoci che siamo tutti peccatori meritevoli di punizione eterna e ci ricorda la misericordia e l'amore verso il prossimo chiunque. È sempre stato questo il senso dietro il comandamento della lapidazione degli adulteri e Cristo è venuto per manifestarlo. Non ha trasgredito niente della torah; chi tragrediva la torah erano quelli che uccidevano gli adulteri o gli omosessuali letteralmente offrendo cosi un sacrificio senza misericordia.

Se il significato della torah dietro le norme della torah cambiasse in relazione ai tempi come potremo dire che Dio è immutabile? Un Dio immutabile non cambia pensiero,non cambia insegnamento. Il suo insegnamento e il suo pensiero sono sempre quelli perche Dio è sempre quello in ogni tempo. Il Dio di ora è lo stesso che parlava a Mose. Ora e allora per Dio sono adesso. Quello che egli pensa tramite Yeshua ora oggi non può non essere quello che pensava quando parlava tramite Mose perche ora e adesso sono per lui lo stesso momento e Cristo stesso è l'interprete giusto e pieno di quella legge data tramite Mose. Ebrei afferma che la parola di Cristo è la stessa ieri oggi e per sempre.
Se Dio in un certo periodo storico di una certa societa da un comandamento bisogna anche interrogarsi sul perche. Diremo che lo fa per ammaestrare,ma nell'ammaestramento vuole farci capire qualcosa e quel qualcosa non cambia in relazione all'evoluzione umana. Sta all'uomo di ogni secolo capire quel qualcosa. Ritornando al discorso dell'adultera Dio diede quel comandamento a quella societa di quel tempo. Perche? Lo fece perche voleva l'uccisione letterale di una persona? O perche lo fece per far capire a quella societa maschilista,legalista quella cosa che Cristo spiegò? Egli diede quella norma per ammaestrarli,perche voleva che capissero quello che Yeshua spiegò a suo tempo

Se il significato vero della torah dietro ad ogni norma scritta della torah cambiasse allora non avremo più un dio immutabile e Cristo per non trasgredire la torah significa che la cambia sotto l'autorità di Dio. Questo dicono i cattolici per esempio: la legge non vale piu perche Dio ha sostituito quella legge con un altra legge. Uccidere gli adulteri o gli omosessuali non era peccato prima di Cristo mentre con la sua venuta tutto cambia. Cosi dicono anche per la questione del divorzio.
Se invece il vero significato del comandamento di uccidere gli adulteri era di eseguire letteralmente la lapidazione quel comandamento varrebbe tutt'oggi perché Dio è immutabile e in tal caso Cristo avrebbe trasgredito la legge di Mose ma questo negherebbe poi la sua messianicita. Infatti Cristo veniva preso dall'elite religiosa del tempo come un falso profeta perche secondo loro la sua applicazione della legge era contraria al volere di Dio che secondo loro era quello che loro interpretano,il loro modo di applicare la legge di Mose. Chiaramente è da rigettare sia la tesi cattolica che la seconda.

Cristo è venuto non ler abolire il comandamento della lapidazione o del divorzio,ma per dare senso vero e reale a quei comandamenti il cui vero senso è sempre lo stesso in ogni epoca perche Dio è sempre lo stesso. Dio ha dato dei comandamento a Mose affinche gli ebrei di ogni secolo capissero il senso che è unico ed eterno. Voleva che capissero certe cose e poi ha mandato il figlio per evidenziarle ancora di piu.

Dopo questo poi vorrei capire da te:

Perche nel caso del divorzio ritieni che la cosa deve essere eterna e non ''aggiornabile'' mentre per altri comandamenti (es lapidazione degli adulteri) ritieni che si possono ''aggiornare'' col cambiare delle società nel tempo? Perche dovrebbe valere oggi quello che valeva allora per il divorzio secondo te?

