Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e.......

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bgaluppi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da bgaluppi »

Luigi, chi erano quelli che invocavano il nome di Yeshùa, e perché lo facevano? Ti do un indizio:

“Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia.” — Gv 15:16

Domanda: a chi parlava Yeshùa? E se io dichiaro pubblicamente di credere in Yeshùa, che è il mio Signore, invocando il suo nome (lo faccio spessissimo), sto forse dichiarando che lui è Dio? Non capisco proprio cosa cerchi di sostenere. Non confondere la preghiera con l'invocazione del suo nome con il chiedere IN suo nome, sono tre cose diverse. Dovresti leggere qui:

http://www.biblistica.eu/phpbb/viewtopi ... 258#p55246" onclick="window.open(this.href);return false;

Per quanto riguarda il resto:
A parte ,che LUI dice che Nessuno tranne il Padre sa CHI E'; quindi nessun uomo , per quanto si sforzi di formulare sue convinzioni da ciò che legge.
Quindi mi significhi che, Gesù di Nazaret "uomo" figlio di Maria, è Il Figlio di Dio ,che è anche Il Signore, che è anche Lo Spirito " che la scrittura recita essere UNICO ;un solo Spirito ", ed anche La Parola trasformata in carne per un tempo ?
Come ti ho già scritto, Yeshùa non dice affatto che nessuno lo può conoscere. Ti ho già risposto qui:

http://www.biblistica.eu/phpbb/viewtopi ... 100#p55226" onclick="window.open(this.href);return false;

E qui:

http://www.biblistica.eu/phpbb/viewtopi ... 110#p55234" onclick="window.open(this.href);return false;

Poi, Yeshùa fu certamente uomo e figlio di Maria, fu certamente IL figlio di Dio (e abbiamo già ampiamente discusso il significato biblico di questo epiteto), è certamente “Signore” (poiché questo è un titolo che nell'antichità era riservato alle persone importanti e degne di rispetto, anche il centurione pagano lo chiama Signore), è l'unico Signore (poiché esiste un solo Messia e Maestro), perché la Scrittura lo dice; ma non è certamente lo Spirito, perché la Scrittura non lo dice mai. Per sostenere ciò, dovresti trovare un versetto che affermi che “Gesù è lo spirito” o che “lo spirito è il Cristo” o simili, e non arrivarci attraverso giri di parole tue. Quando lo trovi, puoi fare questa affermazione; in caso contrario, non puoi farla, anche perché ci fai perdere un gran tempo nel risponderti ogni volta le stesse cose.

Lo spirito è "unico”, come dici tu, poiché è sempre lo spirito DI Dio, e di Dio ce n'è uno solo, dunque il Suo spirito è certamente unico. Anche il tuo spirito è unico, sai? Infine, la Bibbia non parla di parola “trasformata” in carne, ma di “parola che si fece” carne, nel senso che Dio parlò per mezzo del Messia, che fu uomo di carne. La parola di Dio abitò in un uomo. Forse utilizzò il corpo di Yeshùa come sua dimora? E cos'è “la parola”, uno spirito che si impossessa del corpo di un uomo, come nel film “L'esorcista”? Non devi mai modificare il testo della Scrittura a tuo piacimento. Niente trasformazione. Cita sempre i versetti come sono scritti, mettendo in evidenza il loro senso nel contesto a cui appartengono.

Dunque, nessuna dimostrazione della divinità di Yeshùa finora. Avresti bisogno di un versetto che la suffraga o sembra suffragarla, e che non sia smentito da altri dieci versetti. Ti prego di non usare più l'epiteto “figlio di Dio” per far passare l'idea del “Dio-Figlio”, perché ci fai solo una figuraccia, visto che non sono obbiettivamente la stessa cosa! Figlio di Dio non è Dio-Figlio, come figlio di Antonio non è Antonio-figlio. Se Yeshùa avesse voluto far capire che lui era Dio, lo avrebbe detto chiaramente in molti modi (e il Sinedrio lo avrebbe potuto facilmente far strangolare o gettare da una rupe per apostasia): “Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”, come fa sempre Dio nella Bibbia per identificarsi; o “Io sono il Signore vostro Dio”, o semplicemente “Io sono Dio”. Invece, dice sempre di essere il figlio DI Dio, anzi il figlio dell'uomo, cioè il Cristo, il Messia, che non è affatto Dio. Dio è una cosa, il Messia è il Suo unto. Se è SUO unto, non può essere Se stesso, altrimenti non sarebbe SUO, sarebbe Lui stesso. Non offendiamo la Scrittura, e l'intelligenza di chi ci legge, per favore.

