Yeshùa ed il divorzio

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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

massimo ha scritto:Il secondo marito ripudia la moglie semplicemente perché l'ha presa in odio, secondo quanto è scritto, pertanto senza alcuna giusta causa.[testo cancellato dall'utente]
Il prendere in odio da parte del secondo marito è causato dal fatto che lei non trova favore nei suoi occhi come col primo. Ciò si capisce dal fatto che il secondo marito le scrive l'atto di ripudio. Il libretto di ripudio è giustificato solo dalla giusta causa, come espresso al v.1. Senza questa, la Torah proibisce il divorzio (infatti dice che si può divorziare nel caso ci sia “qualcosa di indecente”; ne consegue che, in assenza di ciò, non si può divorziare, come dice Yeshùa).

Si tratta proprio di autorizzazione, o concessione, ma solo nel caso sussista qualcosa di indecente. Ciò è logico, perché non avrebbe senso che due stessero insieme per forza se non ci sono le condizioni sacre di intimità, complicità e amore reciproco che prevede l'unione “in una sola carne”. I due non potrebbero più essere “una sola carne” se uno dei due si unisce ad un altro uomo o ad “altri dèi”. L'unione è di due “in Dio”, non di tre. La fornicazione scioglie l'unione perché uno dei due si unisce con una terza persona. E questo è ciò che proibisce Yeshùa: “non dividete ciò che Dio ha unito”.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Salvatore, ciò che tu chiami "fonti extra bibliche" sono in realtà traduzioni della Bibbia esattamente come lo sono CEI ND NR etc. che usiamo di solito, ma molto più autorevoli. Usando il Targum, dunque, io cito la Bibbia esattamente come tu puoi citare la Bibbia usando la NR o altra traduzione. Se vuoi, per ovviare a ciò, possiamo evitare di citare traduzioni ed usare solo il testo originale; con il greco posso farlo, ma con l'ebraico temo che andremmo poco lontani.

Se rileggi bene ciò che ho scritto, vedrai che non ci sono contraddizioni, né con la Bibbia, né con la tradizione, né con la logica e il buon senso.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Vi informo che grazie a questa bella discussione, che mi ha fatto riflettere molto, ho fatto delle piccole aggiunte e precisazioni al mio studio, che adesso risulta completo. Non cambia nulla riguardo al fatto che la donna potesse divorziare dal marito e risposarsi in caso di divorzio legale lecito.

http://www.biblistica.it/wordpress/wp-c ... -Paolo.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Ho seguito la discussione fino alla pagina 11 e poi non ce l'ho fatta più. Non è facile in una sola volta leggere 20 pagine. Ma leggendo le prime 11 pagine a primo impatto mi convice più cosa dicono Massimo e Salvatore Tarantino. E provo a spiegare perche riprendendo e partendo da alcuni spunti di bgalupi:

1) la differenza riportata tra l'uomo che caccia via la donna malvagia e quello che fa entrare in casa la donna malvagia

2) la questione dove un ebreo sposa una pagana e in quel caso non si tratta di un vero matrimonio biblico e quindi non era necessario il divorziare per risposarsi.

Queste due premesse secondo me rafforzano ancor più l'idea che una ripudiata non possa risposarsi perche il secondo matrimonio non sarebbe un vero matrimonio,ma una fornificazione su fornificazione. Un ebreo che sposava una pagana diveniva un pagano e per Dio non era un vero matrimonio perche Dio dice di non imparentarti. Similmente se uno sposava per esempio sua madre quello per Dio non era un vero matrimonio biblico benedetto da Dio e quindi non era necessario l'atto di ripudio per risposarsi. Bastava mandare via la madre. Anche questo è un caso di porneia e Cristo poteva riferirirsi anche a questo e poteva riferirisi anche al caso dove un ebreo che sposava una pagana. A mio parere questa è quello che vuole dire Cristo.

