Yeshùa ed il divorzio

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Salvatore Tarantino
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Salvatore Tarantino »

“Chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione, la fa essere adultera e chiunque sposa una donna ripudiata, commette adulterio” (Mt 5:32).

Questo verso non afferma che la moglie possa ripudiare il marito.
Sancisce la regola dell'indissolubilità del matrimonio e cita anche l'unica eccezione che consente al marito di ripudiare la moglie.

Marco 10,11-12
Egli disse loro: «Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio».

Neanche questi versi affermano che la moglie possa ripudiare il marito.
Sanciscono l'indissolubilità del matrimonio e non citano l'eccezione del ripudio che è consentita solo all'uomo.

Del resto nemmeno la Torah afferma che la moglie possa ripudiare il marito.
Ma solo che il marito può ripudiare la moglie in caso di indecenza.

Dunque la conclusione che la moglie possa ripudiare il marito è puramente fantasiosa e realizzata tramite una combinazione di parole prese da due vangeli diversi.
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Salvatore Tarantino
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Salvatore Tarantino »

Cito:

Ger 3:1 cosa dice? Esattamente quello che dice Dt 24:1-4:

“Il SIGNORE dice: «Se un uomo ripudia sua moglie
e questa se ne va via e si sposa con un altro,
quell'uomo torna forse ancora da lei?”

Non è vero, il verso dice:

Geremia 3,1
"Se un uomo ripudia la propria moglie e questa se ne va da lui e diviene moglie di un altro, tornerà egli forse ancora da lei? Non sarebbe quel paese grandemente profanato? Tu ti sei prostituita con molti amanti; vorresti però ritornare da me?», dice l'Eterno".

Sicuramente il ripudio è conseguenza di una precedente fornicazione di Israele, ma Dio sottolinea che dopo il ripudio Israele si è ulteriormente prostituita.
Il paragone costituisce una interpretazione inevitabile di Deuteronomio 24,1-4: la moglie ripudiata che si risposa, si prostituisce.
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Alen.chorbah
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Alen.chorbah »

Salvatore quindi fammi capire un uomo puo fare cosa vuole e una donna rimarrà sempre fregata?
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Salvatore Tarantino
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Salvatore Tarantino »

Non possiamo giudicare la Parola di Dio e interpretarla armonizzandola con la nostra etica umana.
Voi oggi vi scandalizzate per la donna.
All'epoca si scandalizzarono i discepoli, in quanto uomini, al punto da affermare che non conviene prendere moglie!
Vedete quanto opposti possono essere i punti di vista degli uomini?
Nella Parola di Dio tutti i credenti devono convergere, mettendo da parte le opinioni personali.

Ad ogni modo non è vero che l'uomo può fare quello che vuole: se commette adulterio è reo di morte, di una morte (spirituale) che oggi è peggiore di quella di prima (materiale), salvo ovviamente il pentimento e il perdono; se ripudia la moglie ingiustamente la espone all'adulterio, e anche di questo se ne assume la responsabilità davanti a Dio.
La donna ripudiata, giustamente o ingiustamente, è sufficiente che non si risposi.
Ognuno ha la sua croce e ce ne sono peggiori di questa.
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Alen.chorbah
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Alen.chorbah »

Questo è il problema dello studio legato alla fede e alla sola scrittura si rimane limitati. Salvatore Ti faccio una domanda, scritturalmente parlandp una donna puo portare i capelli corti?
Massimo-W-la-Bibbia

Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Massimo-W-la-Bibbia »

Prometto che è l'ultimo post, non vi disturbo più. Per chi conosce l'inglese, può essere interessante questo studio. La mia interpretazione deriva da studi ed analisi come questa. Non è il solo studio esistente, credo sia però piuttosto approfondito, pag.1-9.

Saluti

https://faculty.gordon.edu/hu/bi/ted_hi ... t24-bs.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
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bgaluppi
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da bgaluppi »

Rispondo al primo commento di Salvatore in risposta al mio.

Dici giustamente che Mt 5:32 “non afferma che la moglie possa ripudiare il marito. Sancisce la regola dell'indissolubilità del matrimonio e cita anche l'unica eccezione che consente al marito di ripudiare la moglie.”. Aggiungo che l'eccezione fa si che chi sposa una donna ripudiata (per giusta causa) non commetta adulterio, dunque consente alla donna di risposarsi. Come ho spiegato, non esiste ragione grammaticale e sintattica per cui la clausola non sia applicabile a tutto il versetto, dunque anche al caso di una ripudiata perché la congiunzione kài è copulativa e non ha mai senso avversativo o disgiuntivo, anzi collega ciò che segue con ciò che precede. Per sostenere il contrario, sarebbe necessario dimostrare da un punto di vista grammaticale che la clausola si riferisce solo alla prima parte del versetto.

Poi, su Mr 10:11-12 dici che questi versetti non “affermano che la moglie possa ripudiare il marito” ma “Sanciscono l'indissolubilità del matrimonio e non citano l'eccezione del ripudio che è consentita solo all'uomo.”. Vediamo:

Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei”. Questo versetto afferma che il marito può mandare via la moglie, ma se ne sposa un'altra commette adulterio.

e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio”. In che modo questo versetto non affermerebbe che la moglie possa ripudiare il marito? La costruzione è identica all'altro. Oltretutto, tieni presente cosa dice Paolo:

“Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito [μὴ χωρισθῆναι, mè choristhènai, passivo] - e qualora si separi [χωρισθῇ, choristhè, passivo], rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non mandi via la moglie.”.