Piuttosto, dovresti farci capire perché mai il Figlio-Dio, che è Dio in modo equivalente al Padre (secondo la tua dottrina), regnerà finché (che definisce la durata di un tempo limitato a un termine dato) consegnerà il Regno a Dio (perché il Regno è di Dio) e si sottometterà a Lui, come dice Paolo in 1Cor 15:25-28. E dovresti anche spiegarci come può il Figlio-Dio, che è Dio in modo equivalente al Padre e Dio di ogni uomo (secondo la tua dottrina), essere il primogenito tra molti fratelli; ciò significherebbe che gli uomini sono fratelli di Dio, essendo fratelli del Figlio-Dio, non c'è scampo (Rm 8:29). Non ho mai sentito né letto un trinitario commentare seriamente questi versetti. Ti sono stati citati diverse volte, ma hai evitato di commentarli, mentre alcuni di noi sono stati molto pazienti a commentare i versetti proposti da te. Ed è anche comprensibile che tu non li commenti, perché è difficile dover ammettere che per quasi duemila anni il cristianesimo ha ingannato le persone, inculcando nella loro testa ciò che la Scrittura nega in modo così chiaro e obbiettivo. Eehhh... Ma sai una cosa? Queste discussioni vanno benissimo, perché tra i moltissimi che ci leggono ci sono persone che sanno tirar le somme e fare 2 + 2. Lode a Dio, se uno fra molti riesce a liberarsi dai molti dubbi a cui la religione non risponde (come fa Dio a essere uno e trino, ad esempio) e trova risposte dalla verità scritturale!

“La verità e la verità vi farà liberi” — Gv 8:32
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bgaluppi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da bgaluppi »

Luigi, mi dispiace, non vorrei mai essere troppo duro, ma davvero credo di averti già risposto ampiamente su tutto. Basta rileggere i miei commenti, ricchi di citazioni bibliche su cui puoi riflettere. Ma ci vuoi riflettere? Ne dubito.
Luigi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da Luigi »

Domanda: a chi parlava Yeshùa? E se io dichiaro pubblicamente di credere in Yeshùa, che è il mio Signore, invocando il suo nome (lo faccio spessissimo), sto forse dichiarando che lui è Dio? Non capisco proprio cosa cerchi di sostenere. Non confondere la preghiera con l'invocazione del suo nome con il chiedere IN suo nome, sono tre cose diverse.
Caro Antonio, buongiorno a tutti
Con molta franchezza ti dico che, possiamo anche giocare sui termini, ma alla fine non è tanto difficili capire che, se Invoco il Figlio come il Padre od Invoco il Suo Nome , sempre a Lui mi rivolgo; sempre a Lui faccio richiesta "senza confondere con la preghiera".
Ecco che Paolo e l'Ekklesia del primo secolo quando si riunivano Invocavano Il Figlio Gesù, "Atti 9,...; 1^ Cor. 1,..." Il Signore.
Come LO invocavano, non credo ci sia tanto da scandagliare per capirlo.
Io Invoco Il Figlio " venite a me voi tutti" come Invoco Il Padre.
Faccio richiesta al Figlio , come la faccio al Padre, e come Paolo , non trovo difficoltà ad invocare il Figlio per essere perdonato come Paolo; non è tanto difficile da capire ; è scritturale.
Infatti Paolo scrive che ,anche per essere perdonato ha Invocato il Nome del Signore Cristo Gesù , e quando a Lui si converte, sempre il Suo Nome "la Sua Persona; non me ne volere per le maiuscole :-) annuncia, predica:"
Ecco Paolo sta raccontando della sua conversione al Signore Cristo ,l'Amato, in Atti 22, ed al verso 16 ,riporta ancora le parole di Anania, che il Signore gli rivolse, che sarebbe stato Suo testimone, per portare il Suo Nome ,nanti ai popoli, ai re e ai figli di Israele " mi spieghi perchè non porta quello del Padre, mentre porta quello del Figlio "una creatura detto da voi":
15 perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.