Similmente se uno sposava un adultera (adulterio verso il primo marito per il rapporto extraconiugale) quel qualcuno diveniva adultero perche sposava l'adultera. Chi sposa un adultera diventa adultero e l'adultera fornifica con lui. Adulterio verso chi allora? Verso il primo marito,non certo verso il secondo. In parole piu semplici il ''secondo matrimonio'' è costruito su un adulterio precedente che rende illecita la ''seconda unione'',una fornificazione,un adulterio su adulterio e questo spiega Geremia 3,1. Una ripudiata risposata commetteva adulterio su adulterio e il primo marito,se quella tornava senza pentimento,non poteva riprendersela altrimenti si contaminava. Analogamente il ''secondo marito'' nemmeno poteva prendere una adultera in casa altrimenti si contaminava pure lui. Quello che vale per il primo marito vale anche per il secondo perche quello che ha fatto il secondo (far entrare una malvagia in casa) non è meno malvagio di un primo marito che si risposa con l'adultera non pentita.
Di fatto la ''seconda unione'' non era voluta da Dio anche se contemplata o permessa nella torah. Che una cosa sia contemplata o permessa nella torah ciò non significa che quella cosa sia la cosa giusta da fare davanti a Dio e qui mi trovo in sintonia con Salvatore Tarantino. La ''seconda unione'' era permessa ma non gradita. Altrettanto Dio permette al marito di ripudiare la moglie in caso di indecenza ma non gradisce il ripudio perche chi si avvaleva della norma era uno dal cuore duro e quindi non adatto al regno dei cieli. Il divorzio lo permette Dio ma è sempre peccato a meno che:

1) un credente sposa una non credente
2) un credente o un non credente sposa qualcuno che comporta un incesto biblico.

In tali casi non è obbligatorio dare un atto di ripudio. Basta anche mandare via o separarsi e le seconde nozze di entrambe le parti non sono adulterio perche le parti entrambe non erano mai state congiunte da Dio in un vero matrimonio. Credo che Cristo a ciò si riferisce quando dice ''salvo fornificazione''. Non si riferisce alla scuola di Hillel o di Shammai,non si riferisce all'adulterio o ad altre cause che permettevano di divorziare senza commettere peccato per una seconda unione. Hillel e Shammai infatti non ritenevano peccato di adulterio le seconde nozze in seguito a divorzio per giusta causa. Cristo ribadisce che divorziare è sempre peccato perche Dio odia il divorzio. Cristo nella clausola della fornificazione si riferiva alle tradizioni dei rabbini che non consideravano matrimoni veri i ''matrimoni illeciti'' quali quelli che con stranieri o quelli incestuosi.

Se Cristo parlava di fornificazione come adulterio o idolatria come causa di scioglimento di un vero matrimonio allora le seconde nozze non solo erano permesse ma non erano neanche peccato e questo per entrambi come dice bgalupi. Però cosi credo che Cristo sarebbe andato contro la torah (Deut 24,4 e Geremia 3,1) per i motivi che ho detto all'inizio sopra.

