Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

trizzi74
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Scusa, Trizzi. Come farebbe il messia, fatto di poco inferiore agli angeli, ad essere fonte della Creazione, che avviene prima che Adamo nascesse?
Io non ho mai detto che Cristo è la fonte della Creazione.
Ripeto: quando il termine dià è usato in riferimento all'azione del Figlio di Dio nella creazione, esso denota " azione mediata, non originale"- Grammar of New Testament Greek, vol.1, 3 edizione di J.H. Moulton
Ecco perchè Rom.11:36, Ebrei 2:10 e 1 Cor.8:6 dichiarano che è Dio la fonte.

Rispondo alla tua domanda con Giovanni 1:15,30:
'Dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me.'- Traduzione TILC

Domanda per te: Come faceva Gesù ad esistere prima di Giovanni se era nato dopo di lui?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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bgaluppi
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da bgaluppi »

azione mediata, non originale
Trizzi, queste sono parole vane, non dimostrabili con la Scrittura, anzi, dimostrabili errate. Bisogna partire dal significato di un'omelia, che non è una lettera, né un trattato, né un resoconto. La Lettera agli Ebrei è un'omelia, un'esortazione da essere letta davanti alla comunità dei credenti. È un'esaltazione della figura di Yeshùa come messia, atta a spronate alla fede in lui.

Gianni scrive:

«Indubbiamente, Eb ha un sottofondo giudaico su cui s’intesse lo scritto, date le sue basi prevalentemente poggianti sulle Scritture Ebraiche. Ciò ha fatto dubitare lo studioso Grässer che Eb sia uno scritto anche ellenistico. Che dire? Intanto, lo scrittore di Eb si colloca nell’ambito dell’opera missionaria posteriore di Paolo (intorno al 60 della nostra èra), distinguendosi come indipendente. Analizzando Eb sembrerebbe affiorare un ambiente spirituale attinente alla teosofia di Filone Alessandrino. Non possiamo neppure individuare in Eb elementi gnostici ben definiti, perché la gnosi apparve nel secolo successivo. Non è però necessario ricorrere al pensiero di Filone, basandosi sui passi che parlano della preesistenza di Yeshùa. Se da una parte tale preesistenza non va certamente letta letteralmente all’occidentale, non va neppure riferita al pensiero filosofico greco. Piuttosto, va compresa secondo la mentalità ebraica che con la categoria della preesistenza affermava la realtà delle verità più importanti

Abbiamo parlato della categoria della preesistenza, che è davvero fondamentale in questo caso, come spesso lo è negli scritti di Giovanni. È attraverso la categoria della preesistenza che devono essere inquadrate certe esposizioni. Ogni altro modo porta fuori dalle Scritture, o ci obbligherebbe ad affermare che l'omileta fa errori grossolani, influenzato dal pensiero greco.

Detto questo, bastano pochi ragionamenti per capire che l'utilizzo del Sl 102 che l'omileta fa, applicandolo al messia, è in funzione di un'esposizione retorica - anche molto elegante linguisticamente - tesa ad esaltare il messia come massimo rappresentante di Dio - infatti, è "Dio con noi" (Mt 1:23), è "come Dio"; non essendo Dio raggiungibile, il messia Lo rappresenta come Suo pari (ma è ovvio che non è Suo pari, come specificato nelle SG). Non è necessario fare salti mortali, che ci costringerebbero ad ammettere che l'omileta fa dei grossolani errori nelle sue citazioni, oppure a sconfessare il resto della Scrittura.

In Rm 1:4 Paolo afferma che l'ufficializzazione del messia in quanto tale avviene non prima della risurrezione: “dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti”. Il che significa che - prima di allora - il messia non esisteva ufficialmente. Infatti, se Yeshùa non fosse risorto, sarebbe stato semplicemente uno dei tanti uomini che hanno detto di essere il messia. Yeshùa è un ben adàm, un essere umano, figlio di Adamo (vedi genealogia lucana); in quanto tale, “è stato fatto di poco inferiore agli angeli” (Eb 2:9), come ogni essere umano (cfr. Sl 8:4,5). Questo versetto da solo sconfessa ogni presunta possibilità della divinità di Yeshùa, e dunque una sua partecipazione alla creazione come strumento fisico; poiché Dio crea il mondo per l'uomo, e non tramite l'uomo come mezzo. Potremmo dire, invece, che Dio crea il mondo per l'uomo e con in mente l'uomo.

