Il gentile convertito: quale giogo?

AKRAGAS
Messaggi: 1016
Iscritto il: domenica 1 febbraio 2015, 9:38

Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da AKRAGAS »

Scrivo questo argomento in risposta alle domande del nostro amico AntonioLT con la speranza di un confronto costruttivo anche con tutti gli altri. :-)

I gentili convertiti entrati nel corpo della ekklesia del messia devono sottomettersi al giogo della Torah?
Questo dilemma è uno degli ostacoli che molti credenti gentili oggi si ritrovano ad affrontare nel momento in cui si separano dalle dottrine cristiane.
Come è noto il cristianesimo è portatore di un retaggio dogmatico che identifica la Legge della Torah come abolita dal momento in cui il messia Gesù ha portato a compimento il suo compito.
Il mio abbozzo di studio è teso a voler comprendere, avvalendomi di studi paralleli sul giudaismo, quali fossero le decisioni da parte degli apostoli durante il Concilio di Gerusalemme nei confronti dei novizi credenti stranieri convertiti.

Alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: -Se voi non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati- ( At 15:1 – NR)...
Ma alcuni della setta dei Farisei , che erano diventati credenti, si alzarono dicendo: - Bisogna circonciderli, e comandar loro di osservare la legge di Mosè-. (At 15:5 – NR)
Or dunque perchè tentate Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare?Ma noi crediamo che siamo salvati mediante la grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro. (At 15:10,11 – NR)

A cosa si riferiscono i termini seguenti evidenziati sopra in grassetto? Rito di Mosè, legge di Mosè, giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare.

In generale nel cristianesimo tali termini vengono fatti corrispondere alla Legge, la Torah Scritta, ma una ricerca nella letteratura giudaica e quindi del pensiero ebraico permette di identificare il reale significato dei termini tecnici.

Nel Concilio di Gerusalemme l'assemblea si trova ad affrontare la novità di come gli stranieri convertiti dovessero vivere insieme ai fratelli ebrei.
Storicamente, all'interno della Giudea, lo straniero che voleva convertirsi al D-o di Israele doveva circoncidersi per essere considerato un proselita (gher).
Il rituale per divenire proselita fa parte infatti della tradizione rabbinica ( Torah orale) e consiste in un rituale che viene ricordato in At 15:1 : circoncisi secondo il rito di Mosè.
Nella Torah scritta non sono descritte le modalità da seguire per lo straniero convertito ma troviamo:
E se uno straniero che soggiorna da voi, o chiunque abiti in mezzo a voi nel futuro...farà come fate voi. (Nm15:14)
Ci sarà una stessa legge e uno stesso diritto per voi e per lo straniero che soggiorna con voi. (Nm 15:16 )
La Torah pertanto mette sullo stesso piano l'ebreo e lo straniero convertito riguardo alla legge.
Ecco il motivo per cui si venne a verificare la necessità di discutere in una assemblea tale problema.
Era lecita infatti la pretesa dei Farisei di dover far uniformare lo straniero alla legge, ma la modalità per entrare nella comunità doveva avvenire attraverso il rituale rabbinico che richiedeva l'accettazione della Torah Orale alla pari di quella Scritta pena l'esclusione dal Mondo Avvenire.
Questa soteriologia della Elezione di Israele che escludeva lo straniero pagano dalla salvezza ha influito quindi sulla opinione finale dei Farisei.

La risposta degli apostoli si contrappone alla richiesta dei fratelli Farisei mediante un ragionamento teologico:
Se la salvezza viene mediante grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro, come affermato da Pietro in At 15:11, nessuno può seguire una qualsiasi altra via.
Il comportamento di Pietro appare teso a voler sottolineare che lo straniero non avrebbe potuto portare giogo pesante richiesto dalla Torah Orale (legge di Mosè) presumibilmente perchè lo straniero novizio convertito non poteva possedere subito l'educazione sui costumi e usanze ebraiche (“derech eretz” via della terra) e quindi non si poteva costringere i gentili ad uniformarsi immediatamente in modo da stravolgere eccessivamente il loro modus vivendi.