Ammesso e non concesso che Dio cambia il senso della sua torah in relazione all'evoluzione di una certa società nel tempo allora Cristo nel condannare la durezza del cuore come motivo di quella legge significa che a suo tempo Cha detto sempre no allo sciglimento del legame matrimoniale,a meno che questo non sia mai esistito dall'inizio (prostituzione), anche in caso di cosa indecente. Secondo il tuo ragionamento potrei dire allora che all'epoca di Mose sposare una ripudiata per adulterio non era peccato mentre all'epoca di Cristo era peccato perche divorziare anche in caso di indecenza significava avere il cuore duro e questa condizione impedisce di salvarsi. In altre parole secondo Cristo,eccetto il caso ove matrimonio non è valido dall'inizio,puoi mandare via tua moglie in caso adulterio ma poi rischi di non salvarti se lo fai. Adesso perche vuoi ritornare ad un epoca della legge anteriore a quella di Cristo?
Il tuo ragionamento che la torah cambia con l'evoluzione si ritorce contro te stesso perche legittimando le seconde nozze senza conseguenze anche in caso di cosa indecente vuoi tornare cosi ad un epoca della legge diversa e anteriore a quella di Cristo contraddicendo cosi lo stesso Cristo e dando ragione a quelli che lo accusavano di essere un sovvertitore della morale di Dio
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

rispondendo alla tua domanda:

Quando dice ''Mose vi comando'' non significa prendere le distanze. Infatti sono i cattolici che dicono proprio questo,che Cristo disse Mose vi comando ma io vi dico facendo cosi passare l'idea di una conteapposizione.
Mose vi ha comandato significa Dio via ha comandato per mezzo di Mose.

L'altra cosa che hai scritto: ''nella vostra legge''

Anche qui non significa presa di distanza come dicono i cattolici. La legge di Mose era anche quella di Cristo cresciuto secondo la legge di Mose. Chiaramente Dio parla attraverso Cristo perche ha fatto dimorare in lui il suo logos. È come se Dio attraverso Cristo dicesse ''non sta scritto nella vostra legge che io vi ho dato ...'' Chiaramente però la legge di Mose rimane sempre la legge di Cristo a cui apparteneva ed era cresciuto. E chiaramente la legge di Mose era sempre la legge che apparteneva a Dio perche la torah è presso Dio e in Dio. Quindi la presa di stanza in quelle parole '' nella vostra legge'' è solo in maniera apparente,un modo di dire.
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Salvatore Tarantino. Grazie per aver intervenuto esponendo il tuo ragionamento.

Sui punti 4 e 5 vorrei pero fare delle precisazioni. L'idolatria o anche il non credere sarebbero simili ad una prostituzione sessuale biblicamente parlando.
In merito al punto 4 se la moglie non credente vuole rimanere col coniuge divenuto credente ma al tempo stesso vuole rimanere non credente si ha comunque una situazione dove lei rimane in uno stato di fornificazione spirituale. Agli occhi del marito credente la moglie ha commesso gia qualcosa di indecente che è la prostituzione spirituale dell'incredulita. Gia ci sarebbe un fallo commesso dalla parte incredula nel momento stesso in cui acconsentendo a rimanere con lui gli impone la condizione di rimanere nella propria incredulita.
Questo non è qualcosa di strano perche può accadere facilmente oggi che una moglie atea vuole rimanere delle proprie condizioni e al tempo stesso essere sposata con il marito divenuto credente (o viceversa). La parte divenuta credente vedra qualcosa di indecente nell'ateismo che è assimilabile biblicamente alla proatituzione sessuale. Allora il marito credente potrà o non potra mandarla via? Da una parte quello che dice Paolo e dall'altra parte Deut 24 (la cosa indecente che non riguarda solo l'aspetto strettamente sessuale).
Io ho pensato che il matrimonio non si può sciogliere per rendere compatibile le due cose. Cristo fa capire che il marito non deve mandare via la moglie perche questo era il proposito originale anche in caso di cosa indecente e Paolo salvaguardando ciò impone alla parte divenuta credente di non mandare la moglie non credente che vuole rimanere con lui. Quindi nel caso che ho esposto il marito divenuto credente non può mandare la moglie che vuole rimanere con lui e al tempo stesso perseverare nella sua incredulità. E se la cosa vale nel caso dove uno diviene credente secondo me vale anche nel caso dove uno dei due diventa non credente. In tal caso la parte credente se manda via la parte divenuta non credente lo fa per la durezza del cuore ma Cristo condanna la durezza del cuore.
Nel caso in cui invece la moglie non credente non vuole rimanere con il marito non credente Dio non obbliga la moglie a rimanere con lui. E in tal caso potranno risposarsi le parti? Secondo me no. Paolo parla solo di cessazione di servitù reciproca ma non specifica in che consiste. Potrebbe anche essere solo la coabitazione. In tal caso la moglie si separa perche ha il cuore duro e Dio lo permette ma ciò non vuol dire essere completamente liberi. I cattolici invece al riguardo permettono le secondo nozze ricorrendo al cosiddetto privileggio paolino in favore della fede. Analogamente i tdg.

