Leggere il testo biblico originale

chelaveritàtrionfi
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Gianni, mi è venuta un'idea. Appena diventiamo bravini (ancora ci manca molta strada tra verbi, tempi ecc.), possiamo, nelle pause tra un esercizio e l'altro, fare la traduzione di un versetto a scelta libera? :d
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Certamente, Naza! L'obiettivo è proprio quello: poter tradurre. Quindi, andiamo avanti!

Proseguiamo con Eb 3.
In base a ciò che abbiamo imparato finora c’è al v. 3 un’espressione che potete tranquillamente tradurre perché la parola in questione è stata già definita nel vocabolario dato la volta scorsa:

τοῦ οἴκου

Traducetela letteralmente e dite in quale caso, numero e genere si trova.

Al seguente v. 4 (πᾶς γὰρ οἶκος κατασκευάζεται ὑπό τινος, ὁ δὲ πάντα κατασκευάσας θεός) ritroviamo quella stessa identica parola. Fatene copia-incolla e scrivetele accanto la traduzione letterale indicando il caso in cui si trova.

Ora dite qual è il tema della parola e come lo avete ricavato.

Ora rispondete a questa domanda: perché l’accento circonflesso di οἶκος diventa acuto in οἴκου?

Adesso facciamo un bel gioco. Ecco gli elementi che vi serviranno, che indico a caso e confusi tra loro (si tratta di articoli e di desinenze):

τῆς, αἱ, -ον, τῶν, -ε, οἱ, -οις, -ος, τὴν, -ους, -ων, ἐν, ταῖς, τῇ, τὰς, τοῖς, -ου, ἡ, τοὺς, -ῳ, τοῦ, -οι, τὸν.

Ora, assemblando tramite copia-incolla, divertitevi a tradurre in greco letteralmente (attenzione al cambio di accento οἶ/οἴ!):

le case [nella frase “le case di quella zona sono molto belle”]
di casa
nelle case
in casa
la casa [nella frase “ho visto la casa di Tizio”]
casa [nella frase “cerco casa”]
della casa
delle case
a casa
nelle case
alle case
oh casa!

Buon divertimento! :-)


Prossimo esercizio di ripasso: domenica 16.
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Tiger, mi pare tu abbia le idee molto confuse. Intanto, la dicitura "lui stesso" di qualche decennio fa, per il nominativo, non andava bene e adesso sì perchè la lingua si evolve. Qualche decennio fa se dicevi "orecchie" al posto di "orecchi", ti cacciavano dall'aula dicendoti che le "orecchie" le avevi tu, ma da asino, perchè le orecchie le hanno gli animali, mentre gli umani hanno gli orecchi. Ma oggi, ahimè, "orecchie" è usato come se niente fosse.
La "terza P" che tu menzioni non so cosa sia. Sembrerebbe trattarsi della sezione P di una terza classe di qualche scuola. Dici degli strafalcioni, come questo: "Egli è anche con la lettera maiuscola, è superlativo". Da ciò che scrivi, tu non sai neppure cosa sia un superlativo. Dulcis in fundo, "tradurre le scritture nel senso della gnosi" sai solo tu cosa voglia dire! Mah.
Da parte mia confermo la traduzione interlineare da me fatta.
chelaveritàtrionfi
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Ultimi messaggi spostati nella cartella indicata. Qui proseguiamo con lo svolgimento degli esercizi ...
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Svolgimento.

Al momento, come al solito, cerco di dare tutte le spiegazioni. Il rischio? Di commettere più errori :-( . Il pregio... studiare.

Al v.3, τοῦ οἴκου è al caso genitivo, genere maschile e numero singolare. Il genitivo risponde alla domanda: di chi? di che cosa? Quindi la traduzione è: della casa.

Al v.4 πᾶς γὰρ οἶκος κατασκευάζεται ὑπό τινος, ὁ δὲ πάντα κατασκευάσας θεός..
abbiamo οἶκος, nominativo singolare maschile, articolo “ὁ” (il/lo). Risponde alla domanda: chi? che cosa?
ὁ οἶκος = la casa (soggetto)
πᾶς γὰρ οἶκος ..(il soggetto è οἶκος )..... ciascuna poichè casa [poichè ciascuna casa]

Ora dite qual è il tema della parola e come lo avete ricavato.

