Leggere il testo biblico originale

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Maria Grazia Lazzara
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Buona sera Gianni , prova a fare gli esercizi di ripasso

Απόστολος ου. ο
Perché è indicato il genitivo ? Perché dopo il nominativo il vocabolario ti dà il genitivo per facilitare la declinazione del termine , sing. masch.

Άγιος , α, ον
Perché tre voci senza articolo? Perché è un aggettivo

Chiamò gli apostoli - accusat. υς plurale seconda declin. ( compl. oggetto)

Gli apostoli si riunirono : nomin. plur. maschile - desinenza οι

αδελφοις - fratelli

Τοις αδελφοις - i fratelli

Των αδελφών - dei fratelli

Errore ή artic. femmin. αδελφώ masch. (fratello )

Υeshùa - nome proprio di persona , non ha plurale

Traduco Ebrei 3:1

Perciò fratelli santi , di chiamata celeste partecipe , considerate l'apostolo e sommo sacerdote della fede di noi .


Gianni accetto volentieri il tuo regalo , grazie .
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Buongiorno, Tiger. Hai dato una sola risposta giusta e ne hai dato una parzialmente giusta ma incompleta. Poi tu dici che se vuoi dire "chiamò gli apostoli" ci metti il genitivo ου che indica la specificazione "apostoli" perché il soggetto è chi chiama gli apostoli e in questo caso gli apostoli è il complemento oggetto. Mi pare che tu confonda l’oggetto con la specificazione. Per la specificazione, è vero, occorre il genitivo ου, ma se tu traduci “chiamò gli apostòlu” stai dicendo “chiamò gli di apostolo”. Andrebbe bene se la frase fosse “chiamò gli amici di un apostolo”, ma – come tu giustamente osservi – “gli spostoli” è il complemento oggetto. Devi quindi mettere la desinenza plurale per il complemento oggetto, non quella singolare della specificazione!
Stesso errore di valutazione per "gli apostoli si riunirono". Dicendo che in questo caso il soggetto sono gli apostoli, dici benissimo, ma poi perché dici che ci metti il nominativo ος, che è singolare?

Buongiorno, Maria Grazia. Sei stata brava. Hai fatto un solo errore: “Τοις αδελφοις - i fratelli”. C’è forse un errore di battitura? Nella traduzione del versetto c’è pure un errore, di italiano, ma forse è anche qui un errore di battitura. Il vocabolario te l’ho inviato.
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »


Buongiorno. Per lo svolgimento cercherò di dare tutte le spiegazioni. Se sbaglierò.. ancora una volta farò più attenzione.

Si prenda ἀπόστολος, ου, ὁ, in cui abbiamo nominativo, genitivo, articolo.
Domanda: perché mai è indicato anche il genitivo?

Per ogni parola vi sono tre elementi (indicazioni): sostantivo al nominativo singolare – genitivo – articolo. La presenza del genitivo ci permette di sapere a quale declinazione appartiene la parola. Nel caso sopra indicato, abbiamo “ου” , vocale tematica – o - . La parola appartiene alla seconda declinazione e che quindi va declinata con le sue desinenze.

Ora si prenda questa voce del vocabolario:
πονηρός, ά, όν
Domanda:
Perché tre voci senza l’articolo?

Perché si tratta di un aggettivo a tre terminazioni (maschile, femminile e neutro)

Ora si prenda ἀπόστολος, ἀποστόλου, ὁ

La parola ἀπόστολος è al nominativo singolare; ἀποστόλου è al genitivo (di chi? di che cosa?) con terminazione “ου” mentre “ὁ” è l’articolo maschile singolare (il/lo). Dato che: “È il genitivo di un vocabolo che determina a quale delle tre declinazioni esso appartiene” e che: “tutti i vocaboli che al genitivo singolare fanno in -ου appartengono alla seconda declinazione”, qui devo declinare con le desinenze della seconda declinazione.

