Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Besa, aspetta. Un versetto alla volta. #:-S
Rimane il fatto che egli dice di avere il potere di dare (suicidio, proibito) e riprendere la vita. Il fatto però di sapere in anticipo di risuscitare, rende di fatto inefficiente e nullo il "sacrificio".
Se tu scegli coscientemente di offrire la tua vita al posto di quella di tuo figlio, o di una persona che ami, si tratta di suicidio? Il suicidio è unicamente disprezzo per la propria vita, e non presenta un atto di amore verso alcuno. Egli "sapeva" di riceverla di nuovo, tuttavia pregò Dio che gli risparmiasse - se fosse stato possibile - quella sorte. Ma non fu possibile (Dio non risponde, perché deve pregare tre volte), dunque accettò con fede la volontà di Dio. Il fatto di sapere e di credere che la ricevesse di nuovo, annulla l'atto del sacrificare una vita umana (la sua; alla fine, Yeshùa vive, dunque nessuna vita è persa), ma non l'atto di fede e l'espletamento del sacrificio, che è basato sull'amore e la rinuncia di se stessi in favore del prossimo (“ama il tuo prossimo come te stesso”; qual'è il modo più grande di dimostrare questo amore nei fatti? “Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici” - Gv 15:13).

Abraamo pose Isacco sull'altare e si apprestò a sacrificarlo, fiducioso che Dio non avrebbe preteso la morte di colui che - secondo la promessa fatta - sarebbe divenuto capostipite di future generazioni. Ma ciò che contava fu l'atto. In un certo senso, il sacrificio fu espletato, ma Isacco non morì. Dio non voleva il sangue di Isacco, voleva l'atto di fede. Allo stesso modo, Dio non è interessato al sangue di Yeshùa, ma al suo atto di amore e di fede, che in questo caso avviene realmente perché è ovvio che un tale sacrificio (offrire coscentemente e volontariamente la propria vita per quella degli altri) non poteva essere espletato solo simbolicamente o a parole. Come il sacrificio animale prevede il sangue, anche quello di Yeshùa lo prevede; ma è ovvio che a Dio non interessi il sangue, e che il sangue ha un significato simbolico (il sangue è la vita).

Mangiare il corpo e bere il sangue è un segno fatto "in memoria" di quel sacrificio, e lo rende vivo nel presente. Come Pesach rende presente l'uscita dall'Egitto, avvenuta millenni orsono. Il corpo e il sangue simboleggiano l'offerta di se stesso al posto degli altri, ma la cena del Signore non è un rito di teofagia (come invece lo interpretano i cattolici attraverso la transustanziazione); è solo un segno fatto in memoria, che rende reale nel presente quell'unico sacrificio avvenuto duemila anni fa.

Con Zc 9:9 mi riferivo unicamente alla venuta in umiltà, in groppa d'asino.
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Mi dispiace dover interrompere questa interessante discussione ma devo prepararmi per partire. Riprenderò stasera, o domani.
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Manteniamoci sull'ottimo principio esposto da Besasea: “Se lo scopo dello studio è verificare cosa dicono i testi, allora bene, se invece se ne deve per forza dedurre su cosa si debba credere o no, allora non va bene.”

Continuiamo a esporre cosa dicono le Scritture Ebraiche e quelle Greche, senza incorrere nell'errore di voler convincere nessuno o di mostrare chi sbaglia e chi è nel giusto. L'unico modo per un confronto serio ed educativo, nel nostro caso, è restare obbiettivi al testo. Poi, ognuno trae le dovute conclusioni. :-)
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Besasea, ti rispondo appena posso.
AKRAGAS
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da AKRAGAS »

Besàseà ha scritto:Chi gli da il comando non è HaShem, ma haelohim. La presenza della he determinativa in questo contesto è indice di divinità straniera.
Puoi darmi un riferimento di questa deduzione?
Grazie.
Shalom.
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Alen.chorbah
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Alen.chorbah »