Dopo che Anania gli parla del Signore che gli era apparso, a Lui si converte, e il Suo Nome Invoca per essere perdonato...
Ecco te :-) ti rifai molto alla Legge e all'osservanza del Sabato, e sembra non tieni conto che sopraggiunta la Grazia, non siamo più sotto tale pedagogo, "poichè Nessuno osserva la Legge" ma come speri di essere perdonato giustificato, e riconciliato col Padre, se non Invochi ,il Signore Cristo Gesù, l'Amato come Paolo e...? :-)
ma non è certamente lo Spirito, perché la Scrittura non lo dice mai.
Ma scusa , è scritto che Dio ha mandato Lo Spirito del Figlio nei nostri cuori;
Galati 4, 6 E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre.
Ecco ,non ci sono più Spiriti ma UNO
In Riv. 2; sta parlando ancora il Figlio che tiene nella mano destra le sette stelle "1,16", e dice alla fine della lettera alla chiesa di Efeso :
11 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: chi vince non sarà certamente colpito dalla seconda morte».
Ecco Lui sta parlando alle chiese ,Lo Spirito; non è certo complicato.
Lo spirito è "unico”, come dici tu, poiché è sempre lo spirito DI Dio
E' scritto che Lo Spirito é altresì:
Spirito del suo Figlio, Galati 4, 6
7 Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro Atti 16
10 Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata 11 cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle.

Per il resto si prendono sempre in prestito quei passi che parlano del Suo ministerio terreno di salvezza ,venuto in carne , dimenticano che prima di rivestire forma di uomo simile, era Dio ed in forma di Dio; e qui si usa tutta la fantasia, dimenticando altresì gli stessi attributi posseduti dal PADRE, relegandoli ad un presunto ruolo funzionale estraneo al testo.

Ecco se ci vuoi dare un significato diverso , con altre citazioni, fai pure :-)
“La verità e la verità vi farà liberi” — Gv 8:32
Certo ,ma La VERITA' è il Figlio, e come LO si conosce senza avere relazione con Lui ;senza invocandolo ?
Luigi, mi dispiace, non vorrei mai essere troppo duro, ma davvero credo di averti già risposto ampiamente su tutto. Basta rileggere i miei commenti, ricchi di citazioni bibliche su cui puoi riflettere. Ma ci vuoi riflettere? Ne dubito.
Certo Antonio, ma certo come detto, non è Vangelo quello che proponi , dove tutti si dovrebbero abbeverare, come se te possedessi la Verità dall'alto della tua cattedra, solo perchè sei uno studioso "consentimelo senza offesa", sennò dovremmo essere tutti laureati,
mentre gli apostoli per esempio in maggioranza erano artigiani...
ciao
Luigi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da Luigi »

Ciao Mimy
Io non ho citato nemmeno una volta la trinità, ma semplicemente, confutato " a parer mio" le conclusioni di Antonio; se vuoi leggi la mia replica e poni le tue conclusioni.
ciao
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bgaluppi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da bgaluppi »

Io non ho citato nemmeno una volta la trinità, ma semplicemente, confutato " a parer mio" le conclusioni di Antonio
Si, Luigi. Adesso sto cucinando, nel pomeriggio controconfuterò le tue confutazioni, che confutazioni non sono perché non sono suffragate dal testo, ma da un'interpretazione del testo, basata su una traduzione in italiano.
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bgaluppi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

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non è tanto difficile capire che, se Invoco il Figlio come il Padre od Invoco il Suo Nome , sempre a Lui mi rivolgo; sempre a Lui faccio richiesta "senza confondere con la preghiera"
Non ho capito. Stai parlando del figlio o del Padre?
Ecco che Paolo e l'Ekklesia del primo secolo quando si riunivano Invocavano Il Figlio Gesù, "Atti 9,...; 1^ Cor. 1,..." Il Signore.
Qui è chiaro. I discepoli invocavano il nome del Messia, cioè Yeshùa. Citi At 9, senza specificare i versetti. Al v. 27 è detto che Barnaba “aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù”, e al v. 28 è detto che Saulo “predicava con franchezza nel nome del Signore”. Ma predicare “nel nome ” di Yeshùa non significa invocare il suo nome, significa predicare avendo l'autorità di farlo, autorità che fu concessa da Yeshùa. Fare qualcosa nel nome di qualcuno, infatti, significa agire per delega di qualcuno che rappresentiamo nel momento in cui egli non è fisicamente presente:

