Il credente ed il peccato reiterato

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MarcoM
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da MarcoM »

Ottimi consigli, grazie Gianni ed Antonio. Riassumendo quindi:
-pregare sempre, prima, durante e dopo di non cadere in tentazione;
-distogliere immediatamente lo sguardo/pensiero se capita l'occasione di una tentazione sessuale e soprattutto non cercarsela;
-non mollare mai, anche in caso di caduta, rialzarsi subito e più convinti di prima riprendere il cammino verso Dio;
-non crogiolarsi assolutamente sul l'abbondanza di grazia e pensare l'Onnipotente come presente sempre accanto a noi.
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MarcoM
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da MarcoM »

Sulla preghiera come mezzo per sconfiggere il peccato, Antonio, quando hai tempo, ti leggerei volentieri. Grazie.
AKRAGAS
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da AKRAGAS »

Bella discussione, MarcoM, Gianni, Antonio.
Ciao, Jon. :-)
Alle vostre giuste considerazioni vorrei aggiungere solo un commento.

Io penso che il credente abbia dei punti deboli che lo rendono tecnicamente in grado di peccare; la facoltà di scelta tra il bene e il male non viene annullata.
Probabilmente tali debolezze saranno bersaglio di tentazioni ma questo non può essere considerato come qualcosa di negativo in senso assoluto.
Sono persuaso, infatti, che le prove cui si è sottoposti siano in tal senso funzionali al raggiungimento della maturità spirituale.
Un'automobile ben costruita non potrà essere venduta se prima non supererà dei tests specifici. Allo stesso modo, un uomo subisce in questa vita dei tests che lo metteranno alla prova come una specie di allenamento sportivo.
Quello che D-o chiede al credente è di rafforzare questi punti deboli rinunciando al proprio soddisfacimento dei desideri illeciti, dimostrando maggiore attaccamento al Signore.
Pensate alla prova cui Abrahàm fu sottoposto : il figlio che amava più della sua stessa vita vi avrebbe rinunciato, dimostrando così la sua grande fiducia e attaccamento alla Divinità.
L'obiettivo del credente deve essere quindi mirato al compiacere la volontà di D-o, mediante un apprendimento e messa in pratica delle regole della Torah, affinchè la propria volontà diventi un tutt'uno con quella di D-o.

Allora, mi vengono in mente le parole di esortazione da parte Yeshùa di sforzarsi nell'osservanza anche della minima tra le mizvà, poichè non se ne conosce il peso davanti al giudizio, divenendo così un metodo per rafforzarsi spiritualmente.
Se saremo in grado di osservare il minimo precetto a maggior ragione lo saremo per quello più grande.

Nella mia esperienza ho verificato che l'osservanza di una mizvà positiva mi restituisce gioia e desiderio di continuare a servire il Signore per fare meglio, mentre la trasgressione di un precetto negativo o la non osservanza di un precetto positivo provoca una sorta buio mentale che tende a spingere in un circolo vizioso, dove peccato chiama peccato, in una sorta di intiepidimento spirituale.
Una delle strategie mentali che penso siano utili da adottare contro i punti deboli consiste nel volgere lo sguardo verso un obiettivo specifico: farsi un tesoro nel Regno dei Cieli.

saluto
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bgaluppi
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da bgaluppi »

"Buio mentale" e "intiepidimento spirituale", molto ben espresso, Akragas.
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MarcoM
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da MarcoM »

Aggiungerei che per il credente cadere, che è sempre sbagliato, può aiutare a non sentirsi più giusto degli altri ed a non inorgoglirsi del proprio comportamento.

A me è capitato così, dopo esser caduto più volte, ho iniziato ad avere maggiore tolleranza e comprensione nei confronti di chi puntualmente pecca.

Ricordiamoci della parabola di Gesù sul fariseo e sull'agente delle tasse raccontata in Lc 18:9-14.

Non vorrei, però, fosse un meccanismo diabolico, che una volta diretti verso il male peccando, si riesca ad avere maggiore tollerenza per i simili. :-??