Nel vocabolario troviamo:
οἶκος, oυ, ὁ. Il termine è un sostantivo ed al genitivo è οἴκου. Da qui estraggo il tema (sottraendo la desinenza ου) e mantenendo gli accenti del termine al nominativo. Ottengo: οἶκ-
Dato che il genitivo ha “oυ”, si aggiungono le desinenze della seconda declinazione singolare maschile per ottenere i vari casi, ovvero:

- oς (contiene vocale breve “o” seguita da consonante)
- oυ (dittongo)
- ῳ (vocale lunga)
- ον (contiene vocale breve “o” seguita da consonante)
- ε (vocale breve)

Otteniamo così:

a) il singolare maschile:

Nominativo: ὁ οἶκος
Genitivo: τοῦ οἴκου
Dativo: τῷ οἴκῳ
Accusativo: τὸν οἶκον
Vocativo: ὦ οἶκε

E aggiungendo al tema le desinenze al plurale:

- οι (dittongo)
- ων (contiene vocale lunga ω)
- οις (dittongo οι seguito da consonate singola)
- ους (dittongo ου seguito da consonate singola)
- οι (dittongo)

otteniamo:

b) il plurale maschile:

Nominativo: οἱ οἶκοι
Genitivo: τῶν οἴκων
Dativo: τοῖς οἴκοις
Accusativo: τοὺς οἴκους
Vocativo: ὦ οἶκοι

Ora rispondete a questa domanda: perché l’accento circonflesso di οἶκος diventa acuto in οἴκου?
Nella declinazione singolare maschile, possiamo notare che al nominativo, all’accusativo ed al vocativo, troviamo l’accento circonflesso sulla vocale “iota”: ἶ, mentre negli altri due casi l’accento è acuto: ἴ.

Invece, nella declinazione plurale maschile, possiamo notare che l’accento circonflesso è presente solo al caso nominativo ed al vocativo sempre sulla iota: ἶ.

Questi spostamenti seguono delle leggi di accentazione considerando la quantità delle sillabe (lunghe o brevi).

Sull’accento circonflesso (~), possiamo dire che esso può stare solo su una vocale lunga o un dittongo e non può risalire oltre la penultima sillaba. (*)

(*) Nota aggiuntiva. Quando l’accento circonflesso cade sulla penultima sillaba, la parola si chiama “Properispomene” per la seconda declinazione maschile qui riportata si chiama “properispomena”.

Riguardo alle sillabe possiamo dire: "ad ogni vocale o dittongo corrisponde una sillaba, quindi per conoscere la posizione di una sillaba possiamo contare le vocali o i dittonghi di una parola da destra verso sinistra".

Le parole scritte sopra, in corrispondenza dei casi e senza l’articolo, contengono il dittongo “οι” + una vocale oppure un dittongo, quindi sono composte da due sillabe.

Una sillaba è breve se:

- contiene una vocale breve
- contiene una vocale breve seguita da altra vocale o da una sola consonante (non doppia).

Una sillaba è lunga se:

- contiene una vocale lunga (η, ω)
- contiene un dittongo

Detto questo, la legge di accentazione che permette la variazione degli accenti dei casi precedenti, dovrebbe essere questa: “quando l’ultima sillaba di una parola è breve e la penultima sillaba è lunga e accentata, l’accento sulla penultima diventa circonflesso”. (**)

Esempio:
in οἶκος l'ultima sillaba è breve "-ος" (vocale breve + consonante). La penultima accentata ha l'accento circonflesso οἶκ- (dittongo + consonante).
In οἴκων, l'ultima sillaba "ων" è lunga, quindi la penultima accentata ha l'accento acuto.


(**) Si chiama Legge σωτῆρα (che significa “salvatore”) o legge del trocheo finale, perché la successione di una lunga e di una breve forma un trocheo, cioè una delle varie sequenze ritmiche usate nella poesia classica.

Adesso facciamo un bel gioco. Ecco gli elementi che vi serviranno, che indico a caso e confusi tra loro (si tratta di articoli e di desinenze):

τῆς, αἱ, -ον, τῶν, -ε, οἱ, -οις, -ος, τὴν, -ους, -ων, ἐν, ταῖς, τῇ, τὰς, τοῖς, -ου, ἡ, τοὺς, -ῳ, τοῦ, -οι, τὸν.


