Yeshùa ed il divorzio

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Tony
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Tony »

Infatti , se lo si prende nel senso più stretto del suo significato non trova posto nella società di oggi perché il sistema religioso è diverso per osservare Esodo 22:28 . Però è anche bello vedere che certe regole sarebbero applicabili oggi come quella di trattare lo straniero come se stessi , ti insegna comunque qualcosa anche se l'applicazione reale era nel contesto in cui fu detta . Quindi alcune leggi anche se hanno un loro contesto preciso non sono propriamente inutili , diciamo che lasciano comunque un insegnamento anche in linea generale .
L'agnostico
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da L'agnostico »

Però è anche bello vedere che certe regole sarebbero applicabili oggi come quella di trattare lo straniero come se stessi , ti insegna comunque qualcosa anche se l'applicazione reale era nel contesto in cui fu detta
Certo ci insegna che l'uomo se vuole sa avvicinarsi a Dio in maniera giusta e la bibbia parla spesso di questo..

Ma rimanendo in tema Bgaluppi ha posto una domanda a cui aggiungo una mia..

Una donna picchiata dal marito che decide di lasciarlo e divorziare..può secondo i principi biblici risposarsi in tal caso?
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Una donna picchiata dal marito che decide di lasciarlo e divorziare..può secondo i principi biblici risposarsi in tal caso?
Certo, e accadeva. La Torah però non regolamenta il caso di volontà della moglie di lasciare il marito, per cui è necessario fare riferimento alla normativa giuridica, indicata nella tradizione orale. La donna non poteva ripudiare il marito, tuttavia - se aveva valide ragioni - poteva rivolgersi al tribunale. Se il tribunale accettava la sua istanza, poteva obbligare il marito a scriverle un atto di ripudio, dopodiché la donna era libera di risposarsi.

Per questo avevo posto la domanda: cosa avrebbe detto Yeshùa ad una donna infelice che voleva divorziare dal marito nel caso lei si fosse consigliata con lui? Sono certo che le avrebbe detto di fare richiesta di divorzio e probabilmente anche di risposarsi, se lo avesse desiderato. La diatriba coi farisei, infatti, è puramente dottrinale e non c'entra nulla con le situazioni reali e particolari della vita, tutte regolamentate dalla legge. La domanda che i farisei fanno a Yeshùa è "può il marito mandar via la moglie per un motivo qualsiasi?", non "può la moglie andar via dal marito in caso di violenza di lui?".
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Tony
Lo sbaglio di Paolo sta nel parlare in modo ingiurioso del sommo sacerdote dicendogli ''Dio colpira te muro imbiancato''. Però mi chiedo: se il sacerdozio aronnico è stato abolito alla maniera cattolica perché Paolo lo riconosce come Sommo Sacerdote dopo la morte di Cristo?
Oggi i capi dei popoli penso che siano le autorità politiche e i leaders religiosi. Faccio un esempio recente: l'accusa del cardinale Viganò verso Bergoglio di aver coperto dei casi di abusi sessuali e omosessuali. Se le cose fossero state vere ed è in grado di provarle è doveroso che evidenzi le cose davanti le autorita competenti politiche e/o religiose anche se in questione è chiamato Bergoglio e amche se si trattasse di un fatto grave perche non credo che la norma avalli una certa omerta spirituale verso la guida
Ma se Viganò dice il falso ha sbagliato ad infangare altre persone e ancor di piu Bergoglio. È un esempio per far capire. Può valer anche nei confronti di un re odierno,di un premier o di un presidente. Oppure si può controbbattere ad un capo del popolo senza scendere in linguaggi ingiurioso ma parlando portande le proprie motivazione. Quindi il comandamento citanto non credo proprio che sia andato in pensione perche non vale solo per quel periodo storico. Cambiano i soggetti,le carixhe ma la ratio è sempre la stessa.

