Re: Lo Spirito Santo.
Inviato: giovedì 19 gennaio 2017, 16:43
Bello. E' un piacere leggerti.
Apporti alcuni elementi interessanti alla mia ricerca e ti ringrazio di cuore.
La pneumaotologia nell'Apocalisse non è certo molto sviluppata (così come altre dottrine), malgrado ciò credo sia possibile trarre da questo strano scritto qualche spunto interessante, che ti sottopongo di seguito.
Nella certezza i nostri siano e rimangano solo degli scambi di materiale utile alle nostre ricerche e non avendo in me (sono sicuro sia reciproco) alcuna velleità di vincere chissà che cosa, ti abbraccio caramente.
Lo Spirito e nell’Apocalisse
Nella Rivelazione, libro ad alto valore simbolico proprio del suo genere letterario, scritto in greco da un semita convertito alla Via, lo Spirito Santo è menzionato in almeno 5 metafore.
In ragione del carattere profetico del libro gli echi che ne emergono sono fortemente influenzati e più vicini alla mentalità ebraica piuttosto che a quella neotestamentaria.
Lo Spirito, nell’Apocalisse, non è visto, come sovente appare nel NT, presente nell’assemblea dei credenti, o in seno agli stessi in quanto dimora di Dio ovvero come garante del nostro rilievo in Cristo Gesù; la sua figura è piuttosto presentata in maniera concreta, in azione nel mondo nel tentativo di testimoniare la verità in Cristo Gesù (Ap 19:10).
In Ap 1:10 e 4:2 lo Spirito agisce in favore di Giovanni, isolato a Patmos per la testimonianza di Gesù, per introdurre il profeta nella scena spirituale, al fine di confidargli la rivelazione. Giovanni contempla il Figlio dell’Uomo in gloria (1:10) e riceve detta rivelazione in merito alla storia profetica della chiesa (Ap 2-3).
Dopo questo lo stesso Spirito permette a Giovanni di essere testimone della scena profetica rivolta al mondo (4:2 ss; 17:3 nel deserto; 21:10 su una montagna).
I 7 Spiriti
In 4 occasioni lo Spirito appare in Apocalisse investito di pienezza (7) in perfetta linea con l’AT senza contraddire l’unità dello Spirito secondo la teologia paolina (Ef 4:4).
Le prime due mezioni hanno a che fare con la rivelazione della storia partendo dal centro d’interesse ecclesiale
1. Ap 1:4-5
I saluti rivolti da Giovanni alle 7 chiese (pienezza simbolica, le chiese all’epoca erano molte di più in quella regione) proviene dal Dio eterno, lo Spirito e Gesù. Qui lo Spirito è l’agente diretto della potenza divina nella settuplice perfezione della sua azione. Lo Spirito si mantiene qui davanti al trono di Dio.
2. Ap 3:1
Ai Sardi il Signore si presenta con i 7 Spiriti (la pienezza con la quale governa il mondo) e le sette stelle (gli angeli delle 7 chiese).
Le altre due menzioni sono in rapporto alla scena celeste che Giovanni è invitato a contemplare (Ap 4-5)
3. In Ap 4:5 il Signore è visto come Creatore e i 7 Spiriti sono comparati a 7 lampade, emblema degli attributi di Dio nella sua azione di giudizio per portare la luce al mondo. I santi si pongono in adorazione di fronte al Re dei re.
4. In Ap 5:6 il Signore è qui visto come Redentore. Come l’Agnello ha 7 corna (simbolo di potenza), i 7 Spiriti sono comparati qui a 7 occhi (non più 7 lampade) che rappresentano la pienezza di governo e di controllo di Dio (2 Cr 16:9). I santi nel loro ufficio sacerdotale ricevono delle coppe d’oro che contengono i profumi delle loro preghiere e delle arpe sulle quali cantano un cantico nuovo alla gloria dell’Agnello, il Redentore.
Queste quattro menzioni confermano se vogliamo la profezia messianica di Isaia 11:1-2.