E non sono nemmeno d'accordo con la posizione di Tarantino secondo la quale l'adulterio può liberare solo la parte offesa perche se la ripudiata non può risposarsi per evitare adulterio ciò significa che nonostante il rupudio è vincolata ancora la marito. Quindi le deve anvora fedeltà. Il nuovo testamento è monogamico per cui se una donna è sposata con un uomo,quell'uomo è legato a quella donna. Quindi una donna ripudiata per giusta causa secondo deuteronio 24 non può risposarsi pena adulterio e altrettanto vale per chi la ripudia. Anzi chi la ripudia anche per giusta causa fa lo stesso errore dell'adultera che prova a dividere ciò che Dio ha unito legittimamente. E come dice Massimo la espone ad adulterio,cioè a rischio di un secondo adulterio, e in questo modo non adempie la torah che impone di amare il prossimo come se. Per amare il prossimo come se non deve indurire il cuore. Chi divorzia è perche idurisce il cuore e chi indurisce il cuore va alla genna. Dio permette solo che i due non coabitano più in presenza di giusta causa,ma entrambi rimangono legati perche niente può sciogliere cio che Dio ha congiunto (Romani 7,1-4 e 1 corinzi 7 il marito non ripudi la moglie e la moglie se si separa cioè divorzia rimanga senza sposarsi,a prescindere dal fatto che sia avvenuta o meno una cosa indecenti che permette la separazione). Quindi Gesu in sostanza proibisce sempre il divorzio a meno che uno non è sposato con un pagano o con qualcuno che comporta incesto e a questo penso che si riferisce Gesu nella clausola della fornificazione. Non a Deuteronomio 24. Quindi Cristo non è favore ne di Hillel ne di Shammai. I farisei volevano vedere a quale delle due Cristo si rifaceva ma Cristo ''lapida'' i farisei ed enteambe le scuole. Dio non può obbligare una persona a vivere con una persona infedele per mezzo della durezza del cuore per cui permette e regolamenta la separazione in tal caso ma una tal via non induce ad un miglioramento ma solo a disastri su disastri fino ad andare in perdizione. Nonostante il ripudio e la separazione formale rimane sempre un vincolo sacro e sostanziale piu profondo stabilito da Dio e niente ha la forza tale per sciogliere tale cose perche per farlo si dovrebbe essere piu potente di Dio e questo è impossibile. Chiunque attenta a questo vincolo più profondo va contro il proposito originario di Dio sul matrimonio e commette peccato perche indurisce il cuore bestemmiando contro lo Spirito Santo.

Nella riposta di Gesu ai farisei non intende nemmeno parlare li davanti a loro nel caso dove la moglie è violentemente e ripetutamente picchiata. In quel caso è meglio separarsi se si arriva ad una situazione insopportabile,tuttavia è meglio che la donna non si risposi. In tal caso il ricorso continuo e insopportabile alla violenza fa si che la decisione della donna di divorziare non sia un peccato contro il volere di Dio. Gesu non intende parlare di ciò davanti ai farisei quando lo provocano. E Gesu non intende emmeno parlare li dell'ipotesi dei matrimoni misti contemplata da Paolo in 1 Corinzi dove l'unione è completamente sciolta senza peccato perche in favore della fede.

Credo anche che le parole di Gesu ai farisei riguardino anche i matrimoni tra pagani e pagani e tra non credenti e non credenti perche anche quelli sono matrimoni biblici perche anche loro erani in Adamo ed Eva quando Dio congiunse in matrimonio Adamo ed Eva. Pensare che il matrimonio biblico è un qualcosa che sia solo dei credenti non è biblico perche in Adamo ed Eva quando si sposarono non vi erano solo i futuri credenti in loro o solo il popolo di Israele. Anche il matrimonio tra due atei per Dio è un matrimonio biblico con tutte le conseguenze del caso (fedeltà continua,possibilita di divorziare se..., adulterio se....). La differenza tra il matrimonio biblico tra non credenti e quello biblico tra credenti sta nel fatto che il primo può essere completamente sciolto senza peccare in favore della fede come previsto in 1 Corinzi 7.

La mia posizione è più simile a quella cattolica. Ho detto simile che non significa uguale perche per il cattolicesimo il matrimonio biblico tra credente è solo quello che viene celebrato davanti al prete. Quindi può accadere che la chiesa cattolica considera come fornificazione un unione al di fuori della sua chiesa e ti permette di risposarti nella sua chiesa quando in realta facendoti risposare ti sta facendo commettere adulterio perche il primo matrimonio era biblico e magari anche tra credenti liberi pure. Non mi pare che un matrimonio biblico tra credenti per essere vero debba essere per forza celebrato o officiato in una basilica o in una moschea o in sinagoga davanti ad un prete o un iman o un rabbino oppure davanti al sindaco su un comune.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

