Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

marco
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Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da marco »

L'ironia che ho inserito nel titolo non è messa lì a caso. Ha un suo valore, purtroppo. Questa società moderna, nella stragrande massa delle persone, ha messo da parte Dio. L'ideologia illuminista, da cui scaturisce la nostra società, ritiene Dio una mera superstizione. L'uomo per fare il salto di qualità deve per forza distaccarsi da questa "superstizione". Bene lo stesso si sta facendo con Cristo, in maniera più subdola, annacquandolo. Nessun uomo può fare a meno di Cristo, come nessun uomo può fare a meno di Dio.
Sia nella chiesa cattolica che in altre sette cristiane si sta delineando questa ideologia perniciosa al pari di quella illuminista.
Con tutto il rispetto per chi la pensa (in buona fede) diversamente, vorrei intraprendere con voi un excursus biblico, per la ricerca ed eventuale conferma dell'indiscussa potenza di Cristo. Da questo, non escludo a priori, che potrei avere torto io. Ne dubito, ma comunque non lo escludo del tutto. Per un semplice fatto: non detengo la verità.
Yeshùa dopo aver detto "Io sono la via e la verità e la vita" continua affermando: Nessuno va al Padre se non attraverso di me.Gv 14,6
marco
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da marco »

In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».
Mt 3 1-3/5-12
Caro Jon risponderò alle tue domande man mano che analizzeremo i passi. Questa volta il dialogo deve avvenire solo attraverso il Vangelo e nello specifico i passi riportati.
Non esiste uomo o razza che non abbia bisogno di Cristo.
Chi sono questi tizi che "accorrevano" da Giovanni per farsi battezzare nel Giordano? Erano ebrei e nello specifico Giudei. Infatti Matteo precisa il luogo da cui venivano quelle persone: da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano. Quindi non tutti i giudei erano ciechi e sordi, anzi più avanti vedremo che saranno molti i seguaci di Cristo tra le fila giudaiche.
Un altro fatto importante che merita di essere sottolineato è la frase che il Battista dice ai farisei e sadducei: vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Dato che molti di voi difendono la scelta, appoggiandola, dell'inutilità di Cristo per il popolo ebraico, dato che loro sono già per natura figli di Abramo. Invece tutto il NT grida questo concetto: Chi ha il Figlio (Cristo), ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
marco
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da marco »

Caro Jon, non accettare Cristo è un atto gravissimo, sia per un pagano che per un ebreo. Si rinnega la Grazia e la Misericordia di Dio. Non si può affermare: va be ci sarà un'altra possibilità, per ora vivi come se non ci fosse. Parliamo della Grazia di Nostro Signore. Yeshùa non parlava così. Ma diceva a tutti: convertitevi e credete in me. Dio arriva a perdona anche chi si permette di bestemmiarlo ma non perdona la bestemmia contro lo Spirito Santo. Il sangue di Cristo ci purifica da ogni peccato, rifiutarlo significa bestemmiare e rinnegare il perdono Divino.
Per questo ritengo che nessun uomo ne può fare a meno. Non c'è certezza sulla seconda possibilità è solo una speculazione. Se vogliamo davvero bene ai nostri fratelli maggiori cerchiamo di avvicinarli a Cristo e non assecondarli nella menzogna. Perché sappiamo tutti che Cabala e Talmud sono cose inutili agli occhi di Dio.
Io sono la via e la verità e la vita.
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Giorgia
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da Giorgia »

Io penso che se né Dio, né tanto meno Cristo si sono imposti nella libera scelta degli altri, ancor meno ce lo possiamo permettere noi. E non è dicendo al mio prossimo "sbagli tutto, quello in cui credi sono cose inutili" che lo avvicinerò a Cristo.

Non sono una esperta di cabala e di Talmud, ma credo che non siano minimamente paragonabili. E il fatto che si affermi che "tutti sanno che sono cose inutili per Dio" è mera speculazione personale. Anche perché suppongo che chi lo dice, non lo abbia mai letto tutto per capire cosa dice... e soprattutto, far intendere che si sa cosa Dio consideri più o meno importante, mi sembra parecchio azzardato!
Tra l'altro, visto che è stato citato il versetto sulla bestemmia allo spirito santo, vediamo cosa dice veramente Cristo in quella frase:

"31 «Perciò io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 32 A chiunque parli contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro. "

Perché prendere spizzichi di versetti non da un adeguata visione delle cose. Cristo afferma che "chiunque parli contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato". Chi è il Figlio dell'uomo? Non è per caso Cristo? E allora, come si può affermare che questo testo affermi "Il sangue di Cristo ci purifica da ogni peccato, rifiutarlo significa bestemmiare e rinnegare il perdono Divino"?
La bestemmia non perdonata non è "rifiutare Cristo" ma bensì la contro lo spirito santo... che è cosa diversa da Cristo.

