Sottolineo quello che ha scritto noiman, che saluto calorosamente, per introdurre un mio commento al tema.Per osservare il sabato, prima bisogna comprenderlo e distinguere il sejag, la siepe che ne limita i confini e imparare a distinguere tutte quelle azioni che sono
“melechèt machshevet asrà Torah, cioè: “è proibito dalla Torah il lavoro creativo”, e quindi separare le “uvdanè dechòl” le azioni non consentite da quelle lecite.
La tradizione ebraica individua il " lavoro creativo" come corrispondente a quei 39 lavori effettuati nella costruzione del santuario.
Questa siepe, il cui confine è stato ben delimitato essendo parte della tradizione orale tramandata, è un bagaglio di precetti dedotti dalla interpretazione della Torah per proteggere dalla trasgressione del comandamento. La tradizione viene seguita da ogni ebreo osservante e dal proselita.
Nelle Scritture Greche si deduce che Yeshùa riconosce la tradizione orale in generale ma in altri casi si evidenzia che non concorda su alcune siepi che lui definisce "carichi pesanti".
Si tratterebbe quindi, per lo straniero convertito alla fede nel Dio di Israele attraverso Yeshùa, di comprendere bene dove deve essere messa questa siepe.
Non è per niente facile osservare lo shabbath se si vive da soli nella fede in un ambiente ostile e pure io mi sono imbattuto in derisioni di parenti e amici, ma una cosa faccio: vado avanti nel mio intento perché amo Dio più di tutto il resto.
Ecco perché penso che sia importante per il gentile oggi porsi l'obiettivo di osservare il più possibile la Torah e, in ciò che non sarà stato capace di comprendere, riservarsi della misericordia Divina.
Naturalmente quest'ultimo commento esula dall'intento di ognuno di studiare per capire.
Un altra questione sarebbe quella di definire chi possiede oggi l'autorità di stabilire come osservare lo shabbath adattandolo ai cambiamenti della società. Penso che i gentili non abbiano tale autorità.(mia personale opinione.)
Un saluto a tutti