Certo, vista la loro storia. Ma c'è in loro anche una strana forma di gelosia, tradita dal fatto che spesso sento dire che gli stranieri si sono appropriati di ciò che "appartiene" a loro. Non è forse la volontà di Dio che tutti gli uomini giungano alla conoscenza della verità?il fatto di "tenere per sè" una parte di conoscenza mi pare tutt'altro che arroganza o fondamentalismo. E' sopravvivenza
Quello che intendo dire è che a volte, la conoscenza (anzi la ricerca), se procede in una sola direzione, produce l'effetto opposto, perché irrigidisce la mente impedisce di aprirsi a valutare possibilità diverse. I maestri della Torah sono i primi ad insegnare la molteplicità semantica della Scrittura... Per poi dire: "qui vuol dire questo e solo questo"? Sembra una contraddizione. Come giustamente afferma Shazarahel, “Perché certi elementi siano stati filtrati dall'ambiente esterno non lo ritengo un criterio sufficiente per ritenerli meno casher!”; aggiungo che, per quanto ne so, niente avviene per caso e tutto avviene per un motivo, specialmente nel caso di Israel; il fatto che Dio abbia permesso le diaspore, potrebbe anche aver costituito un motivo di arricchimento, e non necessariamente di "contaminazione". Prova di ciò è il fatto che l'angeologia si sviluppò all'interno di Israele, e non credo che i maestri di allora (tra l'esilio e il periodo del secondo tempio) fossero ignoranti e non conoscessero la Scrittura. Un popolo non può pensare di vivere fermo in un'epoca, perché il mondo cambia, le società mutano, e la rivelazione di Dio giunge "adattandosi" ai mutamenti umani. Oggi, un profeta non parlerebbe certo nei termini in cui parlava Mosè.Nessuno ha la verità, e sono d'accordo...ma se c'è qualcuno che ci si avvicina di certo è chi almeno sa leggere bene quello che c'è scritto e ha alle spalle millenni di studi e analisi.