Tornando al pensiero iniziale mi chiedo: Se Dio non costringe nessuno a credere in Lui... chi sono io per tediare il mio prossimo con quello che io considero giusto? Quando mi sono convertita, da credente, qual'è il mio compito? Convertire tutti? O semplicemente testimoniare quello che ho ricevuto da Dio, sempre se me lo chiedono?

Propendo più per la seconda ipotesi, visto che l'esempio da seguire è quello di Cristo. Perché non ricordo nemmeno un passaggio dove Cristo sia andato da uno e dall'altro a dire: hey tu! Stai sbagliando tutto, tu devi accettarmi, altrimenti muori!

Cristo che faceva quindi? Si metteva in un angolo ad insegnare, e chi voleva, si avvicinava per ascoltarlo... Erano le persone che si avvicinavano, non era lui che li prendeva uno a uno dicendo: senza di me sei niente. La sua intera vita ha testimoniato di lui. Con l'esempio ha fatto comprendere agli altri che lui era speciale. E lui sì che avrebbe avuto i mezzi e modi per acchiapparli uno a uno e tirargli le orecchie, eppure non lo ha fatto!

Per questo trovo questo argomento fuori luogo, soprattutto per chi dice di seguire il maestro. Perché di cose che può fare un credente ce ne sono tante, ma mettersi in testa di fare quello che il Maestro non faceva mi sembra illogico, oltreché controproducente.
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bgaluppi
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da bgaluppi »

Tornando al pensiero iniziale mi chiedo: Se Dio non costringe nessuno a credere in Lui... chi sono io per tediare il mio prossimo con quello che io considero giusto? Quando mi sono convertita, da credente, qual'è il mio compito? Convertire tutti? O semplicemente testimoniare quello che ho ricevuto da Dio, sempre se me lo chiedono?
Giusto, Giorgia. Infatti, solo gli apostoli, che erano testimoni diretti scelti ed investiti da Yeshua in persona, furono incaricati della missione specifica di predicare il Regno e annunciare il Messia. Perché allora la predicazione era necessaria e oggi no? Per vari motivi. La fede in Cristo non esisteva ancora. La chiesa doveva essere costruita da zero, sulla fede. Lo spirito concesse miracoli e opere potenti affinché fosse manifesto che Yeshua era il Messia (Gv 2:11; 9:3; 11:4) e la gente credesse. Oggi, non è piú necessario vedere opere potenti per credere (Gv 20:29). Il Regno è stato annunciato dagli apostoli incaricati a farlo e oggi, grazie a loro, abbiamo la Scrittura Greca, che ci tramanda l'insegnamento del Cristo e dei suoi apostoli, tradotta in ogni lingua e diffusa in ogni nazione. In seguito al dilagare dell'apostasia, predetta già da Paolo e da Yeshua stesso, la pura dottrina del Messia è stata corrotta da dottrine apostate; l'unico garante della pura dottrina, oggi, è la Sacra Scrittura, e nessun uomo.

Chi crede e studia la Scrittura può e deve certamente parlarne con chi cerca risposte. “Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi»” (2Tim 2:19). Dio li conosce, non noi; inutile predicare a chi non è "di Dio". Dopo la morte di Yeshua, invece, la predicazione fu necessaria, altrimenti noi, oggi, non sapremmo nulla del Messia e saremmo ancora nella condizione in cui eravamo prima della sua venuta. :YMHUG:
Antonio LT
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da Antonio LT »

