Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Marco, io non studio la Scrittura in virtù della mia fede, ma in modo oggettivo a prescindere dalla fede. Il mio discorso sulla fede è separato dallo studio della Scrittura. Questo l'ho puntualizzato:

“Yeshùa, come nuovo Adamo, è generato direttamente da Dio. Che uno ci creda o no non è rilevante, conta solo ciò che è scritto; visto che qui siamo ad esaminare le Scritture Greche, dobbiamo necessariamente considerare quanto affermano le SG. Quindi fermo subito chi vorrà affermare che stiamo facendo discorsi basati sulla fede. Ciò che diciamo è basato su quanto scritto nelle SG”.
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

La perfezione è assenza di bisogni. Ciò che è perfetto è a se stante e non necessita di nulla. Inoltre la perfezione implica il possedere la totalità delle caratteristiche e degli attributi.
Infatti Dio non ha bisogno di niente e di nessuno, tantomeno dell'uomo. Il Suo atto creativo è basato sulla volontà, non sul bisogno. Dio crea l'uomo in virtù di un atto di amore. Leggendo Genesi si comprende che l'uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio ed è inserito in un ambiente perfetto, che gli consente di non avere bisogno di nulla. Essendo a immagine e somiglianza di Dio non può essere già tarato dalla nascita, altrimenti sarebbe a immagine e somiglianza di qualcosa di tarato.
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Gianni
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Gianni »

Scusate, ma credo che questa discussione dia adito solo a polemiche, tra l’altro del tutto infruttuose.
Forse è sbagliato il tema (Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica).
Provate a leggere come se fosse: Il Corano alla luce dell'interpretazione cristiana. Ciò innescherebbe incomprensioni e polemiche già in partenza, perché vi è implicato il credo. La stessa cosa vale per il tema scelto.

Ben diverso se il tema fosse: Scritture greche alla luce dell’ambiente giudaico in cui sorsero. Qui il credo è del tutto escluso. Si andrebbe dal semplice “Yeshùa scese a Capernaum e salì a Gerusalemme” (per capire perché scese e poi salì), al meno semplice racconto dei porci (per capire che mai ci facessero dei maiali in Palestina), al più complesso “chi ha peccato, lui o i suoi genitori?” (per capire quale convinzione ebraica c’era dietro).
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Sono d'accordo con Gianni. Sarebbe una discussione anche molto piú interessante. Se Giorgia è d'accordo, potremmo cambiare il titolo e procedere sul nuovo percorso.
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Daminagor
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Daminagor »

Scusate, ma credo che questa discussione dia adito solo a polemiche, tra l’altro del tutto infruttuose
Caro Gianni, sono parzialmente d'accordo con te.
In realtà il problema, più che riguardare il nome della cartella, riguarda l'approccio al confronto.
Se apriamo una cartella in cui si da spazio all'analisi delle SG alla luce dell'ebraismo, occorre ascoltare ciò che i fratelli ebrei hanno da dire. E' chiaro che la discussione diventa infruttuosa quando noi con le nostre traduzioni e le nostre convinzioni prima chiediamo un confronto agli ebrei, e poi pretendiamo di contestare le loro affermazioni solo perchè non ci piacciono.
Se Bèsasèa ha detto che certe parole secondo la tradizione vogliono dire una cosa invece che un'altra, se ne prende atto, punto e fine. Invece ogni volta che chiediamo aiuto agli amici ebrei (che oltre ad essere madrelingua sono anche studiosi di un certo livello) finiamo per contestare quello che dicono perchè sostanzialmente demolisce tutte le nostre credenze occidentali. E ci credo che gli passa la voglia di intervenire...mi stuferei anche io di essere chiamato a dare una consulenza a qualcuno che non solo rifiuta il 90% di quello che gli spiego, ma pretende persino di controbattere su argomenti linguistici e culturali che non gli appartengono e che conosce con marginalità.
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Gianni
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Gianni »

Questione complessa, Daminagor. Forse, chissà, è meglio lasciar perdere la discussione e affrontarla su singoli passi biblici se e man mano che si presentano.
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Daminagor
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Daminagor »