Nel tabernacolo la menorah illumina la scena (Es 25:31-37), allo stesso modo in Cristo, sacrificio cultuale, vera luce, si manifesta la pienezza dello Spirito di Dio, è grazie allo Spirito che Giovanni e gli adoranti comprendono lo svolgersi della storia.
Il settuplice messaggio alle chiese (Ap 2 et 3)
7 volte lo Spirito dice alle chiese “chi ha orecchi intenda ciò che lo Spirito dice…”.
A differenza dell’insegnamento paolino, come detto, lo Spirito non dimora qui all’interno della chiesa o del credente. Giovanni lo descrive nell’azione di valutatore etico e giudice.
Sette volte per ogni chiesa è ripetuto questo appello spirituale. Il Signore Gesù ha utilizzato lo stesso incedere in Matteo 13:9, 43).
In ognuno dei messaggi agli angeli delle chiese si fa riferimento a chi vince, al vincitore.
L’appello non è coniugato al plurale ma rivolto all’individuo (al rappresentante mistico della chiesa). Il messaggio però non è rivolto solo a quel rappresentante, a quella chiesa specifica, ma a tutte le chiese che ascoltano. Il settuplice messaggio è dunque unico e valido in tutte le epoche.
In Ap 14:13 vengono presentate sette scene successive e la quinta di queste menziona lo Spirito.
Una voce dal cielo pronuncia una benedizione su coloro che muoiono nel Signore. Sono pervenuti alla morte tramite il martirio e lo Spirito dona loro la sicurezza del loro meritato riposo (cfr. 1 Cor. 15:58).
In Ap 22:17 infine, troviamo l’ultima menzione dello Spirito, alla conclusione della rivelazione.
Al termine della rivelazione Gesù entra in scena senza intermediari (Ap 22:16 a differenza di 1:1), da Figlio dell’uomo, cambia abiti e diventa lo Sposo.
La rivelazione ha convinto gli adoranti che partecipano a questa grande liturgia (1:3), Gesù è il Signore, la stella lucente del mattino (22:16) secondo la profezia di Isaia.
Una convinzione questa che deriva dall’azione dello Spirito Santo (22:17), e gli uomini e le donne soddisfatti e sereni invitano altri a bere gratuitamente dell’acqua della vita.
Apporti alcuni elementi interessanti alla mia ricerca e ti ringrazio di cuore.
La pneumaotologia nell'Apocalisse non è certo molto sviluppata (così come altre dottrine), malgrado ciò credo sia possibile trarre da questo strano scritto qualche spunto interessante, che ti sottopongo di seguito.
Nella certezza i nostri siano e rimangano solo degli scambi di materiale utile alle nostre ricerche e non avendo in me (sono sicuro sia reciproco) alcuna velleità di vincere chissà che cosa, ti abbraccio caramente.
Lo Spirito e nell’Apocalisse
Nella Rivelazione, libro ad alto valore simbolico proprio del suo genere letterario, scritto in greco da un semita convertito alla Via, lo Spirito Santo è menzionato in almeno 5 metafore.
In ragione del carattere profetico del libro gli echi che ne emergono sono fortemente influenzati e più vicini alla mentalità ebraica piuttosto che a quella neotestamentaria.
Lo Spirito, nell’Apocalisse, non è visto, come sovente appare nel NT, presente nell’assemblea dei credenti, o in seno agli stessi in quanto dimora di Dio ovvero come garante del nostro rilievo in Cristo Gesù; la sua figura è piuttosto presentata in maniera concreta, in azione nel mondo nel tentativo di testimoniare la verità in Cristo Gesù (Ap 19:10).
In Ap 1:10 e 4:2 lo Spirito agisce in favore di Giovanni, isolato a Patmos per la testimonianza di Gesù, per introdurre il profeta nella scena spirituale, al fine di confidargli la rivelazione. Giovanni contempla il Figlio dell’Uomo in gloria (1:10) e riceve detta rivelazione in merito alla storia profetica della chiesa (Ap 2-3).
Dopo questo lo stesso Spirito permette a Giovanni di essere testimone della scena profetica rivolta al mondo (4:2 ss; 17:3 nel deserto; 21:10 su una montagna).