Il tema è: οἶκ-
οἶκος è un sostantivo maschile
τῆς, τῇ, ἡ, τὴν sono articoli femminili.
A parte le desinenze, gli altri sono articoli maschili singolari e plurali.

Ora, assemblando tramite copia-incolla, divertitevi a tradurre in greco letteralmente (attenzione al cambio di accento οἶ/οἴ!):


le case [nella frase “le case di quella zona sono molto belle”] = οἱ οἶκοι (οἶκ- + -οι) nominativo plurale maschile

di casa = οἴκου (οἶκ- + -ου: cambio accento per la regola) genitivo singolare maschile, perchè τοῦ οἴκου = della casa?

nelle case = in alle case = ἐν τοῖς οἴκοις (ἐν + dativo = ἐν + τοῖς οἶκ- + -οις: cambio accento per la regola del salvatore) ***
*** per dire “in” si usa ἐν + dativo

Dubbio:
in casa = in alla casa = nella casa = ἐν τῷ οἴκῳ (ἐν + dativo = ἐν + τῷ οἶκ- + -ῳ: cambio accento per la regola) ****

****“a” e “in” in italiano, sono preposizioni che esprimono il complemento di luogo. Risponde alla domanda “dove?” o “verso dove?“ e si usa con i verbi di stato o di movimento. “In casa” è complemento di stato in luogo.

Ps. Mi è sorto un dubbio perché non hai messo τῷ nell’elenco. Quindi ho cercato se l’espressione che ho riportato è corretta e l’ho trovata in Zc 13:1 LXX:….ἐν τῷ οἴκῳ Δαυιδ
https://www.bibbiaedu.it/GRECO_LXX/at/Zc/13/

la casa [nella frase “ho visto la casa di Tizio”]
casa [nella frase “cerco casa”] = τὸν οἶκον (οἶκ- + -ον)
perché si tratta del complemento oggetto, su cui cade l’azione. Chi? Che cosa?

della casa = τοῦ οἴκου (οἶκ- + -ου) genitivo singolare (specificazione di),

delle case = τῶν οἴκων (οἶκ- + -ων) genitivo plurale (specificazione di)

a casa = οἴκῳ (οἶκ- + -ῳ) dativo singolare maschile ma se introduco l’articolo τῷ diventa: la casa/alla casa

alle case = τοῖς οἴκοις dativo plurale (οἶκ- + -οις)

oh casa! = ὦ οἶκε vocativo singolare (οἶκ- + -ε)

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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Naza, complimenti! :YMAPPLAUSE: Sei bravissimo.

Io ho cercato finora di non usare i termini tecnici (come perispomeno) per evitare che si generasse la falsa impressione che per imparare il greco fosse necessario conoscerli. Ho quindi usato (e sto usando) solo i termini tecnici indispensabili, come i nomi dei casi. Ora, visto che Naza ha usato quel termine che designa un tipo di accento, ve li dico tutti. Gli accenti si chiamano:
ossitono: accento acuto sull’ultima sillaba;
parossitono: accento acuto sulla penultima sillaba;
proparossitono: accento acuto sulla terzultima sillaba;
perispomeno: accento circonflesso sull’ultima sillaba;
properispomeno: accento circonflesso sulla penultima sillaba.

E questi sono tutti i nomi degli accenti. Ci sono poi parole non accentate che si chiamano enclitiche se per l’accento si appoggiano alla parola precedente e proclitiche se si appoggiano alla parola seguente.

Ma ora vorrei precisare alcune cose ai fini pratici.
Per quanto interessante, conoscere tutti i termini grammaticali non è così indispensabile. Sappiate quindi distinguere tra teoria e pratica. Se piove, mi basta sapere che cade acqua e mi bagno; certo è molto interessante conoscere il ciclo dell’acqua che evapora col calore solare, sale perché il vapore è più leggero dell’aria, poi si addensa e precipita sotto forma di gocce liquide, ma alla fine apre l’ombrello anche la più ignorante delle persone che nulla sa di quel ciclo. Se troviamo la frase “se ne andò per la campagna candido e dimenticandosene”, la leggiamo bene anche senza sapere che contiene una parola tronca, una piana, una sdrucciola e una bisdrucciola.
Il greco ha il pregio di indicare gli accenti su ogni parola, il che ci permette di leggerlo correttamente. E tanto ci basta. La trasformazione di un circonflesso in grave è una cosa che il greco sa fare da solo: come, quando, dove, perché e che nomi assumono questi fenomeni è interessante, ma ai fini pratici è come la pioggia che cade anche se non conosciamo il ciclo dell’acqua. Tutti sappiamo in cosa è specializzato un otorinolaringoiatra, e lo sappiamo anche senza sapere che quella parola è costruita mettendo insieme quattro parole greche.