In sostanza ho fatto questo parallelo:

A) Il marito può mandare la moglie in caso di cosa indecente ma ciò non è la soluzione ideale (Dio lo permette ma vorrebbe la salvezza del matrimonio) e entrambe le parti non possono risposarsi senza commettere adulterio (a meno che il matrimonio non era nullo dall'orgine e un unione incestuosa per esempio è fornificazione)

B) la moglie non credente che vuole separarsi dal marito divenuto credente si separi pure. Dio lo permette ma non è la soluzione ideale per la moglie non credente e entrambe le parti non possono risposarsi a meno che in origine il matrimonio era gia nullo. In tal caso la separazione non è colpa della parte divenuta credente. La separazione è imputabile solo alla parte non credente.


Quanto al punto 5 abbiamo un caso dove il marito non può più ripudiare la moglie qualora trovi in seguito qualcosa di indecente (a prescindere di cosa sia). Quindi qui si introduce gia un eccezione a Deut 24. Questo volevo far notare. Non si avrebbe piu in Deut 24 un principio valido per ogni caso.

Vorrei infine sottolinearti questo (A Salvatore). Da come ho capito per te la moglie adultera ripudiata non può risposarsi (qui concordo con te) ma al tempo stesso pensi che la parte lesa possa risposarsi senza problemi. Perche pensi questo?
Io credo che il matrimonio nel NT sia chiaramente monogamico (il marito abbia la propria moglie e viceversa). Se la ripudiata adultera commette adulterio risposandosi vuol dire che ha violato un legame che c'è col marito nonostante il divorzio formale. E se la donna è legata al marito vuol dire che il marito è legato ad essa perche il matrimonio è monogamico per entrambi. Se invece il matrimonio si sciglie completamente allora non si capisce perche la ripudiata indecente non possa risposarsi. Se vincolo rimane per uno allora rimane ancje per l'altro. Se non rimame vincolo matrimoniale per l'uno non rimane anche per l'altro.
Perche la ripudiata adutera non può risposarsi e il marito si e senza problemi se il marito deve avere una sola moglie?
O entrambi o nessuno come dice Bgalupi solo che io propendo per l'indissolubilita.

Poi ho una domanda: ma Deut 24 vale anche per i fidanzati?
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

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Ma Cristo per quale motivo impedi la lapidazione dell'adultera? Il testo lo specifica. Egli non dice mancano i testimoni oppure mi avete portato solo la donna. Dice tutt'altro: chi è senza peccato scagli la prima pietra come a ricordare che siamo tutti adulteri.
Cristo voleva misericordia insieme al sacrificio.
Cristo per questo applica in pieno il comandamento sulla punzione degli adulteri: condanna a morte il peccato ricordandoci che siamo tutti peccatori meritevoli di punizione eterna e ci ricorda la misericordia e l'amore verso il prossimo chiunque. È sempre stato questo il senso dietro il comandamento della lapidazione degli adulteri e Cristo è venuto per manifestarlo. Non ha trasgredito niente della torah; chi tragrediva la torah erano quelli che uccidevano gli adulteri o gli omosessuali letteralmente offrendo cosi un sacrificio senza misericordia.
È la Torah che comanda di mettere a morte l'adultero se condannato da due o tre testimoni. Come la metti tu, sembra che siano stati gli uomini a fare ciò che la Torah non dice di fare. La Torah è la legge di Yhvh, il codice giuridico. Yeshùa impartì certamente un grande insegnamento con quelle parole, ma di certo non obbedì al codice giuridico. Ovviamente aveva ragione lui, e questo dimostra che la Torah non è "parola di Dio" come comunemente si pensa, ma è scritta da uomini ispirati che scrissero in tempi e situazioni storico-culturali specifiche.
Se il significato della torah dietro le norme della torah cambiasse in relazione ai tempi come potremo dire che Dio è immutabile? Un Dio immutabile non cambia pensiero,non cambia insegnamento. Il suo insegnamento e il suo pensiero sono sempre quelli perche Dio è sempre quello in ogni tempo. Il Dio di ora è lo stesso che parlava a Mose. Ora e allora per Dio sono adesso. Quello che egli pensa tramite Yeshua ora oggi non può non essere quello che pensava quando parlava tramite Mose perche ora e adesso sono per lui lo stesso momento e Cristo stesso è l'interprete giusto e pieno di quella legge data tramite Mose
Non è Dio a cambiare, sono gli uomini che cambiano, per cui la parola ispirata viene trasmessa nei modi consoni ai tempi. In un mondo in cui l'adulterio era cosa comune (e anche la bestialità, l'incesto etc.), gli uomini ispirati promulgano la pena di morte per quelle pratiche "per estirpare il male", come deterrente innanzitutto. Allo stesso modo, Mosè e Giosuè ordinano per conto di Dio di sterminare donne e bambini non perché questa era la volontà di Dio, ma perché nelle società teocratiche era una pratica comune votare il popolo nemico allo sterminio. Non era Dio che chiedeva quelle cose, era il legislatore o il condottiero ispirato che le ordinava essendo il rappresentante della divinità, che era la fonte legislativa superiore (elohim):