“per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo.” - 1Cor 8:6

Paolo afferma tre cose importanti: 1. tutte le cose sono da Dio, dunque Dio è la fonte e l'artefice dell'esistenza; 2. il Cristo è il mezzo attraverso il quale ogni cosa esiste, ma non può essere la fonte né l'artefice perché questo è Dio (come appena specificato); 3. il Cristo è il mezzo attraverso il quale i credenti [noi, nel testo] esistono.

Ora, come non è Cristo ad essere il mezzo letterale della creazione dei credenti, ma è la ragione della loro esistenza spiritualmente parlando, non è il Cristo a partecipare letteralmente alla creazione come "mezzo", ma ne è la ragione. È la ragione per cui il mondo e i credenti esistono. Uno che è inferiore agli angeli, ossia un essere umano, come può essere mediatore fisico dell'atto incommensurabile della Creazione dell'universo? Ma ti rendi conto di cosa ci tocca discutere?

“e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù” - Ef 2:6

Qui Paolo dipinge i credenti come già resuscitati e assisi in cielo, nel mondo a venire; ma è ovvio che non è da intendersi letteralmente, per cui Paolo e i credenti, in quel momento, sono già in cielo. Sono categorie espressive, non espressioni letterali. È come se i credenti fossero già nel Regno dei Cieli.

“infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” - Ef 2:10

Qui i credenti, opera di Dio, sono creati in Cristo; ma non significa che è stato Cristo a crearli, o che Cristo è compartecipe nella loro creazione fisica, ma solo che esistono spiritualmente in virtù di lui.

“secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù” - Ef 3:1

Qui dice che Dio ha attuato il Suo disegno mediante il messia, ossia grazie alla sua nascita, morte e risurrezione; non è Cristo ad averlo attuato, è Dio ad attuarlo mediante il Cristo. Di nuovo, egli è il mezzo, la ragione per cui Dio opera.

“Sia colui che santifica sia quelli che sono santificati provengono tutti da uno” - Eb 2:11

Il Cristo e i santificati provengono tutti da Dio; quindi il Cristo proviene da Dio come tutte le cose provengono da Dio, che è fonte di vita. E se proviene da Dio, significa che è parte della creazione, non compartecipe in essa.

“Certo ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito tutte le cose è Dio.” - Eb 3:4

Qui l'omileta è perfettamente in accordo con l'originale ebraico del Sl 102. Allora perché lo applica al messia nel suo incipit? Per ragioni teologiche e retoriche, atte ad esaltare la figura del messia nell'incipit del suo lavoro. Oppure, di nuovo, fa confusione.

“Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato».” - Eb 5:5

Cristo fu fatto sommo sacerdote da Dio, non aveva di per sè quella posizione; e se la sua gloria consiste nell'essere sommo sacerdote in eterno, cosa era prima, quando era ancora inferiore agli angeli? Coautore della Creazione? Dunque era divino, ancora più elevato, ed è stato "innalzato" ad una condizione più bassa della prima. Una contraddizione in termini.

Il messia è "Dio con noi", perché Dio è trascendente e non sta in mezzo all'uomo. Il messia Lo rappresenta in tutto e per tutto, come apostolo, inviato: “egli è l'inviato [τὸν ἀπόστολον, ton apòstolon] di Dio e il sommo sacerdote della fede che professiamo" (Eb 3:1). E l'inviato rappresenta chi lo invia come se fosse lui: “Chi ascolta voi ascolta me. Chi disprezza voi disprezza me, ma chi disprezza me disprezza il Padre che mi ha mandato” (Lc 10:16).

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bgaluppi
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da bgaluppi »

Anche nel versetto di Giovanni che proponi entra in gioco la categoria della preesistenza, propria del pensiero ebraico. Giovanni Battista la utilizza.

“Sette cose furono create prima che il mondo fosse: la Torah, il pentimento, il Giardino dell'Eden (ie. Paradiso), Gehinnom, il Trono della Gloria, il Tempio, e il nome del Messia” - (Pes. 54a).

“Il Re Messia nacque fin dall'inizio della creazione del mondo, perché è entrato nella mente (di Dio), prima ancora della creazione del mondo.” - (Pesiqta Rab. 152B).

Come vedi, la tradizione ebraica spiega bene l'espressione di Giovanni. Allo stesso modo si deve interpretare Gv 8:58:

“In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono”.

Il Vangelo di Giovanni è stracolmo del concetto di preesistenza, non fisica ma figurata.
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bgaluppi
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da bgaluppi »

Un altro versetto giovanneo dove compare l'utilizzo del concetto di preesistenza è Gv 17:6:

“Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati”

Ciò è conforme a Rm 8:29:

“quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli”.