“In nome di, in rappresentanza o per delega di: in n. del popolo italiano (sostituisce la frase in n. di Sua Maestà, che si usava come formula iniziale delle sentenze al tempo della monarchia)” — Treccani

Poi citi 1Cor 1:2, in cui nell'indirizzo della lettera è detto: “alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e nostro”. Ci sono anche altri versetti che parlano dell'invocazione di Cristo, ma non sto a citarli per arrivare al punto.
Come LO invocavano, non credo ci sia tanto da scandagliare per capirlo.
Invece si, perché è sempre importante capire bene, e non in modo soggettivo o approssimativo. Tu lo spieghi così: “Io Invoco Il Figlio "venite a me voi tutti" come Invoco Il Padre. Faccio richiesta al Figlio , come la faccio al Padre, e come Paolo , non trovo difficoltà ad invocare il Figlio per essere perdonato come Paolo; non è tanto difficile da capire ; è scritturale.”. Innanzitutto non capisco cosa vuoi dire quando scrivi che invochi il figlio dicendo "venite a me voi tutti"; qui stai invocando i "tutti", non Yeshùa; per invocare Yeshùa dovresti dire “aiutami, Yeshùa, mio Signore”, o simili. Comunque, dici bene sul fatto che si possa invocare Yeshùa come si può invocare Dio. In effetti, per un credente, invocare Yeshùa è un atto naturale, poiché è in Yeshùa (“in” strumentale, “per mezzo di”) che noi possiamo accedere alla salvezza, elargita da Dio. I credenti sono figli di Dio attraverso il sacrificio di Yeshùa, ossia attraverso lui, dunque è naturale che un credente lo invochi. Ma che c’entra tutto questo con ciò che vuoi dimostrare, ossia che Yeshùa è Dio?

Poi dici di non trovare difficoltà ad invocare il Messia “per essere perdonato”; ma non sai che il perdono è giunto una volta e per sempre sulla croce, e quel sacrificio basta per il perdono? “Infatti con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati.” (Eb 10:14); “Ora, dove c'è perdono di queste cose [i peccati e le iniquità], non c'è più bisogno di offerta per il peccato.” (Eb 10:18). Non ti servirà a nulla invocare Yeshùa per essere perdonato, poiché è Dio che ti ha già perdonato grazie al sacrificio del Messia: “[Dio] lo ha innalzato [Yeshùa] con la sua destra, costituendolo Principe e Salvatore, per dare ravvedimento a Israele, e perdono dei peccati.” (At 5:31). È Dio che perdona, per mezzo del sacrificio di Yeshùa (Yeshùa è lo strumento del perdono di Dio), dunque tu devi osservare i comandamenti di chi ti ha già perdonato, non chiedere ciò che hai già ricevuto: “ciò che conta è l'osservanza dei comandamenti di Dio” (1Cor 7:19); “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7:21); “il peccato è la violazione della legge” (1Gv 3:4).
Infatti Paolo scrive che ,anche per essere perdonato ha Invocato il Nome del Signore Cristo Gesù, e quando a Lui si converte, sempre il Suo Nome "la Sua Persona
Non ho capito dove Paolo “scrive che anche per essere perdonato ha Invocato il Nome del Signore Cristo Gesù”, mi dovresti citare i versetti che li devo leggere di persona. Quando si converte non invoca il suo nome, risponde semplicemente a Yeshùa che gli parla, chiedendo: “Chi sei, Signore?”. Visto che non sapeva chi fosse, non stava certo invocando il suo nome.
Ecco Paolo sta raccontando della sua conversione al Signore Cristo ,l'Amato, in Atti 22, ed al verso 16 ,riporta ancora le parole di Anania, che il Signore gli rivolse, che sarebbe stato Suo testimone, per portare il Suo Nome ,nanti ai popoli, ai re e ai figli di Israele " mi spieghi perchè non porta quello del Padre, mentre porta quello del Figlio "una creatura detto da voi":
Leggiamo cosa dice esattamente la Scrittura: “Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua bocca. Perché tu gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai viste e udite. E ora, perché indugi? Àlzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome".” (At 22:14-16). In italiano, io vedo che Dio è il soggetto e Paolo (espresso dal pron. “ti”) e il Giusto (Cristo) sono il complemento oggetto, su cui ricade l’azione espressa dal verbo. Dunque, fu Dio a destinare Paolo a vedere il Cristo. Come vedi, Dio, Paolo e Cristo sono ben distinti. Poi fai una domanda che ha dell’assurdo: “mi spieghi perchè non porta quello del Padre, mentre porta quello del Figlio "una creatura detto da voi"?”. Resto sbigottito. Dovresti sapere benissimo che lo scopo dell’evangelizzazione fu quello di informare il mondo intorno al Messia, non intorno a Dio. Ogni cultura aveva il suo, di dio, e i popoli circostanti sapevano benissimo che il Dio degli ebrei (e di Yeshùa) era YHVH. Gli apostoli furono delegati da Yeshùa a riferire su di lui, rappresentandolo (questo vuol dire “in suo nome”, “per suo conto”). Per finire, Paolo invoca il nome di Yeshùa nel momento del battesimo, perché la dichiarazione di fede prevede di pronunciare il nome di colui nel nome di cui si è battezzati. Se ti battezzi in Cristo, è ovvio che devi invocare il suo nome, altrimenti non si saprebbe per cosa o chi ti battezzi...
Dopo che Anania gli parla del Signore che gli era apparso, a Lui si converte, e il Suo Nome Invoca per essere perdonato...