È molto lungo il tuo commento. Ti rispondo facendo notare solo che i versetti in cui Yeshùa parla di matrimonio e divorzio costituiscono una diatriba dottrinale, non un insegnamento in cui Yeshùa stabilisce dei princìpi e delle regole precise rivolte ai discepoli o ai futuri credenti. I farisei fanno a Yeshùa una domanda tecnica su un argonento molto spinoso e dibattuto. La risposta di Yeshùa è in un certo senso evasiva, forse perché non intendeva discutere coi farisei su un argomento su cui esistevano molte scuole di pensiero. Lui dice: conta il matrimonio com'era in principio, in cui uomo e donna sono uniti in una sola carne, dunque meglio non dividere ciò che Dio ha unito se non ci sono motivazioni valide (fornicazione). Rimanda a Genesi, ma Genesi parla forse di diritti e doveri dei coniugi? La domanda era: "è lecito mandar via la moglie per un motivo qualsiasi?"; la risposta di Yeshùa è "no, solo in caso di fornicazione". Ma bisogna capire in cosa consisteva la fornicazione, perché Yeshùa non lo spiega e l'unico modo è quello di consultare la tradizione. In caso di fornicazione, il divorzio è lecito. Oltre alla tradizione, è utile il buon senso. Se tra i due l'amore finisce e si crea noia, fastidio e persino odio in molti casi, il matrimonio - che prevede unione, condivisione e amore reciproci - non ha più senso; spesso il motivo che determina la crisi è un cambiamento di uno dei due, determinato da qualcosa che l'altro non tollera. È qui che possiamo ricercare la fornicazione, che non riguarda solo il tradimento, ma un ampio spettro di situazioni.

Altra cosa importante da considerare è che Yeshùa non parlava con i credenti pagani convertiti che ancora non esistevano, ma parlava con i farisei del matrimonio e divorzio ebraico da un punto di vista legale ("è lecito..."?), all'interno della società ebraica di duemila anni fa, non della situazione contemporanea delle società straniere (ossia non giudaiche), in cui la legge e il mondo sono ben diversi. Ma spesso si ignora questa cosa. Credo quindi che sia meglio per noi stranieri convertiti alla fede in Cristo osservare e capire cosa diceva Paolo alla comunità, in merito al matrimonio e al divorzio, non cosa diceva Yeshùa ai farisei. :-)
animasalvata
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Rileggendo la risposta di Cristo non dice affatto meglio non dividere ciò che Dio ha unito se non c'è fornificazione. Lui dice che Mose vi permise quella norma (il ripudio in caso di cosa indecente) per la durezza del vostro cuore,ma in principio non era cosi. Questo è il punto: per la durezza del cuore (e chi ha il cuore duro non entra nel regno dri cieli) e in principio non era cosi perche Dio,pur preconoscendo la durezza del cuore degli uomini e che avrebbe permesso quella norma,odia il divorzio ossia il tentativo dell'uomo di dividere l'unione.
Inoltre se uno dice è lecito ripudiare per qualsiasi motivo in quel qualsiasi motivo ci rientra anche il caso di adulterio o idolatria perche si parla di qualsiasi motivo e quindi anche del caso di adulterio o idolatria.
Ma Cristo risponde rimandando a Genesi. I farisei allora gli replicano: Mose permise di mandare via. Gesu contro ribatte dicendo: e per la durezza dei vostri cuori che Mose ve lo permise ma in principio non era cosi.

