facciamo l'uomo a nostra immagine? nuova prospettiva sul tes

ארמאנדו אלבנו
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Re: facciamo l'uomo a nostra immagine? nuova prospettiva sul

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Gianni tu tradurresti Genesi 1,26 cosi: facciamo l'uomo a nostra statua e aspetto?

Mi sembra un Po strana come traduzione. Dio ha una statua?
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Gianni
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Re: facciamo l'uomo a nostra immagine? nuova prospettiva sul

Messaggio da Gianni »

Armando Albano, io ho detto che stando sul letterale tradurrei così.

Ti sembra stana la traduzione? Hai ragione: per noi (moderni occidentali) è strana. Ecco perché spesso i traduttori devono tradurre per così dire due volte: non sono dall’ebraico all’italiano ma anche dall’orientale all’occidentale e dall’antico al contemporaneo.
Leggendo nel Vangelo che Yeshùa “si commosse” incontrando il funerale del figlio unico di una povera vedova, tu non troveresti nulla di strano, immagino. Ciò che però forse non sai è che il testo biblico dice che a Yeshùa “gli si mossero gli intestini”. Questa frase è scritta in greco ma pensata in ebraico. Nel pensiero ebraico (e quindi biblico) gli intestini erano la sede delle emozioni. Ecco, qui il traduttore ha giustamente tradotto l’orientale “gli si mossero gli intestini” nell’occidentale “si commosse”.

Se avesse tradotto alla lettera, tu probabilmente diresti che la traduzione è strana. E avresti ragione, ma ignorando che la Bibbia dice proprio così. Qualcun altro forse rimarrebbe scandalizzato, pensando che magari il traduttore è un incompetente che pensava che Yeshùa avesse avuto un mal di pancia!

Vedi, Armando Albano, di quante cose occorre tenere conto e quante occorre saperne? Vedi quanto può essere superficiale rimanere ancorati al testo italiano, scambiandolo per la Bibbia mentre invece è solo una traduzione, spesso adattata?

“Immagine” (ebraico צֶלֶם, tsèlem). Questo termine la Bibbia lo usa per una statua che rappresenta un dio o una persona. In assiro-babilonese il termine era salmu, alquanto affine a tsèlem, e indicava una statuetta d’argilla o di metallo raffigurante la persona che si voleva morta usando la magia nera.

“Somiglianza” (ebraico דְּמוּת, demùt). Questo termine indica qualcosa che è simile ma non identico all’originale. Nelle visioni apocalittiche che troviamo nella Bibbia, questa parola è usata per indicare la somiglianza a un uomo, a un cristallo o un altro oggetto terreno noto, anche se differente. In tal modo il lettore poteva farsi un’idea di ciò che il profeta aveva visto (per un esempio si veda Ez 1:5).

“Immagine e somiglianza” sono quindi due termini affini che presentano sfumature diverse. Agostino seppe descrivere molto bene tale diversità: “Dove c’è un’immagine c’è sempre una somiglianza; ma non sempre dove c’è una somiglianza vi è anche un’immagine”. – Quaestiones 74.
Nonostante le sfumature, i due vocaboli si equivalgono in Gn. Infatti, queste due parole risultano intercambiabili, tanto che in Gn 5:1 per la creazione dell’uomo di usa demùt: “Nel giorno che Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio”, ma in Gn 1:27 si usa tsèlem: “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio”.

Perché allora in Gn 1:26 si ha la ridondanza “immagine e somiglianza”? Ciò si spiega con l’uso ebraico molto frequente di ripetete lo stesso concetto con parole simili. La Bibbia è piena di espressioni subito ripetute con parole diverse.

Cosa vuol dire essere a “immagine e somiglianza” di Dio? Dio è infinitamente superiore all’essere umano, per cui la sua somiglianza deve essere molto lontana. Va però tenuto conto del pensiero ebraico progressivo. Per pensare e descrivere Dio, gli ebrei qualche immagine dovevano pure usarla. Loro, sempre molto concreti, non avrebbero mai usato un’idea astratta, perché ritenuta inconsistente. Ecco allora che troviamo nella Scrittura l’antropomorfismo, che si spiega unicamente con l’intento di rendere Dio vivo e concreto. Nel paganesimo erano gli dèi a essere a immagine e somiglianza degli umani, perfino con tutti i loro difetti. Nella Bibbia è l’essere umano che assomiglia a Dio perché è una sua creazione. Inizialmente, nei tempi più antichi, l’uomo era visto a immagine divina un po’ come le statuette babilonesi che riproducevano il dio o la persona che si voleva raffigurare. Così, l’antico ebreo biblico supponeva che Dio, almeno per manifestarsi agli uomini, assumesse figura umana. Sta di fatto che il profeta Ezechiele vide assiso sul trono divino un essere che “appariva come la figura di un uomo”. - Ez 1:26; cfr. 8:2.
Ciò spiega anche il divieto (secondo Comandamento) di non farsi immagini raffiguranti il divino.
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Antonino
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Re: facciamo l'uomo a nostra immagine? nuova prospettiva sul

