L'ispirazione nelle Scritture

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bgaluppi
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da bgaluppi »

Uno scritto è ispirato solo nel senso che ispirato è chi lo scrive. La Nona di Beethoven è musica ispirata nel senso che è l'autore ad essere ispirato (non da Dio, in questo caso). L'autore sacro diventa ispirato nel momento in cui viene "toccato" da Dio nel suo intimo. Ma questo non significa che l'uomo ispirato venga trasformato per opera di un avvenimento soprannaturale in una sorta di contenitore di verità soprannaturali, significa solo che sente dentro di sé l'urgenza e il bisogno di comunicare qualcosa di cui prende coscienza non attraverso un ragionamento, ma in virtù di un'esperienza intima di "illuminazione", provocata dall'azione dello spirito di Dio, che è una forza, una forma di energia agente. Credo che ognuno di noi, nel suo piccolo, possa vivere momenti simili. Come l'artista riceve ispirazione e illuminazione dal suo subconscio, che raccoglie via via informazioni per poi rilasciarle in forma di un'idea, l'uomo ispirato riceve ispirazione da Dio e formula un pensiero che comunica prima attraverso la parola e poi, eventualmente, attraverso lo scritto. Ma resta sempre lo stesso uomo, non diventa una super-mente evoluta che conosce tutto; semplicemente, vede e percepisce da uno stato di coscienza superiore, essendo "mosso" da Dio a percepire in quel modo e a parlare. Ma parla in modo consono al suo tempo, per cui Mosè ordinò su ispirazione divina di sterminare tutti gli abitanti della città che doveva essere conquistata non perché quella fosse la verità e volontà divina, o perché la sua ispirazione fosse incompleta, ma perché era la cosa giusta da fare in un periodo storico in cui tale comportamento era una pratica diffusa. Per cui, Mosè fu mosso da Dio ad operare in un mondo in cui le cose funzionavano in un certo modo; o Dio avrebbe dovuto ispirarlo ad amare il suo nemico, per essere poi distrutto da questo? Yeshùa fu mosso dallo spirito a dire cose che erano giuste al suo tempo, e così fece Paolo. Ecco perché sussistono differenze nell'insegnamento di Yeshùa sul matrimonio e in quello di Paolo: perché Yeshùa visse e parlò in mezzo ai giudei, mentre Paolo parlava a una comunità eterogenea composta da ex-pagani che erano abituati a certe pratiche. Ecco che il loro insegnamento è ispirato da Dio per comunicare le cose giuste a gruppi di persone diversi in situazioni storico-culturali diverse.

Le lettere paoline non sono testi profetici, che Dio ordina al profeta di mettere per iscritto come avviene con gli scrittori del Tanach; sono esortazioni, saluti o risposte alle varie comunità, scritte da un uomo ispirato che comunque è figlio del suo tempo. Fu poi in seguito che i suoi scritti, ispirati, furono raccolti in un canone di scritti sacri che fu incorporato nella Bibbia.
L'agnostico
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da L'agnostico »

Discussione molto interessante

Bgaluppi ciò che dici e spieghi sul significato di ispirazione riguardante gli uomini credo sia chiaro
C'è un punto però a cui credo nessuno saprà mai dare una risposta e qui credo intervenga la fede..
Il punto è la PROVA...
Nessuno di noi potrà mai avere la certezza e la prova se un uomo sia stato realmente ispirato o meno
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bgaluppi
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da bgaluppi »

Secondo me la certezza sull'ispirazione dei profeti ce l'abbiamo ed è costituita dal realizzarsi delle promesse che Dio fece a Israele tramite loro. Oggi, dopo duemila anni dal momento in cui i giudei furono dispersi, li vediamo ritornare nella loro terra, che è stata riconsegnata loro come i profeti avevano predetto.
France
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da France »

Deuteronomio 18:22

Quando il profeta parlerà in nome del SIGNORE e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una parola che il SIGNORE non ha detta; il profeta l'ha detta per presunzione; tu non lo temere.

Quale sono le profezie dette nelle S.G. che si sono avverate?

Sicuramente una detta da Yeshua sulla distruzione del tempio e di Gerusalemme avvenuta nel 70! Ce ne sono altre dette dai discepoli ?
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bgaluppi
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da bgaluppi »

France, proponi un tema interessante. Paolo afferma che tra i discepoli c'erano alcuni con il dono di profezia, ma non credo che le Scritture Greche riportino profezie dei discepoli. Secondo l'ebraismo, i profeti non si limitarono a quelli i cui testi troviamo nel Tanach, ma ce ne furono tanti altri e forse ce ne sono stati nel corso della storia, solo che c'è differenza tra un uomo scelto da Dio per essere Suo profeta e parlare al popolo in determinati periodi storici e una persona che, ispirata per un breve periodo, profetizza. Cfr. LC 1:67, Gv 11:51.
L'agnostico
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da L'agnostico »

Oggi, dopo duemila anni
Bgaluppi 2000 anni son tantissimi a mio modesto parere non costituisce alcuna prova ma solo un fatto storico
Qualsiasi popolo vorrebbe tornare nella propria terra di origine se disperso
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bgaluppi
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da bgaluppi »

Agnostico, nessun popolo disperso in giro per il mondo per duemila anni sopravviverebbe. Infatti non esiste nessun popolo paragonabile a quello ebraico. Dove sono oggi i greci dell'età di Pericle? Gli egiziani dei faraoni? I babilonesi? Non esistono più. Gli ebrei, invece, sono tornati nella terra da cui furono cacciati duemila anni fa. Quale altro esempio abbiamo nella storia simile a questo? Quale popolo, dopo esser stato dominato e scacciato dalla sua terra, vi ritorna dopo duemila anni?
L'agnostico
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da L'agnostico »