Prendendo il genitivo della parola, ovvero “ἀποστόλου”, togliendo la terminazione (desinenza) “ου”, mi rimane il tema del vocabolo: ἀπόστολ-. E l’accento? Tende a rimanere dove si trova al nominativo, ma può subire flessione. Al genitivo si è spostato per via di “ου” che è una terminazione lunga e “se la parola ha l'ultima vocale lunga l'accento cadrà sulla penultima sillaba"- (Legge del trisillabismo).

Domande:
Se dico “gli apostoli si riunirono”, in quale caso si trova “gli apostoli”? Perché?
Quale desinenza ci vorrà?

In questo caso “gli apostoli” è il soggetto (plurale) che compie l’azione, quindi si trova al nominativo plurale maschile di ᾰ̓πόστολος perché quest’ultimo è sostantivo singolare maschile.

La desinenza è οἱ, quindi avremo: οἱ ἀπόστολοι, con il rispettivo articolo plurale. La terminazione “οι” è breve, l’accento rimarrà dov’era sul nominativo, ovvero sulla terz’ultima sillaba.

Se voglio dire “chiamò gli apostoli”, in quale caso si trova “gli apostoli”?
Quale desinenza ci vorrà?
E dove cadrà l’accento? Perché?

In questo caso “gli apostoli”, dopo il verbo, rappresenta il complemento che indica l’oggetto dell’azione indicata dal verbo ed in greco è accusativo (in questo caso plurale con il rispettivo articolo). La desinenza è quella seconda declinazione all’accusativo plurale: -ους.
Quindi : τους αποστόλους.

L’accento cade sulla penultima sillaba perchè l’ultima vocale è lunga.

Cosa vuol dire ἀδελφοῖς?

Nel vocabolario troviamo ἀδελφός, sostantivo nominativo singolare maschile ed al genitivo è ἀδελφοῦ. Va declinato secondo le desinenze della seconda declinazione, per cui ἀδελφοῖς lo troviamo al dativo plurale maschile di ἀδελφός.
Vuol dire: fratelli

E τοῖς ἀδελφοῖς?

Dativo plurale (a chi? a che cosa?): ai fratelli

E τῶν ἀδελφῶν?

Gentivo plurale (di chi? di che cosa?): dei fratelli

Quale grave errore c’è in ἡ ἀδελφῷ?

ἡ è articolo femminile
ἀδελφῷ lo troviamo al dativo singolare maschile del sostantivo ἀδελφός singolare maschile. Con il suo articolo è: τῷ ᾰ̓δελφῷ

Quale particolare caratteristica di ἀδελφῷ ci permette si sapere in che caso si trova questa parola? E qual è il caso?
La caratteristica è la desinenza -ῷ e l’articolo - τῷ. Ma ἀδελφῷ l’ho trovato anche come aggettivo.
Ultima domanda (trabocchetto): qual è il plurale di Ἰησοῦς? Per rispondere potete usare la trascrizione in lettere latine.

Esiste il plurale? Non lo trovo
La trascrizione è: Iesùs

Ps. Ho notato che al dativo la La Septuaginta usa Ἰησοῖ, mentre il testo greco NT Ἰησοῦ.

Per ultimo, traducete il versetto, ma in modo assolutamente letterale e segnando gli accenti.

Eb 3:1

Ὅθεν, ἀδελφοὶ ἅγιοι, κλήσεως ἐπουρανίου μέτοχοι, κατανοήσατε τὸν ἀπόστολον καὶ ἀρχιερέα τῆς ὁμολογίας ἡμῶν Ἰησοῦν,


Othen, adelfòi àghioi, klèseos epuranìu mètochoi, katanoèsate tòn apòstolon kài archierèa tès omologhìas emòn Iesùn,

Perciò, fratelli santi, di chiamata a celeste partecipi, considerate il [l’] apostolo e sommo sacerdote della (di) professione [di fede] di noi Yeshùa

ἡμῶν pronome di persona genitivo che sta per: "nostro"?
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Caro Naza, più che bene!!
Per essere precisi, comunque, ἀδελφοῖς non vuol dire “fratelli” ma “a fratelli”. La caratteristica della desinenza -ῷ è lo iota sottoscritto. Il plurale di Ἰησοῦς non esiste perché i nomi propri personali non hanno plurale. Nel parlato italiano usiamo i plurali, come in “le tre Marie” o “i due Roberti”, ma è un errore: va detto “le tre Maria” e “i due Roberto”. Così è in greco.

