azione mediata, non originale
Trizzi, queste sono parole vane, non dimostrabili con la Scrittura, anzi, dimostrabili errate. Bisogna partire dal significato di un'omelia, che non è una lettera, né un trattato, né un resoconto. La Lettera agli Ebrei è un'omelia, un'esortazione da essere letta davanti alla comunità dei credenti. È un'esaltazione della figura di Yeshùa come messia, atta a spronate alla fede in lui.
Gianni scrive:
«Indubbiamente, Eb ha un
sottofondo giudaico su cui s’intesse lo scritto, date le sue basi prevalentemente poggianti sulle Scritture Ebraiche. Ciò ha fatto dubitare lo studioso Grässer che Eb sia uno scritto anche ellenistico. Che dire? Intanto, lo scrittore di Eb si colloca nell’ambito dell’opera missionaria posteriore di Paolo (intorno al 60 della nostra èra), distinguendosi come indipendente. Analizzando Eb sembrerebbe affiorare un ambiente spirituale attinente alla teosofia di Filone Alessandrino. Non possiamo neppure individuare in Eb elementi gnostici ben definiti, perché la gnosi apparve nel secolo successivo. Non è però necessario ricorrere al pensiero di Filone, basandosi sui passi che parlano della
preesistenza di Yeshùa. Se da una parte tale preesistenza non va certamente letta letteralmente all’occidentale, non va neppure riferita al pensiero filosofico greco. Piuttosto,
va compresa secondo la mentalità ebraica che con la categoria della preesistenza affermava la realtà delle verità più importanti.»
Abbiamo parlato della categoria della preesistenza, che è davvero fondamentale in questo caso, come spesso lo è negli scritti di Giovanni. È attraverso la categoria della preesistenza che devono essere inquadrate certe esposizioni. Ogni altro modo porta fuori dalle Scritture, o ci obbligherebbe ad affermare che l'omileta fa errori grossolani, influenzato dal pensiero greco.
Detto questo, bastano pochi ragionamenti per capire che l'utilizzo del Sl 102 che l'omileta fa, applicandolo al messia, è in funzione di un'esposizione retorica - anche molto elegante linguisticamente - tesa ad esaltare il messia come massimo rappresentante di Dio - infatti, è "Dio con noi" (Mt 1:23), è "come Dio"; non essendo Dio raggiungibile, il messia Lo rappresenta come Suo pari (ma è ovvio che non è Suo pari, come specificato nelle SG). Non è necessario fare salti mortali, che ci costringerebbero ad ammettere che l'omileta fa dei grossolani errori nelle sue citazioni, oppure a sconfessare il resto della Scrittura.
In Rm 1:4 Paolo afferma che l'ufficializzazione del messia in quanto tale avviene non prima della risurrezione: “dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità
mediante la risurrezione dai morti”. Il che significa che - prima di allora - il messia non esisteva ufficialmente. Infatti, se Yeshùa non fosse risorto, sarebbe stato semplicemente uno dei tanti uomini che hanno detto di essere il messia. Yeshùa è un
ben adàm, un essere umano, figlio di Adamo (vedi genealogia lucana); in quanto tale, “è stato fatto di poco inferiore agli angeli” (Eb 2:9), come ogni essere umano (cfr. Sl 8:4,5). Questo versetto da solo sconfessa ogni presunta possibilità della divinità di Yeshùa, e dunque una sua partecipazione alla creazione come strumento fisico; poiché Dio crea il mondo
per l'uomo, e non
tramite l'uomo come mezzo. Potremmo dire, invece, che Dio crea il mondo
per l'uomo e
con in mente l'uomo.
“per noi c'è un solo Dio, il Padre,
dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo,
mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale
anche noi siamo.” - 1Cor 8:6
Paolo afferma tre cose importanti: 1. tutte le cose sono da Dio, dunque
Dio è la fonte e l'artefice dell'esistenza; 2. il Cristo è il mezzo attraverso il quale ogni cosa esiste, ma non può essere la fonte né l'artefice perché questo è Dio (come appena specificato); 3. il Cristo è il mezzo attraverso il quale i credenti [noi, nel testo] esistono.
Ora, come non è Cristo ad essere il mezzo letterale della creazione dei credenti, ma è la ragione della loro esistenza spiritualmente parlando, non è il Cristo a partecipare letteralmente alla creazione come "mezzo", ma ne è la ragione. È la ragione per cui il mondo e i credenti esistono. Uno che è inferiore agli angeli, ossia un essere umano, come può essere mediatore fisico dell'atto incommensurabile della Creazione dell'universo? Ma ti rendi conto di cosa ci tocca discutere?
“e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù” - Ef 2:6
Qui Paolo dipinge i credenti come già resuscitati e assisi in cielo, nel mondo a venire; ma è ovvio che non è da intendersi letteralmente, per cui Paolo e i credenti, in quel momento, sono già in cielo. Sono categorie espressive, non espressioni letterali. È come se i credenti fossero già nel Regno dei Cieli.
“infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” - Ef 2:10
Qui i credenti, opera di Dio, sono
creati in Cristo; ma non significa che è stato Cristo a crearli, o che Cristo è compartecipe nella loro creazione fisica, ma solo che esistono spiritualmente
in virtù di lui.
“secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù” - Ef 3:1
Qui dice che Dio ha attuato il Suo disegno mediante il messia, ossia grazie alla sua nascita, morte e risurrezione; non è Cristo ad averlo attuato, è Dio ad attuarlo
mediante il Cristo. Di nuovo, egli è il mezzo, la ragione per cui Dio opera.
“Sia colui che santifica sia quelli che sono santificati provengono tutti da uno” - Eb 2:11
Il Cristo e i santificati
provengono tutti da Dio; quindi il Cristo proviene da Dio come tutte le cose provengono da Dio, che è fonte di vita.
E se proviene da Dio, significa che è parte della creazione, non compartecipe in essa.
“Certo ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito tutte le cose è Dio.” - Eb 3:4
Qui l'omileta è perfettamente in accordo con l'originale ebraico del Sl 102. Allora perché lo applica al messia nel suo incipit? Per ragioni
teologiche e retoriche, atte ad esaltare la figura del messia nell'incipit del suo lavoro. Oppure, di nuovo, fa confusione.
“Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato».” - Eb 5:5
Cristo fu fatto sommo sacerdote da Dio, non aveva di per sè quella posizione; e se la sua gloria consiste nell'essere sommo sacerdote in eterno, cosa era prima, quando era ancora inferiore agli angeli? Coautore della Creazione? Dunque era divino, ancora più elevato, ed è stato "innalzato" ad una condizione più bassa della prima. Una contraddizione in termini.
Il messia è "Dio con noi", perché Dio è trascendente e non sta in mezzo all'uomo. Il messia Lo rappresenta in tutto e per tutto, come apostolo, inviato: “egli è l'inviato [τὸν ἀπόστολον, ton apòstolon] di Dio e il sommo sacerdote della fede che professiamo" (Eb 3:1). E l'inviato rappresenta chi lo invia come se fosse lui: “Chi ascolta voi ascolta me. Chi disprezza voi disprezza me, ma chi disprezza me disprezza il Padre che mi ha mandato” (Lc 10:16).
Potrei continuare...