Da ora, magari, includerò anche i termini grammaticali, ma – per favore – non pensate mai di doverli imparare per forza. Non siamo al Liceo Classico. Stiamo solo imparando a leggere il greco biblico e ad orientarci nella sua costruzione per poi valutare a ragion veduta certe traduzioni che tradiscono il senso vero della Scrittura.

Buona continuazione!
chelaveritàtrionfi
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Buongiorno 😃. Davvero con tutto quello che ho scritto non ho commesso errori? Tengo a precisare che gli esercizi li svolgo spesso tenendo accanto le tabelle ( per esempio gli articoli, le desinenze ecc..) alleggerendo il compito di impararli a memoria come si fa con le poesie, con gl articoli di legge ecc. o comunque come si fa a scuola per i compiti in classe, interrogazioni o esami universitari. Ma con la pratica poi il meccanismo diventa automatico senza più avere la stampella accanto 😊. Ho dedicato un po’ di tempo in più, questa volta, per esempio per la regola degli accenti e senza dare per scontato la conoscenza della scomposizione in sillabe corretta.

Mentre svolgevo gli esercizi ho notato 3 cose e vorrei chiedere chiarimenti. Prima di porre queste domande, aspetto che anche i ragazzi svolgano il compito 😊
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Molto bene, Naza. :-)
chelaveritàtrionfi
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Eh... ma prima di leggere dovreste prima fare il vostro esercizio :-)

Ok, procedo con le due domande che avevo già preparato in un doc. Eccole:

Domanda 1. Durante lo svolgimento dell’esercizio, mi sono accorto che nel tradurre πᾶς γὰρ οἶκος con: "ciascuna poichè casa [poichè ciascuna casa]", la particella "γὰρ" non viene mai messa ad all’inizio della frase, c’è qualche regola?

Domanda 2. Riguardo ad: oh casa! = ὦ οἶκε vocativo singolare (οἶκ- + -ε), come mai viene inserito il punto esclamativo nella traduzione? Solo perchè è giustificato dal vocativo oppure c'è qualche regola?

Il punto esclamativo “!” in greco non esiste giusto? Però a volte nelle traduzioni viene inserito in varie occasioni.

Prendiamo, per esempio, Col 3:24

24 εἰδότες ὅτι ἀπὸ κυρίου ἀπολήμψεσθε τὴν ἀνταπόδοσιν τῆς κληρονομίας• τῷ κυρίῳ Χριστῷ δουλεύετε•
24 eidòtes òti apò kyrìu apolèmpsesthe tèn antapòdosin tès kleronomìas; tò kyrìo Christò dulèuete;

Riguardo alla punteggiatura abbiamo:
- il punto fermo (.) rimane tale così come la virgola (,).
- Il punto e virgola (;) corrisponde al punto interrogativo (?)
- Il punto alto (•) corrisponde ai due punti (:) oppure al punto e virgola (;).

Il versetto è tradotto in diversi modi.

εἰδότες Coniugazione del verbo οἶδα (= io so)
participio nominativo plurale maschile di εἰδώς

preposizione ἀπό + genitivo = da
ἀπολήμψεσθε riceverai indietro

δουλεύετε duléuete
Affine: 1398 douleúō (dal 1401 /doúlos ) - propriamente, servire come schiavo , avendo tutti i diritti di proprietà personale assegnati al proprietario ; (in senso figurato) rinunciare volontariamente alla prerogativa di autogovernarsi . Vedi 1401 ( doulos ).
Nota: riporto la traslitterazione dei termini come da sito

Traduzione MIA:

a) "informati che da di [dal] signore riceverete indietro la ricompensa della eredità: al signore Cristo servite;"

b) "conoscendo che dal signore riceverete la ricompensa dell'eredità: al signore Cristo sottomettetevi [obbedite al signore Cristo]"

Differenza tra alcune traduzioni come CEI e la NR:

Traduzione CEI: "sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore".

