Re: “Dio era la parola”
Inviato: giovedì 4 maggio 2023, 19:07
Animasalvata, a me pare che tu stia facendo troppa speculazione sui termini.
Tu parli di mente. E io ti domando: abbiamo una mente? La risposta è ovvia: pensiamo, quindi sì. Ma se ti domando dove si trova questa mente, cosa puoi rispondere? Forse dirai che è nel cervello. Ne sei sicuro? Nessun patologo l’ha mai trovata eseguendo un’autopsia. Tuttavia, senza cervello non si pensa. Ma un cervello in sé non pensa, non ragiona. Per gli ebrei biblici questa facoltà era situata nel cuore, però la coscienza la collocavano nelle reni e le emozioni negli intestini. E la mente di Dio dove sarebbe situata? Dio ha una mente oppure è una mente?
Vedi dove ci portano queste speculazioni? Da nessuna parte.
Giovanni era un illetterato che scrisse a persone che erano in grado di capirlo; era un giudeo e usò termini con un preciso significato, comprensibili a loro e da loro compresi. Egli non scrisse a dei filosofi.
Oggi noi possiamo fare un paio di cose.
La più facile è analizzare la struttura sintattica della frase giovannea: c’è un soggetto (la parola), una copula (è) e un predicato nominale che ha valore qualitativo (Dio).
La seconda cosa non può prescindere dalla prima e l’indagine deve essere mantenuta all’interno della comunità dei credenti del primo secolo.
Ogni ragionamento che esula dà ciò è vano e inappropriato.
Tu parli di mente. E io ti domando: abbiamo una mente? La risposta è ovvia: pensiamo, quindi sì. Ma se ti domando dove si trova questa mente, cosa puoi rispondere? Forse dirai che è nel cervello. Ne sei sicuro? Nessun patologo l’ha mai trovata eseguendo un’autopsia. Tuttavia, senza cervello non si pensa. Ma un cervello in sé non pensa, non ragiona. Per gli ebrei biblici questa facoltà era situata nel cuore, però la coscienza la collocavano nelle reni e le emozioni negli intestini. E la mente di Dio dove sarebbe situata? Dio ha una mente oppure è una mente?
Vedi dove ci portano queste speculazioni? Da nessuna parte.
Giovanni era un illetterato che scrisse a persone che erano in grado di capirlo; era un giudeo e usò termini con un preciso significato, comprensibili a loro e da loro compresi. Egli non scrisse a dei filosofi.
Oggi noi possiamo fare un paio di cose.
La più facile è analizzare la struttura sintattica della frase giovannea: c’è un soggetto (la parola), una copula (è) e un predicato nominale che ha valore qualitativo (Dio).
La seconda cosa non può prescindere dalla prima e l’indagine deve essere mantenuta all’interno della comunità dei credenti del primo secolo.
Ogni ragionamento che esula dà ciò è vano e inappropriato.