“Quando il Signore, il tuo Dio, ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, e avrai scacciato molti popoli: gli Ittiti, i Ghirgasei, gli Amorei, i Cananei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei, sette popoli più grandi e più potenti di te; quando il Signore, il tuo Dio, li avrà dati in tuo potere e tu li avrai sconfitti, tu li voterai allo sterminio; non farai alleanza con loro e non farai loro grazia.” – Dt 7:1-2

“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” - Mt 5:44-45

Stesso Dio, momenti storici diversi, situazioni diverse, profeti diversi. Dio non cambia, sono gli uomini e le situazioni a cambiare, per cui il profeta ispirato parla in base al suo tempo e alle situazioni. Al posto di Mosè, Yeshùa non avrebbe mai potuto dire agli israeliti: "amate gli Ittiti, i Ghirgasei, gli Amorei, i Cananei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei come voi stessi e pregate per loro". Quelli avrebbero massacrato gli israeliti in nome del loro dio e Israele non avrebbe preso possesso della terra. Yeshùa, invece, giunse "nella pienezza dei tempi", ossia al momento in cui i tempi erano maturi perché giungesse e insegnasse. Pochi anni dopo la sua morte, il tempio e Gerusalemme furono distrutti e i giudei dispersi.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

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Cristo è venuto non ler abolire il comandamento della lapidazione o del divorzio,ma per dare senso vero e reale a quei comandamenti il cui vero senso è sempre lo stesso in ogni epoca perche Dio è sempre lo stesso. Dio ha dato dei comandamento a Mose affinche gli ebrei di ogni secolo capissero il senso che è unico ed eterno. Voleva che capissero certe cose e poi ha mandato il figlio per evidenziarle ancora di piu.
Ma certo che lo abolisce, altrimenti avrebbe lasciato che fosse applicato. Ci sarebbe stato da preoccuparsi se non lo avesse fatto. E comunque lo hanno abolito i giudei dopo di lui (e non è escluso che Yeshùa abbia avuto peso in questo), lo ha abolito il progresso della morale umana e dei diritti civili. Il comandamento sull'adulterio è molto chiaro, non sono necessarie interpretazioni teologiche: metti a morte chi è colpevole di adulterio. Non c'è un senso nascosto in queste parole, si tratta di una legge molto chiara, che veniva applicata in certi casi. Yeshùa giunge mille anni dopo dicendo: "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Non è necessario trovare una giustificazione teologica per evitare di ammettere che Yeshùa insegna cose molto diverse. Ai tempi di Mosè non esisteva il concetto di retribuzione ultraterrena, mentre ai tempi di Yeshùa si. Già nei Salmi si inizia ad intravedere. Per cui, ai tempi di Mosè la retribuzione era immediata, reale, mentre ai tempi di Yeshùa è Dio che retribuisce attraverso la salvezza (l'ingresso nel regno di Dio) o la morte (taglio dall'esistenza). C'è un grande progresso morale in tutto ciò: non si infligge più la punizione, ma si lascia il giudizio a Dio, perché nessuno è senza peccato. La situazione storica, in seguito al ritorno dalla cattività babilonese, favoriva un'evoluzione nel modo di comprendere e applicare gli insegnamenti di Dio. Infatti, le esecuzioni per adulterio erano pochissime e molti torti, per cui la Torah prevedeva la cosiddetta "legge del taglione", venivano riparati tramite risarcimento economico. Oggi, per fortuna, nessuno in Israele potrebbe mettere a morte un adultero e questo lo si è capito in Istaele anche senza bisogno di Yeshùa, che già lo insegnava duemila anni fa.
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Re: Yeshùa ed il divorzio

