Uno studio metodico della Bibbia
Re: Uno studio metodico della Bibbia
COSA NE PENSATE .. ANDIAMO AVANTI???..
se Gianni e sempre ancora disponibile .. .
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
- Gianni
- Site Admin
- Messaggi: 10152
- Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
- Località: Viareggio
- Contatta:
Re: Uno studio metodico della Bibbia
Sì, Stella, andiamo avanti.
Il senso letterale di una parola può essere proprio o improprio. Ad esempio, la parola “dodici” riferita agli apostoli di Yeshùa ha un senso proprio: nei Vangeli è narrata la scelta di questi dodici uomini e se ne fanno i nomi. La parola “dodici” va assunta quindi in senso letterale: non erano tredici o undici, ma proprio dodici. Che poi la scelta di dodici non fosse casuale ma facesse riferimento, ad esempio, alle dodici tribù di Israele, nulla toglie al numero inteso letteralmente. In Ap 1:4, le “sette chiese” rappresentano un numero letterale oppure no? Certamente letterale, perché di esse è detto che sono “in Asia” (Ibidem) e poco dopo se ne fanno i nomi, che sono reali (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiàtira, Sardi, Filadelfia e Laodicea). Tuttavia, in Col 4:13 Paolo menziona non solo “quelli di Laodicea” ma anche “quelli di Ierapoli”. La città di Ierapoli (che sorgeva vicino all’odierna Pamukkale in Turchia) apparteneva alla provincia romana dell’Asia esattamente come Laodicea, da cui distava solo circa 10 km. Ierapoli non è menzionata però tra le “sette chiese che sono in Asia” (Ap 1:4). Ciò ci aiuta a comprendere che Giovanni ne scelse proprio sette e solo sette per recare i suoi messaggi ispirati. Evidentemente il numero sette era per lui importante e quelle sette avevano le caratteristiche che gli interessavano e di cui parla.
C’è quindi una certa differenza tra il numero 12 (apostoli) e il numero 7 (chiese). Tutt’e due sono indubbiamente letterali ma il primo è propriamente letterale, il secondo lo è impropriamente. Il secondo è metaforico, simbolico. Nell’esempio citato, la differenza evidenziata può apparire solo una pignoleria, tuttavia ci sono molti casi nella Bibbia in cui tale differenza è molto rilevante. Si prenda la parola “agnello”. In Lv 4:32 si parla di agnello come “sacrificio espiatorio”. È letterale la parola? Certamente sì, e lo è propriamente. Infatti vengono fornite tutte le indicazioni per cucinarlo (Es 12:4,5,8,9). Si consideri però l’espressione di Gv 1:29 riferita a Yeshùa: “Ecco l'Agnello di Dio”. Qui la stessa parola è usata in senso metaforico. Siamo di fronte a un senso letterale improprio. Yeshùa era letteralmente l’agnello, ma in senso simbolico. Nel suo caso la parola “agnello” viene utilizzata nel significato derivato di vittima innocente offerta in sacrificio. Si tratta di una figura retorica (chiamata tropo ossia che trasferisce la portata originale semantica) che produce un cambio del valore semantico abituale di una parola. La Bibbia è ricca di parole letterali improprie. Se non si sta attenti a ciò, si prendono delle cantonate. Ciò avviene, ad esempio, in ambito cattolico riguardo al pane usato da Yeshùa nella sua ultima cena. “Gesù prese del pane . . . e lo diede ai suoi discepoli dicendo: ‘Prendete, mangiate, questo è il mio corpo’” (Mt 26:26). Se non si scorge il simbolo (pane con significato letterale improprio), si assume il pane come corpo letterale di Yeshùa con tutte le assurdità che ne conseguono (transustanziazione). Il senso esplicito è dato da una prima lettura delle parole, considerate nel loro contesto immediato. Il pane era pane vero, quello usato durante la cena. Il senso implicito è invece quello che viene svelato dall'esame in profondità ovvero quello delle parole di Yeshùa nella sua intenzione.