Dal Concilio (At 15:20,29) si conclude pertanto che lo straniero convertito deve astenersi inizialmente a quattro precetti fondamentali : astenersi dalle cose sacrificate agli idoli; astenersi dal sangue; astenersi dalle cose soffocate; astenersi dalla fornicazione.
Da questa emanazione si tende ad interpretare che il gentile non sia tenuto ad osservare la legge; altri pensano che la legge sia solo valida per l'ebreo; altri che la legge sia abolita definitivamente e che rimanga semplicemente valido l'aspetto morale della Torah che si convoglia nella parola: amore.

Procediamo oltre:

Nella Torah orale si descrive il precetto per non piegarsi a tre trasgressioni legate al sangue: idolatria, omicidio , rapporti proibiti.
Da dove si deduce?
I precetti del sangue del Korban Pesach (sacrificio dell'agnello) e il sangue della milà (circoncisione), che il popolo ebraico inizialmente esegue in Egitto prima della sua liberazione dalla schiavitù, rappresentano due precetti positivi necessari per essere redenti, pena per la inadempienza è previsto il Karet (tagliato fuori dal popolo).
Le quattro richieste nel concilio di Gerusalemme riguardano il ripudio dell'idolatria e la sacralità della sessualità quali simbolo della purità familiare; esse rappresentano in definitiva il requisito necessario affinchè un convertito straniero possa vivere insieme alla comunità ebraica.

In definitiva la decisione del Concilio non mette in discussione la valenza della Torah, della Legge , che va osservata sia dall'ebreo che dal gentile convertito, ma discute in merito alla modalità di conversione dello straniero e decide, esclusivamente per lo straniero, l'astensione del precetto della milà.

Saluto
AKRAGAS
Messaggi: 1016
Iscritto il: domenica 1 febbraio 2015, 9:38

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da AKRAGAS »

Proseguo ad inserire qualche mio appunto di studio.

ἔθει τῷ Μωϋσέως (éthei tò Mousèos)
Strong's Greek 1485 ἔθος ( èthos) uso, costume, rito

νόμον Μωϋσέως (nòmon Mousèos)
Strong's Greek 3551 νόμος (nòmos) legge

Abbiamo quindi due definizioni:
1) rito di Mosè
2) legge di Mosè
La prima definizione, rito di Mosè, si accorda bene con ciò che viene identificato come la tradizione dei Padri, che faceva parte della Torah orale.
Ritroviamo per es:
κατὰ τὸ ἔθος τῆς ἱερατείας (Lc1:9 ) che la NR traduce : secondo la consuetudine del sacerdozio
καθὼς ἔθος ἐστὶν τοῖς ... (Gv19:40) la Nr traduce: secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei. La C.E.I traduce :com'è usanza seppellire per i Giudei.

La seconda definizione, legge di Mosè, corrisponde alla Torah scritta.
Sappiamo che il termine νόμος nόmos fu la traduzione in lingua greca nella LXX dal termine ebraico תּוֹרָה toràh che significa insegnamento.
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da marco »

Caro Akragas volevo puntualizzare alcuni punti.
AKRAGAS ha scritto: Il rituale per divenire proselita fa parte infatti della tradizione rabbinica ( Torah orale) e consiste in un rituale che viene ricordato in At 15:1 : circoncisi secondo il rito di Mosè.
Nella Torah scritta non sono descritte le modalità da seguire per lo straniero convertito ma troviamo:
E se uno straniero che soggiorna da voi, o chiunque abiti in mezzo a voi nel futuro...farà come fate voi. (Nm15:14)
Ci sarà una stessa legge e uno stesso diritto per voi e per lo straniero che soggiorna con voi. (Nm 15:16 )