Domandi infine se il pronome ἡμῶν sta per "nostro". Sì, ma letteralmente significa “di noi”; è infatti al genitivo plurale.

Invito chi segue queste lezioni a leggere l’esercizio di Naza, perché è svolto molto bene. Se ci sono domande, sono a disposizione.
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Tiger, che cosa c'entra il genitivo? Il soggetto va al nominativo e il complemento oggetto all'accusativo.
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Ottimo! ;)
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Buongiorno a tutti. Proseguiamo l’esercitazione con Eb 3:2.

Dopo aver scritto al v. 1: “Perciò, fratelli santi, di chiamata celeste partecipi, considerate l’inviato e sommo sacerdote della professione [di fece] di noi Yeshùa,” … l’agiografo così continua:
πιστὸν ὄντα τῷ ποιήσαντι αὐτὸν ὡς καὶ Μωϋσῆς ἐν τῷ οἴκῳ αὐτοῦ.

In questo versetto ci sono due forme verbali e un nome proprio della terza declinazione a cui non siamo ancora arrivati, che indico in verde e che traduco subito dopo:


πιστὸν ὄντα τῷ ποιήσαντι αὐτὸν ὡς καὶ Μωϋσῆς ἐν [ὅλῳ] τῷ οἴκῳ αὐτοῦ.
πιστὸν essente nello avente fatto αὐτὸν ὡς καὶ Μosè ἐν [ὅλῳ] τῷ οἴκῳ αὐτοῦ.


Esaminiamo ora il resto. Vi do il vocabolario:

αὐτός, ή, όν = lui, stesso/medesimo
ἐν + dativo = in
καί = e, anche
οἶκος, ου, ὁ = casa
ὅλος, ή, όν = intero
πιστός, ή, ό = fedele
ὡς = come

Le parentesi quadre poste a [ὅλῳ] stanno ad indicare che la parola non è presente in tutti i manoscritti. Qui, essendo un esercizio, la teniamo per buona.

Prima di tutto, traducete il versetto. Poi rispondete alle domande.

In quale caso si trova πιστὸν e perché? (Ragionate: a chi è riferito, e da quale verbo dipende?).

In quale caso si trova αὐτὸν e perché? (Ragionate: a chi è riferito, e da quale verbo dipende?).

Osservate bene τῷ οἴκῳ. Da quale specifica caratteristica sappiamo in quale caso si trova, e qual è questo caso?

A parte il pronome αὐτός, ή, όν, ci sono nel vocabolario due aggettivi. Leggendoli nel vocabolario, da cosa capite che sono aggettivi?

Infine, la solita domanda trabocchetto. Dite quale grave errore c’è qui:
Οἱ πιστός.
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

πιστὸν ὄντα τῷ ποιήσαντι αὐτὸν ὡς καὶ Μωϋσῆς ἐν τῷ οἴκῳ αὐτοῦ.

pistòn ònta tò poièsanti autòn us kài Moüsès en tò òiko autù.

Nota. Ho lasciato il διαίρεσις ( diaíresis, " divisione " ) sulla vocale
◌̈
πιστὸν essente nello avente fatto αὐτὸν ὡς καὶ Μosè ἐν [ὅλῳ] τῷ οἴκῳ αὐτοῦ.

[ὅλῳ] òlo

Traduzioni:

a) fedele essente nello avente fatto lui, stesso/medesimo come anche Mosè in [intera] al[la] casa** di lui.

b) essendo fedele a colui che lo ha costituito/nominato, come Mosè nella [intera] sua casa

** dubbio – leggere alla fine dell’esercizio

In quale caso si trova πιστὸν e perché? (Ragionate: a chi è riferito, e da quale verbo dipende?).

