Re: Preesistenza, peccato e libero arbitrio
Inviato: venerdì 3 febbraio 2017, 16:47
Ho scoperto il punto di vista orientale (asiatico/indiano) sulla creazione ed è interessante fare un confronto con alcune scritture.
Accenno alla tradizione orientale: Nella loro grande osservazione della creazione, gli orientali sono giunti alla conclusione che un essere supremo e superiore (a volte chiamato Ohm) abbia creato tutto. la distinzione tra il creatore e la creazione è questa: il creatore è un essere composto da una sola unità. Egli è Uno. Mentre tutta la creazione è formata dalla dualità. Questa dualità è osservabile e quantificabile attraverso il concetto di yin e di yang. Ogni cosa è composta sia da elementi yin che elementi yang.
Veniamo al dunque. Quando Dio dice "creiamo l'uomo a nostra immagine". Potrebbe essere che la somiglianza con Dio stava nell'essere una forma di vita unica (nel senso di unità) e non una forma duale. Così si apre una prospettiva: l'uomo non rientrava nel ciclo tipico della natura nascita-morte-rinascita. Ma ne era al di sopra e questo lo rendeva simile a Dio e la sua vita non avrebbe avuto un termine.
Arriva il divieto di mangiare dell albero della conoscenza del bene e del male.
quest’albero propone a chi lo mangia di ottenere una dualità che evidentemente non esisteva prima.
dopo avere mangiato del frutto proibito, l'uomo perde la sua qualità di Unità e rientra nella dualità come il resto del creato e si assoggetta agli stessi cicli biologici della natura di cui nascita-morte-rinascita
Riacquistare l’Unità perduta
Ma nel giardino dell’Eden, ovvero nel paradiso perduto, vi era anche l’Albero della Vita.
Purtroppo non ci sono tantissime informazioni al riguardo, ma alcuni dettagli interessanti.
Il primo riferimento all’Albero della Vita si trova in Genesi 3:22.
Dopo che l’uomo mangia del frutto proibito, viene scacciato dall’Eden e si legge: “Dio disse allora: <<Ecco l’uomo è divenuto simile a uno di noi conoscendo il bene e il male (altre traduzioni rendono <<Ecco l’uomo si è eretto a giudice del bene e del male>>)) e ora perché non stenda la mano e realmente prenda anche del frutto dell’albero della vita a mangi e viva a tempo indefinito…>> Allora Dio lo mandò fuori del giardino di Eden.”
In altre parole, vi era un albero che concedeva la vita, la vita eterna. Per fare questo, doveva in qualche modo mantenere (opppure riportare) l'uomo nella sua condizione originaria.
Dopo il riferimento di Genesi 3:22, non ci sono più accenni all’albero di vita senonché nell’ultimo capitolo dell’ultimo libro biblico.
Apocalisse 22: 1,2 spiega: “Ed egli [Dio] mi mostrò un fiume d’acqua di vita, chiaro come cristallo, che usciva dal trono di Dio e dell’Agnello in mezzo alla sua ampia via. E al di qua e al di là del fiume c’erano alberi di vita che producevano dodici raccolti di frutta, dando i loro frutti ogni mese. E le foglie degli alberi erano per la guarigione delle nazioni.”
Al di là dell’aspetto simbolico o meno di questa descrizione, l’idea che viene veicolata è che gli “alberi di vita” sono del tutto particolari: hanno dodici stagioni fruttifere.In altri termini, non rientrano nel ciclo di nascita-morte-rinascita!! In effetti non muoiono e producono di continuo. E, guarda caso, le loro foglie servono per la “guarigione” dell’umanità. Chissà...Renderanno all’umanità ciò che aveva posseduto per un breve tempo: un ciclo di vita diverso da quello che conosciamo oggi e la prospettiva di vivere per sempre, tornando ad essere a immagine di Dio.
Accenno alla tradizione orientale: Nella loro grande osservazione della creazione, gli orientali sono giunti alla conclusione che un essere supremo e superiore (a volte chiamato Ohm) abbia creato tutto. la distinzione tra il creatore e la creazione è questa: il creatore è un essere composto da una sola unità. Egli è Uno. Mentre tutta la creazione è formata dalla dualità. Questa dualità è osservabile e quantificabile attraverso il concetto di yin e di yang. Ogni cosa è composta sia da elementi yin che elementi yang.
Veniamo al dunque. Quando Dio dice "creiamo l'uomo a nostra immagine". Potrebbe essere che la somiglianza con Dio stava nell'essere una forma di vita unica (nel senso di unità) e non una forma duale. Così si apre una prospettiva: l'uomo non rientrava nel ciclo tipico della natura nascita-morte-rinascita. Ma ne era al di sopra e questo lo rendeva simile a Dio e la sua vita non avrebbe avuto un termine.
Arriva il divieto di mangiare dell albero della conoscenza del bene e del male.
quest’albero propone a chi lo mangia di ottenere una dualità che evidentemente non esisteva prima.
dopo avere mangiato del frutto proibito, l'uomo perde la sua qualità di Unità e rientra nella dualità come il resto del creato e si assoggetta agli stessi cicli biologici della natura di cui nascita-morte-rinascita
Riacquistare l’Unità perduta
Ma nel giardino dell’Eden, ovvero nel paradiso perduto, vi era anche l’Albero della Vita.
Purtroppo non ci sono tantissime informazioni al riguardo, ma alcuni dettagli interessanti.
Il primo riferimento all’Albero della Vita si trova in Genesi 3:22.
Dopo che l’uomo mangia del frutto proibito, viene scacciato dall’Eden e si legge: “Dio disse allora: <<Ecco l’uomo è divenuto simile a uno di noi conoscendo il bene e il male (altre traduzioni rendono <<Ecco l’uomo si è eretto a giudice del bene e del male>>)) e ora perché non stenda la mano e realmente prenda anche del frutto dell’albero della vita a mangi e viva a tempo indefinito…>> Allora Dio lo mandò fuori del giardino di Eden.”
In altre parole, vi era un albero che concedeva la vita, la vita eterna. Per fare questo, doveva in qualche modo mantenere (opppure riportare) l'uomo nella sua condizione originaria.
Dopo il riferimento di Genesi 3:22, non ci sono più accenni all’albero di vita senonché nell’ultimo capitolo dell’ultimo libro biblico.
Apocalisse 22: 1,2 spiega: “Ed egli [Dio] mi mostrò un fiume d’acqua di vita, chiaro come cristallo, che usciva dal trono di Dio e dell’Agnello in mezzo alla sua ampia via. E al di qua e al di là del fiume c’erano alberi di vita che producevano dodici raccolti di frutta, dando i loro frutti ogni mese. E le foglie degli alberi erano per la guarigione delle nazioni.”
Al di là dell’aspetto simbolico o meno di questa descrizione, l’idea che viene veicolata è che gli “alberi di vita” sono del tutto particolari: hanno dodici stagioni fruttifere.In altri termini, non rientrano nel ciclo di nascita-morte-rinascita!! In effetti non muoiono e producono di continuo. E, guarda caso, le loro foglie servono per la “guarigione” dell’umanità. Chissà...Renderanno all’umanità ciò che aveva posseduto per un breve tempo: un ciclo di vita diverso da quello che conosciamo oggi e la prospettiva di vivere per sempre, tornando ad essere a immagine di Dio.