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Perche nel caso del divorzio ritieni che la cosa deve essere eterna e non ''aggiornabile'' mentre per altri comandamenti (es lapidazione degli adulteri) ritieni che si possono ''aggiornare'' col cambiare delle società nel tempo? Perche dovrebbe valere oggi quello che valeva allora per il divorzio secondo te?
Ma io ho detto esattamente l'opposto, cioè che non si possono prendere le parole di Yeshùa, estrapolandole dal loro contesto culturale e testuale, per applicarle oggi. Ti rispondo con due domande: se una donna è sposata con un uomo che le resta fedele e provvede a tutti i suoi bisogni, però la picchia, la donna oggi può divorziare dal marito sulla base delle parole di Yeshùa? Oppure, se un uomo perde amore per la sua donna, per cui il rapporto si appassisce e i due fanno fatica a parlarsi, è giusto oggi stare insieme secondo quanto insegna Yeshùa?

Ai tempi di Yeshùa, la normativa giuridica ebraica, basata sulla Torah scritta e orale, gestiva tutte queste situazioni. Oggi c'è il tribunale moderno, che applica le leggi in base alla società moderna. Ai tempi di Yeshùa la donna non poteva ripudiare il marito, oggi può; questo non perché oggi si trasgredisca la legge di Dio, ma perché la donna ha ottenuto diritti che prima non aveva.

Noiman direbbe probabilmente che Moshè rabbenu sarebbe molto contento di questa "deriva moderna". ;)
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Re: Yeshùa ed il divorzio

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Quando dice ''Mose vi comando'' non significa prendere le distanze. Infatti sono i cattolici che dicono proprio questo,che Cristo disse Mose vi comando ma io vi dico facendo cosi passare l'idea di una conteapposizione.
Mose vi ha comandato significa Dio via ha comandato per mezzo di Mose.
Giusto, animasalvata. Ma vedi che Dio non comanda mai direttamente, ma sempre attraverso un "filtro" umano, che cambia col cambiare dei tempi e delle situazioni? È questo che dice Yeshùa: Mosè comandò quella cosa perché a quei tempi non era possibile comandare altrimenti. Come dire: allora non si capiva che la donna non è un pacco che si può scaricare in ogni momento, ma oggi ancora non capite? Dio comanderebbe di mettere a morte chi raccoglie legna in giorno di shabbat attraverso un profeta dei nostri giorni? Leggi Nm 15:32 ss.
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Re: Yeshùa ed il divorzio

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Anche qui non significa presa di distanza come dicono i cattolici. La legge di Mose era anche quella di Cristo cresciuto secondo la legge di Mose. Chiaramente Dio parla attraverso Cristo perche ha fatto dimorare in lui il suo logos. È come se Dio attraverso Cristo dicesse ''non sta scritto nella vostra legge che io vi ho dato ...'' Chiaramente però la legge di Mose rimane sempre la legge di Cristo a cui apparteneva ed era cresciuto. E chiaramente la legge di Mose era sempre la legge che apparteneva a Dio perche la torah è presso Dio e in Dio. Quindi la presa di stanza in quelle parole '' nella vostra legge'' è solo in maniera apparente,un modo di dire.
Non ho capito. Comunque non ho ancora ben compreso queste parole di Yeshùa. Bisogna esaminare il contesto, che presenta una discussione polemica tra Yeshùa e i farisei che lo accusavano essenzialmente di essere un falso profeta, e purtroppo molte cose ci sfuggono dai Vangeli, perché bisognerebbe aver assistito alla scena. Yeshùa risponde loro “D'altronde nella vostra legge è scritto che la testimonianza di due uomini è vera” (Gv 8:17). Ma non vorrei che qui Yeshùa sottintendesse "chi testimonia per i testimoni? Ossia, chi assicura che i testimoni dicano il vero?". Un'idea me la sono fatta, ma poi andiamo OT.
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