Quanto alla norma del levitico 19,34 al versetto precedente si parla di non fare torto. In sostanza la torah regola i rapporti tra ebrei ed ebrei e in senso traslato tra discepoli di Cristo di ogni nazione. Dio ci sta dicendo ama chi non fa parte di Israele o della ecclesia come te stesso. Es: Non rubare il tuo prossimo (ebreo o fratello in Cristo) e quindi non farlo anche verso lo straniero (un non ebreo o un islamico). La norma parla anche di stranieri residenti e quindi c'è un riferimento anche al dovere di accoglienza. Ma c'è anche il diritto alla sicurezza. ''Siate puri come colombi e astuti come serpi'', ''chi non vuole passare per la porta è un ladro''. Il versetto non può essere strumentalizzato per giustificare l'immigrazione incontrollata e senza limite
. Spazialmente può una nazione come Israele o l'italia prendere tutta l'Africa? Anche perche se li prendi poi devi assicurare loro la possibilita di vivere degnamente come il nativo. Lo stato deve impegnarsi economicamente per dare una bita dignitosa a tutti. Israele o l'Italia potrebbero spazialmente ed economicamente tutta l'africa? Sarrebbe umanamente impossibile e se si va oltre potrebbero succedere conseguenze pesanti. Il dovere di accogliere lo straniero deve essere di tutti insieme,di tutte le nazioni perche le nazioni che chiudono completamente le porte mettono poi in difficoltà le nazioni più accoglienti subendo poi anche la morale (accuse di razzismo) da chi chiude le porte. Ovviamente se Dio ci chiama ad essere accoglienti esiste anche l'altra faccia della medaglia: Dio vuole anche che lo straniero deve rispettare lo stato ospitante e le persone che ospitano. Io per esempio non posso essere costretto da uno straniero o dallo stato stesso a rinnegare la mia fede anche nelle strutture pubbliche per compiacere agli stranieri. Dio vuole anche che gli stranieri rispettino chi li ospita. In Israele deve essere garantita la libertà di religione e di pensiero dello straniero ma sempre nei limiti perche Dio nemmeno vuole che la terra santa debba essere profanata. Chi viene in Israele deve rispettare anche questo. Un arabo può vivere in Israele e Israele ha il dovere di accoglierlo e assicurargli anche il pane quotidiano e di non rubarlo. Deve garantire anche che possa parlare della sua religione anche nelle piazze pubbliche,ma a tutto c'è un limite: no a costruzioni di idoli o templi pagani perche il suolo è santo e deve essere salvaguardato. Lo straniero in Israele deve capire questo. Sembrero duro ma Israele appartiene agli ebrei e a casa loro sono loro i padroni per cui lo straniero non può pretendere che la propria religione venga equiparata a quella dei residenti nativi a meno che uno non diventi di fede ebraica avendo cosi gli stessi pieni diritti di un ebreo. La laicità in Israele non deve esistere perche Israele non è l'italia. Lo stato ebraico non deve essere lo stato italiano ma lo stato della nazione ebraica con i suoi valori e perche la terra li è santa e non va profanata.
Il passo che hai citato non mi autorizza a considerare ebreo chi non lo è. Posso considerare ebreo il figlio dello straniero non di fede ebraica che dimora in Israele? Cosa vuol dire essere ebreo e discendenza di Abramo? Questi discorsi si possono fare in Italia ma Dio in Israele o nella comunita di Cristo di ogni nazione impone le sue leggi, da il diritto di entrarci dentro come membro paritario ma sempre alle sue leggi. Non obbliga nessuno ad entrarci ma se uno non vuole rispettare le leggi di Dio non può entrare a far parte della discendenza di Abramo oppure viene escluso.
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

L'agnostico

Ti cito le scritture anche per comprendere Matteo 19. Ti cito Malachia 2:

13 C'è un'altra cosa che voi fate:
coprite l'altare del SIGNORE di lacrime,
di pianto e di gemiti,
in modo che egli non badi più alle offerte
e non le accetti con gradimento dalle vostre mani.
14 Eppure dite: «Perché?»
Perché il SIGNORE è testimone fra te e la moglie della tua giovinezza,
verso la quale agisci slealmente,
sebbene essa sia la tua compagna, la moglie alla quale sei legato da un patto.
15 Ma, direte voi, non ce n'è uno che fece così? E tuttavia, lo Spirito rimase in lui.
Ma perché quell'uno lo fece?
Perché cercava la discendenza promessagli da Dio.
Badate dunque al vostro spirito
e nessuno agisca slealmente verso la moglie della sua giovinezza.
16 «Poiché io odio il ripudio»,
dice il SIGNORE, Dio d'Israele;
«chi ripudia copre di violenza la sua veste»,
dice il SIGNORE degli eserciti.
Badate dunque al vostro spirito
e non siate sleali.