I 7 Spiriti
In 4 occasioni lo Spirito appare in Apocalisse investito di pienezza (7) in perfetta linea con l’AT senza contraddire l’unità dello Spirito secondo la teologia paolina (Ef 4:4).
Le prime due mezioni hanno a che fare con la rivelazione della storia partendo dal centro d’interesse ecclesiale
1. Ap 1:4-5
I saluti rivolti da Giovanni alle 7 chiese (pienezza simbolica, le chiese all’epoca erano molte di più in quella regione) proviene dal Dio eterno, lo Spirito e Gesù. Qui lo Spirito è l’agente diretto della potenza divina nella settuplice perfezione della sua azione. Lo Spirito si mantiene qui davanti al trono di Dio.
2. Ap 3:1
Ai Sardi il Signore si presenta con i 7 Spiriti (la pienezza con la quale governa il mondo) e le sette stelle (gli angeli delle 7 chiese).
Le altre due menzioni sono in rapporto alla scena celeste che Giovanni è invitato a contemplare (Ap 4-5)
3. In Ap 4:5 il Signore è visto come Creatore e i 7 Spiriti sono comparati a 7 lampade, emblema degli attributi di Dio nella sua azione di giudizio per portare la luce al mondo. I santi si pongono in adorazione di fronte al Re dei re.
4. In Ap 5:6 il Signore è qui visto come Redentore. Come l’Agnello ha 7 corna (simbolo di potenza), i 7 Spiriti sono comparati qui a 7 occhi (non più 7 lampade) che rappresentano la pienezza di governo e di controllo di Dio (2 Cr 16:9). I santi nel loro ufficio sacerdotale ricevono delle coppe d’oro che contengono i profumi delle loro preghiere e delle arpe sulle quali cantano un cantico nuovo alla gloria dell’Agnello, il Redentore.
Queste quattro menzioni confermano se vogliamo la profezia messianica di Isaia 11:1-2.
Nel tabernacolo la menorah illumina la scena (Es 25:31-37), allo stesso modo in Cristo, sacrificio cultuale, vera luce, si manifesta la pienezza dello Spirito di Dio, è grazie allo Spirito che Giovanni e gli adoranti comprendono lo svolgersi della storia.
Il settuplice messaggio alle chiese (Ap 2 et 3)
7 volte lo Spirito dice alle chiese “chi ha orecchi intenda ciò che lo Spirito dice…”.
A differenza dell’insegnamento paolino, come detto, lo Spirito non dimora qui all’interno della chiesa o del credente. Giovanni lo descrive nell’azione di valutatore etico e giudice.
Sette volte per ogni chiesa è ripetuto questo appello spirituale. Il Signore Gesù ha utilizzato lo stesso incedere in Matteo 13:9, 43).
In ognuno dei messaggi agli angeli delle chiese si fa riferimento a chi vince, al vincitore.
L’appello non è coniugato al plurale ma rivolto all’individuo (al rappresentante mistico della chiesa). Il messaggio però non è rivolto solo a quel rappresentante, a quella chiesa specifica, ma a tutte le chiese che ascoltano. Il settuplice messaggio è dunque unico e valido in tutte le epoche.
In Ap 14:13 vengono presentate sette scene successive e la quinta di queste menziona lo Spirito.
Una voce dal cielo pronuncia una benedizione su coloro che muoiono nel Signore. Sono pervenuti alla morte tramite il martirio e lo Spirito dona loro la sicurezza del loro meritato riposo (cfr. 1 Cor. 15:58).
In Ap 22:17 infine, troviamo l’ultima menzione dello Spirito, alla conclusione della rivelazione.
Al termine della rivelazione Gesù entra in scena senza intermediari (Ap 22:16 a differenza di 1:1), da Figlio dell’uomo, cambia abiti e diventa lo Sposo.
La rivelazione ha convinto gli adoranti che partecipano a questa grande liturgia (1:3), Gesù è il Signore, la stella lucente del mattino (22:16) secondo la profezia di Isaia.
Una convinzione questa che deriva dall’azione dello Spirito Santo (22:17), e gli uomini e le donne soddisfatti e sereni invitano altri a bere gratuitamente dell’acqua della vita.