Approfondimenti su Pesach

Janira
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da Janira »

La NR traduce così: poiché io vi dico che non la mangerò più, finché sia compiuta nel regno di Dio».
Credo che la parola più traduca ouketi, in modo da far capire che Yeshua quella sera riuscì a mangiare la Pasqua...
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Gianni
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da Gianni »

Hai perfettamente ragione, Janira. Nel testo originale Yeshùa dice: "Non affatto [u mè] mangerò essa [= la Pasqua]".
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bgaluppi
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da bgaluppi »

Davvero stupisce che una traduzione come la NR abbia ignorato le edizioni critiche...
Janira
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da Janira »

Io sono senza parole già da un po' :-O
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bgaluppi
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da bgaluppi »

Pur accettando la versione tarda, dire “non più mangerò la Pasqua” non implica affatto che quella fosse la cena di Pasqua. Non lo era, per tutti i motivi che abbiamo discusso, e dunque “non mangiarla più” significa che non avrebbe più mangiato la Pasqua, neppure quella che si sarebbe celebrata il giorno successivo. Il testo genuino, che non riporta uketi, conferma ulteriormente che quella non fosse la cena di Pasqua. Otretutto, la cena si consumava in famiglia, se non sbaglio:

“Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: "Il decimo giorno di questo mese, ognuno prenda un agnello per famiglia, un agnello per casa; se la casa è troppo poco numerosa per un agnello, se ne prenda uno in comune con il vicino di casa più prossimo, tenendo conto del numero delle persone. Voi conterete ogni persona secondo quello che può mangiare dell'agnello.” – Es 12:4,5

I dodici avrebbero dovuto celebrarla con le loro rispettive famiglie o, in caso di famiglie poco numerose, in comunione con la famiglia vicina. A me pare che forse nessuno dei discepoli mangiò la Pasqua quell’anno, poiché nel momento in cui l’agnello doveva essere sacrificato (tra le due sere, ossia nel pomeriggio del 14 di nisan) Yeshùa stava morendo sul palo. Gianni, secondo te è possibile affermare che i discepoli e persino Giuseppe di Arimatea non mangiarono la Pasqua quell’anno? O forse lo fecero ma il testo non lo dice? I sacrifici avvenivano a partire dalle 12 fino a prima del tramonto ed erano numerosissimi, dunque avrebbero potuto effettuarlo nel lasso di tempo anteriore alla morte di Yeshùa, cioè tra le 12 e le 15. Anche se mi sembrerebbe strano che, con Yeshùa appeso, quelli che gli erano vicini si fossero occupati di portare l’agnello al tempio. Questa è una domanda che mi faccio da tempo.
Janira
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da Janira »

Salve a tutti,
il dibattito con il mio amico evangelico continua, perciò ho deciso di prevenire le sue mosse :d
Probabilmente la prossima volta mi dirà che i discepoli, dopo aver trovato la stanza, hanno preparato la Pasqua per poi consumarla quella sera stessa. Aiutatemi allora a tradurre il verbo
ἡτοίμασαν (hētoimasan), che da quello che ho capito è un aoristo indicativo attivo... Purtroppo non avendo la minima conoscenza del greco, non so cosa questo comporti :-??
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Gianni
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da Gianni »

In Lc 22:13 è detto che i discepoli ἡτοίμασαν (etòimasan) la pasqua. Il verbo è ἑτοιμάζω (etoimàzo), che indica il “preparare / fare le preparazioni necessari”. La traduzione “prepararono” non è del tutto corretta, perché si tratta di un indicativo aoristo, tempo che esprime l’inizio di un’azione. La traduzione corretta è “iniziarono a preparare”.

Si noti che tra i preparativi non è affatto menzionato l’agnello pasquale. Questo sarebbe stato scannato il giorno seguente. Si noti anche che, appena messisi a tavola, Yeshùa dichiara subito che non avrebbe affatto mangiato quella pasqua, sebbene lo avesse molto desiderato.

Quella cena fu una cena tra amici, chiamata in ebraico חגיגה (khaghigàh).

Ciò che non è compreso, per scarsa conoscenza della Scrittura, è che Nm 10:10 prevedeva che nei periodi festivi ci fossero dei “sacrifici di comunione” (TNM), chiamati in NR “sacrifici di riconoscenza”, ma chiamati nella Bibbia zivkhè shalmychèm (זִבְחֵי שַׁלְמֵיכֶם), “sacrifici della vostra pace”. Sono menzionati anche in 2Cron 30:22. Questo “sacrificio di pace” fa parte di ciò che è detto nella Bibbia qorbàn (קָרְבָּן), parola che Yeshùa menziona in Mr 7:11 (κορβάν, korbàn); si tratta di un’“offerta” prevista in Lv 1:2. La particolare offerta costituita dal “sacrificio di pace” prende il nome di חגיגה (khaghigàh), derivato da חג (khag), “festa”. In occasione della Pasqua, questa cena tra amici si faceva all’inizio del 14 di nissàn, mentre la cena pasquale era invece consumata all’inizio del 15. È una mitzvàh (מִצְוָה), un precetto, rallegrarsi durante queste Feste: “Ti rallegrerai in questa tua festa”. – Dt 16:14.

L’ultima cena di Yeshùa fu costituita da una khaghigàh, che era un pasto di comunione: “Il calice della benedizione, che noi benediciamo, non è forse la comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il corpo di Cristo?” (1Cor 10:16). La khaghigàh, cena tra amici, poteva anche essere fatta in occasione della stipulazione di un patto (Es 24:5). Nell’ultima cena avvenne anche questo, quando Yeshùa disse ai suoi apostoli: “Io faccio un patto con voi”. – Lc 22:29, TNM.

Yeshùa osservò il pasto della khaghigàh la sera all’inizio del 14 nissàn (Mt 26:20). Questo era il pasto che si faceva la sera prima della cena pasquale vera e propria. In quella notte introdusse nella khaghigàh, cena di comunione, nuovi simboli per gli appartenenti alla sua chiesa o congregazione: il pane e il vino. - Mt 26:26-29.
Janira
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da Janira »

Grazie Gianni, era proprio quello che avevo pensato, che il verbo a quel tempo indicava l'inizio dei preparativi, non necessariamente tutta l'azione conclusa. Questo anche per logica, una festa così impegnativa richiede più di qualche ora per essere preparata. Ancora mille grazie! ;)
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Gianni
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da Gianni »

:-)
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bgaluppi
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Re: Approfondimenti su Pesach

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, molto bella la citazione delle parole di Paolo.
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