Il termine predestinati sarebbe meglio traducibile con preordinati. In questo caso, tuttavia, non si tratta proprio di preesistenza. Comunque, è ovvio che i credenti non esistevano prima che nascessero fisicamente; ma Dio li aveva già "visti". Allo stesso modo, secondo l'ebraismo, Mosè fu addirittura capace di “vedere” la Torah nella sua interezza prima di scriverla. Cos'era, quindi, la Torah, prima che fosse data all'uomo? La Torah è la sapienza di Dio, come Lui considera se stesso, noi e il Suo mondo. Essa preesisteva presso Dio prima che l'uomo fosse creato, come il messia.

Alla fine, certi concetti in sé non sono difficili e io so che li capisci benissimo. Sono anche molto belli, perché vanno a toccare temi come tempo e spazio, che i grandi fisici hanno affrontato. È curioso come molti grandi fisici padri della quantistica fossero ebrei, e c'è da chiedersi da dove abbiano tratto le loro intuizioni... C'è anche da chiedersi come molti esegeti cristiani non comprendano queste cose; se le ho comprese io su questo forum, è davvero curioso che non le abbiano comprese loro in decenni di studi ad alto livello. Credo che il problema sia che molti non vogliono capire, perché ciò costituirebbe una rottura con le convinzioni acquisite e causerebbe una necessaria revisione totale del loro pensiero e un abbandono della credenza religiosa cristiana, con annessi e connessi.
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Il Vangelo di Giovanni è stracolmo del concetto di preesistenza, non fisica ma figurata.
Bgaluppi, questa è una tua deduzione basata sulla tradizione ebraica, ma non possiamo essere certi che questa tua deduzione fosse anche di colui che scrisse il vangelo di Giovanni.
Con questo non voglio dirti che ti stai sbagliando di grosso, ma penso che non possiamo definire del tutto sbagliata l'idea di una preesistenza reale nel caso di Gesù.
Per esempio, l'inno ai colossesi (1,15-20) potrebbe essere interpretato in tal senso: " Il passo della lettera ai Colossesi parla del Figlio di Dio come “generato prima di ogni creatura”. Analogamente in Col. 1:18 si designa Gesù come il “ primogenito di coloro che risuscitano dai morti”, intendento dire che egli è il primo a essere stato risuscitato dai morti. È quindi possibile che Col. 1:15 significhi che Gesù è il primo a essere stato creato”. – Tratto dal libro “ La comunità del discepolo prediletto” di Raymond Brown, p.50.
In definitiva penso che in questi casi è meglio non essere troppo categorici.
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bgaluppi
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da bgaluppi »

Bgaluppi, questa è una tua deduzione basata sulla tradizione ebraica, ma non possiamo essere certi che questa tua deduzione fosse anche di colui che scrisse il vangelo di Giovanni.
E su quale tradizione e modo di pensare dovremmo basarci per analizzare le Scritture Greche, scritte da ebrei? Gli ebrei pensano così, e il pensiero cristiano non esisteva ancora. In Mishnè-Torà, Trattato sulla Penitenza, (VIII, 8) Maimonide spiega chiaramente in cosa consiste il mondo a venire, utilizzando la categoria della preesistenza:

“Se i Maestri lo chiamano "mondo a venire" (ha-'olam ha-bà), non è perché esso non possegga attualmente una sua realtà, nel senso che solo quando questo mondo [quello attuale] non ci sarà più, quel mondo verrà all'esistenza. Non è così! Esso già esiste in atto, come è detto: "Quanto grande è il bene che hai riservato a coloro che Ti temono, che hai approntato per coloro che hanno fede in Te" (Sl 31:20). E lo hanno chiamato "mondo a venire", perché quella vita sopravverrà cioè si manifesterà all'uomo solo dopo che avrà vissuto la vita di questo mondo, in cui noi esistiamo con un corpo e un'anima, come si verifica, all'inizio, per ogni creatura umana”.

Se dobbiamo analizzare i testi, scritti da ebrei intorno a Yeshùa l'ebreo, dobbiamo necessariamente pensare come gli ebrei pensano. La categoria della preesistenza è uno degli aspetti fondamentali, anche se non viene applicata sempre. È fondamentale perché gli ebrei affermano l'unicità e indivisibilità di Dio (Uno e Unico) e non ammettono che qualcuno o qualcosa possa esistere insieme a Dio.