Si, il battesimo lava dal peccato. Anzi, è il sacrificio di Yeshùa che lava dal peccato, e il battesimo richiama quel sacrificio come segno biblico (sai cos’è un “segno biblico”?). Ma una volta e per sempre. Come ti ho già scritto, non serve invocare il perdono di Yeshùa, tantomeno dopo il battesimo, poiché il perdono non può essere rinnovato, altrimenti Yeshùa dovrebbe morire di nuovo (Eb 9:24-26). Per essere perdonati di peccati ulteriori, basta chiederlo a Dio, come ci insegna il Messia a fare: Padre nostro... rimetti a noi i nostri debiti. Se Yeshùa insegna a chiedere perdono a Dio, tu perché chiedi perdono a Yeshùa, che non è l’artefice del perdono ma il mezzo attraverso cui il perdono viene concesso? Rileggi At 5:31, citato sopra.
Ecco te ti rifai molto alla Legge e all'osservanza del Sabato, e sembra non tieni conto che sopraggiunta la Grazia, non siamo più sotto tale pedagogo, "poichè Nessuno osserva la Legge" ma come speri di essere perdonato giustificato, e riconciliato col Padre, se non Invochi ,il Signore Cristo Gesù, l'Amato come Paolo e...?
Dunque, se non siamo più "sotto la legge", non siamo più sotto i comandamenti. Infatti, chi sostiene ciò, si sente libero di trasgredire il comandamento sul sabato. E gli altri valgono ancora? Se si, perché gli altri si e il sabato no? È stato forse abolito? E dov'è scritto che fu abolito e gli altri no? Luigi, tu non ti rendi conto che noi non-ebrei non siamo stati mai "sotto la legge" nel senso che intendi tu. Yeshùa è nato "sotto la legge" nel senso che intendi tu, perché era ebreo, ma noi no. Che senso avrebbe che Paolo dicesse ai galati, prevalentemente ex-pagani, che non erano sotto la legge? Perché, prima erano forse sotto la legge? Infatti, il significato è completamente diverso da quello che hai appreso dalla tradizione religiosa cristiana. Luigi, nelle lettere di Paolo “ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture” (2Pt 3:16). Non pensi sia importante almeno cercare di capire cosa dice?