Marco hai scritto:
"Perché sappiamo tutti che Cabala e Talmud sono cose inutili agli occhi di Dio."
Questo è un concetto generico e personale...non si dovrebbe interpellare ciò che è il pensiero di Dio...
Per quel che so quelli da te citati sono scritti molto importanti per i giudei,chi ama questa religione trovera sicuramente edificazione nel leggerli...non dimenticando comunque che sono senza dubbio solo opera umana e non divina!
Ricorda che ci sono persone che studiano e apprezzano ciò che scrissero I padri della chiesa....inutile anche quello?
Cristo,e questo lo condivido con te,ma è ciò che è chiaramente scritto è l unica via...a me è bastato lui....e la mia vita è cambiata...non potrei mai dire il contrario...Egli è l unico che con poche parole ci fa comprendere il pensiero di Dio...Torah e legge compresa...(Questo lo dice anche la storia)
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bgaluppi
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da bgaluppi »

Dici bene, Antonio. Sulla tradizione orale dà delle ottime spiegazioni Noiman qui:

http://www.biblistica.eu/phpbb/viewtopi ... 797#p37797" onclick="window.open(this.href);return false;
marco
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da marco »

Volevo arrivarci gradatamente, non c'è problema lo facciamo ora.
La bestemmia contro lo Spirito Santo è citata in Mt e in Mr, questi due sono i passi più conosciuti da chi ritiene corretta una certa interpretazione. Esiste pure una versione nel Vangelo di Luca dove Yeshùa prima di parlare della bestemmia famosa spiega chi sono i veri discepoli concludendo così: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.Lc12,9
Subito dopo Yeshùa pronuncia la famosa frase: Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
Lc 12,10
Ecco che spiego come la intendo io la bestemmia che non otterrà perdono. Perché non ottiene il perdono? Perché non si riconosce colui (Cristo) che può rimettere tutti i peccati, anche quelli più indicibili. Infatti i farisei non riconoscono l'autorità di Cristo, non vedono che davanti ai loro occhi c'è la Presenza Divina; quella che tutti i Profeti hanno profetizzato. Se lo riconosceremo davanti agli uomini il suo sangue versato laverà tutti i nostri peccati. Ma se manca questo aspetto non può avvenire la purificazione i peccati restano e ci sarà ad attendere queste persone il giudizio di Dio. Come lascia intendere Cristo sempre in Luca 11, 49: Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
marco
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da marco »

bgaluppi ha scritto:Giusto, Giorgia. Infatti, solo gli apostoli, che erano testimoni diretti scelti ed investiti da Yeshua in persona, furono incaricati della missione specifica di predicare il Regno e annunciare il Messia.
Paolo non era un apostolo e non era neanche un testimone diretto. Anzi era un persecutore della chiesa. Come mai, senza avere queste caratteristiche che hai citato, è diventato il più grande degli evangelizzatori?
Mi risponderai con molta probabilità che fu Cristo a chiamarlo. Bene non ha chiamato pure te?
Hai bisogno di essere accecato? Ti occorre la caduta da cavallo? Yeshùa chiama ogni uomo, c'è chi lo accetta e chi no. Tra quelli che lo accettano ci sono pure delle differenze: chi 30 chi 60 e chi 100.
E' molto più comodo credere che il cristiano non abbia il compito di evangelizzare, di operare segni e di portare a conversione i perduti.
Credo che il "voi siete il sale della terra" non sia riferito solo agli apostoli ma a tutti noi.
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bgaluppi
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Re: Io sono la via e la verità e la vita. Valgono ancora?

Messaggio da bgaluppi »

Marco, anche Timoteo e altri fratelli (Barnaba, Sila, Andronico, Giunio etc.) furono "chiamati" come dici tu. Ma negli Atti, gli apostoli sono sempre ben distinti dai fratelli. In 2Cor 1:1, Paolo distingue chiaramente se stesso da Timoteo:

“Paolo, apostolo di Cristo Gesú per volontà di Dio, e il fratello Timoteo”

Paolo era apostolo eccome, e la Scrittura lo conferma. Solo che non era uno dei Dodici. Gli apostoli sono ben distinti dai fratelli in 1Cor 15: “apparve a piú di cinquecento fratelli in una volta" (v.6) e in seguito "a Giacomo, poi a tutti gli apostoli" (v.7); non solo, ma "tutti gli apostoli" sono anche distinti dai Dodici, a cui apparve precedentemente secondo il racconto cronologico di Paolo. Infatti, tutti i Dodici erano apostoli, ma non tutti gli apostoli furono dei Dodici, che sono le fondamenta della Gerusalemme Celeste. E tutti gli apostoli erano credenti, ma non tutti i credenti erano apostoli. Infatti, il significato stesso dei termini è profondamente diverso.

