Aspettavo questa domanda, Lella. Si tratta di una cosa molto difficile da spiegare, e non sono sicuro di esserne capace; ma ci proverò lo stesso. Come tu stessa comprenderai, è ovvio che non esiste nessun trono, ossia una vera e propria sedia su cui Dio si siede. Si sta parlando di re e di regno; il Cristo re e il Re dell'universo, il regno del Cristo e il Regno di Dio. Qui siamo davanti ad una unificazione concettuale del Cristo e di Dio, ma non in senso che Cristo è Dio, ma che
rappresenta Dio, la Sua regalità, la Sua potenza, la Sua gloria.
Quando l'angelo va da Miryam, le dice che Yeshua sarebbe stato chiamato "Emmanuele", che significa "Dio con noi"; è ovvio che non si riferiva al nome del Cristo, che sarebbe stato Yeshua ("Dio è salvezza"), ma a ciò che avrebbe rappresentato:
Dio in mezzo agli uomini. Yeshua fu certamente "Dio in mezzo agli uomini", poiché
il Messia mette in contatto gli uomini direttamente con Dio; Dio è inconoscibile, ma il Messia lo rivela, "incarna" la Sua parola, rappresenta la Sua luce di salvezza e, alla fine, viene dotato anche del Suo potere (finché deve sottomettersi). Ma Dio, il Padre Uno, Eterno ed Onnipotente, sta sempre "dietro", e non "davanti", poiché è inconoscibile. Non è possibile essere partecipi della Sua maestà e potenza, cioè "essere Lui", poiché Lui è "l'Essere", e noi saremo sempre creature, anche nel Regno dei Cieli, Yeshua compreso; ma è possibile ricevere da Lui gloria e potenza, e quindi essere Sua rappresentazione, manifestazione. Il Cristo è stato "Dio in mezzo agli uomini" poiché ha manifestato Dio, ma non è e mai sarà Dio, che è l'Eterno Essere Immutabile. Yeshua ("Dio salva") è un uomo che si sacrifica e salva gli uomini, ma è anche Dio che salva tramite lui.
Il trono di Dio è anche dell'Agnello poiché l'Agnello "rappresenta" Dio e regna al posto di Dio, in Sua vece; durante il suo regno, il Cristo sarà come se fosse Dio, poiché da Lui ha ricevuto ogni potere e autorità. Il regno del Cristo è il regno di Dio. Difficilissimo da capire ma è così, ed è un modo di pensare che appartiene all'ebraismo.
Questa "unificazione" avviene in altre parti della Scrittura. Tito 2:13 dice che il credente deve vivere “aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù”. Ci si riferisce alla gloria di Dio, che è manifestata dal Cristo: il Cristo manifesta Dio, quindi lo rende presente. Aspettando la gloria di Cristo, si aspetta la gloria di Dio. L’apparizione di Yeshùa è in funzione a quella di Dio: “Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello”.
Per questo Yeshua disse "chi ha visto me ha visto il Padre"; chi guarda il Cristo, sta guardando Dio, poiché egli Lo rende presente, essendone l'esatta raffigurazione e manifestazione. Ma se prendessimo letteralmente le sue parole, Yeshua starebbe dicendo di essere il Padre, e questo non funzionerebbe neppure in chiave trinitaria, poiché anche per i trinitari il figlio non è esattamente il Padre. Da un punto di vista trinitario, Yeshua avrebbe dovuto dire "chi ha visto me ha visto Dio". E per questo Cristo dice "io e il Padre siamo uno", perché ciò che il Messia dice lo dice Dio, ciò che insegna lo insegna Dio, ciò che fa lo fa Dio; Cristo è l'esatta rappresentazione di Dio. Ascoltando le parole di Cristo, è come se ascoltassimo Dio che ci parla direttamente. Ma Dio è altrove, inconoscibile e irraggiungibile, poiché Lui è creatore, noi, Yeshua incluso, siamo creature.
Il regno di Cristo è il regno di Dio, poiché lui regna su mandato di Dio e in vece di Dio. Il trono è "di Dio e dell'Agnello" perché Cristo regna in funzione di Dio. Ma in altre parti di Apocalisse (che ti ho mostrato), sul trono ci sta uno solo. E allora? Spero tu possa capire questi concetti, Lella, poiché non sono affatto semplici. Spero di essere riuscito a spiegarmi.