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Sullo spirito ti rispondo separatamente, per non dilungarmi troppo.
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bgaluppi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

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Luigi, ecco la mia risposta sullo spirito. A questo punto, credo di averti detto davvero tutto.
Ma scusa , è scritto che Dio ha mandato Lo Spirito del Figlio nei nostri cuori ... Ecco ,non ci sono più Spiriti ma UNO ... Ecco Lui sta parlando alle chiese, Lo Spirito ...
Luigi, io spero che certe tue affermazioni siano dettate da innocenza e candore, anzi ne sono sicuro. I versetti che citi non dicono affatto che “Il Cristo È lo spirito”, ma parlano di “spirito DEL Cristo”. Ora, però, non si può estrapolare un versetto dal contesto per affermare che lo “Spirito del Cristo è lo Spirito di Dio”. Questo è un metodo davvero sbagliato per dare valore ad una dottrina evitando però di confrontarla con altri passi della Scrittura che presentano le cose in modo ben diverso. Il giusto metodo, invece, è quello di citare un versetto, spiegarlo nel suo contesto e armonizzarlo ad altri versetti, affinché non emergano contraddizioni e una tesi sia dimostrata vera.

La Bibbia dice anche: “Chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui.” (1Cor 6:17). Dunque anche i credenti sono lo Spirito, con lettera maiuscola? Nel qual caso avremmo lo Spirito diviso in: Dio, Cristo e milioni di credenti. È scritto anche: “Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con l'autorità del Signore nostro Gesù” (1Cor 5:4); dunque lo spirito di Paolo si è manifestato ed unito ai credenti? E Paolo cita la Scrittura, che dice “Dio ha dato loro uno spirito di torpore ... »” (Rm 11:8), e altrove la Bibbia dice “E ora, ecco, il Signore ha messo uno spirito di menzogna in bocca a questi tuoi profeti” (2Cr 18:22, cfr. 18:21; 1Re 22:22,23). Dunque esistono anche uno “Spirito di Torpore” e uno “Spirito di Menzogna” (nota le maiuscole), che procedono da Dio come lo Spirito Santo e lo Spirito di Cristo? Usando il tuo metodo di lettura “semplice”, dovremmo credere ciò. Allora, secondo il tuo ragionamento, lo spirito non è solo portatore di verità, ma anche di torpore e menzogna.

La parola “spirito” (pnèuma, in greco, “vento”, “soffio”) è usata nella Bibbia in moltissimi modi e con senso diverso; è il contesto che ci fa capire il senso giusto. In Gv 13:21 è detto: “Dette queste cose, Gesù fu turbato nello spirito” (Gv 13:21); significa che provò preoccupazione, non che “lo Spirito” fu turbato. Avere o ricevere lo spirito di Cristo non significa ricevere lo spirito di Dio come avvenne nella Pentecoste e avveniva nel battesimo. Il senso ce lo spiega chiaramente Paolo stesso in Flp 2:1-4:

“Se dunque v'è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d'amore, se vi è qualche comunione di spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù...”. Avere lo spirito di Cristo significa essere, sentire, comportarsi come lui. Leggiamo bene il testo che tu citi, non tralasciando la parte finale che è la più importante:

“E, perché siete figli, Dio ha mandato lo spirito del figlio suo nei nostri cuori, che grida: «Abbà, Padre». Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio.” — Gal 4:6,7

Lo spirito del figlio è mandato da Dio, non dal figlio, e non è il “figlio-spirito” che viene da solo, ma lo spirito DEL figlio, cioè che appartiene al figlio. Dio lo manda in un luogo preciso, “nel cuore”. Perché Dio lo manda nel cuore? Affinché il credente sia anch’egli figlio, e dunque erede. Capisci ora il senso di “ricevere lo spirito del figlio”? Dio, attraverso la fede e l’amore in Cristo e il suo esempio, ci rende partecipi della grazia.

Nota bene che è sempre Dio che manda. La cosa interessante da capire è che con la discesa dello spirito di Dio avviene qualcosa di straordinario: non è più il Messia ad agire “in nome” di Dio, ma è Dio che agisce “in nome” di Yeshùa, ossia in base alla volontà di Yeshùa:

“Il consolatore, lo spirito santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” — Gv 14:26

Qui abbiamo il Padre che manda lo spirito in nome di Yeshùa, ossia per volontà di Yeshùa. È Yeshùa che vuole che lo spirito discenda, e il Padre lo manda per sua richiesta. Infatti, Davide profetizzò: “Io annuncerò il decreto: Il Signore mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t'ho generato. Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni e in possesso le estremità della terra.»”. È una frase che esprime la totale fiducia che Dio ha nel Suo unto. E Yeshùa disse: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra” (Mt 28:18). Dio ha rimesso nelle mani del Messia ogni cosa. Per questo Yeshùa dice che sarà lui a mandare lo spirito da parte del Padre, e poi specifica che lo spirito procede dal Padre. È il Padre che lo manda per volontà di Yeshùa, oppure è Yeshùa che lo manda su concessione del Padre:

“Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me” — Gv 15:26

Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite.” — At 2:33

È Yeshùa a concedere lo spirito ai credenti, spirito che però procede dal Padre. Yeshùa chiede, e il Padre opera, poiché in lui ha riposto tutta la Sua fiducia, concedendogli ogni cosa e sottoponendo ogni cosa sotto i suoi piedi: “Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre” (Gv 11:42).