πιστὸν è aggettivo neutro prima/seconda declinazione di πιστός (maschile)

La frase precedente (Eb 3:1) finisce con :..Yeshùa.
πιστὸν = fedele dipende dal verbo ὄντα che è un participio, flessione di ὤν (òn) a sua volta participio presente di εἰμί eimì (sono, esisto). Quindi “fedele” è riferito a Yeshùa. Egli è fedele a chi lo ha fatto (costituito/nominato).

In quale caso si trova αὐτὸν e perché? (Ragionate: a chi è riferito, e da quale verbo dipende?).

αὐτὸν è accusativo singolare maschile (attico) αὐτός e risponde alle domande: Chi? Che cosa?
Si riferisce a chi è fedele πιστὸν (sempre a Yeshùa) e dipende dal verbo ποιήσαντι: Aoristo Participio Attivo Dativo Singolare Maschile di G4160 ποιέω = costituire, produrre, fare da qualcosa…
https://www.blueletterbible.org/lang/le ... F%84%CE%B9

Osservate bene τῷ οἴκῳ. Da quale specifica caratteristica sappiamo in quale caso si trova, e qual è questo caso?

τῷ οἴκῳ dativo seconda declinazione maschile properispomena (*) del sostantivo οἶκος. La caratteristica che ci permette di determinare il caso (dativo) è la iota sotto la vocale ῳ

(*) Nella grammatica greca, di parola che ha l'accento circonflesso sulla penultima sillaba.

τῷ, articolo dativo, al/allo

A parte il pronome αὐτός, ή, όν, ci sono nel vocabolario due aggettivi. Leggendoli nel vocabolario, da cosa capite che sono aggettivi?

ὅλος, ή, όν = intero
πιστὸν aggettivo neutro di πιστός, dove:
πιστός, ή, όν prima / seconda declinazione

In entrambi i termini manca l’articolo e le tre terminazioni indicate nel vocabolario sono per il singolare maschile, femminile e neutro

Infine, la solita domanda trabocchetto. Dite quale grave errore c’è qui:
Οἱ πιστός.

πιστός è aggettivo nominativo singolare maschile. οἱ è articolo nominativo plurale maschile dell'articolo ὁ. Insieme non vanno bene.
---
**τῷ οἴκῳ. Dubbio.
Come scritto sopra,
τῷ οἴκῳ è dativo seconda declinazione maschile del sostantivo οἶκος, mentre l’articolo τῷ è dativo, al/allo.
οἶκος = casa

ὁ οἶκος è nominativo singolare maschile della seconda declinazione, mentre “casa” in italiano è femminile. Quindi ho riportato “al [la]casa” considerando il termine maschile greco ..ma in italiano poi abbiamo un termine femminile per cui credo che vada messo [la] #:-S .."al casa" in italiano farebbe a pugni :d

οἶκος sarebbe il termine che indica famiglia/casa, ovvero l’unità base della società con a capo il maschio più anziano, in pratica, per usare un termine più antico: casato?

PS. Caro Gianni, invieresti anche a me il vocabolario ..altrimenti con questo metodo di ricerca impiego taaanto più tempo? :-) Grazie.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Maria Grazia Lazzara
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Buona sera Gianni , traduco il verso :

Fedele ( Sicuro) essente nello avente fatto lui come e Mosè in ( qualunque cosa ) casa di lui

πιστόν- ον - αcausat. sing. riferito a Jeshùa , dipende dal verbo όντα ( essente )
accusat.

αυτόν - accusat. sing. risponde alla domanda chi? Riferito a Jeshùa , dipende dal verbo avente fatto

Τώ οίκω dativo seconda declin. masch. Sing. con il suo artic. la caratteristica è lo iota sottoscritto

όλος , ή , όν , manca l'articolo perché si tratta di un aggettivo

Οι plurale πιστός singol. ( errore )
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Gianni
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Re: Leggere il testo biblico originale

Messaggio da Gianni »

Buongiorno, Naza.