La prossima volta parlerò della ACCOMODAZIONE BIBLICA.
Il senso letterale di una parola può essere proprio o improprio. Ad esempio, la parola “dodici” riferita agli apostoli di Yeshùa ha un senso proprio: nei Vangeli è narrata la scelta di questi dodici uomini e se ne fanno i nomi. La parola “dodici” va assunta quindi in senso letterale: non erano tredici o undici, ma proprio dodici. Che poi la scelta di dodici non fosse casuale ma facesse riferimento, ad esempio, alle dodici tribù di Israele, nulla toglie al numero inteso letteralmente. In Ap 1:4, le “sette chiese” rappresentano un numero letterale oppure no? Certamente letterale, perché di esse è detto che sono “in Asia” (Ibidem) e poco dopo se ne fanno i nomi, che sono reali (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiàtira, Sardi, Filadelfia e Laodicea). Tuttavia, in Col 4:13 Paolo menziona non solo “quelli di Laodicea” ma anche “quelli di Ierapoli”. La città di Ierapoli (che sorgeva vicino all’odierna Pamukkale in Turchia) apparteneva alla provincia romana dell’Asia esattamente come Laodicea, da cui distava solo circa 10 km. Ierapoli non è menzionata però tra le “sette chiese che sono in Asia” (Ap 1:4). Ciò ci aiuta a comprendere che Giovanni ne scelse proprio sette e solo sette per recare i suoi messaggi ispirati. Evidentemente il numero sette era per lui importante e quelle sette avevano le caratteristiche che gli interessavano e di cui parla.
C’è quindi una certa differenza tra il numero 12 (apostoli) e il numero 7 (chiese). Tutt’e due sono indubbiamente letterali ma il primo è propriamente letterale, il secondo lo è impropriamente. Il secondo è metaforico, simbolico. Nell’esempio citato, la differenza evidenziata può apparire solo una pignoleria, tuttavia ci sono molti casi nella Bibbia in cui tale differenza è molto rilevante. Si prenda la parola “agnello”. In Lv 4:32 si parla di agnello come “sacrificio espiatorio”. È letterale la parola? Certamente sì, e lo è propriamente. Infatti vengono fornite tutte le indicazioni per cucinarlo (Es 12:4,5,8,9). Si consideri però l’espressione di Gv 1:29 riferita a Yeshùa: “Ecco l'Agnello di Dio”. Qui la stessa parola è usata in senso metaforico. Siamo di fronte a un senso letterale improprio. Yeshùa era letteralmente l’agnello, ma in senso simbolico. Nel suo caso la parola “agnello” viene utilizzata nel significato derivato di vittima innocente offerta in sacrificio. Si tratta di una figura retorica (chiamata tropo ossia che trasferisce la portata originale semantica) che produce un cambio del valore semantico abituale di una parola. La Bibbia è ricca di parole letterali improprie. Se non si sta attenti a ciò, si prendono delle cantonate. Ciò avviene, ad esempio, in ambito cattolico riguardo al pane usato da Yeshùa nella sua ultima cena. “Gesù prese del pane . . . e lo diede ai suoi discepoli dicendo: ‘Prendete, mangiate, questo è il mio corpo’” (Mt 26:26). Se non si scorge il simbolo (pane con significato letterale improprio), si assume il pane come corpo letterale di Yeshùa con tutte le assurdità che ne conseguono (transustanziazione). Il senso esplicito è dato da una prima lettura delle parole, considerate nel loro contesto immediato. Il pane era pane vero, quello usato durante la cena. Il senso implicito è invece quello che viene svelato dall'esame in profondità ovvero quello delle parole di Yeshùa nella sua intenzione.
La prossima volta parlerò della ACCOMODAZIONE BIBLICA.