Sinceramente anche io sono rimasto sorpreso da questa deduzione, è la prima volta che la sento. Non capisco da dove possa uscire. Giuseppe Flavio che è vissuto nel primo secolo ed era di scuola farisaica nello scrivere le sue antichità giudaiche per esempio da la classica interpretazione:
Libro I:224 Questo l'aveva ottenuto secondo il volere di Dio. Ma Egli volle
mettere alla prova la sua pietà verso di Lui; gli apparve e numerando tutti i
benefici che gli aveva concesso, come lo avesse reso più forte di tutti i suoi
nemici, la benevolenza che gli dimostrava con la presente felicità e il suo figlio
Isacco,glidomandòchedipropriamanol’offrisseinsacrificioaLui.
Gli ordinò di prendere il fanciullo e condurlo sul monte Moriah, quivi innalzasse
un altare e l'offrissi in olocausto. Così egli doveva manifestare la sua pietà verso
di Lui mostrando di sapere anteporre ciò che è gradito a Dio, anche al di sopra
della vita di suo figlio.
Libro I:225 - 2. Abramo, dunque, per nessun motivo giudicando lecito
trascurare l'obbedienza a Dio, ritenendo anzi di dovere esserGli sottomesso in
tutto come a Colui la cui provvidenza fa vivere tutti coloro ai quali Egli è
favorevole, celò alla moglie il comandamento di Dio e il disegno che aveva sul
sacrificio del ragazzo, né lo manifestò ad alcuno dei servi, che forse l'avrebbero
distolto dall'obbedienza a Dio; prese Isacco e due servi e, caricate sull'asino tutte
le cose necessarie al sacrificio, si avviò verso il monte.
Libro I:233 E il fatto sarebbe avvenuto se non fosse intervenuto Dio, il quale
gridò chiamando Abramo per nome vietandogli l'uccisione del figlio. Non era
per cupidigia di sangue umano che Egli aveva comandato di sacrificare il figlio,
né Egli l'aveva fatto padre per poi rapirgli così barbaramente il figlio, ma fu con
la volontà di provarlo e vedere se era pronto a osservare anche simili ordini.
Libro I:234 Ora che ha compreso le sue disposizioni e la sua profonda pietà, si
compiace di quanto Egli gli aveva concesso, e per l'avvenire avrà ogni cura di lui
e della sua stirpe. Il figlio vivrà a lungo e, dopo una vita felice, lascerà grandi
beni a una discendenza virtuosa e legittima.
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Besasea, mi sembra una interpretazione un po' spinta, visto che Rashi non la sostiene, e neppure Flavio, come giustamente Alen ha precisato. Le parole "successe dopo queste cose" possono benissimo indicare la successione temporale, senza che necessariamente sia implicito un collegamento. Ma è possibilissimo anche un collegamento semantico. Inoltre, haelohim compare centinaia di volte nella Scrittura proprio in riferimento a Dio (IL Dio, HaShem), e non si comprende perché proprio qui, invece, debba essere riferito a un giudice straniero.

Sanhedrin 89b offre una interpretazione del tutto diversa dalla tua riguardo alle parole “dopo queste cose”. Rashi la cita, e cita anche Gen. Rabbah 55:4. Inoltre, non mette in dubbio che haelohim sia riferito a Dio. Se non sbaglio, tra le preghiere del mattino si include il racconto della akeidah (legatura di Isacco) dicendo qualcosa di simile: "Signore dell'Universo, come nostro padre Abraamo non ebbe compassione per il suo unico figlio a costo di fare la Tua volontà [quella di Dio, non del giudice straniero]..."; e per Rosh Hashanah si rievoca la akeidah suonando un corno di montone, in reminiscenza del montone che servì a rimpiazzare Isacco come offerta.

Secondo me, tu parti da un presupposto e adatti il testo ad esso, mi sbaglierò. Sembra che tu voglia negare a tutti i costi la possibilità che HaShem possa aver anche solo chiesto di sacrificare un essere umano, e su questa idea basi la tua esegesi.

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Daminagor
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Daminagor »

Secondo me, tu parti da un presupposto e adatti il testo ad esso, mi sbaglierò. Sembra che tu voglia negare a tutti i costi la possibilità che HaShem possa aver anche solo chiesto di sacrificare un essere umano, e su questa idea basi la tua esegesi.
La questione è più complessa di quanto noi sappiamo. Le opinioni sono divergenti anche all'interno dell'ebraismo... Ad esempio si è dibattutto sul fatto che la vicenda della "legatura di Isacco" sia stata tutta una visione, oppure sul significato della prova che Dio pone di fronte ad Abramo, ecc. Credo sia un passaggio chiave e meriti una profonda analisi. Cerchiamo solo di non cadere nell'errore di voler insegnare agli ebrei la loro storia
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bgaluppi
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da bgaluppi »

Certo, Daminagor, ma io mi baso sull'ebraismo per capire la legatura di Isacco (vedi Consulenza Ebraica al link da me indicato), e la lettura di Besasea è certamente alquanto insolita. Comunque ha ragione Besasea sul discutere la legatura di Isacco a parte (c'è già una dscussione apposita).
Armageddon
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Re: Scritture greche alla luce dell'interpretazione ebraica

Messaggio da Armageddon »

In questa discussione poco importa l'identità di haelohim, ma è chiaro che non può essere HaShem perché il culto di HaShem non ha mai previsto sacrifici umani, anzi li condanna. Dio dice che non gli è mai passato per la mente, come ben attestato dal verso dei profeti citato


Besasea se non erro non è biblico anche il fatto che il sacrificio di un uomo possa redimere l intera umanità dal peccato?
“L’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1:29)

Questo non è compito solo di Yahweh?

Saluti
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