Alcuni provano a interpretare le parole di Paolo come una separazione al modo romano. Ma χωρίζω (chorìzo) significa propriamente “separo”, “divido” all’attivo, e “mi separo”, “vado via”, “mi allontano” al medio e passivo (Rocci, Strong, Thayer, Moulton- Milligan). Il Moulton-Milligan (The Vocabulary of the Greek Testament) spiega che “Il vocabolo è divenuto quasi un termine tecnico in riferimento al divorzio, come in 1Cor 7:10,11,15”. Entrambi i Vangeli utilizzano i verbi χωρίζω (“l’uomo non separi...”) e ἀπολύω (in riferimento all’atto di “mandare via” il coniuge, ossia al ripudio).

Che Paolo non parli di separazione ma di divorzio è chiarito dalle parole “qualora [la donna] si separi, rimanga senza sposarsi”. Una donna separata e non divorziata non poteva “rimanere senza sposarsi”, “senza matrimonio”, poiché sarebbe stata ancora legalmente sposata. Una donna legalmente divorziata senza giusta causa, invece, doveva rimanere senza matrimonio, cioè non poteva sposarsi di nuovo, in base a quanto stabilito da Yeshùa; oppure poteva riconciliarsi con il marito (e qui è conforme a Dt 24:4, solo che allora la motivazione per cui un marito non può riprendere indietro la moglie non è la fornicazione che ha commesso contro il primo marito, ma il fatto di essersi risposata). Il termine qui usato è ἄγαμος (àgamos): “non sposato, di una persona che non è in uno stato di matrimonio, sia che sia stata precedentemente sposata o meno” (Strong); e il Rocci riporta: “celibe, senza connubio, non unito in matrimonio”. Dunque, come potrebbe mai una persona non divorziata ma separata “restare celibe”, o “restare senza connubio”, o “non sposata”? Il termine ἄγαμος indica una condizione di libertà dal legame coniugale legale (Paolo lo usa sempre in questo senso, cfr. vv. 32, 34, e non avrebbe senso che qui lo usasse in modo diverso e improprio); una donna, per restare “non sposata”, deve essere logicamente nubile, divorziata o vedova.

Dunque, Paolo ci dà un'ulteriore conferma che la moglie poteva “ripudiare” il marito, ossia chiedere il divorzio. E questo è esattamente ciò che avveniva. Mi spiace, Salvatore, la tua tesi è sconfessata dalle Scritture Greche e dai dati storici del tempo. Nessuno “combina” Vangeli, semmai li armonizza.
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Salvatore Tarantino
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Salvatore Tarantino »

Mimymattio, ovviamente vale per tutta l'umanità, perchè il matrimonio è un fatto, a prescindere dall'etnia e dalla religione dei coniugi.
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Salvatore Tarantino
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Salvatore Tarantino »

Cito:

“Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei”. Questo versetto afferma che il marito può mandare via la moglie, ma se ne sposa un'altra commette adulterio.

“e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio”. In che modo questo versetto non affermerebbe che la moglie possa ripudiare il marito? La costruzione è identica all'altro.

Al solito un'ipotesi viene fraintesa per fatto lecito.
In questi versi la legittimità del ripudio è esclusa sia per la moglie che per il marito.
"Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un'altra" e "se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro" sono ipotesi fattuali da cui derivano delle conseguenze: l'adulterio.
Proprio la conseguenza dell'adulterio è prova che quel ripudio è illegittimo.

Cito ancora:

"Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito e qualora si separi rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non mandi via la moglie."

Qui abbiamo dei comandamenti e una ipotesi.
Paolo comanda alla moglie di non separarsi dal marito.
Poi afferma che se si è separata deve rimanere non sposata o deve riconciliarsi con il marito.
Quel "qualora" indica una ipotesi, non una concessione.
In questo caso risulta ancora più evidente che altrove, perchè Paolo si contraddirebbe nella stessa frase: un momento prima vieta alla moglie di separarsi e un momento dopo la autorizza a farlo?! Assurdo.
Piuttosto Paolo fa l'ipotesi in cui la moglie ha trasgredito il comando di non separarsi, e allora, afferma che per non commettere ulteriori atti illegittimi la moglie non deve risposarsi o deve tornare col marito (diversamente commetterebbe adulterio).

Se Paolo parla di separazione o di divorzio è del tutto irrilevante, perchè comunque afferma chiaramente che non si deve fare.

Ancora una volta queste tesi sono delle evidenti forzature.
Se per ogni "se" e per ogni "qualora" avessimo una concessione, praticamente non avremmo più alcuna regola. Ricordo che anche la legge del taglione inizia con frasi del tipo "se un uomo cava un occhio"... sono ipotesi per spiegare come ci si deve comportare in caso di trasgressione, non ipotesi di azioni legittime. Altrimenti possiamo anche cavare gli occhi.
Ultima modifica di Salvatore Tarantino il domenica 23 settembre 2018, 19:46, modificato 3 volte in totale.
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Salvatore Tarantino
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Re: Yeshùa ed il divorzio

Messaggio da Salvatore Tarantino »

Mimymattio, i comandamenti contenuti in Deuteronomio effettivamente appartengono al patto di Moab (ci sono due patti della Legge: uno è il patto del Sinai, che è universale, in quanto vi erano anche degli stranieri usciti dall'Egitto insieme agli ebrei, e uno è il patto di Moab, stipulato dopo che tutti si erano circoncisi, e quindi fatto da Dio solo con gli ebrei).
Tuttavia nel Concilio di Gerusalemme fu stabilito che le norme sulle fornicazioni devono essere osservate anche dai gentili.
A questa conclusione si potrebbe giungere, comunque, anche ragionando a partire dalla Genesi, poichè Yeshùa spiega l'indissolubilità del matrimonio (salvo il caso di fornicazione) facendo riferimento al matrimonio di cui si parla già all'inizio della Genesi.
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