Traduzione NUOVA RIVEDUTA: "sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore! "

Ecco la differenza. La Nuova Riveduta mette la parola “il Signore” alla fine della frase, seguita dal punto esclamativo (!). Ma τῷ κυρίῳ Χριστῷ δουλεύετε ha il dativo τῷ κυρίῳ e non il vocativo: ὦ κύριε! Come mai, quindi, la NR mette il punto esclamativo?
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Naza, buongiorno a te e a tutti. Rispondo alle tue domande.

Tua domanda 1. Dici che durante lo svolgimento dell’esercizio ti sei accorto nel tradurre πᾶς γὰρ οἶκος con "ciascuna poiché casa [poiché ciascuna casa]" che la particella γάρ non viene mai messa all’inizio della frase, e domandi se c’è qualche regola.
Ti rispondo, poi ho io una domanda. Più che una regola, è un uso. La congiunzione γάρ (= infatti, poiché) non si trova mai al principio del discorso ma dopo una o più parole. Ora la mia domanda: perché vuoi saperlo? Se è per curiosità, capisco. Ciò che però vorrei sottolineare è che ciascuno di noi (compresi i più qualificati docenti) non tradurrà mai dall’italiano al greco antico. Sapere quindi dove si posiziona γὰρ non è così rilevante.
Comunque, ora ti do (anzi, vi do) un paio di dritte. Nel programma di https://www.laparola.net/, scaricabile gratuitamente, c’è una funzione di ricerca in cui si possono inserire i termini greci o ebraici scegliendo poi dove cercarli (testo greco, ebraico, latino, versioni italiane). Se nella barra Espressione da ricercare digiti γὰρ e poi scegli Westcott and Hort nella barra Testo da ricercare, ti appariranno tutti i luoghi in cui il termine compare nella Bibbia (vedrai così che γάρ non si trova all’inizio di una frase). Premesso che su Mac il programma non funziona, ha comunque una limitazione. Devi fare due ricerche separate: una con γάρ e una con γὰρ. Se poi ricerchi οἶκος oppure πᾶς, troverai solo quelli e non le forme declinate. Ma per queste c’è un’altra risorsa:
https://lexicon.katabiblon.com/index.ph ... F%80%CF%89
Qui trovi tutte le forme declinate con perfino l’indicazione del genere, del caso e del numero.