Re: Uno studio metodico della Bibbia
OKEI GIANNI ,, solo una piccola parentisi su Mt.26;26 ,,molti sostengono che la chiarezza e la precisione del linguaggio di Cristo escludono ogni significato metaforico .l'onnipotenza della sua parola garantisce la realta del miracolo ,,Il sangue della vittima unica e perfetta sancisce la nuova e definitiva alleanza di DIO con l'uomo annunziata dai profeti ..
Gesu' diede un significato speciale a quei elementi simboli visibili per ricordare qualcosa che doveva ancora accadere??
Gianni si lo so' se ne e' parlato e discusso molto , :oops: ,ma per favore potresti ancora una volta trascrivere la corretta traduzione di questo versetto?? mat 26;26 Gesu' disse proprio cosi?? questo e' il mio corpo .....questo e' il mio sangue??
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
Re: Uno studio metodico della Bibbia
:oops: Ti anticipo solo il testo greco parola per parola, poi il resto lo farà il professore (Ho copiato da Armando, è lui il colpevole che ha chiamato Gianni, professore :mrgreen:)stella ha scritto:
la corretta traduzione di questo versetto?? mat 26;26 Gesu' disse proprio cosi?? questo e' il mio corpo .....questo e' il mio sangue??
Allora, ja, ja, Stedduzza, è proprio così, infatti, testualmente in greco si legge:
τοῦτό ἐστιν τὸ σῶμά μου
questo è il corpo di me
τοῦτο γάρ ἐστιν τὸ αἷμά μου
questo poichè è il sangue di me
Yeshùa usò proprio il verbo essere "estin" (è).
Ma questo non deve meravigliarci, perché anche Yeshùa era ebreo, e quindi, come tutti gli ebrei, anche lui si esprimeva concretamente. Quindi, nella mentalità ebraica il pane concretamente è il corpo di Yeshùa, ma il significato è quello che diamo noi occidentali cioè: questo significa il mio corpo. Questo significa il mio sangue. Quindi, è da scludere l'idea della transustanziazione, parola che per scriverla ci ho impiegato due ore. :mrgreen:
- Gianni
- Site Admin
- Messaggi: 10152
- Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
- Località: Viareggio
- Contatta:
Re: Uno studio metodico della Bibbia
Cara Stella, ti ha risposto – e bene – Enigma.
Cara Lucia, il contesto è sempre importante e non va mai trascurato. È determinante, sempre. Se vuoi citare dei passi su cui hai dubbi, possiamo esaminarli, per cui attendo prima di proseguire.
Cara Lucia, il contesto è sempre importante e non va mai trascurato. È determinante, sempre. Se vuoi citare dei passi su cui hai dubbi, possiamo esaminarli, per cui attendo prima di proseguire.
- francesco.ragazzi
- Messaggi: 1215
- Iscritto il: martedì 1 aprile 2014, 18:17
Re: Uno studio metodico della Bibbia
Lc 22:19 Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».
Secondo me il senso di quelle parole ce lo danno le parole finali.....è un memoriale, un qualcosa da tenere bene in mente e da ricordare e tramandare poichè è l'essenza del Piano di Dio per la salvezza dell'umanità .-
Secondo me il senso di quelle parole ce lo danno le parole finali.....è un memoriale, un qualcosa da tenere bene in mente e da ricordare e tramandare poichè è l'essenza del Piano di Dio per la salvezza dell'umanità .-
Re: Uno studio metodico della Bibbia
SI BENE ,GRAZIE tutti ....
una serena domenica risplendente ..
l,anima mia. ha sete del Dio vivente
Re: Uno studio metodico della Bibbia
Anche a te Nunzy.
Ps. Finalmente è tornato il giallo. :lol:
Ps. Finalmente è tornato il giallo. :lol:
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
Re: Uno studio metodico della Bibbia
Ahh ,,, :)volevo. dare un po' di luce e calore ,,,per svegliarvi :oops:
Vedo che ci siete quasi tutti all'appello ..e allora che ne dici Gianni continuiamo .?
Vedo che ci siete quasi tutti all'appello ..e allora che ne dici Gianni continuiamo .?
l,anima mia. ha sete del Dio vivente