Nella traslitterazione c’è un piccolo errore, forse un refuso o una distrazione: ὡς in us anziché in os.
Hai fatto benissimo a traslitterare Moüsès il greco Μωϋσῆς. La dieresi serve appunto a segnalare che ωϋ si legge come è scritto; non serve tuttavia che tu riporti la dieresi nella traslitterazione.

Per prima cosa vediamo la traduzione. Hai fatto benissimo, caro Naza, a mettere due traduzioni: a) e b). Bravo!
Questa cosa è molto importante. Prestate attenzione, per favore.
La prima traduzione – quella chiamata a) da Naza – è quella assolutamente letterale. Questa traduzione è quella che si trova in una buona traduzione interlineare. Questa traduzione i comuni lettori non la vedranno mai: per loro c’è la traduzione che Naza ha chiamato b). Ci sono poi versioni bibliche che adottano una traduzione che potremmo chiamare c). Ora mi spiego.
Prendiamo Eb 1:1: Πολυμερῶς καὶ πολυτρόπως πάλαι ὁ θεὸς λαλήσας,
a) Traduzione interlineare (letterale!): Molte volte e in molti modi un tempo il Dio avente parlato,
b) Traduzione nelle versioni bibliche: “Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere,” (NR); “Nei tempi antichi Dio parlò in molte occasioni e in molti modi” (TNM); “Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi”. - ND.
c) “Molto tempo fa, Dio parlò parecchie volte e in modi diversi”. - BDG.
Ecco la valutazione: c) è una libera traduzione, la più bella; è molto adatta alla lettura. Le traduzioni b) si attengono al testo originale, chi più e chi meno letteralmente. Detto diversamente: se voglio leggere la Scrittura per piacere uso c); se voglio capirne il senso uso b), ma se voglio studiare e approfondire mi serve a).
Ora, da a) mi aspetto (e pretendo) che sia assolutamente letterale. L’espressione ὁ θεὸς Eb 1:1 non posso tradurla “il Dio” in b) né tantomeno in c), ma se in una interlineare, ovvero in a), trovo “Dio”, mi cadono le braccia. È così grave? Lo è. Perché in greco un articolo determinativo fa la differenza.

Ciò chiarito (non trascuratelo, è importate), vediamo la traduzione a) di Naza: “fedele essente nello avente fatto lui, stesso/medesimo come anche Mosè in [intera] al[la] casa** di lui”.
La traduzione è buona, faccio tuttavia alcune osservazioni. La traduzione “lui, stesso/medesimo”, con la virgola e la barra, crea confusione. Puoi usarla in una nota, in una spiegazione, ma non nella traduzione interlineare. Il pronome αὐτός significa “egli stesso”, per cui: “fedele essente nello avente fatto egli stesso”; “lui stesso” sarebbe stato considerato un grave errore solo pochi decenni fa, ma oggi è accettato, per cui va bene “fedele essente nello avente fatto lui stesso”.
Veniamo alla traduzione “in [intera] al[la] casa di lui”, su cui hai espresso un dubbio, che ora chiariamo. La traduzione interlineare corretta è “in [intera] la casa di lui” e, per essere molto (troppo) pignoli, “in [intera] alla casa di lui”. In fatto è che in greco per dire “in” si usa ἐν + dativo. In italiano non possiamo però tradurre “in alla casa”; dobbiamo dire “in la casa” (traduzione letterale). Se la questione è però importante, perché magari stiamo facendo uno studio specifico su quel soggetto, si può mettere una nota in cui spiegare che la costruzione greca ἐν + dativo suona letteralmente “in alla casa”.
Veniamo alla traduzione b): “essendo fedele a colui che lo ha costituito/nominato, come Mosè nella [intera] sua casa”. Bene, tuttavia devi scegliere tra costituito e nominato. Ottima la traduzione col gerundio “essente”; il greco, in cui il gerundio non esiste, usa il participio. Per cui in a) tradurremo col in participio, ma in b) con gerundio; c) va oltre: essendo una libera traduzione può permettersi “è fedele”. – BDG.