Tua domanda 2. Riguardo ad “oh casa!” = ὦ οἶκε, vocativo singolare (οἶκ- + -ε), come mai viene inserito il punto esclamativo nella traduzione? Solo perché è giustificato dal vocativo oppure c'è qualche regola?
Rispondo. Il punto esclamativo in greco non esiste. È quindi il traduttore che lo inserisce. Con quale criterio? In base al contesto.
Prendiamo il tuo esempio: Col 3:24. Tu riporti:
24 εἰδότες ὅτι ἀπὸ κυρίου ἀπολήμψεσθε τὴν ἀνταπόδοσιν τῆς κληρονομίας• τῷ κυρίῳ Χριστῷ δουλεύετε•
24 eidòtes òti apò kyrìu apolèmpsesthe tèn antapòdosin tès kleronomìas; tò kyrìo Christò dulèuete;
Tu hai riportato il passo dal testo critico di Westcott and Hort. Guarda invece come è nel testo critico di Nestle-Aland:
εἰδότες ὅτι ἀπὸ κυρίου ἀπολήμψεσθε τὴν ἀνταπόδοσιν τῆς κληρονομίας. τῷ κυρίῳ Χριστῷ δουλεύετε·
Iniziamo quindi col dire che nei testi originali la punteggiatura è spesso molto carente, perché il materiale scrittorio era molto costoso e occorreva risparmiare spazio (motivo per cui le parole venivano scritte tutte attaccate). C’è quindi per la punteggiatura una prima scelta fatta dal critico testuale; poi ci si mette anche in traduttore.
Riguardo alla punteggiatura greca dici bene:
- il punto fermo (.) rimane tale così come la virgola (,).
- Il punto e virgola (;) corrisponde in greco al nostro punto interrogativo (?)
- Il punto alto (•) corrisponde per noi ai due punti (:) oppure al punto e virgola (;).
Tu traduci: "informati che da di [dal] signore riceverete indietro la ricompensa della eredità: al signore Cristo servite;".
Mie osservazioni:
εἰδότες = “aventi conosciuto”, che CEI aggiusta in “sapendo”. Il greco “aventi conosciuto” (in italiano “avendo conosciuto”) indica che avevano già conosciuto, per l’esortazione che segue ha più valore (siccome sapete già che …), mentre il presente “sapendo” della traduzione la svilisce, accompagnando l’esortazione con il contemporaneo conoscere. Paolo non esorta dicendo che mentre lo faranno conosceranno, ma esorta a fare perché hanno già saputo.
La tua traduzione “riceverete indietro” non va bene. L’eredità la riceveranno in futuro; “riceverete indietro” vuol dire che l’avevano già ricevuta, poi persa e infine restituita.
La traduzione letterale “al signore Cristo servite” mostra che in greco si dice così; in italiano il dativo deve però diventare oggetto. Il verbo δουλεύω significa tuttavia “essere schiavo”, per cui l’imperativo presente δουλεύετε va tradotto “siate schiavi”; con questa corretta traduzione possiamo mantenere il dativo se aggiustiamo in “fate gli schiavi al signore Cristo”, ma perché mai mantenere per forza il dativo? Rispettando la nostra lingua, possiamo tradurre “siate schiavi del signore Cristo”. Certo, se traduciamo “sottomettetevi”, manteniamo il dativo, ma tradiamo il pensiero paolino. Questo è ciò che fanno tutte le versioni bibliche che traducono il “servo” anziché “schiavo” il termine δοῦλος. “Servire Gesù” va bene per le religioni, fa tanto pio! Paolo usa invece un linguaggio molto forte, paradossale: essere schiavi di Cristo.
E la punteggiatura? Premesso che nell’originale manca, io tradurrei (se letteralmente) così (tenendo conto del contesto) i vv. 23-25: “Qualunque cosa facciate, operate d’animo come per il Signore e non per gli uomini, avendo saputo che dal Signore riceverete la ricompensa dell’eredità. Siate schiavi del Signore. Chi infatti opera ingiustamente otterrà ciò che operò ingiustamente, e non c’è considerazione di persona”. Nessun punto esclamativo. Inserirlo svaluterebbe l’intensa esortazione di Paolo. Ti faccio un esempio, e tu cogli la notevole differenza. Se dico “ama tua moglie”, induco a pensare, smuovo qualcosa dentro; ma se dico “ama tua moglie!”, suona come un tanto per dire. Paolo è serio; lui, che per primo si definisce δοῦλος Ἰησοῦ Χριστοῦ, esorta i colossesi ad essere anch’essi schiavi: δουλεύετε. Non lo dice come un odierno predicatore religioso da un podio, esclamando. Lo sente dentro, lo vive, lo raccomanda quasi supplicando, con intensità.

Vedi, Naza caro, quanta cura occorre mettere nella traduzione? Alla base deve esserci l’irrinunciabile fedeltà al testo biblico originale, ma poi anche la fedeltà al sentimento, all’emozione e alle implicazioni psicologiche che esso esprime nel contesto. La traduzione letterale ci permette di cogliere i termini nel loro valore e nel loro vero significato, ma dopo occorre probabilmente una sapiente traduzione libera che sappia rendere tutto il resto. Ecco come traduce la libera TILC: “Quel che fate, qualunque cosa sia, fatelo volentieri, come per il Signore, e non per gli uomini. Voi sapete che la vostra ricompensa è l’eredità che riceverete dal Signore. Perciò è Cristo che dovete servire. Chi invece fa il male dovrà subire le conseguenze delle sue azioni, chiunque sia; perché Dio non fa preferenze per nessuno”. Ed ecco come traduce la Bibbia della gioia: “Lavorate serenamente, qualunque sia il vostro lavoro, fatelo come se steste lavorando per il Signore, e non semplicemente per il vostro padrone, ricordando che è il Signore Gesù che vi darà la ricompensa. In realtà è per lui che state lavorando, e se non fate del vostro meglio, sarete retribuiti come meritate, chiunque voi siate, perché Dio non fa preferenze”. Questa ultima ha il pregio di tradurre “ricordando”, che meglio richiama il biblico “aventi conosciuto”.
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