Come vedi Dio odia il divorzio o ripudio benché sapesse fin dal principio che l'uomo avrebbe avuto vita difficile a causa del peccato e la concupiscenza. Odia il divorzio anchein caso di adulterio. Non vorrebbe ne adulterio ne divorzio. Ecco perche Cristo disse che la norma fu data per la durezza del cuore e che in principio non era cosi. Adulterare è peccato e divorziare di conseguenza anche perché si indurisce il cuore e si attenta a ciò che Dio ha unito e che non vuole che sia attentato. Il matrimonio è indissolubile. Dio è sempre fedele al patto matrimoniale con Israele sebbene l'ha mandata via a purificarsi a volte; Dio non ha sposato un altro popolo. Ma se Israele abbraccia una religione idolatrica essa diventa adultera verso il suo marito Dio. Se poi abbraccia ancora un altra diventa due volte adultera sempre verso il primo marito Dio. Non diventa adultera verso il secondo marito perche la seconda unione non è un vero matrimonio. Dio invece non si risposa,è sempre fedele e attende la moglie adultera. E cosi anche il matrimonio che è ad immagine del matrimonio Dio-Israele. È indisolubile sempre a meno che non vi sia stata un unione illecita fin dal principio (unione incestuosa oppure il credente che sposa una non credente)
Divorziare come dice Malachia 2,16 copre di violenza la propria veste anche se vi è stata una infedeltà. Come può Dio ammettere seconde nozze se la propria veste è ricoperta dalla violenza del divorzio? O come può un uomo prendere con se un adultera e al tempo stesso avere la santificazione di Dio? Dio poteva santificare in matrimonio l'infedele Israele con un altro marito?
Il matrimonio quello benedetto è indissolubile. Paolo dice che la moglie non si separi e qualora si separi rimanga senza sposarsi. Si faccia un ''eunuco per il regno dei cieli'',si mantenga fedele al patto stipulato davanti a Dio testimone.

Nel caso tuo evidenziato la moglie picchiata ripetutamente se il marito non cambia può decidere di separarsi da lui per evitare guai peggiori. Può farlo e non credo che li divorziare/separarsi sia un peccato da parte della moglie. La responsabilità del divorzio ricade sulla parte violenta che si è comportato come un infedele verso Dio e la moglie. Tuttavia come dice Paolo entrambi non possono risposarsi pena l'adulterio a meno che il matrimonio era nullo fin dall'inizio.

Io credo così e credo che questa sarebbe stata la risposta di Cristo al tuo quesito perche Cristo rivoluzione l'interpretazione ebraica della legge mettendo in luce l'indissolubilita. Al tempo stesso fa si che la donna non venga ripetutamente maltrattata da violenza fisica ma il marito rimane sempre quello finche è in vita.

Un saluto.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

In realtà Mal 2:16 ha כי־שנא שלח che potrebbe essere tradotto “se (uno) odia :YMPEACE: (la) mandi via”.

Tale traduzione ha senso con ciò che precede e che segue, perché il contesto parla di comportamento corretto nei confronti della propria donna. Se vi interessa vi trascrivo l'interpretazione di Rashi su questo frainteso versetto, che è molto interessante.
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Ho provato a rileggere il testo con la traduzione che hai citato e mi suona strana come traduzione perche ai versetti precedenti Dio dice di non gradire i doni fatti in presenza di comportamenti sleali verso le mogli.
Certamente Dio odia l'infedelta (che è un comportamento sleale), ma se Dio odia l'adulterio specialmente perche può causare un potenziale ripudio come puo a sua volta apprezzare il ripudio derivante?
Inoltre la traduzione citata da te stona con la seconda parte del versetto 16 dove Dio afferma che chi ripudia sporca la sua veste di violenza. Questa frase ''chi ripudia sporca la sua veste di violenza'' la vedo come una presa di distanza da parte di Dio dal divorzio, non come un apprezzamento del divorzio.
In base al contesto trovo più logica la traduzione più conosciuta di Malachia 2,16. E si accorda meglio con la risposta di Yeshua. I farisei gli menzionarono la norma di Deut 24 (anche se menzionare lq clausola) e Cristo rispose: è per la durezza dei cuori che Mose vi permise di mandare via le mogli (ovviamente Cristo intendeva a Deut 24 in tutta la sua completezza,causa e atto di ripudio) ma in principio non fu cosi. Quel ''in principio non fu cosi'' credo che richiama proprio Malachia 2,16 perche Dio odia il divorzio e non lo vuole sebbene nella sua onniscenza sapeva fin da principio come sarebbero andate le cose''.

Poi mi viene da considerare anche che Giuseppe,uomo definito giusto dal vangelo, decise di non divorziare pubblicamente al sospetto di adulterio. Se l'avesse fatto avrebbe esposto pubblicamente Myriam e Cristo sarebbe cresciuto senza padre. Non proprio l'ideale situazione e Giuseppe avrebbe ucciso il progetto che Dio aveva per lui.
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Nell'analisi di Matteo 19 spesso ci si dimentica di analozzare anche questi passi

Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11 Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12 Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Cosa vuol dire?
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

In merito a Mal 2:16, la spiegazione è questa:

Al v.14 dice "il Signore ha testimoniato tra te e la moglie della tua giovinezza che ti sei comportato in modo sleale con lei, ed è la tua compagna e la moglie del tuo patto".