In Genesi 17 (Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe) apprendiamo che Abramo, molto tempo prima di Mosè, aveva ricevuto ordini precisi da Dio. Secondo me gli apostoli e gli ebrei in genere, utilizzano la frase "secondo il rito di Mosè" perché lui è considerato il "legislatore". Colui che ha dato forma e sostanza alla Legge.
Nella Torah scritta, l'unica e sola Torah, è già elencata la prassi da seguire per la circoncisione sia dell'ebreo che dello straniero.
Secondo me è un grosso errore collegare la risposta di Pietro alla tradizione orale rabbinica. Pietro si riferiva proprio alla condizione di schiavitù e dal peso insopportabile della legge di Mosè. Infatti Yeshùa dice a proposito queste parole: Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Il Messia si scagliava contro la tradizione rabbinica e i Vangeli ne sono una valida testimonianza. Per Cristo l'unica Torah era quella di Dio (Legge di Mosè) comunemente detta: Torah scritta.
Cosa resta della Torah dopo la risurrezione di Cristo: l'eterno insegnamento morale di Dio.
Avatar utente
Giorgia
Messaggi: 1186
Iscritto il: martedì 9 dicembre 2014, 9:15

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da Giorgia »

Dal momento che parliamo di Bibbia, posso sapere in quali versetti del vangelo leggiamo che Cristo "si scagliava contro la tradizione rabbinica". Perché non mi vengono in mente.

Anzi, io ricordo che Cristo dice che insegnavano bene, ma con ipocrisia, non seguivano quanto insegnavano. E se insegnavano bene, vuol dire che quello che dicevano era giusto... Il guaio nasceva nel momento in cui "parlavano bene e razzolavano male".

Matteo 23: "Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, 2 dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. 3 Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno."

E ancora dice: "23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre."

Da questi versi si capisce bene che Cristo non ha nulla in contrario a quanto aveva insegnato Mosè. Ma bensì ha molto in contrario con chi parla e non fa!

E dopo la resurrezione di Cristo, rimane lo stesso insegnamento che c'era prima, perché ogni parola di Dio è eterna. Non ha la data di scadenza come il latte.

Era giusta prima della nascita di Cristo, era giusta mentre Cristo era in vita, è giusta sempre. Perché se Dio è perfetto, la sua Legge sarà giusta altrettanto, e per sempre.

Quando Cristo afferma "Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero", non vuol dire che dopo la sua resurrezione, la vita dei credenti sarà una passeggiata alla spa, vuol dire che se accettiamo Cristo, qualsiasi cosa succederà sapremo affrontarla nel modo giusto, perché il nostro obiettivo non è più questa vita, ma la prossima.

Altrimenti non si spiega questa frase, detta sempre da Cristo: "Matteo 10:34
Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada."

E anche questa frase diventa incomprensibile: "Matteo 7:13
Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa."


Cioè, prima mi dice: Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" però entrare dalla porta stretta è difficile... sarebbe un controsenso. Allora, è facile o difficile?

Semplice. Dipende.

Se prendi la legge per quella che è, ossia consigli amorevoli per vivere bene, il giogo diventa dolce, e il carico è alleggerito dal fatto che, pur sbagliando, possiamo contare sulla grazia. Ma la porta rimane stretta, perché la legge rimane la legge, e provare a rispettarla è comunque un nostro dovere... E non è facile.
AKRAGAS
Messaggi: 1016
Iscritto il: domenica 1 febbraio 2015, 9:38

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da AKRAGAS »

Ciao, Marco e Giorgia.
Marco ha citato Gn 17:12,13 tuttavia qui non si spiegano le modalità con le quali uno straniero non residente nella Terra di Israele possa divenire proselita.
I versetti sopraindicati danno una indicazione schematica su quale sia l'obbligo, il precetto da effettuare all'ottavo giorno dalla nascita di un bimbo, per entrare nell'Alleanza con D-o da parte dei genitori ebrei nei confronti di:
il neonato di stirpe ebraica ;
il neonato comprato da straniero (adottato).
All'età di otto giorni, ogni maschio sarà circonciso tra di voi, di generazione in generazione: tanto quello nato in casa, quanto quello comprato con denaro da qualunque straniero e che non sia della tua discendenza.
Quello nato in casa tua e quello comprato con denaro dovrà essere circonciso; il mio patto nella vostra carne sarà un patto perenne. Gn 17:12,13

Non leggo nella Torah la modalità di attuazione del rito della milà per il proselita ovvero il rituale in uso in un determinato periodo storico. In effetti, tali indicazioni erano
bagaglio culturale sacerdotale che veniva tramandato oralmente di generazione in generazione, subendo presumibilmente modificazioni della forma ma non della sostanza nel corso della storia.