Passiamo al resto. Ti dici che “πιστὸν è aggettivo neutro prima/seconda declinazione di πιστός (maschile)”. E lo giustifichi così: “La frase precedente (Eb 3:1) finisce con :..Yeshùa. πιστὸν = fedele dipende dal verbo ὄντα che è un participio … Quindi ‘fedele’ è riferito a Yeshùa. Egli è fedele a chi lo ha fatto (costituito/nominato)”.
Avevo rivolto l’invito a ragionare. Tu lo hai fatto parzialmente.
Prendiamo i primi due versetti come da te ben tradotti e perfezionati: “Perciò, fratelli santi, di chiamata celeste partecipi, considerate l’apostolo e sommo sacerdote della professione [di fede] di noi Yeshùa, fedele essente nello avente fatto lui stesso come anche Mosè in [intera] la casa di lui”.
Ora attenzione: indico il procedimento per la traduzione, da applicare sempre: per prima cosa va individuato il verbo principale, poi il suo soggetto e quindi i complementi.
Nei due versetti il verbo principale è “considerate”. È vero che c’è anche il verbo “essente”, ma è secondario. Fate questa prova: togliete “considerate”. Cosa rimane? “Perciò, fratelli santi, di chiamata celeste partecipi, l’apostolo e sommo sacerdote della professione [di fede] di noi Yeshùa, fedele essente nello avente fatto lui stesso come anche Mosè in [intera] la casa di lui”. Non va, zoppica, manca qualcosa. Manca il verbo principale! Ora provate a togliere “essente”: “Perciò, fratelli santi, di chiamata celeste partecipi, considerate l’apostolo e sommo sacerdote della professione [di fede] di noi Yeshùa”. La frase sta in piedi da sola. L’altra frase (“fedele essente nello avente fatto lui stesso come anche Mosè in [intera] la casa di lui”) è secondaria, ovvero subordinata.
Seguendo il procedimento che ho indicato, abbiamo: verbo principale e reggente “considerate”, il cui soggetto è il sottinteso “voi”, “fratelli santi”. Considerate cosa? “L’apostolo e …”, complemento oggetto. A questo punto “fedele essente” è riferito a Yeshùa, prima definito “apostolo e sommo sacerdote”.
Proseguiamo col ragionamento. “Considerate” … chi, che cosa? Segue l’oggetto, che come tale va all’accusativo (ἀπόστολον, Ἰησοῦν); anche πιστὸν va all’accusativo, perché rientra nel complemento oggetto. E ὄντα? Pure all’accusativo; qui “essente” ha lo stesso valore di “apostolo”, “sommo sacerdote” e “fedele”, tutti all’accusativo. Non dire quindi che πιστὸν è aggettivo neutro: è maschile, riferito a Yeshùa, ed è all’accusativo.
Riassumendo: πιστὸν non dipende da ὄντα τῷ ποιήσαντι, ma l’intera fare πιστὸν ὄντα τῷ ποιήσαντι dipende dal verbo principale κατανοήσατε, “considerate”. Chi? “L’apostolo e sommo sacerdote, Yeshùa, fedele essente” (oggetto).

Naza carissimo, il vocabolario greco te lo invio più che volentieri (anche a tutti coloro che me lo chiederanno): indicami in un messaggio privato la mail a cui inviarlo.

__________________

Passiamo a Maria Grazia.
Cara, il tuo esercizio va bene. Però non “in ( qualunque cosa ) casa di lui” ma “in [intera] la casa di lui”. Il resto è ottimo, ma per il verbo da cui dipende πιστόν leggi quanto detto sopra a Naza.

:-)
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