La fornificazione di cui parla lui non si riferisce alla cosa indecente ma piuttosto a quelle situazioni dove il matrimonio in realta non esiste e in quel caso si poteva separarsi e risposarsi senza conseguenze. Se ci pensi bene se un figlio sposa la madre e la madre ''tradisce'' il figlio in realta non si può parlare di ''adulterio'' verso il figlio perche non c'è un vero matrimonio. Per cui in caso di separazione la madre non aveva commesso adulterio verso il figlio e si poteva risposare. Stessa cosa quando il credente sposa la non credente.
È l'uomo che ama complicarsi le cose quando in realtà sono semplici. Hillel e Shammai si misero a discutere su cosa significasse la cosa indecente senza capire però il vero scopo della norma che fu quello di far capire che la permissione era per via del cuore duro. Chiaramente chi divorzia legittimamente sta avendo il cuore duro e chi ha il cuore duro dubito che possa entrare nel regno dei cielo. La norma aveva questo scopo: far capire il contrario di quello apparentemente sosteneva. E ci sono anche altri casi simili: per esempio l'ordine di lapidare gli adulteri su testimonianza legittima. Pensate veramente che Dio voleva la morte? Leggendo letteralmente sembra di si e chi non lapidava contraddiceva la torah,ma non era quello lo scopo della norma. La norma serviva a far capire che l'adulterio era una cosa gravissima e che tutti siamo adulteri; non certo di uccidere anche in presenza di testimoni. Magari allora pensavano che uccidere l'adultera su testimonianza legittima non era peccato perche permesso da Dio. Ma la risposta di Gesu quale fu? Non potete lapidarla perche mancano i testimoni oppure chi è senza peccato di adulterio scagli la prima pietra?

Permettere non significa per forza che una cosa non sia peccato e su questo sono in linea con Tarantino. Hillel e Shammai si fronteggiavano per capire la cosa indecente cosa significava senza però cogliere lo scopo piu profondo della norma,norma che è valida in ogni tempo contrariamente a quello che dicono i cattolici. Non si può adattare le parole di Cristo a delle tradizioni ebraiche che in realta annullavano il vero senso della torah. È per questo che Cristo disse ''questo popolo mi onora con le labbre ma col cuore sono lontani da me insegnando dottrine che annullano la parola di Dio'' e un ebreo che annulla la parola di Dio di fatto finisce alla stregua di un pagano. Quei farisei dubito che erano veri ebrei.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Nel linguaggio ebraico, la durezza di cuore indica assenza di comprendonio. Come Yeshùa dice ai discepoli: "Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?" (Mr 8:17). Dunque, Mosè dette la norma del divorzio perché nella società maschilista di allora non sarebbe stato possibile capire che uomo e donna sono due facce della stessa medaglia (come insegna Genesi, che oltretutto non parla di ripudio), in virtù dei costumi delle società del tempo.

I farisei chiedono a Yeshùa se fosse possibile ripudiare la moglie per qualsiasi motivo, ma la risposta poteva essere solo "no", perché Yeshùa non poteva andare contro alla Torah, e la Torah non dice che l'uomo poteva ripudiare la moglie per un motivo qualsiasi, ma solo "qualora avesse trovato qualcosa di indecente a suo riguardo". Dunque, i farisei stavano solo cercando di cogliere Yeshùa in fallo o metterlo alla prova, come specifica Marco.

Trarre regole matrimoniali che valgano anche oggi dalla diatriba tra Yeshùa e i farisei accaduta nella Israele di duemila anni fa è sbagliato, a mio parere, perché Yeshùa sta rispondendo ad un quesito che riguardava la legge ebraica (i farisei non erano interessati a sapere se un romano potesse ripudiare la moglie...). È all'interno di Israele e della legge ebraica che la sua risposta deve essere inquadrata. Infatti, non sconfessa la scelta di Mosè, ma la giustifica.

Leggendo le parole di Paolo ai Corinti, in un contesto storico/culturale diverso, si comprende che non solo il divorzio non era proibito (era proibito risposarsi se il divorzio era avvenuto non per causa di foricazione), ma anche ammesso in certi casi: “se il non credente si separa, si separi pure; in tali casi, il fratello o la sorella non sono obbligati a continuare a stare insieme; ma Dio ci ha chiamati a vivere in pace” (1Cor 7:15). Qui tratta il caso di un matrimonio misto, che in Israele non esisteva, perché per gli ebrei un matrimonio con un non ebreo non aveva valore legale.

Ciò è logico: se uno dei due coniugi non vuole più stare con l'altro per qualsiasi motivo e desidera divorziare, può l'altro impedirglielo? E quale sarebbe il senso del matrimonio tra due persone che non desiderano stare più insieme?