Questione complessa, Daminagor. Forse, chissà, è meglio lasciar perdere la discussione e affrontarla su singoli passi biblici se e man mano che si presentano.
Che sia una questione complessa non ci sono dubbi, altrimenti non avremmo bisogno di studiare.
Io avevo fatto una domanda precisa riguardo il termine figli di Dio. Bèsasèa ha risposto argomentando con chiarezza. Invece di prendere atto della sua risposta e andare avanti, abbiamo aperto la solita vecchia solfa in difesa del cristianesimo. Soprattutto, faccio notare una cosa: noi non-ebrei conosciamo le scritture greche ed ebraiche e poco più.. alcuni masticano un pò di ebraico....gli amici ebrei invece conoscono le sfumature della loro lingua, entrambe le scritture e in più kilometri di altri testi appartenenti alla loro immensa tradizione che per noi sono quasi inaccessibili. Ora, facendo il ragionamento dello scemo, chi ha più voce in capitolo? E' un pò come il diplomato alla scuola radioelettra che vuole spiegare all'ingegnere elettronico come funzionano le cose...
Armageddon
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Armageddon »

E' un pò come il diplomato alla scuola radioelettra che vuole spiegare all'ingegnere elettronico come funzionano le cose...
=)) Daminagor in effetti....

Vorrei aggiungere una cosa....da parte mia che do un peso specifico alla STORIA...piuttosto che al resto...
Se si parla del Messia Gesù...gli ebrei e parlo non solo di rabbini ma anche storici e archeologi...oltre che attraverso un fattore scritturale...ovvero che attraverso il tanack non vedono codesto uomo come il vero Messia...mi han fatto notare che oltre i miracolosi poteri indimostrabili di cui le SG parlano attribuitegli...storicamente di ciò che doveva fare per Israele e il mondo di quest' uomo non c'è traccia e ne uno straccio di prova!

Interessante! :-?
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Daminagor, è vero ciò che dici, ma... A volte io non riesco a prescindere da una lettura oggettiva del testo biblico. Un discorso è se si affrontano versetti dove i significati possono essere oscuri in virtù dei termini ebraici e delle simbologie che possono presentare, un altro è quando un significato è chiaro e oggettivo. Nel caso del re, chiamato figlio da Dio, io non riesco a vederci alcun significato se non quello che il testo esprime: il re è figlio (secondo un rapporto non generativo, ma relazionale). Non vorrei, allora, che le interpretazioni vadano ad annullare quello che il testo dice chiaramente. Questo è esattamente ciò che lamentava Yeshùa quando aveva a che fare con scribi e farisei.

Le Scritture Greche presentano Yeshùa come messia re, dunque applicano il concetto di figliolanza relazionale di figlio di Dio. Davide fu intronizzato e chiamato figlio, Yeshùa fu intronizzato e chiamato figlio, in riferimento all'intronizzazione del re di Sl 2:7:

“e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».” — Lc 3:22

“Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato».” — Eb 5:5
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Israel75
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Israel75 »

Il confronto va fatto con il resto della letteratura ebraica di cui la Bibbia ne è solo una minima parte.
Chiedo scusa ma una simile affermazione equivarrebbe a dire che la Torah o i 10 Comandamenti sono un minima parte. Certo , come numero di scritti magari, che è quello che intendevi (probabilmente :-) :-) :-) ), ma come importanza ne sono la massima.

Riguardo al problema del figlio di DIO Armagg. ti è mai venuto in mente che i discepoli dopo la venuta di Gesù dovevano interfacciarsi al mondo dei gentili (che ragionavano e parlavano in maniera "ellenica"); ai quali per esempio certi riti come la circoncisione non vennero richiesti? Da qui deriva sicuramente il modo più affabile e meno dottrinale di esporre ad un popolo di mentalità ben diversa certi appellativi o concetti.

Avrei voluto scrivere una piccola relazione , Gianni mi aveva anche "stimolato" ma sono un lazzarone :d :d :d e posso solo brevemente affermare che dire che "pensavano da Ebrei pur scrivendo in greco" è corretto , ma incompleto a mio avviso.Lo dico come corollario non come contestazione . In linguistica si studia una teoria che è anche largamente condivisa detta di Sapir-Whorf. Parlare un certo linguaggio , detta brutalmente, tutti i giorni e viverlo per anni ti porta in qualche modo a modificare il tuo modo di ragionare (o di vedere il mondo). Paolo quindi ragionava da Ebreo , ma anche in parte da Greco. Era "ambidestro diciamo" e assorbì indubbiamente alcuni "modi" di esprimersi tipicamente occidentali. Perchè? Perchè altrimenti non sarebbe stato compreso....
Se si parte da questa base alcuni versetti sono ancora più chiari a mio avviso, comunquesia la tematica legata alle teorie di scienze linguistiche sono complesse io ho solo riassunto moooolto brevemente. :-)

Grazie per il contributo, e buon proseguo. :-) :-) :-)
Ultima modifica di Israel75 il martedì 4 luglio 2017, 20:58, modificato 1 volta in totale.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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