P.s. grazie Jon e grazie anche ad Akragas per il suo contributo e l'ulteriore consiglio di avere un obiettivo specifico di farsi un tesoro nel regno dei cieli.
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Gianni
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da Gianni »

Avere maggiore tolleranza per i propri simili perché ci siamo avvicinati al peccato, Marco M., non è un meccanismo diabolico, ma psicologico. È per questo che Yeshùa è tanto misericordioso, infatti, “poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati” (Eb 2:18). “Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro” (Eb 7:25). Noi “non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”. - Eb 4:15,16.
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MarcoM
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da MarcoM »

Grazie Gianni, utilissime le tue risposte.

Antonio, esco un attimo fuori tema, per un chiarimento personale. Tu scrivi: "Io litigo con un mio caro amico, un fratello, lo mando a quel paese e vado a casa tutto arrabbiato; la sera, provando senso di colpa, mediterò profondamente su ciò che ho fatto e riconoscerò il mio errore, mi raccoglierò in preghiera e il giorno dopo andrò dal mio amico a chiedergli di perdonarmi, a prescindere se avevo ragione io oppure lui, come insegna la Scrittura"

Sei sicuro che all'impenitente deve essere chiesto perdono? Sono d'accordo di perdonarlo nel nostro cuore, ma addirittura chiedere scusa a chi sbagliando non si pente, mi sembra non corretto.

Confidando, però, sulla tua preparazione, forse sbaglio io.
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bgaluppi
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da bgaluppi »

Hai ragione, Marco. Chiedere scusa a chiunque sbaglia e non si pente non solo non è corretto, ma non ha senso. Ma io mi riferisco al caso specifico in cui sussista un diverbio tra "fratelli", ossia fratelli di fede, o tra intimi amici. Il chiedere perdono, inoltre, non significa "dare ragione" o giustificare il comportamento dell'altro; in questo caso, io chiedo scusa per il mio atteggiamento litigioso e per riconciliarmi, a prescindere da chi ha ragione. Poi sarà l'altro a fare le sue valutazioni.

“chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: "Raca" sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: "Pazzo!" sarà condannato alla geenna del fuoco. Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta.” — Mt 5:22-24
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MarcoM
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da MarcoM »

Certo Antonio un atteggiamento litigioso è sempre sbagliato e quindi è bene chiedere scusa a prescindere se si ha ragione oppure se l'altro è impenitente.

Gianni mi riconsoli ricordandomi l'atteggiamento misericordioso di Yeshùa, il quale avendo sofferto lui stesso la tentazione, ci può capire quando siamo tentati e ci fa da "avvocato" presso Dio.

Resta il fatto che solamente chi avrà fede in Yeshùa e tenterà sinceramente e con tutte le forze di rispettare l'insegnamento di Dio, potrà essere perdonato e potrà sperare nella vita eterna.
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MarcoM
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Re: Il credente ed il peccato reiterato

Messaggio da MarcoM »

Sulla punizione in questa vita per il credente che pecca reiteratamente, il solo pensiero mi preoccupa molto.

Ci tengo a precisare che i primi tempi, appena ho iniziato a conoscere la verità, non avevo alcun timore della punizione divina, dicevo tra me e me: io rispetto l'insegnamento di Dio per amore e non per paura delle conseguenze del peccato.

Negli anni questa sensazione si è trasformata in paura dopo il peccato, forse perché man mano che acquisivo conoscenza, capivo che sarebbe stato sempre più difficile rispettare puntualmente la volontà di Dio.

Ho paura ad es. di cadere in rovina economicamente in quanto la mia situazione è precaria, forse di ammalarmi ecc.

Non so se questo atteggiamento è giusto oppure è un po' ossessivo. Voi che idea vi siete fatti alla luce di ciò che la Bibbia ci insegna?

Gianni forse potrà aggiungere anche qualcosa dal punto di vista psicologico.
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