Caro Besàseà, sono sempre lieto di leggerti. Prima o poi berremo insieme a Gerusalemme quel famoso caffè
Grazie per la tua correzione. A pag. 53 avevo scritto erroneamente benèh (con la he), come del resto fa la TNM nella sua nota a Gb 38:7, ma il testo ebraico ha בְּנֵי, benè (senza la he). Mi scuso per la superficialità.
Sono però stupito del tuo commento che le stelle non cantano. Preferisci tradurre “in-esultare insieme” (בְּרָנ־יַחַד)? Scusa l’ironia, ma allora dovresti contestare anche Sl 104:19 in cui è detto che il sole sa dove tramontare: il sole sa?
Non ho poi capito il tuo riferimento alla “yud della semichut”. Che mai c’entra qui la סמיכות? Non mi pare che lì si parli di ordinazione; il v. 6 di Gb 38 colloca il giubilo alla creazione della terra. A sembra che la yod (yud, detto modernamente) sia semplicemente una mater lectionis.
Insistendo sul superlativo, tu traduci "cose eccelse". Ma qui non abbiamo dvarìm elohìm, abbiamo benè. Che troviamo anche in:
Gb 1:6
וַיְהִי הַיֹּום וַיָּבֹאוּ בְּנֵי הָאֱלֹהִים לְהִתְיַצֵּב עַל־יְהוָה וַיָּבֹוא גַמ־הַשָּׂטָן בְּתֹוכָם׃
Gb 2:1
וַיְהִי הַיֹּום וַיָּבֹאוּ בְּנֵי הָאֱלֹהִים לְהִתְיַצֵּב עַל־יְהוָה וַיָּבֹוא גַמ־הַשָּׂטָן בְּתֹכָם לְהִתְיַצֵּב עַל־יְהוָה׃
Sono anche lì "cose eccelse"?
Riguardo a Ez 28:14, la traduzione “come la stragrande maggioranza” da te proposta è suggestiva. A parte il fatto che quelle che tu chiami “antiche interpretazioni teologiche e forzature” sono in realtà l’interpretazione dei masoreti, non mi pare proprio che tutto torni. Tu suggerisci di provare, e io provo: ‘Come la stragrande maggioranza coprente, ti posi sul monte della santità di Dio’. Senza contare il v. 13: “Fosti in Eden, il giardino di Dio”.
La lezione "et" nel senso di "con" (come lo ha inteso la LXX), amico mio, l’avevo ben precisata.
Infine, tornando a Gb 38:7, tu giustamente dici che “qui è chiaramente un parallelo poetico di cochavè boker”. A parte che ora faccio io il pignolo
e correggo in bòqer, con la q (stranamente la qof è di solito trascurata), osservo a mia volta che nei vv. 5-7 abbiamo tre parallelismi. I primi due sono: dimensioni della terra, corda per misurare (v. 5); basi di fondamento, pietra angolare (v. 6). Seguendo questa scia, il nuovo parallelismo al v. 7 affianca le stelle del mattino a tutti i benè elohìm. Nei primi due parallelismi abbiamo oggetti concreti in tutti i paralleli. Nel terzo parallelo l’affiancamento a tutti i benè elohìm ci induce ad indagare meglio il senso metaforico delle stelle del mattino. Scopriamo così che le stelle sono menzionate in senso metaforico in Is 14:12-14: “Come mai sei caduto dal cielo, astro mattutino, figlio dell'aurora? Come mai sei atterrato, tu che calpestavi le nazioni? Tu dicevi in cuor tuo: «Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio; mi siederò sul monte dell'assemblea, nella parte estrema del settentrione; salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all'Altissimo»” (NR).
Lascio a chi legge di intuire chi c'è dietro quello spaccone del re della Babilonia e di trarre le conclusioni.