Nella Scrittura la categoria della preesistenza è largamente utilizzata. Spessissimo si parla di cose future utilizzando il verbo al passato come se fossero già avvenute (come esemplifica Maimonide citato). Vedi, ad esempio, At 1:24, quando gli apostoli devono scegliere chi rimpiazzerà Giuda: “Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministero apostolico il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo”. In Dio tutto ciò che deve avvenire è come se fosse già avvenuto; la Scrittura è intrisa di questo modo di pensare, ed è importante che il lettore lo faccia suo, onde evitare di prendere cantonate, in molti casi. In Es 19:1 il testo ha letteralmente: “Nel terzo mese dall’uscita dei figli di Israele dalla terra d’Egitto, in questo giorno arrivarono al deserto del Sinày”; scrive Gianni:
Questo passo fece scervellare gli antichi rabbini. Non si doveva forse dire “in quel giorno”? Perché la Scrittura dice: “In questo giorno”? I traduttori moderni non si sono dati tanta pena. NR taglia corto: “Nel primo giorno del terzo mese, da quando furono usciti dal paese d'Egitto, i figli d'Israele giunsero al deserto del Sinai”. [...] Quell’evento accadde nel tempo di Dio e nella temporalità umana. Per l’uomo avvenne in quella data. Per Dio accade sempre: il suo popolo esce oggi dall’Egitto e oggi riceve la sua Toràh.
L'omileta dice che le strutture del tempio sono “simboli delle realtà celesti” (NR), “rappresentazioni tipiche delle cose nei cieli” (TNM). Come già detto, secondo gli ebrei il tabernacolo “preesisteva” già presso Dio e Mosè ne vide il modello (Es 25:9,40). Ancora scrive: “Rendono sacro servizio in una rappresentazione tipica e in un’ombra delle cose celesti; come Mosè, quando stava per completare la tenda, ricevette il comando divino: Poiché egli dice: ‘Guarda di fare ogni cosa secondo il modello che ti fu mostrato sul monte’” (Eb 8:5, TNM). Anche gli apocrifi hanno vivo il criterio della preesisenza, non reale: “Prima che il sole e i segni fossero creati, prima che le stelle del cielo fossero fatte, il suo nome fu nominato davanti al Signore degli spiriti” (Enoc 48:3). Abraamo aspirava a vedere i giorni messianici (cfr. 1Pt 1, 10-12) e Dio gli rivelò i giorni del messia (Gv 8:56). Quei giorni, pur essendo eventi futuri nella temporalità umana, erano già presenti. E gli esempi non finiscono qui.
Con questo non voglio dirti che ti stai sbagliando di grosso, ma penso che non possiamo definire del tutto sbagliata l'idea di una preesistenza reale nel caso di Gesù.
È sbagliata perché non appartiene al pensiero di chi ha scritto la Bibbia. Tu pretendi di leggere la Bibbia cambiando il modo di pensare dei suoi autori, ma ciò è un errore. Sarebbe come interpretare antichi testi come i Veda alla luce del pensiero illuminista moderno. Ogni testo deve essere letto sulla base del modo di pensare del popolo e del periodo a cui appartiene l'autore. Altrimenti si sbaglia. E questa è una regola fondamentale nello studio di testi antichi, non una "possibilità" ma una "necessità".
Analogamente in Col. 1:18 si designa Gesù come il “ primogenito di coloro che risuscitano dai morti”, intendento dire che egli è il primo a essere stato risuscitato dai morti. È quindi possibile che Col. 1:15 significhi che Gesù è il primo a essere stato creato”
È incredibile come gli esegeti cristiani debbano storpiare la Bibbia per avvalorare le loro dottrine pagane. Il passo di Colossesi lo spiega Paolo stesso: Yeshùa non è il primo della creazione, ma “il primo a risuscitare dai morti” (At 26:23); infatti, il primo uomo ad essere creato è Adamo, fino a prova contraria. “Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo.” (1Cor 15:47). Ma è ovvio che un uomo non sussiste in cielo, mentre il messia esiste in cielo; Yeshùa è l'uomo che diventa messia, ma prima non lo era (Rm 1:4), era il messia ad esistere, non Yeshùa; ma il mashiach chi è? Un uomo? Un dio? Un angelo? No, è una condizione, che può essere manifestata in un uomo (re,sacerdote) o, come spiega Besasea, anche in un periodo storico; "cielo" presso gli ebrei è un sinonimo di Dio, dunque Yeshùa è "da Dio" perché incarnò la condizione di messia che è uno stato che esiste "presso Dio", nella Sua "mente" (come anche Giovanni Battista, che incarnò simbolicamente Elia Gv 1:6). Ancora, Paolo dice: “Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia [il primogenito dei morti]; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta” (1Cor 15:22,23). Ap 2:8 dice: “Queste cose dice il primo e l'ultimo [Yeshùa], che fu morto e tornò in vita”; la NR mette una virgola per evidenziare che Yeshùa è il primo e l'ultimo come Dio, ma nel testo originale non c'è, e nella Scrittura il primo e l'ultimo è sempre Dio (anche in Apocalisse) ed è ben distinto dal messia: Yeshùa è “il primo e l'ultimo che fu morto e tornò in vita”, ossia l'unico a morire ed essere resuscitato da Dio in questo mondo.
In definitiva penso che in questi casi è meglio non essere troppo categorici
Non bisogna essere categorici, bisogna esaminare la Scrittura nel modo giusto e con molta attenzione, non come fanno i cristiani che estrapolano un versetto e lo spiegano come gli pare a loro. I Cristiani, sostenendo la divinità di Cristo e la sua sussistenza eterna, violano il più importante dei comandamenti sull'unicità e unità di Dio, come insegnato da Yeshùa: “«Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua"».” (Mr 12:28-30). Eppure, alcuni cristiani vorrebbero vedere nell'appellativo "Signore" rivolto a Yeshùa una prova della sua divinità... :-??