Il v.15: "Ora non ne creò uno [Adàm] che avesse il resto del ruach [tutti discendono dal primo Adàm]? Ora, che cosa cerca uno dal seme di Dio [o "cosa cerca uno se non il seme di Dio"]? Ora starai attento al tuo spirito, che non si comporterà in modo infido con la moglie della tua giovinezza"

Al v.16: "Se [uno] odia [lei], [la] mandi via, dice il Signore Dio d'Israele. Perché l'ingiustizia coprirà la sua veste, disse il Signore degli eserciti, ma dovrete stare attenti al vostro spirito e non comportarvi in modo infido."

Tale traduzione è confermata dal trattato Gittin, in cui si dà anche la spiegazione: "se la odi, mandala via con un atto di ripudio, così che lei possa sposare qualcun altro". In questo caso, odiarla e tenerla significherebbe essere ingiusto con lei.

Vi riporto il testo integrale in inglese di Gittin 90b con mia traduzione sotto, in cui i saggi discutono questo versetto 16:

“For a hateful one put away: R. Judah said: [This means that] if you hate her you should put her away. R. Johanan says: It means, He that sends his wife away is hated. There is really no conflict between the two, since the one speaks of the first marriage and the other of the second, as R. Eleazar said: If a man divorces his first wife, even the altar sheds tears, as it says, And this further ye do, ye cover the altar of the Lord with tears, with weeping and with sighing, insomuch that he regardeth not the offering any more, neither receiveth it with good will at your hand. Yet ye say, Wherefore? Because the Lord hath been witness between thee and the wife of thy youth, against whom thou hast dealt treacherously, though she is thy companion and the wife of thy covenant.”

Traduzione: “uno che odia, manda via: R. Judah ha detto: [Questo significa che] se la odi, dovresti mandarla via. R. Johanan dice: Significa, chi manda via sua moglie è odiato. Non c'è davvero alcun conflitto tra i due, poiché l'uno parla del primo matrimonio e l'altro del secondo, come ha detto R. Eleazar: Se un uomo divorzia dalla sua prima moglie, anche l'altare versa lacrime, come dice, E se fai questo ancora, copri l'altare del Signore con le lacrime, con il pianto e con il sospiro, tanto che non considera più l'offerta, né la riceve con buona volontà. Eppure dici: perché? Perché il Signore è stato testimone tra te e la moglie della tua giovinezza, contro la quale hai agito con tradimento, sebbene sia la tua compagna e la moglie della tua alleanza.

Dunque, la traduzione "Io odio il ripudio, dice il Signore" non è propriamente corretta. La Diodati è quella più vicina alla traduzione e al senso inteso dai maestri di Israele, che certamente sapevano tradurre l'ebraico...:

“Che se pur l'odia, rimandila, ha detto il Signore Iddio d'Israele; e copra la violenza col suo vestimento, ha detto il Signor degli eserciti. Guardatevi adunque sopra lo spirito vostro, che non usiate dislealtà” (Did).
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Il concetto espresso è quello della lealtà:

כי־שנא שלח ki sanè salàh

Se odia mandare via (mandi via)

Se uno odia la propria moglie la mandi via (con un atto di divorzio). Ciò è conforme a Dt 24:1: “Quando un uomo sposa una donna che poi non vuole più, perché ha scoperto qualcosa di indecente a suo riguardo, le scriva un atto di ripudio, glielo metta in mano e la mandi via.”

Ma poi il testo di Mal 2:16 dice anche:

ונשמרתם ברוחכם ולא תבגדו

Stai attento al tuo spirito, non comportarti in modo sleale

Dov'è la slealtà? In due casi: nel caso uno mandi via la moglie ingiustamente, senza un motivo, e nel caso uno la odi (non la ami) ma non la mandi via, impedendole di sposarsi di nuovo (se non lo facesse, l'ingiustizia coprirebbe la sua veste).

Il matrimonio prevede unione, amore, intimità e coinvolgimento reciproci. Se uno dei due non è coinvolto e non ama veramente il coniuge, non c'è unione e dunque non c'è matrimonio. Pretendere di mantenere legato il coniuge che non si ama è un'ingiustizia, perché ogni uomo è chiamato ad essere felice. Il divorzio in questi casi è un bene.

La discussione tra Yeshùa e i farisei riguarda ovviamente una situazione normale, in cui non sussistono motivi seri per divorziare. In questo caso, l'unico motivo per il divorzio sarebbe la fornicazione.
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