Quindi non penso che il termine “rito di Mosè” sia riferito alla Torah (legge) di Mosè.
Infatti, usando la concordanza nelle Scritture Greche, il termine greco ἔθος ( èthos) rito lo ritrovo in contesti atti a descrivere usanze e costumi di varie prassi della vita quotidiana e non strettamente riferito alla Legge di Mosè (Toràh).
Inoltre, in aggiunta alle Scritture greche abbiamo a favore di questa tesi il parere dei Tannaiti, i saggi ebrei che ci hanno riportato le usanze del tempo passato.
Riporto un detto tratto dai Pirké Avòt :
“ Moshè ricevette la Torà sul Sinay e la trasmise a Yehoshù'a; Yehoshù'a la trasmise agli Anziani e gli Anziani ai Profeti; e i Profeti la trasmisero ai membri della Grande Assemblea...”

In questo detto, il parere ebraico riguardo la definizione “Torah sul Sinay”si riferisce alla tramandazione Orale in quanto questa necessita di essere spiegata, insegnata e ripetuta oralmente.

Riguardo alle parole del messia sul “ giogo leggero” concordo con Giorgia.
E' impossibile credere che per un Giudeo il giogo [dei Comandamenti, del Regno] sia un peso insostenibile! Per un Giudeo il giogo non era un peso poiché è la condizione necessaria per stipulare l'Alleanza con il Padrone del mondo ed avere in futuro un posto nel mondo a venire. L'Alleanza viene attuata volontariamente e con gioia ( “faremo e ascolteremo”).
Il giogo è pesante semmai per uno straniero in quanto non è abituato alla Legge.
Quindi, ipotizzo che il giogo citato da Gesù si riferisca alle tradizioni, le siepi rabbiniche (non tutte), che non erano condivise dal maestro Yeshùa. Infatti è scritto:
Ed egli disse: «Guai anche a voi, dottori della legge, perché caricate la gente di pesi difficili da portare, e voi non toccate quei pesi neppure con un dito! (Luca 11:46 NR)


Non concordo invece sul fatto che il messia si scagliasse contro la tradizione “rabbinica”. Questa è una idea falsa che corrisponde al fare di un erba un fascio e che fa parte della dottrina anziché dello studio serio delle Scritture.
Infatti, si può dimostrare come Gesù contestasse all'interno delle discussioni che avvenivano tra maestri di varie scuole , farisei e sadducei per es. , solo riguardo ad alcune delle tradizioni.
Anche Saulo di Tarso attesta di non aver mai detto o fatto qualcosa contro la tradizione dei Padri
Tre giorni dopo, Paolo convocò i notabili fra i Giudei; e, quando furono riuniti, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il popolo né contro i riti dei padri, fui arrestato a Gerusalemme, e di là consegnato in mano dei Romani. (At 28:17 NR)
Qui troviamo il termine riti dei padri(ἔθεσι τοῖς πατρῴοις èthesi tòis patròois) che nel trattato di Avòt è riferito agli Anziani che hanno ricevuto da Mosè.

Saluti
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da bgaluppi »

Una bella discussione. Vi seguo ma stavolta voglio stare zitto e imparare qualcosina. :-)
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da marco »

[MODERAZIONE]
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da marco »