Guarda, ti riporto quanto giustamente scrive Besasea nella cartella su Biglino:
Moabiti e ammoniti erano popoli affini, entrambi discendenti dallo stesso patriarca Lot. Le loro divinità erano rispettivamente Moloch, che è la storpiatura di melech (Re) e Camosh, storpiatura di Camish (come l'uomo). Queste due divinità erano praticamente il culto straniero di YHWH. Chi faceva sacrifici a queste divinità credeva di farli ad YHWH allo stesso modo come chi oggi prega Gesu Cristo crede di pregare a YHWH essendo esso concepito come sua incarnazione.
I cristiani fanno lo stesso errore dei Moabiti, essendo la loro dottrina derivante dal mondo pagano. Trizzi, non voglio convincerti. Il tuo interesse ai commentari è lodevole perché sono sempre molto utili; ma bisogna sempre fare come i Bereani...
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Alen.chorbah
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da Alen.chorbah »

trizzi74 ha scritto:
bgaluppi ha scritto:Il Vangelo di Giovanni è stracolmo del concetto di preesistenza, non fisica ma figurata.
Analogamente in Col. 1:18 si designa Gesù come il “ primogenito di coloro che risuscitano dai morti”, intendento dire che egli è il primo a essere stato risuscitato dai morti.
Gesù non è stato il primo a godere della risurrezione molti altri prima di lui ne hanno tratto beneficio. Che la sua risurrezione è stata più speciale delle altre si, ed è su questo punto che va capita la primogenitura.
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da bgaluppi »

Giusto, Alen. Discorso complesso. Gli altri sono risorti, ma poi morti di nuovo. Cristo è risorto per vivere. La differenza è lì. In questo senso è primogenito dei morti, noi siamo morti finché non risorgiamo, allora saremo vivi.
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da trizzi74 »

bgaluppi ha scritto:Tu pretendi di leggere la Bibbia cambiando il modo di pensare dei suoi autori, ma ciò è un errore. Sarebbe come interpretare antichi testi come i Veda alla luce del pensiero illuminista moderno. Ogni testo deve essere letto sulla base del modo di pensare del popolo e del periodo a cui appartiene l'autore. Altrimenti si sbaglia. E questa è una regola fondamentale nello studio di testi antichi, non una "possibilità" ma una "necessità".
Non sono io a far questo, ma a volte sono gli stessi autori del N.T. che si sono distaccati dalla tradizione ebraica. Basti pensare alla discussione che è stata intrapresa un po’ di tempo fa inerente a “Satana nelle Scritture Ebraiche e Greche”. Ti ricorderai che è venuto fuori una totale divergenza tra gli ebrei e il pensiero esposto nelle Scritture Greche.
Quindi non mi meraviglierei se ci fosse una divergenza anche in relazione al modo di intendere la preesistenza di Cristo. Ti allego delle pagine che prendono in esame alcuni versetti del libro di Enoch ( tu hai citato solo il 48:3) che dimostrano come nel giudaismo era possibile accogliere delle idee differenti di preesistenza.
Allegati
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Commento su Enoch.pdf
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Re: Ebrei 1:10-12 / Salmo 102:25-27

Messaggio da trizzi74 »

mimymattio ha scritto:Trizzi che libro é?
https://www.ibs.it/vangelo-di-giovanni- ... d=53974639" onclick="window.open(this.href);return false;

A pag.403 c'è un excursus di ben 15 pagine dal titolo: " L'idea di preesistenza".
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