Bgaluppi anche fosse un fatto unico(ogni popolo ha una storia a sé)
Su che basi si afferma che non sia semplicemente un fatto storico ma una profezia?
Chi stabilisce che sia una prova di ispirazione?
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matteo97
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da matteo97 »

Uno scritto è ispirato solo nel senso che ispirato è chi lo scrive. La Nona di Beethoven è musica ispirata nel senso che è l'autore ad essere ispirato (non da Dio, in questo caso). L'autore sacro diventa ispirato nel momento in cui viene "toccato" da Dio nel suo intimo.
Stante a questa affermazione parrebbe quasi che l'ispirazione divina guidata dallo Spirito Santo, oltrechè riempire le membra dei profeti e degli eletti avvalendosi della loro corporeità al fine di portare a termine determinati obiettivi altrimenti non perseguibili da esseri immateriali (come la stesura di un testo), venga fatta propria dall'ispirato solo nel momento nel quale la si percepisca internamente nel proprio spirito e che una volta adempiuto lo scopo che essa [l'ispirazione divina] si era prefissata, questa si esaurisca e ritorni alla sua fonte (ovvero a Dio). Se nell'esempio del musico la creatività che precede l'ispirazione è insita internamente, immanente quindi allo spirito del soggetto nella quale si origina, lo Spirito Santo che anticipa l'ispirazione divina, provenendo per l'appunto da Dio, trascende il soggetto ispirato e ritorna ad Egli (Dio) quando l'opera è compiuta. Ecco perchè ritengo non sia calzante il raffronto con l'ispirazione della creatività negli artisti, poichè siamo di fronte a due entità che, sebbene il prodotto di entrambe visibile ai sensi appaia il medesimo (l'opera compiuta sotto l'ispirazione), risultano essere in tutto e per tutto differenti; l'ispirazione di Dio attraverso lo Spirito Santo e l'ispirazione alla creatività umana possiedono difatti un'origine in due soggetti diversi: la prima in Dio stesso e la seconda nell'artista. Trascendenza versus Immanenza. Inoltre, l'ispirazione divina è inconoscibile ed inimmaginabile a coloro che non ne hanno avuta una dimostrazione empirica e in tal caso rientra quindi il concetto di "mistero della fede", mentre l'ispirazione creativa è assai comune negli artisti, nei musicisti, nei pittori e in tutti i soggetti che possiedono una certa sensibilità alla progettazione ex-nihilo.
marco
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Re: L'ispirazione nelle Scritture

Messaggio da marco »

Caro Antonio perché non riesco a trovare un senso a questa tua esposizione?
Ci avrei trovato una sua logica se a scriverlo fosse stato un giornalista che doveva buttare lì sul momento l’articolo sull’ispirazione Divina.

Provo a spiegarne le motivazioni.
I termini usati “toccato” e “illuminato” li ritengo non consoni con la bellezza del messaggio biblico. Saranno pure mie finezze, ma sono queste piccolezze che non mi hanno fatto apprezzare il tuo scritto.
Credo che Dio non usi il verbo toccare per indicare l’azione di avvicinamento all’uomo. Dio parla, comunica, chiama, elegge, non tocca. Queste parole sono sinonimo di delicatezza. E’ l’uomo che tocca. Ha bisogno di toccare per credere. La vedo più un’azione umana che Divina. Mosè con il suo bastone toccò il Nilo e avvenne il miracolo. La donna che aveva un flusso di sangue toccò il lembo del mantello di Gesù e avvenne il miracolo. Tommaso incredulo toccò le ferite di Gesù e credette. Infine nella prima Lettera di Giovanni l’autore descrive l’esperienza con Gesù con il verbo toccare: ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita. Nella Torah questo verbo ha una valenza fortemente negativa. Tutto ciò che è impuro non si può toccare.
Andiamo al verbo “illuminato”. Tu associ l’esperienza intima con Dio come un’illuminazione. Oltre ad avere un sapore di pratiche spirituali orientali, mi fa storcere il naso quando mentalmente la confronto con la mia esperienza cristiana. Dio non ha “illuminato” la mia mente, ha aperto il mio cuore a Cristo. Appena Cristo ha preso posto nel mio cuore la sua luce ha rischiarato le tenebre che c’erano in me. E un processo che ha bisogno dell’intermediazione di Gesù affinchè la luce inondi tutto il corpo. Sicuramente quando hai scritto la frase era sottinteso ma non evidenziarlo non ha reso bene l’idea che volevi trasmettere.

Tu scrivi che “Yeshùa fu mosso dallo spirito a dire cose che erano giuste al suo tempo”. Questa frase, ritengo, nasconda un grave errore biblico. Gesù non subisce l’azione (fu mosso). Gesù è l’azione. E’ l’uomo che mosso dallo spirito parla o compie azioni. Il Verbo in lui si è fatto carne. Nella sua persona non è possibile separare lo spirito dalla carne. Gesù è un uomo sì, ma non come noi. L’essere nato senza peccato ed aver vissuto senza mai peccare sarebbe stato impossibile senza la fusione delle due essenze. In noi evidentemente sono separate. Una volta seguiamo l’una, altre volte seguiamo l’altra. Non c’è concordanza tra le due nature. Paolo descrive ciò nella Lettera ai Romani 7,18-25

Dici bene quando scrivi che le Lettere Paoline non sono testi profetici. Perché non c’è più nulla da profetizzare. Il Regno di Dio è già qui e occorre annunziare, non profetizzare.
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