Re: Gli eletti
Inviato: sabato 12 gennaio 2019, 19:36
Mattia, la tua è una domanda difficilissima. Per quanto ho capito, non è che il patto di Yeshùa descritto nei Vangeli riguardi i gentili in senso stretto; riguarda essenzialmente Israele, anzi la Casa di Israele.
Come sai, in Israele, dagli anni '50, è stata promulgata una legge che consente a chi ha un genitore o un nonno ebreo di poter ricevere residenza e cittadinanza. Tale legge origina dal pensiero sionista, che ritiene che ogni ebreo o discendente di ebrei abbia diritto di ritornare a vivere in Erez Israel. Credo che tale idea sia basata sulla Scrittura, che annuncia il ricongiungimento delle tribù e il ritorno di tutti i figli di Israele nella terra a tempo indefinito. Mi sembra che lo stato di Israele stia cercando di realizzare queste profezie favorendo il rientro degli ebrei della diaspora sparsi in tutto il mondo. Noiman corregga le mie eventuali imprecisioni.
Il problema, però, è questo (a mio parere): la Scrittura dice che Dio avrebbe riscattato l'intera Casa di Israele, che essenzialmente non è rappresentata dagli ebrei della diaspora oggi viventi. La Casa di Israele – tranne quelli che non furono deportati – non tornò mai dall'Assiria, fu la Casa di Giuda a tornare da Babilonia. La maggioranza degli ebrei di oggi, dunque, sono discendenti degli ebrei che tornarono in Palestina da Babilonia (e di quelli che non furono deportati), e che poi furono cacciati di nuovo dai romani. Invece, la Scrittura afferma che Dio riscatterà la Casa di Israele deportata in Assiria. Quelli che non erano più popolo di Dio, lo saranno di nuovo. Afferma anche che il numero dei figli di Israele sarà come la sabbia del mare, tale che non si potrà contare. E questa cosa sembra non avere senso: se oggi esistono diretti discendenti delle tribù di Israele, non sono certo come la sabbia del mare.
Ora, siccome è ovvio che i deportati in Assiria sono diventati gentili essendosi mescolati con gli stranieri, e siccome è ovvio che non sia possibile rintracciare i discendenti di quegli israeliti deportati dopo duemila anni (e anche se lo fosse, essi non sarebbero comunque più ebrei), io credo che i gentili che credono in Yeshùa e si convertono a Dio siano proprio quelle pecore perdute di cui parla la Scrittura.
Ora è interessante notare che tra i miliardi di credenti che sono vissuti dalla morte di Yeshùa fino ad oggi, probabilmente sono relativamente pochi quelli che hanno adorato Dio in modo genuino, mentre la maggioranza hanno semplicemente aderito ad una religione che nulla ha a che fare con Yeshùa e con Israele. Credo che i gentili che mettono in pratica gli insegnamenti di Yeshùa e ne comprendono appieno il significato, siano le pecore perdute della Casa di Israele. Dunque, Yeshùa manda si gli apostoli a predicare a tutte le nazioni straniere, ma non per convertire tutti i gentili, ma piuttosto per riportare all'ovile quelle pecore che davvero riconoscono la voce del pastore.
Faccio fatica ad esprimere chiaramente il mio pensiero, ma spero di essere riuscito a farmi capire.
Come sai, in Israele, dagli anni '50, è stata promulgata una legge che consente a chi ha un genitore o un nonno ebreo di poter ricevere residenza e cittadinanza. Tale legge origina dal pensiero sionista, che ritiene che ogni ebreo o discendente di ebrei abbia diritto di ritornare a vivere in Erez Israel. Credo che tale idea sia basata sulla Scrittura, che annuncia il ricongiungimento delle tribù e il ritorno di tutti i figli di Israele nella terra a tempo indefinito. Mi sembra che lo stato di Israele stia cercando di realizzare queste profezie favorendo il rientro degli ebrei della diaspora sparsi in tutto il mondo. Noiman corregga le mie eventuali imprecisioni.
Il problema, però, è questo (a mio parere): la Scrittura dice che Dio avrebbe riscattato l'intera Casa di Israele, che essenzialmente non è rappresentata dagli ebrei della diaspora oggi viventi. La Casa di Israele – tranne quelli che non furono deportati – non tornò mai dall'Assiria, fu la Casa di Giuda a tornare da Babilonia. La maggioranza degli ebrei di oggi, dunque, sono discendenti degli ebrei che tornarono in Palestina da Babilonia (e di quelli che non furono deportati), e che poi furono cacciati di nuovo dai romani. Invece, la Scrittura afferma che Dio riscatterà la Casa di Israele deportata in Assiria. Quelli che non erano più popolo di Dio, lo saranno di nuovo. Afferma anche che il numero dei figli di Israele sarà come la sabbia del mare, tale che non si potrà contare. E questa cosa sembra non avere senso: se oggi esistono diretti discendenti delle tribù di Israele, non sono certo come la sabbia del mare.
Ora, siccome è ovvio che i deportati in Assiria sono diventati gentili essendosi mescolati con gli stranieri, e siccome è ovvio che non sia possibile rintracciare i discendenti di quegli israeliti deportati dopo duemila anni (e anche se lo fosse, essi non sarebbero comunque più ebrei), io credo che i gentili che credono in Yeshùa e si convertono a Dio siano proprio quelle pecore perdute di cui parla la Scrittura.
Ora è interessante notare che tra i miliardi di credenti che sono vissuti dalla morte di Yeshùa fino ad oggi, probabilmente sono relativamente pochi quelli che hanno adorato Dio in modo genuino, mentre la maggioranza hanno semplicemente aderito ad una religione che nulla ha a che fare con Yeshùa e con Israele. Credo che i gentili che mettono in pratica gli insegnamenti di Yeshùa e ne comprendono appieno il significato, siano le pecore perdute della Casa di Israele. Dunque, Yeshùa manda si gli apostoli a predicare a tutte le nazioni straniere, ma non per convertire tutti i gentili, ma piuttosto per riportare all'ovile quelle pecore che davvero riconoscono la voce del pastore.
Faccio fatica ad esprimere chiaramente il mio pensiero, ma spero di essere riuscito a farmi capire.