Poi citi la frase di Apocalisse: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”. Tale frase compare sette volte nel libro (il sette è un numero simbolico importantissimo in Apocalisse, 2:7,11,17,29; 3:6,13,22). Se leggi il v. 1:1, scoprirai che durante tutta la rivelazione non è il Cristo che parla, ma il suo angelo per conto di lui:

“Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni.”

Al v. 1:10 è scritto: “Fui rapito IN spirito nel giorno del Signore [non “dallo Spirito” o “nello Spirito”], e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba [l'angelo, come in Esodo], che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese»”. Giovanni non fu preso letteralmente di peso e rapito dallo spirito “in carne”, ma “in spirito”, ed ebbe una visione che lo trasportò “nel giorno del Signore”, che nella Bibbia è sempre l’ultimo giorno (non la domenica, e neppure il sabato, che sono sempre il primo e il settimo giorno). Cioè, fu ispirato a ricevere una rivelazione sugli ultimi tempi, mosso dallo spirito, come i profeti[/b]; egli era apostolo, dunque era guidato dallo spirito, e aveva il dono profetico. Dunque, l’angelo gli dice di scrivere ciò che vede e mandarlo alle comunità. Per cui Giovanni scrive in base allo spirito profetico che gli fu concesso. Chi parla per mezzo dello spirito è Yeshùa, attraverso il messaggero: “La testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia” (Ap 19:10).

Dunque, è importante conoscere a fondo le cose, i significati delle parole e il senso che acquistano in contesti diversi. Se Dio manda una volta il Suo spirito e una volta quello di Yeshùa, non significa che mandi due spiriti diversi, né che ne mandi uno solo che li accomuna e dunque per questo Yeshùa è Dio; queste sono conclusioni errate a cui si giunge facendo dire alla Scrittura ciò che realmente ed obbiettivamente non dice. Hai mai letto nella Bibbia che lo spirito di Yeshùa È lo spirito di Dio, o che Yeshùa È Dio, o che lo spirito È Yeshùa? Bisogna capire il senso che il termine pnèuma (“vento”, “soffio”) acquista nel contesto; non significa sempre “spirito di Dio”. E se la Bibbia dice “Non spegnete lo spirito” (1Ts 5:19), non significa certo che lo spirito può essere spento. E se dice “chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui.” (1Cor 6:17), non significa certo che il credente diventa lo Spirito (con lettera maiuscola) e quindi diventa Dio.

Molto complesso, ed è proprio questo il bello, perché la Bibbia non è un libro per bambini. E se fosse così “semplice” come dici tu, la religione cristiana non sarebbe divisa in così tante “fazioni” che la pensano in modo diverso. La tua lettura letterale e “semplice” dovresti applicarla a tutti i passi della Scrittura, non una volta si e una no a seconda che ti faccia più o meno comodo, per cui “chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui”; non ci vuole molto per capirlo, come dici tu, no? Dunque, se Paolo aveva lo spirito di Yeshùa che lo guidava, allora anche il Battista non solo era Dio perché “pieno di spirito santo” come Yeshùa, ma aveva anche lo spirito di Elia che lo guidava, dunque anche Elia è lo spirito, stando al tuo ragionamento:

“[Giovanni] sarà grande davanti al Signore. Non berrà né vino né bevande alcoliche, e sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre; convertirà molti dei figli d'Israele al Signore, loro Dio; andrà davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1:15-17)

Che ci vuole a capirlo? La stessa “semplicità di lettura”, però, scommetto che non la puoi applicare a 1Cor 15:25-28, su cui ancora attendiamo un tuo commento.
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bgaluppi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da bgaluppi »