Da ciò si capisce che o Paolo era in disaccordo con Yeshùa, oppure si tratta di due situazioni e contesti storico/culturali diversi, per cui le parole di Yeshùa non riguardavano la chiesa futura, che appunto non esisteva ancora, ma esclusivamente Israele.
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

Mose diede quella norma perche gli ebrei di quel tempo erano duri di comprendorio.
Da cosa derivava questa condizione? Perche uno è duro di comprendorio? E uno che è duro di comprendorio è aperto alla salvezza?
Ultima modifica di animasalvata il lunedì 15 luglio 2019, 23:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da animasalvata »

''Per qualsiasi motivo'' include un motivo qualunque che può essere anche l'adulterio. Se voleva escludere l'adulterio avrebbe detto No,solo in caso di porneia. Ma non risponde cosi direttamente ai farisei. Piuttosto parla di durezza di comprendorio quando i farisei gli ricordano quella norma.
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Non capivano perché erano abituati a costumi diversi. Faccio un esempio, per chiarezza. Paolo scrive ai Corinti e denuncia i comportamenti sbagliati che avvenivano nella comunità (1Cor 5:1 ss.). Perché i Corinti, pur essendo divenuti credenti, sbagliavano? Perché erano una comunità composta da ex-pagani che provenivano da culture in cui certi comportamenti erano assolutamente normali e diffusi, per cui facevano fatica a comprendere i nuovi valori a cui dovevano conformarsi. Pur essendo divenuti discepoli di Cristo attraverso la fede, ricadevano facilmente nelle vecchie abitudini. Lo stesso vale per gli israeliti ai tempi di Mosè. In questo senso erano "duri di cuore", non comprendevano ancora certi insegnamenti, in virtù del maschilismo preponderante diffuso nella cultura del tempo. La norma mosaica rendeva più difficile il divorzio in protezione della donna, per cui non si poteva più mandarla via "per qualsiasi motivo", cioè a piacimento, ma solo nel caso in lei fosse stato trovato qualcosa di indecente. Allo stesso tempo, la donna ripudiata poteva risposarsi, ma mai col primo marito.

Per quanto riguarda l'adulterio, non può essere considerato come uno dei qualsiasi motivi di cui parlano i farisei, perché è ovvio che tale comportamento generi una rottura nel rapporto coniugale, in quanto tra i due si frappone una terza persona. Adulterio significa "ad alterum (ire)", ossia "andare da un altro", e dunque la coppia originaria non sussiste più, ma se ne genera una nuova e non è possibile un matrimonio a tre. L'adulterio era come la prostituzione, infatti la Torah giudica prostituzione ad esempio l'idolatria, una forma di adulterio, perché Israele "andava ad altri dèi". L'adulterio è dunque un motivo che obbliga a divorziare, perché rompe il vincolo matrimoniale, volenti o nolenti. Questo è ciò che stabilisce la Torah e sia i farisei che Yeshùa ne erano perfettamente consapevoli (non a caso entrambi gli adulteri erano messi a morte nell'antica Israele, Lv 20:10):

“1 Quando un uomo sposa una donna che poi non vuole più, perché ha scoperto qualcosa di indecente a suo riguardo, le scriva un atto di ripudio, glielo metta in mano e la mandi via. 2 Se lei, uscita dalla casa di quell'uomo, diviene moglie di un altro 3 e se quest'altro marito la prende in odio, scrive per lei un atto di divorzio, glielo mette in mano e la manda via di casa sua, o se quest'altro marito, che l'aveva presa in moglie, muore, 4 il primo marito, che l'aveva mandata via, non potrà riprenderla in moglie, dopo che lei è stata contaminata, poiché sarebbe cosa abominevole agli occhi del Signore. Tu non macchierai di peccato il paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà come eredità.” – Dt 24:1-4

L'adulterio non poteva essere incluso nei "motivi qualsiasi", poiché il divorzio in caso di adulterio della donna era un obbligo, secondo i versetti di Dt citati sopra.
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