Caro Akragas la circoncisione non è altro che un SEGNO esteriore del patto di Dio con Abramo. In virtù di questo patto chiunque voleva avvicinarsi al Dio di Abramo doveva circoncidersi e poi, entrato legalmente nel popolo ebraico, poteva seguirne le regole e il culto.
AKRAGAS ha scritto:Non leggo nella Torah la modalità di attuazione del rito della milà per il proselita ovvero il rituale in uso in un determinato periodo storico. In effetti, tali indicazioni erano
bagaglio culturale sacerdotale che veniva tramandato oralmente di generazione in generazione, subendo presumibilmente modificazioni della forma ma non della sostanza nel corso della storia.
Quindi non penso che il termine “rito di Mosè” sia riferito alla Torah (legge) di Mosè.
Ma quale modalità intendi, queste: Il rito sacerdotale, la stoffa bagnata di sangue, il cibo rituale e cose del genere? Cose inutili!
Per Dio serviva solamente il taglio del prepuzio per rispettare il patto stabilito con il suo amico.
Inghirlandare la semplice circoncisione con fronzoli e tradizioni è prerogativa umana. Siamo bravissimi nel fare le confezioni regalo. A Dio interessa ciò che c'è dentro non la carta regalo.
Per questi motivi credo che Pietro si riferiva alla Legge di Mosè (Torah).
AKRAGAS ha scritto: Riguardo alle parole del messia sul “ giogo leggero” concordo con Giorgia.
E' impossibile credere che per un Giudeo il giogo [dei Comandamenti, del Regno] sia un peso insostenibile! Per un Giudeo il giogo non era un peso poiché è la condizione necessaria per stipulare l'Alleanza con il Padrone del mondo ed avere in futuro un posto nel mondo a venire. L'Alleanza viene attuata volontariamente e con gioia ( “faremo e ascolteremo”).
Il giogo è pesante semmai per uno straniero in quanto non è abituato alla Legge.
Il giogo della Legge occorre vederlo e intenderlo con lo sguardo rivolto a Cristo. Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; 22 la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.Gal. 3 E' umanamente impossibile rispettare tutta la legge. Nessun uomo potrà mai affermare di essere giusto, e quindi salvarsi da solo, davanti a Dio per aver rispettato la legge. Ecco cosa intendeva Pietro quando parlava: Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? Infatti la salvezza, dice Pietro, si ottiene per la grazia del Signore Gesù. Altrimenti avrebbe detto: per l'osservanza della legge di Mosè!
AKRAGAS
Messaggi: 1016
Iscritto il: domenica 1 febbraio 2015, 9:38

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da AKRAGAS »

Marco, per risponderti dovrei impegnarmi ore che purtroppo oggi non ho a disposizione.
Hai aperto troppe parentesi; ci sono già diverse cartelle riguardanti temi come fede,opere,elezione.
Se vuoi se ne potrà trattare con calma, ma un argomento alla volta altrimenti si crea confusione.

Rimango in tema, più o meno. ;)
Poco fa ho chiesto al mio figlio maschio di otto anni quando bisogna recitare la berachà dei pasti.
Riporto le testuali parole usate:

- Davide! Quando bisogna dire la benedizione per il cibo? Prima o alla fine del pasto?-
-Alla fine del pasto! -
-Perchè, Davide?-
-Perchè è scritto nella Torah.-
-Allora, per quale motivo ringraziamo D-o anche prima dei pasti?-
-Perchè è la tradizione, papà!

Saluto :-)
marco
Messaggi: 2277
Iscritto il: mercoledì 2 aprile 2014, 18:47

Re: Il gentile convertito: quale giogo?

Messaggio da marco »

Mi dispiace caro Akragas non potrà esserci più il dialogo, perché è stato già deciso il mio Ban in una maniera educatissima da parte di Antonio. Colgo l'occasione per ringraziarlo della delicatezza usata nei miei confronti.
Saluto tutti gli amici che in questi anni si sono succeduti nel Forum: Armando, Giovanni Z., Stella, Enigma, Lucia e Naza, e Gianni che mi ha insegnato moltissimo.
[Moderazione]
Tenete bene in mente Marco 7.
Giorgia e Noiman che dire... è arrivato il momento tanto atteso. Un saluto triste per voi perché resterà in voi un brutto ricordo di me. Non posso farci nulla, non modifico il mio pensiero per compiacere falsamente il prossimo.
Essendo l'ultimo messaggio, chiedo cortesemente alla moderazione, di non apportare modifiche.
Rispondi