Per il resto si prendono sempre in prestito quei passi che parlano del Suo ministerio terreno di salvezza ,venuto in carne , dimenticano che prima di rivestire forma di uomo simile, era Dio ed in forma di Dio
La frase “io e il Padre siamo uno”, ad esempio, che non riguarda il ministero terreno, ti è stata commentata, mettendo biblicamente in evidenza come l'unità di cui parla Yeshùa sia meramente spirituale, non essenziale, e valga anche per i credenti, che sono uno con Yeshùa e con Dio. Tu differenzi la sua condizione terrena da quella presunta pre-umana, e questa è la classica difesa che assumono sempre i trinitari (tutti, nessuno escluso, la utilizzano, dicendo che lui è “vero uomo e vero Dio”), ma non sono poi in grado di citare mezzo versetto che la suffraghi in modo obbiettivo e contestualizzato. Tu dici: “prima di rivestire forma di uomo, era Dio ed in forma di Dio”. Per sostenere questo, Luigi, bisognerebbe che fosse la Scrittura a dirlo chiaramente, obbiettivamente, come dice chiaramente ed obbiettivamente che Yeshùa è il Messia (il “figlio di Dio”, il “Cristo” consacrato a Dio), non Dio, e come dice chiaramente che il suo stato messianico (il suo ruolo di re) avrà un termine, dopodiché si sottometterà a Dio. Se dicesse chiaramente ciò che tu sostieni, cioè che è Dio e non il Messia, nessuno potrebbe obbiettare. Invece si prendono un paio versetti, fuori dal loro contesto, e li si mettono insieme per “far dire” alla Scrittura ciò che non dice obbiettivamente (e si ha anche l'ardire di accusare altri di “fantasie esegetiche”). Questo lo fanno i giornalisti tendenziosi, che estrapolano parole dal contesto e le mescolano per far dire all'intervistato ciò che non ha detto. Peraltro, lo si fa utilizzando una traduzione, quando magari ne esiste un'altra che traduce in modo diverso, e si ignora completamente la lingua originale, che è l'unico testo ispirato.

Tu puoi continuare a sostenere che Yeshùa è Dio, il problema è che non riuscirai mai ad armonizzare questa dottrina con il resto della Scrittura, soprattutto con alcuni versetti, in primis il fatidico 1Cor 15:25-28. Sai perché? Perché è una dottrina pagana, falsa come una moneta da tre euro, che non appartiene alla Scrittura né al giudaismo di Yeshùa e degli apostoli. Questo non lo dico solo io, ma anche moltissimi studiosi cristiani. Basterebbe informarsi seriamente sulle origini di tale dottrina, da un punto di vista storico-biblico, ma non lo si vuol fare per paura del dubbio che potrebbe insorgere e far crollare come un castello di carte ciò in cui si è creduto per una vita intera. È comprensibile. L'uomo ha timore dell'ignoto, del cambiamento, allora preferisce restare attaccato a ciò che gli dà un falso senso di sicurezza, ma lo tiene schiavo della menzogna.

Tuttavia, devo ringraziarti per queste discussioni, perché danno l'opportunità ai moltissimi credenti perplessi dal dogma religioso che ci leggono, di schiarirsi le idee e acquisire strumenti di lettura corretti, per valutare la stessa sotto una luce nuova e fare le dovute considerazioni con la loro testa. La gente legge e riflette. Questo è accaduto a me e a molti che scrivono qui.
trizzi74
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da trizzi74 »

Luigi, un libro che ti potrebbe aiutare a capire da dove deriva realmente la dottrina trinitaria è questo: "I cristiani hanno un solo Dio o tre? La Trinità: nascita e senso di una dottrina cristiana" di Helmut Fischer. ( ed. Claudiana). Eccoti un piccolo estratto in pdf di questo libro.
Allegati
i-cristiani-hanno-un-solo-dio-o-tre-la-trinita-nascita-e-senso-di-una-dottrina-cristiana-571 (1).pdf
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"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
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bgaluppi
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Re: Confutazione dei versetti trinitari: 1 Tim. 3:16 e......

Messaggio da bgaluppi »

Helmut Fischer è un insigne teologo cristiano protestante, professore emerito del Seminario teologico di Friedberg/Hessen, di cui è stato anche rettore.
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