Messaggio da Antonino »

Ringrazio Noiman e mi scuso per il ritardo con cui lo faccio!
Chiedo umilmente perdono... :d :ymblushing:

Considerate le giuste osservazioni, ma avendo poco tempo a mia disposizione ho potuto fare delle piccole ricerche.

Il testo tradotto così come conosciuto e sul quale mi pare siete tutti concordi è il seguente:

Genesi 1,26
E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

Con le dovute considerazioni e volendo attenersi al significato stretto delle parole rimanendo nel contesto della frase, riterrei esatta la seguente formulazione:

Genesi 1,26
E Dio disse: «Facciamo l'uomo nostro rappresentante, secondo il nostro modello [pensiero], e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

La traduzione di tselem in rappresentante potrebbe essere inerente visto il compito che la divinità assegna all'uomo. Ovvero il dominio sul regno animale...
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
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Gianni
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Re: facciamo l'uomo a nostra immagine? nuova prospettiva sul

Messaggio da Gianni »

Caro Enigma, personalmente la tua libera traduzione mi piace molto: “Facciamo l'uomo nostro rappresentante, secondo il nostro modello”. Rende l’idea.

Ci sono tuttavia due osservazioni. “Rappresentante” va bene riferito a Dio, ma il “nostro” lo vanifica.
Il commentatore ebreo Rashi, citando i rabbini, mostra che il “facciamo” di Gn 1:26 denota l’umiltà di Dio: siccome Egli creò l’uomo a somiglianza degli angeli (“a nostra somiglianza”), essi avrebbero potuto invidiarlo, così li consultò.
Mentre l’essere umano è a somiglianza di Dio e degli angeli, non è però loro rappresentante ma lo è solo di Dio.
La seconda osservazione la faccio su “modello [pensiero]”. Lo stesso Rashi usa la parola “modello” per spiegare “immagine”. Tuttavia, parlare di modello come pensiero non mi sembra biblico ma molto occidentale. Il modello come pensiero è infatti qualcosa di astratto e quindi estraneo al modo di pensare biblico, che invece è sempre concreto. Il modello in senso biblico presuppone qualcosa di tangibile.
A Mosè, parlando del santuario, Dio dice: “Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti” (Es 25:8). Nel pensiero ebraico (e quindi biblico) il santuario vero si trovava preesistente in cielo e quello terreno ne sarebbe stata solo una copia.

Ma anche su ciò il caro Noiman può illuminarci meglio.
ארמאנדו אלבנו
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Re: facciamo l'uomo a nostra immagine? nuova prospettiva sul

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Gianni forse sarebbe meglio tradurlo come dici tu anche se suonerebbe un Po strano. Così la gente si domanderebbe: ma cosa significa? Così inizierebbe a fare un Po di conoscenza dei semitismi di cui parli. Siamo noi che dobbiamo adeguarci al pensiero biblico e nn che la Bibbia si deve adeguare al nostro linguaggio perché in quest'Ultimo caso rimarremo sempre nell'ignoranza del linguaggio biblico.

Ho una sola domanda sulla parola immagine e somiglianza. Adamo generò un figlio a sua immagine e somiglianza. Volevo sapere se la grammatica ebraica e il pensiero ebraico possono accettare un accezione di immagine e somiglianza riferita alla forma umana e quindi il corpo umano con tutte le sue componenti fisiche.

Saluti
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Gianni
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Re: facciamo l'uomo a nostra immagine? nuova prospettiva sul

Messaggio da Gianni »

Armando Albano, tu ti riferisci a Gn 5:3: “Adamo visse centotrent'anni, generò un figlio a sua somiglianza [demùt], a sua immagine [tsèlem], e lo chiamò Set”. Qui non c’entra la grammatica ma il vocabolario. I termini sono gli stessi che abbiamo esaminato, e ciò ci mostra come vadano intesi in modo concreto. Nel caso di Dio-Adamo si tratta di concretezza descrittiva, nel caso di Adamo-Set si tratta concretezza reale.
Poi, come sempre quando si esamina il Tanàch, Noiman può essere più esaustivo.
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