Il termine "apostolo" non significa chiamato, ma inviato, ed è ben diverso da discepolo o credente, ad esempio. Vediamo.

Apostolo è ἀπόστολος (Strong 652, apostolos) e deriva da ἀποστέλλω (Strong 649, apostèllo), che significa "inviare", "commissionare", "mandare" qualcuno con un messaggio o una missione. Nel greco classico, il termine apostolo ha il significato di "spedizione navale" (cfr. Platone, Ep. 7, 346a). Il termine biblico apostolo significa propriamente "messaggero", "delegato", "inviato", "uno commissionato da un altro per rappresentarlo in qualche modo" (Strong). Il primo grande apostolo per eccellenza, se vogliamo, è Yeshúa stesso, poiché è "l'inviato di Dio" che reca agli uomini la buona novella del Regno e la salvezza: "guardate attentamente Gesu: egli è l'inviato [τὸν ἀπόστολον, ton apòstolon] di Dio e il sommo sacerdote della fede che professiamo" (Eb 3:1). Nella LXX il termine traduce l'ebraico shalùach (participio passato di חלשׁ , shalach), che significa "inviato divino" (Nm 16:28; Is 6:8). Il Sinedrio spesso inviava messi incaricati di portare a termine mandati particolari, come ad esempio raccogliere denaro per il tempio, e questi inviati erano chiamati apostoli ( sheluchîn , in aramaico), ed utilizzavano l'imposizione delle mani per ufficializzare il loro mandato. L'imposizione delle mani fu utilizzata anche da Yeshúa e dai suoi apostoli, e solo da loro.

Credente e πιστός (Strong 4103, pistòs), "colui che è fedele", "persuaso da Dio", colui che crede. Il termine non implica alcun mandato o missione, ma solo il credere in Dio, l'avere fede. E, nei Vangeli, si riferisce in modo preciso a coloro che credono nel Cristo, oltreché in Dio. Ma, di nuovo, non esprime il senso di "inviato".

Discepolo e μαθητής (Strong 3101, mathetès), "colui che apprende", l'apprendista, "il seguace di Cristo che impara le dottrine delle Scritture e lo stile di vita che richiedono" (HELPS). Negli Atti, οἱ μαθηταί (oi mathetài, i discepoli) sono "tutti coloro che confessano che Yeshua è il Messia" (Strong). Anche in questo termine non esiste il senso di "inviato", che invece esprime il termine apostolo

I Dodici e pochi altri furono inviati di Cristo. I credenti sono "chiamati", ossia ricevono il dono della fede. Essere "chiamato" è ben diverso da essere inviato. Inoltre, i Dodici furono testimoni diretti, e furono mandati a testimoniare ciò che videro. Nessuno, dopo di loro, è testimone diretto, poiché chi non vide non può testimoniare ciò che non ha visto. Se non credi a me, credi a Pietro in At 1:21-26:

“«Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesú visse con noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione». Essi ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. [...] Tirarono quindi a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu incluso tra gli undici apostoli." Il testo indica che Mattia fu testimone diretto di Yeshúa e della sua risurrezione (e anche Giuseppe, ma non entrò a far parte dei Dodici), e per questo fu presentato come candidato. Inoltre, fu Dio a sceglierlo.

Paolo stesso afferma di essere apostolo in virtú del fatto che aveva visto Cristo. In 1Cor 9:1, dice con fermezza e senza timore di essere contraddetto: "Non sono apostolo? Non ho veduto Gesú, il nostro Signore?"; lui era apostolo, poiché aveva veduto il Cristo dopo la risurrezione. E non solo. Non bastava aver visto Cristo dopo la risurrezione per essere suo apostolo, bisognava anche ricevere da lui il mandato diretto. Paolo, a differenza di quei cinquecento fratelli (non apostoli, nel testo) che lo videro dopo la risurrezione, ricevette il mandato di apostolo da Cristo stesso, diventando suo testimone (Rm 1:5; Ga 1:1; 2Cor 1:1; At 9:15; 22:6 ss.; 23:11; 26:16).

Quindi, non facciamo confusione tra apostoli e credenti, perché la Scrittura è molto chiara in merito.
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